di Eleonora PERSICHETTI
Prorogata fino al 2 febbraio la mostra Umane Genti.
Al Museo Civico “Luigi Mallé” di Dronero, le pitture e le scenografie di Daniele Spisa.
L’artista ha annunciato che donerà ad Espaci Occitan, ente gestore del Museo, il dipinto “Genti d’Occitania”, realizzato in occasione della mostra e scelto come immagine guida per la campagna di comunicazione. Si tratta di un riconoscimento per l’importante opera di divulgazione e di conservazione della cultura occitana svolta da questo spazio di produzione culturale, attivo punto di riferimento per tutti gli occitani e per gli studiosi e i curiosi che intendano avvicinarsi alla comunità linguistica delle valli cuneesi.
Cosa significa raccontare le “Umane genti”? Osservare e descrivere la gente. Persone che leggono un giornale nei vagoni della metropolitana, o sedute in macchina, che si truccano allo specchietto; altre invece sul treno, in autogrill, o ancora in posa per la foto di famiglia, oppure in una sala d’attesa, aspettando il proprio turno. Spisa guarda le persone, è attratto dalla normalità della vita quotidiana e dipinge storie, immagini, sorrette dalla luce e dal colore. Il gusto e la passione per le immagini hanno una lontana matrice nella bottega dello zio falegname che lo avvicinò a matite e colori. La pittura è un mezzo di espressione personale e di ricerca formale, i suoi dipinti sono attraversati da un percorso drammaturgico: ogni opera contiene una storia da individuare.
Ravennate, Daniele Spisa scelse Firenze per proseguire gli studi presso la Facoltà di Architettura e all’Università incontrò il teatro, che divenne la sua grande passione e il suo mestiere. Fondò nel 1978 la “Scenotek”, uno tra i più innovativi e importanti laboratori di progettazione e realizzazione delle scene a livello nazionale. Seguirono anni di lavoro con i più qualificati scenografi e registi. “Ulisse”, società che progetta e gestisce festival teatrali, fu un’altra sua creatura.
L’incontro con Luca Ronconi fu strategico per la carriera di scenografo di Spisa. Il grande regista ne riconobbe il talento affidandogli prima il ruolo di direttore degli allestimenti – per gli spettacoli Ignorabimus e Commedia della seduzione – poi quello di scenografo in Gli ultimi giorni dell’umanità messo in scena nella fabbrica dismessa del Lingotto. La sua carriera è proseguita poi, nel teatro e nella lirica, con Ugo Chiti e Toni Servillo e, sempre per la lirica, con l’artista Mimmo Paladino di cui realizza le scene.
Dallo spazio teatrale a quello pittorico, il passo si compie senza soluzione di continuità immergendo lo sguardo negli interstizi delle storie raffigurate ricche di dettagli umani e risvolti emozionali imprevisti, come una pièce che si consuma sul palcoscenico della tela. “La scena deve essere un tutt’uno con la storia che si racconta in palcoscenico” e la scenografia è “un contenuto in più che rafforza il senso voluto dal regista, come un personaggio in più”, afferma l’artista.
A corollario della mostra, nello spazio della Torretta al terzo piano del Museo Mallé, è riunita una selezione di materiale modellistico dal titolo “I treni di lusso” curata dall’Associazione Amici della Ferrovia della Valle Maira.
Eleonora PERSICHETTI 19 gennaio 2020