You Are Mine (Ma Anche NO!). Daniela Comani contro il femminicidio.

di Alessandra IMBELLONE

Si è tenuta alla Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea di Roma dal 17 ottobre 2022 al 12 febbraio 2023 la mostra You are Mine, un’installazione site-specific concepita per il corridoio Bazzani da Daniela Comani con l’ausilio della curator Miriam Schoofs.

1) Daniela Comani alla conferenza per l’’inaugurazione della mostra

Una serie di 15 stampe su una superficie di cotone e alluminio, accartocciata dall’artista a imitazione delle pagine sgualcite di un quotidiano, riproducono articoli di giornale ingranditi, veri articoli di cronaca di femminicidi sui quali l’artista ha operato una manipolazione caratteristica del suo lavoro, quella del ribaltamento di genere.

Classe 1965, Comani si è formata all‘Accademia di Belle Arti di Bologna, sua città natale, e dal 1989 vive e lavora a Berlino. La sua ricerca multimediale si concentra da sempre sui temi dell’identità e degli stereotipi di genere, il gender. Il linguaggio è quello dei mezzi di comunicazione del nostro quotidiano, sul quale opera una manipolazione che produce un cambiamento di senso. You are Mine intende provocare nello spettatore una riflessione sul femminicidio e la violenza sulle donne, secondo una strategia sovversiva e sorprendente che si osserva sin dagli inizi della sua ricerca concettuale.

2) Daniela Comani, Novità editoriali, 2011-2012

Nella serie fotografica Novità editoriali (2011-12) le copertine di alcune pietre miliari della letteratura sono modificate tramite l’inversione del maschile con il femminile e viceversa, creando un effetto spiazzante e comico al tempo stesso, dal quale scaturisce una riflessione sulle nostre costrizioni di genere, sulle nostre consuetudini culturali, sulle nostre ovvietà. La gattoparda (fig. 2) o La baronessa rampante ci dicono che la figura dell’eroe potrebbe essere femminile, così come Monsieur Bovary suggerisce invece che debole, problematico, irrisolto potrebbe essere maschio.

L’opera mascolinizzata di Flaubert appare in un’altra serie fotografica che è work in progress dal 2003, Un matrimonio felice, dove Comani – rifacendosi forse a Scene da un matrimonio di Bergman (1973) – mette in scena la vita quotidiana di una coppia nella quale l’artista interpreta entrambi i soggetti, marito e moglie, giocando con gli stereotipi di genere (figg. 3-4).

3) Daniela Comani, Matrimonio felice, 2003-2013
4) Daniela Comani, Matrimonio felice, 2003-2013

Nell’artist book The Beginning The End è di nuovo la letteratura a essere protagonista dell’indagine sul genere:

“Ero una vecchia che pescava da sola su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendevo un pesce”. “Una mattina, destandomi da sogni inquieti, mi trovai mutata in un insetto mostruoso”.

Questi i nuovi incipit di Il vecchio e il mare di Hemingway La metamorfosi di Kafka tratti dalla versione italiana inedita del progetto concepito durante il lock down[1].

In You are Mine il ribaltamento di genere crea situazioni surreali per mettere in evidenza l’assurdità dei fatti, delle loro motivazioni e del modo in cui vengono raccontati. Partendo da veri articoli di cronaca di femminicidi Comani cambia il sesso (e il nome) dei protagonisti: le donne diventano carnefici e gli uomini le vittime. I suoi “maschicidi” sono femminicidi al contrario, nel cui racconto tutto stride ed è proprio nel realizzare questa stonatura che lo spettatore prende coscienza del fatto che continuiamo ad assistere a fatti di sangue inaccettabili di uomini che uccidono donne, che in parte sono invece giustificati dallo stesso linguaggio che li descrive. Il ribaltamento di genere operato dall’artista mette infatti in luce anche l’assurdità di una narrazione alla quale siamo assuefatti, che condivide senza troppa consapevolezza quella stessa logica del possesso che tali omicidi ha prodotto. Anche la narrazione è violenza di genere.

                                                                   Daniela Comani, You are mine, 2022  figg 5 – 6  – 7

 

“Teramo – 18 apr – Manuele Rizzi è stato assassinato per essersi rifiutato di avere un rapporto sessuale con la moglie, Saveria Pollini, caporal maggiore dell’Esercito (…) Manuele dovendo urinare si è spostato dietro al chiosco della pineta per fare pipì. La vista del marito seminudo avrebbe verosimilmente eccitato Saveria – che a quel punto si è avvicinata e ha baciato l’uomo, per avere un rapporto sessuale. Manuele però avrebbe rifiutato l’avance, forse rimproverando la moglie, che a quel punto ha reagito all’umiliazione, sferrandogli 35 colpi con il coltello”. A Mirano una cinese di 34 anni “picchia a sangue il fidanzato perché sbaglia strada”. E cosa è accaduto a Parma? “Enzo voleva andare a un concerto con un suo amico, ma la sua ex fidanzata non accettava la sua voglia di indipendenza” e per questo ella lo avrebbe “strangolato e ucciso a coltellate”. Davvero abbiamo bisogno di questa narrativa quando qualcuno viene ucciso? Può essere considerata una motivazione legittima la pretesa di controllare la vita di un’altra persona? “Una tragedia familiare si è consumata”. No, è un femminicidio.

Alessandra IMBELLONE  Roma 19 Marzo 2023

NOTA

[1]  https://www.aboutartonline.com/linizio-e-la-fine-di-daniela-comani-424-citazioni-da-212-testi-per-un-artist-book/