Al Museo di Villa Giulia: “Evgeny Antufiev. Dead Nations. Eternal version“ una contaminazione tra arte etrusca e il contemporaneo

di Nica FIORI

Cosa ci fa un obelisco di travertino nel giardino del Ninfeo di Villa Giulia?

E. Antufiev, Obelisco di travertino

La sua presenza può sembrare una provocazione, come pure quella di un vaso in terracotta biancastra collocato nello stesso ninfeo, proprio davanti alle cariatidi della fontana forse più bella di Roma. Sono opere contemporanee, eppure sembrano a loro agio nella dimora rinascimentale di papa Giulio III; anzi, ci stanno talmente bene che, viste da lontano, sembrano quasi fare parte dell’arredo originario. C’è una riflessione dietro questi oggetti, realizzati dall’artista russo Evgeny Antufiev (nato nel 1986): il vaso richiama con un’emblematica dualità di intenti l’acqua, simbolo di vita, e insieme i vasi etruschi dove venivano conservate le ceneri dei defunti; l’obelisco, invece, può essere avvicinato ad alcuni obelischi etruschi rinvenuti nelle tombe di Vulci e richiama allo stesso tempo i modelli degli obelischi egizi – importati a Roma dopo la conquista dell’Egitto – che il gesuita Athanasius Kircher (1602-1680) usava per poter studiare i geroglifici.

Il contemporaneo nei musei romani non è certo una novità, ma alcuni di essi sembrano maggiormente portati a stimolare la creatività degli artisti e ad accogliere le loro sperimentazioni. È il caso del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, che ospita fino al 26 settembre 2021 la mostra “Evgeny Antufiev. Dead Nations. Eternal version”, a cura di Marina Dacci e Svetlana Marich.

Presentazione della mostra di E. Antufiev a Villa Giulia

Come ha ricordato il direttore del museo Valentino Nizzo, Villa Giulia è sempre stata un punto di riferimento per l’arte contemporanea, e questo ruolo si è ampliato in seguito all’Esposizione Universale delle Belle Arti del 1911 e alla scoperta nel 1916 dell’Apollo di Veio, una delle sculture indubbiamente più affascinanti dell’arte etrusca:

Per tutto il ‘900 (…) le collezioni etrusche del Museo hanno esercitato un fascino incredibile su generazioni di artisti: da Marino Marini a Picasso, da Giacometti a Manzù, da Schifano a Pistoletto. Con l’esposizione del giovane e già affermato artista russo Antufiev ci siamo aperti al nuovo millennio con il medesimo obiettivo: rinvigorire l’agency degli Etruschi. Rendere viva e dialogante la loro arte, promuovendo appunto occasioni di dialogo volte a reinterpretarne materia, tecniche e messaggi”.

E Antufiev riesce, in effetti, a cogliere “i tratti salienti della cultura di un popolo che sapeva guardare alla morte anche come strumento e fonte di rigenerazione”.

Da qui il titolo della mostra che esprime visivamente e plasticamente i segni e i simboli di antiche storie che si ritrovano nel percorso museale, oltre che nel giardino-cortile della villa. Antufiev ha collocato i suoi manufatti nelle vetrine di un’ala particolare dell’edificio ospitante, a tu per tu con gli oggetti antichi.

Sala con opere solo di Antufiev
Vetrina con opere di Antufiev

Per le sue creazioni Antufiev ha usato soprattutto il bronzo, una lega che si arricchisce di varie tonalità di colore dovute al fatto che egli ricicla vecchi oggetti metallici rifondendoli, e al bronzo aggiunge a volte una patina d’oro e introduce pietre semipreziose quali la corniola, la granata, l’ambra, la malachite. Un’opera, che sembra un idolo primitivo, è realizzata in legno; un’altra in terracotta e occupa la vetrina della famosa cista Ficoroni, uno dei capolavori più celebri del museo, attualmente in prestito nella mostra “Tota Italia”, presso le Scuderie del Quirinale. Altre opere sono accostate ad altri celebri reperti etruschi, come l’Aratore di Arezzo, in una sorta di originale rivisitazione.

E. Antufiev, vaso nel ninfeo di Villa Giulia

La sensazione che si prova guardando le opere di Antufiev è che egli, pur ispirandosi nelle forme e nei materiali ai manufatti antichi esposti nelle stesse vetrine, compia un’ibridazione con altre culture. Il visitatore della mostra può cogliere, in base alla propria sensibilità e cultura, gli echi di tempi lontani, che rimandano non solo alla civiltà etrusca, ma anche agli Egizi, ai Fenici, all’Oriente buddista e allo sciamanesimo siberiano. Del resto Entufiev è nato in Siberia e da quella terra immensa e spaesante deve aver assorbito, oltre a una particolare concezione dello spazio, la stretta relazione dell’uomo con il cosmo, della parte con il tutto, del vivo con il morto.

Sono presenti quasi in maniera ossessiva delle maschere che richiamano la morte (a partire dal mascherone collocato in una fontanella, creata ad hoc nell’esedra della villa per richiamare la stessa acqua Vergine che alimenta il ninfeo), ma, come insegnavano gli antichi, è proprio dalla morte che rinasce la nuova vita in un continuo divenire. Molti degli oggetti rinvenuti nelle tombe etrusche offrono un repertorio figurativo comprendente tra le altre cose animali fantastici, come sfingi e chimere, tratti da bestiari orientalizzanti, e gli stessi animali sono fortemente presenti nella ricerca formale di Antufiev. Altre figure ricorrenti sono quelle dei guerrieri e delle loro armi.

Le opere esposte sono volutamente prive di didascalie; quindi ognuno può immaginarsi una storia, può vedere ciò che vuole, ma si intuisce che dietro ogni opera c’è uno studio dei simboli archetipici che l’artista predilige e che rielabora anche in chiave pop, a partire dalla spirale che utilizza come logo nella mostra. Sono presenti, invece, le didascalie e i pannelli didattici relativi ai pezzi della collezione del museo etrusco, che, nell’ala scelta per l’esposizione, raccoglie una parte del cosiddetto Museo Kircheriano.

Estremamente eclettico com’era, Kircher si cimentava in tutti i campi del sapere, con un approccio creativo che lo portava a ideare o a perfezionare strumenti scientifici già esistenti (in particolare la lanterna magica, che è alla base dell’invenzione del cinema), e allo stesso tempo a raccogliere e collezionare stranezze e reperti archeologici.

Il suo “Museo del mondo”, ospitato nel Collegio Romano e incrementato negli anni da altri gesuiti, dopo varie e alterne vicende venne diviso nel 1913 tra vari musei romani statali e a Villa Giulia toccò la raccolta di pezzi etrusco-italici.

E. Antufiev, opera collocataal posto della Cista Ficoroni

Come omaggio a Kircher, oltre all’obelisco collocato nel giardino, ci sono due teche a forma di obelisco nell’ultima sala della mostra, comprendente solo opere di Antufiev. Una sala questa che sembra quasi un ambiente da Mille e una notte, per via di un apparato decorativo costituito da una tenda continua fatta di fettucce di color oro. Un’atmosfera molto poco etrusca ma non priva di fascino.

Pare che Antufiev sia stato particolarmente attratto dall’oggettistica di questa parte del museo, comprendente anche parte delle collezioni di Evan Gorga (un tenore, celebre tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, che acquistava oggetti antichi in maniera compulsiva), perché lui stesso è un collezionista, soprattutto di manufatti e tessuti della sua terra, nei quali trova segni e simboli che aiutano a togliere l’ansia per il futuro.

Secondo le parole di Marina Dacci

fa parte della sua visione la negazione del tempo lineare, perché egli non vede le culture passate come morte, ma come parte di un ciclo iconografico e vitale della storia dell’uomo”.

Ed è per questo che è nata nell’artista l’idea di proporre il suo progetto di mostra al direttore di Villa Giulia.

Quale migliore sintonia per un artista che da sempre esplora l’idea dell’immortalità e della rigenerazione attraverso archetipi che hanno accompagnato l’esistenza e l’immaginazione umana in una storia senza fine?

si chiede la Dacci, che ha curato nel passato altre mostre italiane di Antufiev (tra cui quella al Museo Salinas di Palermo), e che ha scritto, pensando a lui, la poesia Riconoscere/Riconoscersi, della quale propongo la lettura dei versi iniziali:

Lui cammina nei corridoi del museo. / Risuonano i passi / centinaia di occhi di statue lo guardano. / Acqua, fuoco, terra / sono ancora vivi / negli oggetti accesi, / deposti in teche: / non hanno abbandonato ancora / le loro case, i campi, il tocco delle mani. / Testimoni di quel che non può morire”.

Nica FIORI   Roma 20 giugno 2021

“Evgeny Antufiev. Dead Nations, Eternal version

Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Piazzale di Villa Giulia 9, 00196 Roma

11 giugno-26 settembre 2021

Orario: martedì-domenica 9-20, ultimo ingresso ore 19; chiusura sale espositive ore 19.30; chiuso lunedì. La mostra è compresa nel costo del biglietto d’ingresso al museo.