Ab regio ad Capuam. Miles e gladiatores, pellegrini e templari in viaggio verso Sud. I duemila anni della via Annia Popilia

di Monica LA TORRE

Giornalista, collaboratrice di About Art

Via-Popilia-ponte-epoca-romana-sul-fiume-Savuto

Un percorso a ritroso, nel tempo e nello spazio fisico, lungo la via Annia Popilia, arteria romana che attraversava anche la Calabria. A parlarcene, Emilio Minasi, già architetto della Soprintendenza ai beni A.A.A.S. della Calabria con sede in Cosenza

Se c’è un’argomentazione ricorrente ogni volta qualcuno tenti di risalire alle cause dell’arretratezza del Sud, e della Calabria in particolare, questa è l’endemica carenza di infrastrutture. Strade, ponti, vie di comunicazione, sono presenti in modo frammentato disomogeneo, insufficiente. Quanto all’asperità geomorfologica dell’ultima propaggine meridionale dell’Appennino, ebbene: certo non ha facilitato, nel corso degli ultimi venti secoli, l’iniziativa in tal senso di governi centrali sempre remoti, se non inesistenti.

Le vie del mare

C’è da dire che almeno sino all’Unità d’Italia i fiorenti commerci borbonici vedevano nelle vie d’acqua una parziale risposta all’impraticabilità dell’entroterra calabrese. Persino i legni della prima basilica di San Pietro, per volontà di Papa Gregorio Magno, partirono dal porto greco romano di Bivona, in provincia di Vibo Valentia – oggi del tutto scomparso. Ed il codice Carratelli, documento redatto tra il 1596 ed il 1600 con lo scopo di rendicontare lo stato di 99 strutture difensive delle province del Regno di Napoli della Calabria Ultra (Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria) raffigura in massima parte strutture costiere.

codice Carratelli – Tropea

Prima il terremoto, poi i Savoia

E poi? Al vuoto urbanistico seguito al terremoto del 1782, seguirono le parzialità postunitarie. Le politiche sabaude imposero chiusure di assi commerciali marittimi, di porti, di gran parte delle vie d’acqua regionali. In sostanza, bisogna arrivare alla ex A3, la tormentata Salerno Reggio Calabria, per rispondere in parte alle esigenze d’una regione di oltre tre milioni di abitanti, oltre trecento chilometri di lunghezza, oltre 700 km di coste. (Per l’esattezza 780, pari al 20% del tracciato nazionale).

Tutte le strade portano a Roma

È la ricerca archeologica a ricordarci che non è sempre stato così. E che i Romani, grazie alla Via Popilia, avevano aperto una via di straordinaria importanza. A parlarcene, l’architetto Emilio Minasi, già responsabile della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Cosenza e già referente per il Lions dei grandi eventi nazionali. Oggi, è a capo di un progetto di rilancio dell’intero asse viario, che vedrà azioni di digitalizzazione e georeferenziazione finalizzati alla valorizzazione sia dei siti archeologici che dei centri toccati dall’Annia Popilia. È lui a darci la misura delle sue origini e del ruolo che ricopri nei secoli.

Via Regio ab Capuam

«La Via Popilia, nota anche come “Via ab Regio ad Capuam”, era l’asse viario meridionale che rendeva possibili i collegamenti da Roma, tramite la via Appia, con i porti d’imbarco per l’Africa, l’Oriente e successivamente la Terra Santa. La sua realizzazione, nella metà del II secolo a.C., fu strategica: e determinò enormi cambiamenti sull’organizzazione dei territori attraversati. Anche e soprattutto nel tratto calabro», dichiara Minasi.

La Lapide

Il tracciato è riportato prima da una iscrizione di età repubblicana che la denomina appunto “Lapis Pollae” – da cui il nome Popilia – e successivamente da una serie di itineraria scripta di epoca imperiale e medievale,. 

Questa la trascrizione:

VIAM·FECEI·AB·REGIO·AD·CAPUAM·ET
IN·EA·VIA·PONTEIS·OMNEIS·MILIARIOS
TABELARIOSQUE·POSEIVEI·HINCE·SUNT
NOUCERIAM·MEILIA·LI·CAPUAM·XXCIIII
MURANUM·LXXIIII·COSENTIAM·CXXIII
VALENTIAM·CLXXX      AD·FRETUM·AD
STATUAM·CCXXXI    ·REGIUM·CCXXXVII
SUMA·AF·CAPUA·REGIUM·MEILIA·CCCXXI
ET·EIDEM·PRAETOR·IN
SICILIA·FUGITEIVOS·ITALICORUM
CONQUAEISIVEI·REDIDEIQUE
HOMINES·DCCCCXVII·EIDEMQUE
PRIMUS·FECEI·UT·DE·AGRO·POPLICO
ARATORIBUS·CEDERENT·PAASTORES[
FORUM·AEDISQUE·POPLICAS·HEIC·FECEI

Il tracciato

raggiungeva la prima Stazio calabrese a Muranum o Submuranum. Da lì, attraversava il territorio di Castrovillari e, tramite una diramazione presso Piano di Cammarata, raggiungeva Copia. A sud, proseguiva nella Valle dell’Esaro fino alla Stazio di Caprasia (Tarsia) per giungere, lungo il Crati, a Cosentia. Da qui, seguendo i crinali appenninici, giungeva nella Valle del Savuto, e si dirigeva verso Reggio lungo la costa tirrenica attraversando Terina (Sant’Eufemia), Vibo, Nicotera ed infine Columna (Cannitello).

Il tracciato della Annia Popilia

Immagine concessa dal Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide

Perché era importante?

«La Annia-Popilia assicurava, oltre all’asse veloce lungo il quale si spostavano le truppe, un collegamento agile con la Sicilia, oltre ad assicurare spostamenti rapidi all’interno della regione – prosegue Minasi -. Come per ogni altra consolare, ha costituito uno straordinario acceleratore di romanizzazione: dallo scambio delle merci a quello delle idee, dei costumi e delle usanze il passo è sempre stato brevissimo».

Ville e villaggi

E ancora: « Già nel II e I secolo a.C. assistiamo alla realizzazione di numerose ville a Castrovillari, nella piana di Sibari, nella media valle del Crati; a Cosenza il passaggio della strada favorisce il raggruppamento in senso urbano della serie di villaggi precedentemente sparsi alle falde ed intorno a Colle Pancrazio. Più decentrati, ma collegati all’arteria consolare, ancora oggi troviamo i resti dei centri abitati di Blanda, Sibari, Francavilla, Crotone, Locri».

Le altre strade

Ma la Popilia non era l’unica arteria romana percorribile in Calabria. I collegamenti erano garantiti anche dall’attivazione o riattivazione di due importanti strade costiere: la Tirrenica e la Ionica. La prima correva lungo la fascia litoranea tra la catena costiera ed il mare, sino alla Piana di Sant’Eufemia e nella Capua-Reggio (nei pressi dell’attuale Falerna). L’altra, partendo da Heraclea, ricalcava un percorso già in uso in età greca lungo il litorale. Numerose le strade istmiche di origine greca, che tagliavano l’Appennino: prima tra tutte, il collegamento tra la costa tirrenica e la Popilia. Qui, gli scavi condotti a Pauciuri di Malvito hanno riportato alla luce un grande complesso con horrea (magazzini) e fornace per la produzione di tegole e coppi. (Nel tempo tale complesso lascerà il posto ad un imponente edificio pubblico con annesso impianto termale e ninfeo e si trasformerà, con ogni probabilità, in un vicus (villaggio).

Da Cicerone…

Numerose le testimonianze che la riguardano: «La Popilia, fin dall’antichità, fu frequentata da viaggiatori che lasciarono ampie testimonianze del loro passaggio – prosegue l’architetto-. La lettera che Cicerone inviò ad Attico da Vibo Valentia il 25 luglio del 44 a. C., prova come la rotta da Reggio a Patrasso fosse un itinerario conosciuto e frequentato».

 

…A San Paolo

Ma la presenza di viaggiatori nelle stationes della Popilia non si limita al solo periodo romano: «Con l’andare dei secoli, il porto di Reggio sembra rimanere un punto di approdo obbligato per chi proveniva o s’imbarcava per l’Oriente. Non è un caso che S. Paolo viaggia dalla Palestina a Roma toccando Malta, Siracusa, Reggio e Pozzuoli e, alla fine del IV sec. San Girolamo, durante un viaggio da Roma ad Antiochia via Cipro, si ferma a Reggio. La stessa città dove nel 710 approda Papa Costantino, seguendo la rotta Reggio – Crotone- Gallipoli – Otranto».

Templari a cavallo

Pellegrini e templari

E nel Medioevo? «In quel periodo, la Popilia/Annia fu frequentata soprattutto da chi voleva raggiungere o tornava dall’Oriente. Ne sono testimonianze tanto gli itineraria scritti dai pellegrini – che ci illuminano sui percorsi verso Oriente o i luoghi di culto locali – quanto oggetti provenienti dalla Palestina ritrovati lungo le principali vie – dichiara MInasi -. Mi riferisco ad esempio all’enkolpion   rinvenuto a a Pauciuri di Malvito (CS) preziosa Croce reliquario del X° sec. prodotta in Terrasanta e ritrovata nel 1989 (a migliaia di chilometri dal suo luogo di origine), vicino ad una mansio situata sulla via di collegamento tra la Annia ed il Tirreno.

Enkolpion di Pauciuri

Verso Costantinopoli

Peculiare anche l’organizzazione logistica dell’arteria. «Nel Medioevo, alle stationes del percorso romano si sostituirono gli Hospitales, pensati per accogliere e a volte curare i viaggiatori…Numerosi, lungo il percorso, gli ospedali gestiti dai Templari, dagli Ospitalieri di S. Giovanni (poi cavalieri di Malta) e da altri ordini religiosi. Il territorio calabrese era percorso anche da chi proveniva da Costantinopoli e poi via terra raggiungeva Roma. Di una via dei pellegrini da Costantinopoli a Roma, per visitare le tombe dei Santi Apostoli, con sbarco a Crotone in Calabria, abbiamo notizia nel XII secolo».

Una Gerusalemme “virtuale”

E il versante ionico? Il porto di Crotone risulta inserito nei traffici del Mediterraneo già nell’alto Medioevo. «Per raggiungere Roma, i pellegrini sbarcati a Crotone utilizzavano la costiera jonica. Attraversavano i territori di Meto, Petelia (Strongoli), Cariati (Paternum?), Roscianum (Rossano), Thurium. Da qui, una “bretella” collegava la jonica all’Annia/Popilia nei pressi della statio di Interamnia. Il traffico di uomini e mezzi prosegue senza sosta fino al XVI secolo. Importante il pellegrinaggio diretto al Sacro Monte di Laino Borgo, dove erano stati riprodotti gli edifici sacri di Gerusalemme, ed utilizzato come “luogo sacro” per un viaggio in terra santa meno impegnativo, ma comunque compensatorio».

Il futuro e le nuove tecnologie

Di pari passo con la perdita della centralità strategica della Popilia e con il suo utilizzo, viene meno anche la memoria storica dell’arteria, tra le meno note e studiate della romanità. Per ovviare,  un progetto di narrazione digitale e valorizzazione promosso dal Lions Italia. Tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie, finalizzate alla valorizzazione dei territori attraversati, o connessi, al tracciato della Annia/Popilia, si punterà essenzialmente a due prime azioni: la prima, collegarci al segmento della via Francigena, già riconosciuto come itinerario storico. Successivamente, partendo dai 300 Km del tratto calabrese, e comprendendo anche il tracciato della Basilicata e della Campania, collegarsi alla rete di arterie storiche europee. Siamo convinti che la riscoperta e la valorizzazione del tratto stradale che attraversava i territori meridionali costituisca un segnale importante nell’ottica della riunificazione economica e politica. Un grande itinerario culturale come l’Annia/Popilia, consentirà il collegamento tra Europa e Mediterraneo e, idealmente, collegare la Tunisia all’Italia, alla Francia ed all’Inghilterra.

Monica LATORRE  Foligno 10 gennaio 2021