1472. Il testamento di Frate Ilario “cittadino in Venessia” e certi misteriosi Teleri

di Lev M. LOEWENTHAL

I TELERI DI FRATE ILARIO

Nell’anno 1472, ventun settembre, un frate si presentava al notaio Lodovico Zamberti in Venezia e, dichiarato il suo nome, dettava:

«… Io, Frate Ilario Scarpassa, cittadino et habitante in Venessia, et ora nel monisterio di Santa Orsola, fuori le mura di Padova, dell’ordine di San Francesco, lassio … ».

Era un testamento pieno di complicazioni, per cose di pochissimo conto: un terreno, una parte di dote materna, panni, vesti, masserizie, cartoni disegnati e telèri. Ma il frate voleva esser ben sicuro, e richiedeva al notaio una serie di clausole, per cui, se qualche cavillasion fosse sorta tra gli eredi diretti, tutto, secondo legato, sarebbe passato ai suoi nipoti Ilarione e Gerolamo, fratelli di Vittore, «filio del mio fratello Pietro Scarpassa, pellicciaio. Filio, fllio… Se sa: le done dio-can guassarle e, a dir la verità, il puteo xè un po’ matocco e pien d’altagìa, che non par propio un Scarpassa. E, ‘rifatti, firma Vetor Scarpazo tute le sue scarabogiate, ché ‘l porobestia vuol far il pitor… sì, propio il pitor, a imitassion del suo frate zio (che poi son mi), che, depenzendo per sé e non su, commission, come se fa per guadagnar denari, ha fatto cose mirabili, vaghe et armoniose tanto.

Vittore Carpaccio, Storie di Sant’Orsola, Incontro e partenza dei fidanzati. Venezia Gallerie dell’Accademia

Al porobestia, Vetor Scarpazo, mio forse nipote, lassio tuti i telèri che ho depento, e lassio una desèna di cartoni con tuti gli studi di praparassion de’ telèri. I telèri son grandi e belli, dentrovi son narrate le storie della Santa Orsola, vergine martire, di singular beltà e tanto ben depenta, che xè carne che la vive. Così il puteo vedarà cosa significa far piture. E forse, coi amizi suoi, tuti ‘mbratatele scarabogianti a pagamento, sarà fiero di portar il nome dei Scarpassa e non darà più retta a quel tal Gentil Belini, che li ha dato il bel consilio di firmare tuti i suoi scarboti alla latina, con un nome che pare quelo d’un pesce, che rido solo al pronunciarlo: Victor Carpathius…». 1

Lev M. LOEWENTHAL   Lugano 2 maggio 2021

Nota

 1 Nella cronologia della vita e delle opere del pittore Vittore Carpaccio, il Pignatti così scriveva: «Nel 1490 il giovane inizia la serie di Sant ‘Orsola. Nella Mariegola della Scuola della Santa, conservata all’Archivio di Stato di Venezia, si ricorda la decisione di far dipingere al Carpaccio le storie. Quali sue pitture potevano aver raccomandato l’artista agli autorevoli patrizi Loredan, capi della Scuola?».

E se quei teleri non fossero stati di mano del Carpaccio?