di Gabriele PANDOLFELLI
Nel definire Roberto Lucifero un artista si coglie solamente uno dei molti aspetti di questa figura versatile e creativa del panorama artistico e culturale contemporaneo romano. Proprio la capacità di Lucifero di esprimere il suo estro su più livelli ha portato alla nascita di una personalità poliedrica che in maniera del tutto eccentrica si occupa di antropologia (disciplina nella quale si laurea a pieni voti nel 1985), di arte, di restauro, di scrittura, di collezionismo e della realizzazione di eventi culturali (mostre, rassegne teatrali, presentazioni di libri).
Nello specifico la sua attività in campo artistico-decorativo è probabilmente la più nutrita e quella nella quale si riversa più autenticamente la sua poetica. Nel corso della sua lunga carriera ha realizzato numerosi progetti decorativi soprattutto su commissioni private e pubbliche (figg.1-2), nel suo studio ha fondato la scuola d’arte “Accademia del Superfluo” che aveva lo scopo di formare collaboratori e allievi. Il modus operandi di Lucifero in termini creativi si fonda sulla centralità del disegno e dei bozzetti.


Ciò lo ha portato all’elaborazione di innumerevoli modelli figurativi personali dai quali trae spunto, frutto spesso di ricerche filologiche. Il richiamo alla figura dell’artista tardo medievale a capo di una bottega che lavora con repertori di modelli è esplicito. Propria dell’artista in bottega è anche la sua posizione, pienamente condivisibile, che annulla la distinzione gerarchica tra arti minori e arti maggiori. Non crede nell’opera d’arte che non sia frutto di un’elaborazione personale, dichiarandosi lontano dal Ready-made e dall’arte concettuale sente però la vicinanza di alcune tematiche surrealiste come l’automatismo e il gusto della giustapposizione di simboli opposti. Una volta compresa la peculiarità di Lucifero, si potrà apprezzare appieno anche la singolarità degli spazi nei quali lavora, che, in un’atmosfera da vera e propria Wunderkammer, riflettono il suo gusto estetico.

Il luogo è in via di Grottapinta (fig.3) nella chiesa sconsacrata (Santa Maria in Grottapinta, più anticamente San Salvatore in Arco) chiamata Cappella Orsini dal momento che fu sotto il giuspatronato della famiglia Orsini in possesso dell’adiacente palazzo in piazza del Biscione. Qui, centrale operativa di una moltitudine di attività, si traccia la storia della carriera di Lucifero, indissolubilmente legata a questo luogo. Cappella Orsini, quindi, è dapprima lo studio, poi sede per la scuola d’arte e da ultimo spazio per esposizioni ed eventi, mantenendo sempre la vocazione di atelièr (fig.4).

Questo spazio non solo dà anche il nome al centro studi Cappella Orsini che mette in contatto molte personalità del mondo dell’arte e della cultura, ma è anche sede dell’archivio quadripartito (archivio dei bozzetti, archivio delle immagini, archivio dei documenti, archivio della Fondazione Opera Lucifero, fig.5).

Un’altra parte invece è dedicata ad accogliere la collezione demoetnoantroplogica (statue, maschere, oggetti, fig.6) con pezzi di rilievo, provenienti da tutto il mondo (Asia, Africa, Americhe, Oceania).


Nell’ottica di preservare tutto assieme, legandolo al luogo, è stata creata tra il 2021 e il 2022 dallo stesso Lucifero la Fondazione Opera Lucifero che racchiude in sé le diverse specificità del suo lavoro. Inoltre, una menzione speciale va alla natura di spazio espositivo messo a disposizione per ogni progetto artistico, attualmente ospita, al piano terra, la mostra collettiva “Entropia dell’informazione”, mentre al piano rialzato, una rassegna di statuaria buddista di piccolo formato (fig.7-8-9).


Proprio tale caratteristica permette un notevole scambio intergenerazionale tra artisti, un dato niente affatto scontato. Infine, si può solamente invitare a visitare e conoscere questa realtà del tutto particolare il cui valore risiede proprio nella ricchezza, nell’eccentricità e nella varietà della proposta culturale.
Gabriele PANDOLFELLI Roma 6 Luglio 2025