Un episodio poco noto della Guerra di Liberazione, la ‘battaglia di San Pietro Infine’ (anticipa quella di Montecassino) in un cortometraggio live di John Houston.

di Marco FIORAMANTI

Un cortometraggio live di John Houston. 

https://www.youtube.com/watch?v=RaBluTCcofw

September 1950: Director John Huston issuing orders during the filming of “The Red Badge of Courage.” (Photo by Ralph Crane/Time & Life Pictures/Getty Images)

Erano le 18:30 dell’8 settembre del 1943 quando, attraverso i microfoni gracchianti di Radio Algeri, il generale Dwight “Ike” Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate, in contemporanea allo sbarco di Salerno, annuncia:

“Il governo italiano si è arreso incondizionatamente a queste forze armate. Le ostilità tra le forze armate delle Nazioni Unite e quelle dell’Italia cessano all’istante. Tutti gli italiani che ci aiuteranno a cacciare il tedesco aggressore dal suolo italiano avranno l’assistenza e l’appoggio delle nazioni alleate”.

Era l’annuncio dell’armistizio, chiesto dagli italiani e siglato cinque giorni prima a Cassibile. I cinegiornali Luce, controllati dal firmatario Badoglio, per settimane non danno notizia alla popolazione. Il Paese, stremato dalla guerra, veniva consegnato in mani straniere: americane a sud, tedesche al nord.

The Battle of San Pietro è un cortometraggio, commissionato dall’esercito americano e diretto da John Huston, la cui troupe faceva parte del 143° Reggimento Fanteria della 36a Divisione Texas. che documenta, con immagini fortemente realistiche, la battaglia di San Pietro Infine, svoltasi tra l’8 e 17 dicembre del 1943 tra le forze alleate che avanzavano da sud verso la Capitale e le truppe naziste che presidiavano la zona.

Il documentario fu girato durante lo svolgimento degli eventi e altre immagini vennero aggiunte in fase di montaggio. Il film fu distribuito nel 1945.

Situato nell’alto casertano, al confine tra Lazio e Molise, il paese di San Pietro Infine era uno dei capisaldi della linea Reinhard, avamposto difensivo tedesco pensato allo scopo di rallentare l’avanzata Alleata proveniente dalla Sicilia e da Salerno, mentre si terminava di fortificare pesantemente la linea Gustav, pochi chilometri più a nord, verso Cassino.

I fatti ci vengono narrati dall’architetto Paolo Vacca – intervenuto nel recupero dell’antico borgo e nella costruzione del Museo Parco della Memoria storica – in stretta collaborazione con l’architetta Annamaria Terreri. La scelta dei tedeschi, in ripiegamento verso nord, di acquartierarsi a San Pietro Infine era dovuta alla posizione geografica strategica, di controllo in tutte le direzioni – dal Monte Sambùcaro da un lato e dal Montelungo dall’altra. All’arrivo della Quinta Armata la popolazione, trovatasi già in forte difficoltà per trovarsi improvvisamente il nemico in casa da un giorno all’altro, terrorizzata dall’attacco americano, si era rintanata nelle grotte costretta a sopravvivere in condizioni disumane, senza cibo, senza acqua, al buio, senza servizi igienici.

Le condizioni metereologiche avverse e il fuoco nemico dall’alto causarono la morte di 140 civili in una popolazione di 1500 persone.

Successivamente il governo americano fece erigere una lapide in memoria del triste evento.

Le cronache narrano

la giornata del 16 dicembre 1943 fu particolarmente dura e sanguinosa, i tedeschi si erano trincerati dentro il paese. Un reggimento fu mandato all’attacco in mezzo agli uliveti ma venne respinto. Nel pomeriggio l’attacco fu ripreso da ogni lato, fu usata la baionetta e la bomba a mano. Non era possibile prendere San Pietro se non prima non cadeva il sovrastante Monte Sambùcaro. Mentre un reggimento teneva le posizioni nel fondovalle altri reparti scalarono il monte combattendo. Finalmente la cresta fu raggiunta e dall’alto le avanguardie americane poterono disporsi per l’attacco finale. Ora i tedeschi rimasti in San Pietro erano come dentro una scatola, prima di sera essi cominciarono a ritirarsi. Gli Americani entrarono in paese con ogni cautela temendo agguati e contrattacchi. Ma anche il nemico era stanco e i difensori rimasti tra le rovine si arresero. La popolazione si era nascosta nelle grotte della valle dell’inferno vivendo per settimane in condizioni indescrivibili e ascoltando la battaglia che distruggeva giorno per giorno il paese.

Nel 1950 ebbe inizio un piano di ricostruzione che diede ai sanpietresi superstiti un nuovo centro dove vivere, ma collocato più a valle rispetto alla città vecchia. Sfruttando le rovine delle case bombardate, nel 1959 Mario Monicelli nell’area della chiesina di San Sebastiano vi girò alcune scene del film “La grande guerra”

Nel dicembre 2008 si è tenuta l’inaugurazione del Museo nella piazza San Nicola, nel vecchio abitato distrutto. Il Museo fu ubicato in un vecchio frantoio oleario restaurato dall’Amministrazione Comunale ed allestito da Officina Rambaldi di Carlo Rambaldi secondo un percorso composto da sette allestimenti scenografici.

La visita si svolge al buio ed è accompagnata da un sottofondo musicale in quadrifonia, prevede la proiezione di un filmato che racconta la battaglia di San Pietro girata da John Houston.

Nel 2003 il comune di San Pietro Infine è stato insignito della medaglia d’oro al Merito Civile, mentre nel 2008 l’antica area di San Pietro Infine è stata dichiarata monumento nazionale.

Marco FIORAMANTI  Roma  30 Aprile 2025