di M. Lucrezia VICINI
Willem JANSZOON Blaeu (Alkmaar 1571-Amsterdam 1631)
GLOBO CELESTE 1616

GLOBO TERRESTRE 1622

Misure: Altezza cm.105, Larghezza cm. 90, Diametro globo cm 67,6. Circonferenza Globo cm. 216. Altezza supporto cm. 65 Materia: Carta, legno,ottone Collocazione: Terza sala
Provenienza: Collezione del Cardinale Bernardino Spada
I due mappamondi, celeste e terrestre, rispettivamente datati 1616 e 1622, appartenevano al Cardinale Bernardino Spada (1594-1661), che li custodiva, come si legge nell’inventario dei suo beni ereditari del 1661, nel suo Studio grande, da identificare con la Stanza di Enea del piano nobile di Palazzo Spada.
Attualmente sono disposti al centro della terza sala del Museo prospetticamente allineati tra loro, sorretti da un supporto ligneo formato da quattro colonnine sagomate e raccordate alla base da due assi incrociati su cui poggia un piano circolare modanato con bussola. Identici nelle dimensioni, con diametro di 676 mm., i globi presentano pure lo stesso circolo meridiano in ottone graduato, e il circolo dell’orizzonte ligneo rivestito di carta stampata. Similmente le sfere, vuote all’interno, si mostrano velate da uno strato di gesso vestito di fogli a stampa calcografica colorati.
Coppia gemella a questa, non più reperibile, con base ornata da api barberiniane e satiri, era esposta presso Palazzo Barberini.
L’autore, il cartografo olandese Willem Janszoon Blaeu, diversamente conosciuto come Guglielmo Janssonius Alcamarinus e Guglielmo Janssonius Blaeu o Blaeuw, a seconda di come preferiva sottoscriversi sulle sue opere, cominciò a realizzare globi della grandezza dei globi Spada, di 676 mm. di diametro, a partire dal 1616, forse stimolato dal successo delle nuove produzioni Hondiane stampate ad Amsterdam nel 1613, aventi ben 577 mm. di diametro.
Antecedentemente a tale data le sfere celesti e terrestri che il Blaeu aveva prodotto anche lui ad Amsterdam, in un laboratorio con la collaborazione dei figli Giovanni e Cornelio e con la consulenza dei cartografi e studiosi di altre discipline, erano di ampiezza modesta, talvolta di soli 10 cm. di diametro e divulgate sempre a coppie, anche se di date diverse. Appartengono a questa serie quasi tutte le ventotto coppie e i pochissimi globi isolati rintracciati in Italia, tra cui le uniche coppie delle edizioni dal 1599-1603, del diametro di 335 mm. relative alla prima attività dell’artista, conservate presso la Biblioteca Angelica di Roma.
L’esordio con le grandi proporzioni nel 1616 avvenne con i soli globi celesti ai quali solo nel 1622 il cartografo fece seguire i corrispettivi terrestri per poterli mettere in circolazione a coppie.
La notorietà ricevuta con la diffusione di queste edizioni indusse l’artista ad eseguirne diverse altre nel corso del tempo, fino alla sua morte avvenuta nel 1638, con date, didascalie e dediche modificate, ottenendo per questo, da parte dei governatori dell’Olanda e della Frisia la concessione del privilegio di esclusività nella pubblicazione e nel commercio di globi di maggiori dimensioni per un periodo di dieci anni, come risulta scritto in una legenda presente nello stesso globo terrestre. Inoltre i lavori comportarono al Blaeu anche il titolo di cartografo della Repubblica Olandese, concesso con delibera del 3 gennaio 1633 dall’Assemblea degli Stati Generali.
IL GLOBO CELESTE Spada risulta essere un’edizione originale del 1616, il solo in Italia a recare tale data, oltre all’altro esemplare, disperso, della citata coppia barberiniana. I rimanenti esemplari, identici in tutto, risultano datati 1622 come i relativi terrestri.
Sulla sfera, in prossimità dell’Orsa Maggiore, il ritratto di Tycho Brahe, maestro e amico dell’artista, sovrasta la legenda con il quale l’autore presenta la sua opera, sottoscrivendosi con il nome e il patronimico latinizzato Guglielmo Janssonius.
L’anno di pubblicazione, espresso di seguito, è 1616, sebbene la posizione delle stelle sia bene adattata all’anno 1640, come informa lo stesso autore nella suindicata legenda (ad epocham anni 1640 redixsimus…): accorgimento questo per poter vendere il più a lungo possibile le sue opere. In una tabellina posta al di sopra del menzionato ritratto di Brahe, viene pure fissato il criterio per calcolare la posizione degli astri negli anni anteriori e posteriori al 1640.
La grandezza delle stelle, come si legge in una apposita tabella intitolata Stellarum ratione magnitudinis differentium discretio è indicata con sette segni diversi, di cui uno riservato alle nebulose
Un’altra tabella, riservata agli astrologi, dal titolo Natura stellarum, indica i segni che distinguono le stelle che hanno simpatia con Saturno, Giove, Marte, Mercurio, Venere, Luna.
Le Costellazioni vengono rappresentate a colori con le figure mitologiche da cui prendono il nome e indicate con i propri nomi in latino, in greco, in arabo. In tale contesto l’autore informa anche della scomparsa di tre stelle verificatori ai suoi tempi, una nella Costellazione del Cigno, scoperta da lui stesso nel 1600, ed una terza apparsa nel 1604 nella Costellazione di Ofiuco. La sfera presenta inoltre i poli dell’eclittica, i poli celesti, i circoli polari, i tropici, l’equatore celeste, il coluro equinoziale e il coluro solstiziale.

IL GLOBO TERRESTRE, edizione del 1622, reca la dedica a Gustavo II di Svezia, come è riportato sulla legenda sormontata dallo stemma reale, sottoscritta dall’autore con il cognome latinizzato Caesius, lo stesso che compare in un’altra legenda in prossimità del Tropico del Capricorno, sovrastate da due figure allegoriche dove è impresso anche l’anno di stampa, 1622.
Rispetto alle precedenti sfere dello stesso autore, questa del 1622, date le maggiori dimensioni, registra un moltiplicarsi di indicazioni geografiche e una più precisa definizione dei contorni dei continenti, specie di quelli di recente scoperta.
I nomi dei luoghi sono pure fittissimi ovunque, soprattutto sul continente europeo, dove però non compaiono le figure, a differenza dell’America, dell’Asia, dell’Africa, dense di indicazioni e colme di figure di indigeni, di piante e di animali.
Come pure gli spazi oceanici sono caratterizzati da una eterogenea simbologia marina: delfini, cavalli marini, pesci volanti, figure mitologiche. I rilievi sono rappresentati con profili delle montagne, mentre le divisioni politiche fra gli stati vengono indicate con linee tratteggiate. Con opportuna legenda, l’autore fa conoscere esplorazioni e scoperte come ad esempio quella posta nell’Emisfero Australe relativa ai tentativi effettuati nei secoli XVI-XVII per individuare un passaggio dall’Europa all’Asia e quella posta presso lo stretto di La Maire riguardante la Terra del Fuoco che nella sfera viene delimitata indipendentemente dall’ipotetica Terra Australe, la quale è invece riportata come Pars Orbis incognita nella parte meridionale dell’Emisfero Meridionale.
Come pure la Nuova Guinea, parzialmente delineata, risulta ormai staccata dalla terra Australe. Il Globo rivestito da 18 fusi di carta tagliati all’Equatore e interrotti a 70 gradi di latitudine nord e sud per applicazione di due calotte nei Poli. Sulla sfera oltre alla linea dell’eclittica e all’Equatore, divisi in gradi, i Tropici e Circoli Polari. Il meridiano centrale passa per l’Isola di Tenerife nelle Canarie.
M. Lucrezia VICINI Roma 15 Giugno 2025
Bibliografia