Una inedita “Adorazione del Bambino” di Giovan Battista Benvenuti (l’Ortolano) proveniente dalla celebre Collezione Costabili di Ferrara

di Nicosetta ROIO

La storica collezione d’arte del Rinascimento di Giambattista Costabili (1756-1841), arricchitasi nel 1778 con le opere ereditate dallo zio materno Francesco Containi, vanta ampie e approfondite ricostruzioni e studi storico-artistici.

Nel corso del tempo sono stati identificati un certo numero di dipinti provenienti con certezza da quella quadreria grazie all’esistenza dei dettagliati cataloghi e inventari, la cui compilazione fu promossa dallo stesso Costabili, orgoglioso collezionista guidato dal desiderio principale di promuovere la riscoperta della pittura ferrarese del Rinascimento (1).

Al momento della scomparsa del collezionista nel 1841, la sua raccolta contava ben 624 pezzi (2), poi in gran parte dispersi passando attraverso vicende che implicarono la Storia dell’Arte, l’Antiquariato, la Filologia e la Finanza, coinvolgendo in momenti e in diverse circostanze personaggi noti come Guido Cagnola, Vittorio Cini, Charles Eastlake, Michelangelo Gualandi, Henry Layard, Giovanni Morelli, Otto Mündler, e molti altri ancora (3).

Emanuele Mattaliano aveva avviato uno studio sistematico sulla prestigiosa quadreria, interrotto dalla sua prematura scomparsa nel 1991: fu Grazia Agostini, in collaborazione con Luca Majoli, Orianna Orsi e Beppe Fiorelli, a riprendere il filo di questa ricerca confluita in un’articolata pubblicazione del 1998 (4), tenendo conto opportunamente degli indispensabili approfondimenti scaturiti dalle analisi sulla dispersione di quell’immenso ed articolato patrimonio (che non contava solo opere d’arte ma, ad esempio, anche una ricca biblioteca): a questi argomenti si era dedicata Laura Benini, autrice di una tesi di laurea e di un articolo sul tema (5), laddove lo studio di Andrea Ugolini pubblicato su “Paragone” nel 1990 era più concentrato sui dipinti Costabili fin lì rintracciati, con immagini e dati bibliografici di riferimento (6).

Non sono mancate, anche negli anni successivi, nuove scoperte di altre notizie, passaggi di proprietà delle opere e molti chiarimenti sulle centinaia di dipinti appartenuti a quella collezione composita quanto eccezionale. A quelli via via identificati dagli studi viene ora ad aggiungersi un pezzo particolarmente importante, anche per la rarità della produzione del suo autore: l’Adorazione di Gesù Bambino con i Santi Antonio Abate, Girolamo e Giovannino (olio su tavola di cm 65,5 x 56) di Giovan Battista Benvenuti detto l’Ortolano (Ferrara, 1480-1485 circa-post 1527-1530) (Fig. 1).

Fig. 1 Giovan Battista Benvenuti detto l’Ortolano, Adorazione di Gesù Bambino con i Santi Antonio Abate, Girolamo e Giovannino, collezione privata.

Il dipinto riscoperto porta sul verso, incisa sul legno per due volte al centro, la sigla “C. G.B.C” (ben noto riferimento al Conte Giovanni Battista Costabili); ancora sul retro della tavola, in alto a sinistra compare il numero “377” a matita in grafia ottocentesca e, poco sotto, il ritratto a inchiostro di un neonato a mezzo busto, molto rassomigliante alla figura del Gesù adorato presente nella pittura sul recto della tavola (Fig. 2).

Fig. 2 Giovan Battista Benvenuti detto l’Ortolano, Adorazione di Gesù Bambino con i Santi Antonio Abate, Girolamo e Giovannino, collezione privata, retro della tavola.

Il piccolo protagonista del dipinto è disteso nudo in basso a destra, in una scena all’aperto di un limpido paesaggio che fa da sfondo alla capanna di Betlemme con il bue e l’asinello; nella profondità della veduta, tra colline, alberi e case, si scorgono due pastori e l’angelo annunciante, dettagli iconografici riferiti al tema devozionale dell’“Adorazione dei pastori”; Maria e Giuseppe sono colti in adorazione del figlio appena nato, al centro devotamente inginocchiata a mani giunte la prima, seduto sulla destra il padre falegname del Salvatore.

Fig 1 Giovan Battista Benvenuti detto l’Ortolano, Adorazione di Gesù Bambino con i Santi Antonio Abate, Girolamo e Giovannino, collezione privata (part.)

Affini a dei pastori risultano le figure dei due santi genuflessi sulla sinistra del primo piano: Antonio Abate e Girolamo, l’uno, eremita egiziano considerato il fondatore del monachesimo cristiano e primo degli abati, è ritratto con abito nero, mantello marrone e bastone con l’estremità a croce a T [tau]; l’altro, teologo e monaco cristiano romano, biblista e traduttore, visse da eremita ed è raffigurato nella sua veste di studioso e asceta ritiratosi nella grotta di Betlemme per tradurre la Bibbia in latino.

Il piccolo San Giovanni Battista tra Girolamo e Maria completa l’elenco dei personaggi principali dell’opera, citata nel primo inventario manoscritto della quadreria Costabili (“Adorazione del Bambino Gesù colla B. V. S. Giuseppe, S. Giovannino, S. Antonio Abate, e S. Girolamo. Quadro di mezzana grandezza dipinto in tavola da Giò Battista Benvenuti detto l’Ortolano. Era del Signor Professor Antonio Campana”) (7) e poi da Camillo Laderchi nel primo catalogo a stampa della raccolta (“La B. V. colle mani giunte adorante il nato bambino insieme a s. Giuseppe”), dove veniva così dettagliatamente descritta:

“Oltre la madre santissima, adorano il divino infante S. Girolamo, S. Antonio abate, e il piccolo S. Giovannino: da un lato S. Giuseppe, e presso a lui l’asinello. Tavola di mezzana grandezza, eseguita con uguale finezza, ma di figure meno grandiose e perciò intere [a confronto con l’opera che la precedeva nel testo]. I due santi ammessi alla grazia di adorare il loro Signore nel presepio si mostrano caldi di quella aspirazione devota che ai tempi dell’Ortolano cominciava a divenire assai rara” (8).

Il numero “377” a matita sul verso della tavola, di cui si è detto sopra, corrisponde invece a quello dell’elencazione del quadro nel catalogo di Gaetano Giordani del 1871-1872:

“Benvenuti Gio. Battista, ferrarese detto l’Ortolano. Il Bambino Gesù adorato dalla SS. Vergine e diversi Santi, con S. Giuseppe in disparte a sedere, figure di un palmo sopra la tavola” (9).

Le qualità stilistiche e le indicazioni documentarie ricordate rinviano dunque con decisione all’attività del Benvenuti, detto l’Ortolano per il mestiere del padre Francesco di Benvenuto, che era curatore di giardini e orti. Nella sua città, Ferrara, dove lavorò prevalentemente, fu inizialmente operoso nell’orbita di Panetti e Coltellini, dai quali ben presto si differenziò per la maggiore sicurezza della visione artistica e per le atmosfere paesistiche, tendenti al metafisico eppure condizionate ben presto dal nuovo ideale di classicismo peruginesco, franciano e costesco (e più tardi raffaellesco), oltre che dalle eccentriche inquietudini di colleghi come Mazzolino e i fratelli Dossi, attivi in contemporanea nella Ferrara degli Estensi.

Le qualità stilistiche più consuete del Benvenuti sono sempre orientate al rilevamento della naturalezza luministica come del concreto primeggiare delle figure e degli oggetti all’interno di ambienti e paesi misurati e rigorosi, molto affini alla cultura figurativa del Boccaccino, non senza qualche preciso richiamo ai veneti (Giorgione in primis) e agli artisti del Rinascimento centroitaliano.

È noto che le sue opere vennero spesso scambiate con quelle di molti artisti suoi conterranei: i già ricordati Boccaccino, Mazzolino, i Dossi ma anche Nicolò Pisano e, soprattutto, come lamentava già alla fine del Settecento lo storiografo Luigi Lanzi, il Garofalo (Benvenuto Tisi) (10), forse anche per la somiglianza dei loro nomi.

Certo a favorire questo genere di confusioni ci fu lo spostamento dai luoghi originari di molti loro quadri, talvolta con la conseguente dispersione:  quello che è accaduto a questa Adorazione del Bambino con i Santi Antonio Abate, Girolamo e Giovannino che nel XIX secolo a Ferrara era pervenuta dalla raccolta del professor Campana a quella di Giambattista Costabili e ora, finalmente, è stato possibile inserire nuovamente all’interno del corpus di Giovan Battista Benvenuti detto l’Ortolano.

Nicosetta ROIO   10 ottobre Bologna 2021

Note

  1. Per la ricostruzione della personalità di Giambattista Costabili si rimanda a L. Majoli, in E. Mattaliano, La Collezione Costabili, a cura di G. Agostini, Venezia, 1998, pp.17-21.
  2. C. Laderchi, Descrizione della Galleria Costabili, Ferrara, 1838-1841.
  3. Sulle vicende della dispersione della collezione si veda O. Orsi, in E. Mattaliano cit., pp. 21-27.
  4. G. Agostini, E. Mattaliano, La Collezione Costabili cit.
  5. L. Benini, Il patrimonio artistico rinascimentale a Ferrara dal collezionismo storico alla museografia, tesi di laurea, Università degli Studi di Bologna, a.a. 1976-1977; Descrizione della quadreria Costabili, in “Musei ferraresi”, 7, 1977 (1979), pp.79-96.
  6. A. Ugolini, Rivedendo la collezione Costabili di Ferrara, in “Paragone”, 489, 1990, pp.50-76. Dello stesso autore si segnalano gli Aggiornamenti sulla Collezione Costabili. Non si fermano le indagini sulle vicende del grande collezionismo d’arte ferrarese, in “Ferrara. Voci di una città. Rivista semestrale di cultura, informazione e attualità della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara”, 32, 2010, pp. 24-30.
  7. Pitture della Raccolta del Co.te Gio Batta Costabili di Ferrara, Bologna, Biblioteca Comunale, Ms A1324, 1835, c. 47r, n. 591.
  8. C. Laderchi, Descrizione cit., II, 2, 11, n. 133.
  9. G. Giordani, Catalogo de Quadri di varie scuole pittoriche nella Galleria Costabili di Ferrara, Bologna, 1871-1872, n. 377.
  10. L. Lanzi, Storia Pittorica della Italia, 1795-1796, ed. Firenze 1834, V, pp. 204 sgg.