Un dialogo su Castro: quando le arti raccontano una storia divenuta emergenza.

di Francesco MONTUORI

Anna  Di  Noto – Salvatore  Puglia

CONFRONTO SU CASTRO

L’antica Città di Castro fu centro etrusco, medioevale e rinascimentale. Vi si perviene da Canino seguendo il tracciato della via Clodia (fig. 1),

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strada prima etrusca e poi romana: attraversata un’imponente tagliata, la Via Cava di Castro, (fig. 2)

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guadato il torrente Olpeta, nei pressi dei resti di un ponte romano, si raggiungono alcune tombe etrusche, scoperte da una missione belga negli anni ’60. Un gruppo di sculture di mostri alati in nenfro, posti a guardia dei sepolcri, sono oggi conservati nel Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddu Lotti” di Ischia di Castro (fig. 3).

fig 3

La rupe tufacea su cui sorge Castro è nascosta da un bosco impenetrabile.

Scrisse l’archeologo inglese George Dennis che visitò il sito a metà dell’ottocento:

“in nessun luogo il bosco è più buio e più denso, in nessun luogo i dirupi più neri e minacciosi (…) in nessuna località il passato oscura lo spirito con più profondo terrore.”

Castro è documentata nell’Alto medioevo quando viene certificata l’esistenza sul sito di una comunità cristiana. La città si svilupperà nel Medio Evo come centro fiorente, dapprima feudo degli Aldobrandini e poi, dal 1298, sotto il Patrimonio di San Pietro.

Quando nel 1534 il borgo medioevale di Castro passa alla potente famiglia dei Farnese, essa fu eletta a Capitale del Ducato di Castro, un’enclave nello stesso Patrimonio di San Pietro.

L’ambizione principale del cardinale Alessandro Farnese, nato poco lontano nella città di Canino, rimase sempre il profondo rinnovamento di Castro e a tal fine incaricherà Antonio da Sangallo il Giovane. Nella nuova città Sangallo affronterà, grazie alle sue conoscenze tecniche, i problemi della difesa militare e quelli della rappresentanza di una città capitale.  Il principe Pier Luigi Farnese, figlio di Alessandro, volle che fosse abbellita con porte, piazze, palazzi, strade, case e di una Zecca che batteva moneta (figg. 4-5). Sangallo aveva con passione studiato sui libri di Giovan Battista Alberti

fig 4 Sangallo 1530-35 Uff. 189A
fig 5 Sangallo 1540 Uff.1678A

e conosceva i principi che il grande umanista aveva dettato per la costruzione della città ideale. Essa non doveva nascere dal nulla, ma dalla trasformazione consapevole ed unitaria della città medioevale. Roma come sempre doveva costituire il modello di riferimento (fig. 6).

fig. 6. Castro. La città medioevale e gli interventi di Sangallo

Nel 1630 lo Zucchi descrive la Piazza Maggiore della città realizzata:

“vi è una bellissima piazza tutta mattonata ed adorna di palazzi intorno e particolarmente del Palazzo Ducale, principato con bellissima architettura…che al vederlo e considerarlo bene, avea che mostrare una superbissima pianta che per ogni modo  rende una bellissima vista.”
fig 7 Accademia di San Luca, 1961
fig. 8. Accademia di San Luca, 1961

Nel 1649 il papa Innocenzo X, per vendicarsi degli abusi della famiglia Farnese, assedierà la città e ne ordinerà la demolizione. Narra Stendardi:

della capitale  della Maremma non rimanevano che ammassate ruine. Tutto era stato raso al suolo, le opere pregevoli del Sangallo, quelle del Vignola, le chiese e i Conventi, la Zecca e il Castello, palazzi ed umili abitazioni, tutto era stato abbattuto e distrutto.”

Solo nel 1961 l’Accademia di San Luca ne documenterà lo stato di rovina. (fig.7-8). Così Castro continuerà a vivere nell’edilizia locale con il reimpiego del materiale di spoglio della città distrutta.

fig 10
fig 9

Ancora oggi Castro è distrutta e avvolta nei rovi di una innaturale foresta; ma la memoria della città nella forma della rovina è più resistente dell’opera distruttrice degli uomini e del tempo (fig. 9-10).

Hic fuit Castrum è scritto su una lapide che ancora si può leggere nella boscaglia.

Il progetto per un Parco Archeologico e Naturalistico si propone di intervenire nel vasto pianoro rispettando i due caratteri della selva e delle rovine; nei siti principali della città rinascimentale – Piazza Maggiore, la cattedrale di San Savino, la Strada Maestra, la Porta Lamberta, il convento di San Francesco, la chiesa di Santa Maria– il progetto prevede delle sale museali a cielo aperto, delimitate e protette da un sistema di alti recinti metallici percorribili, al cui interno la boscaglia sarà diradata e saranno evidenziati e resi visibili i resti diruti degli antichi edifici.

Il pianoro sarà attraversato da un Decumano maggiore che permetterà di accompagnare il visitatore, attraverso la boscaglia, alle sale museali a cielo aperto; il percorso in quota permetterà la vista dall’alto delle rovine e della selva.

Scrive l’artista Salvatore Puglia che da tempo lavora su questo sito:

Un sito rupestre: ivi si tratta della natura che, già sfruttata dall’uomo per farne opera, riprende i suoi diritti e non lascia l’opera dell’uomo che come traccia. La Tuscia è piena di questi luoghi; è come se non solo civiltà e abbandono si succedessero a ondate secolari, ma l’una fosse la condizione dell’altra. Per l’artista, si tratta di re-intervenire sugli elementi naturali che sono stati fatti forma dall’intervento umano e stanno riscrivendo la propria storia. Rupestre è il punto in cui natura e storia s’incrociano: per l’artista non si tratta di lavorare orizzontalmente nello spazio, quanto di avere come materia il tempo, in una pratica di stratificazione che sarebbe come uno scavo archeologico, ma al negativo. Sedimentare dopo aver individuato.”
Anna Di Noto
Salvatore Puglia
Anna Di Noto

Nell’elaborare le soluzioni per la valorizzazione del sito delle Rovine di Castro, e in particolare i recinti della sale a cielo aperto, l’architetto Anna Di Noto si è confrontata con le opere che Salvatore Puglia aveva realizzato nei siti dell’Alta Tuscia: Castro, Selva del Lamone, Romitori sul Fiora.

Salvatore Puglia
Salvatore Puglia
Anna Di Noto
Salvatore Puglia

Il “Confronto su Castro”, ha sintetizzato la stretta collaborazione fra i due artisti nell’interpretazione di questa eccezionale emergenza dell’Alta Tuscia laziale.

Francesco MONTUORI    Roma  dicembre 2018