“Ai Coronari”; tra botteghe antiquarie e artigiani arte e spiritualità ancora si fondono in una antica via di Roma

di Carla MARIANI

Passeggiavo in un pomeriggio di questa fine estate che sembrava non finire mai.

Il giorno è ancora lungo con un pò piu’ di melanconia al tramonto, dolce ed estenuato. La strada è antica, ne conosco ogni sasso ed ogni angolo, sento ancora la voce di mio padre che mi dice, qui abitava Mastro Titta, l’ultimo boia di Roma, e la scaletta che porta alla sua casa ora è ornata da una scritta che publicizza gelati.

Il cambiamento di questa via, i Coronari (fig. 1) che ricordo piena di botteghe artigiane e di antiquari, di piccole cose, mi da la misura del tempo passato che ha portato via insieme ai miei anni anche persone e mestieri antichi, forse tra poco nessuno saprà piu’ perche si chiama “Ai Coronari”.

fig 1

Ma Roma è un pozzo senza fondo di storia, bellezza ed emozioni.

La piazza, la chiesa (fig. 2)

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accanto una porta con la scritta “Mostra di pittura marchigiana”, so che quella porta (fig. 3) apre la strada per un chiostro nascosto e un grande cortile architettonico (fig. 4) ornato da piante e reperti archeologici, sconosciuto ai più che fa parte dell’’’Oratorio dei Piceni”

In una sala oscura e deserta, ecco la mostra, dipinti anche di alta epoca (fig. 5) ricchi di colori preziosi,  blu oltremare, rosso cinabro, giallorino, nero di vite, verde di rame, lacca di garanza.

fig 5
fig 6

La mia conoscenza mi parla dei colori con i nomi originali dei pigmenti naturali.

Mentre passo e mi avvio alle pitture piu’ tarde (fig. 6) una musica d’organo e una voce angelica mi fanno trasalire, da dove viene? Dalla chiesa penso.

Esco ed entro nella chiesa (fig. 7) il sole la illumina, tre sacerdoti dicono Messa, sono anziani ma bellissimi, si muovono scivolando nei loro paramenti sacri.

Subito vedo la voce che mi aveva rapito: è una suora giovane che suona l’organo, l’accompagnano due consorelle, una è laica e ha voce da contralto, sembra un ragazzo. I gesti sacri del rito, il silenzio sonoro di organo e voci mi placano e mi commuovono, ritrovo la mia radice, la mia appartenenza.

fig 7

Trovo le parole delle preghiere sulle mie labbra, sicure e sempre presenti come se le recitassi ogni giorno, sento una serenità profonda, remota. Le voci, la voce sale verso la cupola altissima piena di sole, è sottile ma potente arriva senza sforzo a riempire lo spazio con una sonorità angelica, sublime. Il rito ha termine, tutti usciamo dalla chiesa, lasciamo l’ombra luminosa, il silenzio pieno di voci.

I Coronari ci accoglie con i gelati e le botteghe, le fontane chiocciolanti

Incontro la suora, chiusa nell’Abito come in un burca, è con la sua consorella, mi guarda e le dico: “Sorella la sua voce nella chiesa poco fa era bellissima …” Dal volto stretto nelle fascie, emerge solo lo sguardo e il sorriso, mi risponde “… Ringraziamo Dio…

Mi volto ed è scomparsa.

Carla MARIANI  Roma 27 settembre  2020