Aporie della pandemia; come decifrare e forse superare le vulnerabilità del momento.

di Franco LUCCICHENTI

Cinema, teatri, concerti tutto chiuso.

Lo schermo nero (fig. 1) delle televisioni si illumina sempre più a lungo per compensare l’assenza di partecipazione alla vita con gli altri.

Il rapporto con l’ ESSERE diventa statico, pura osservazione, la dinamica delle azioni è nello schermo e viene dallo schermo, un rettangolo tecnologico contenitore di infinite narrazioni.

Alcuni film, storie seriali e altro possono essere ARTE VERA e seguirli  compensa la sensazione di vita ridotta imposta dalla lunga laica clausura (fig. 2) Due situazioni si manifestano sincrone davanti alla tv.

Quella dello spettatore seduto sul divano  e quella della narrazione emessa dallo schermo che penetra l’apparato psichico di chi guarda. In qualche caso fortunato si subisce un “incantamento partecipativo” delle vite degli altri che strutturano la narrazione (fig. 3)

Una  energia nascosta si trasmette all’osservatore che, una volta spento il televisore ha la sensazione di aver preso parte pure lui alle “vite degli altri” (fig. 4)  E’ evidente che questo accadeva anche quando erano aperti cinema e altro.

La differenza è che da molto tempo, sopratutto nelle regioni di colore intenso,  la vita fisica si è contratta e i protagonisti di storie innumerevoli  che vediamo in tv in queste lunghe serate di semi clausura sembrano vivere con noi e rimangono come immagini fantasmatiche che si attardano nella memoria. I filmati  ci fanno abitare luoghi remoti nello spazio e nel tempo (fig. 5) vivere vicende affascinanti, sentire e vedere musica.

Lo schermo ci rende ubiqui e sospesi nel tempo. Lentamente realtà e finzione si miscelano come in un sogno, e la clausura ci ricorda la celebre frase della TEMPESTA di Shakespeare

“Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni….”

e la nostra abitazione diventa una isola, approdo sicuro tra la bufera calma dell’esterno.  L’immagine sullo schermo televisivo non è reale, è una RAPPRESENTAZIONE della realtà, siamo come i prigionieri della Caverna di Platone che vedono l’ombra del mondo sul muro (fig. 6) Il mito della Caverna è, come tutti sanno, sempre attuale.

Noi siamo i prigionieri e il muro dove abitano le ombre della realtà è lo schermo della televisione che trasmette immagini luminose in movimento mediante onde di energia.  L’esperienza della clausura precauzionale che ci fa credere di vivere le VITE DEGLI ALTRI  può aprire a interessanti esperienze interiori. Non tutto il male viene per nuocere.

Franco LUCCICHENTI  Roma  14 marzo  2021