Telescope tra video e racconti accompagna diverse aperture di musei e gallerie. Edizione 13

di Silvana LAZZARINO

L’arte finalmente torna ad essere apprezzata nuovamente entro musei e gallerie i suoi luoghi deputati.

Ad accompagnare la ripresa delle attività di alcuni musei e fondazioni organizzatisi nell’accogliere i visitatori nel rispetto delle norme per evitare assembramenti tra le persone,  il progetto ”Telescope Racconti da lontano” propone anche nella sua 13^ edizione una selezione interessante tra punti di vista di artisti, critici, curatori, progetti di artisti come ad esempio  quello di Anna Stuart e Vincenzo Chiarandà,  ma anche video che arricchiscono mostre come quella del fotografo cinese Ren Hang  e gli Extra con laboratori rivolti ai più giovani tra cui quello presso la Fondazione Arnaldo Pomodoro.

Racconti

Nell’ambito dei Racconti gli artisti Anna Stuart e Vincenzo Chiarandà fondatori del duo Premiata Ditta, con “Riflessioni dalla quarantena. L’arte come strategia di avvicinamento sociale”, parlano del progetto Walk In Studio il festival delle mostre negli studi d’artista e del suo futuro, sottolineando come esso darà vita a un circuito di scambio, poiché gli artisti “devono trovare l’energia per progettare adesso, a ridosso del decreto “Chiudi Italia”: 22 marzo 2020”. Il loro obiettivo è quello di reindirizzare” il dispositivo del festival immaginando lo studio d’artista come un hashtag che aggrega dinamiche, uno spazio che si apre alla città”;  e proseguono

“Quando in ottobre tutti potranno frequentare Walk-In Studio 2020, i tanti progetti ricevuti non saranno “eventification”, ma strumento per favorire l’ ”avvicinamento sociale!”.

Da citare anche il progetto di residenza ”Summer In di FuturDome” descritto da Claudia Santeroni, curatrice, coordinatrice dell’associazione The Blank Contemporary Art e contributor di Artribune e ATPdiary. Il progetto ha permesso a quattro artisti – Silvia Hell, Sara Ravelli, Fabrizio Perghem, Domenico Antonio Mancini – di abitare per due mesi la casa che fu dei più giovani futuristi per dare vita alla loro opera.

”Quattro artisti per quattro linguaggi differenti, ognuno con il proprio studio-temporaneo in una differente ala del palazzo, scelta a seconda delle esigenze della propria ricerca. La loro permanenza è cadenzata da una serie di appuntamenti programmati con professionisti del mondo dell’arte, con cui si confrontano sugli sviluppi del lavoro e sull’esperienza di residenza in corso. Silvia Hell lavora in una stanza completamente oscurabile, dedicandosi a tradurre in pixel alcune parole in voga nell’attuale vocabolario contemporaneo, come bio o green: il risultato finale sarà un video in cui fasce di stringhe luminose si intersecano e separano. Sara Ravelli ha contrariamente scelto uno spazio ampiamente illuminato, in cui continua la sua indagine sulla relazione uomo-animale attraverso la realizzazione di sculture in ceramica rivestite in stoffa. Domenico Antonio Mancini durante la quarantena si è calato nell’ulteriormente straniante esercizio di disegnare la propria casa, stanza per stanza, mobile per mobile, soprammobile per soprammobile: questi render sono il principio del lavoro proseguito a FuturDome, che si formalizzerà in una pubblicazione. Fabrizio Perghem lavora su un’installazione audio site-specific, una mappatura sonora degli elementi interni dell’edificio che riverberi poi all’esterno”.

Riguardo la sezione Video da non perdere il video e la mostra del fotografo cinese Ren Hang (1987- 2017), presso Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato che è stato tra i primi musei in Italia a riaprire dopo l’emergenza sanitaria che ha bloccato ogni genere di attività salvo quelle di prima necessita.

Ren Hang foto

 Per la prima volta in Italia è possibile ammirare, grazie a questa esposizione, un corpus di opere di un grande fotografo e poeta scomparso tragicamente non ancora trentenne, la cui opera venne considerata in Cina sovversiva con protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle. Curata da Cristiana Perrella, la mostra “Nudi” aperta fino al 23 agosto 2020, attraverso 90 fotografie di Hang provenienti da collezioni internazionali, accompagnate dalla documentazione del backstage di un suo shooting nel Wienerwald nel 2015 e da un’ampia selezione dei libri fotografici da lui realizzati, restituisce un assaggio della poetica del fotografo. Il video offre immagini estratte da una delle ultime interviste all’artista realizzata da Alessandra Galletta.

Al centro della ricerca di Ren Hang è lo studio del corpo tra identità, sessualità, visto anche in rapporto con la natura. I suoi nudi di giovani hanno quali scenari grattacieli di Pechino, foreste di alberi ad alto fusto, uno stagno con fiori di loto, ma anche una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano, oppure una stanza spoglia. Impassibili nello sguardo i suoi giovani mostrano pose innaturali accompagnati da oggetti di scena quali cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante dal grande potere evocativo. I suoi scatti seppur espliciti nelle pose, che a volte rimandano al feticismo, uniscono mistero e provocazione, racchiusi da un’eleganza formale che dona una certa atmosfera lirica e malinconica.

Molto simili tra loro I nudi immortalati dal fotografo tutti esili, dalla carnagione bianchissima e capelli neri, non intendono suscitare desiderio, ma rompere i tabù che circondano il corpo nudo, sfidando la morale tradizionale ancora presente nella società cinese. In Cina il nudo è fortemente legato al concetto di pornografia e il nudo, come genere, non trova spazio nella storia dell’arte, ed è per questo che le fotografie di Ren Hang sono state censurate. Di seguito le parole del fotografo:

Siamo nati nudi…io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” e inoltre “L’arte nasce dalla relazione che hai con te stesso, perché è solo con il tuo modo di sentire le cose che puoi comunicare qualcosa agli altri.”

Sempre per la sezione Video citiamo per la Collezione Torlonia “La Tazza Cesi Torlonia” splendido vaso ammirato e disegnato da moltissimi artisti a partire dal ‘400 che sarà parte della mostra I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori, ad inaugurare la nuova sede espositiva dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli di Roma Capitale. Il video e le parole dell’archeologo Carlo Gasparri, curatore della mostra insieme a Salvatore Settis, esaltano la bellezza di questa opera di grande pregio grazie all’attento studio e al restauro portati avanti dalla Fondazione Torlonia con il contributo della maison Bvlgari.

Tra gli appuntamenti all’interno degli Extra la Fondazione Arnaldo Pomodoro dopo la fine del lockdown riparte dai bambini con l‘appuntamento del laboratorio a loro dedicatoLa colata di gesso” dove sarà possibile sperimentare in prima persona una delle tecniche artistiche più affascinanti della scultura in bronzo. I bambini dai 5 agli 11 anni all’interno dello Studio di Arnaldo Pomodoro – la casa del Maestro in cui sono nate molte delle sue opere – potranno, accompagnati dagli adulti, partecipare a un laboratorio creando opere con il procedimento della colata di gesso. In osservanza della normativa per il contenimento del Covid-19, è necessario che i bambini siano accompagnati da 1 solo adulto.

Sempre in questa categoria degli Extra nell’ambito del progetto Buildingbox citiamo il percorso espositivo “Dalla sabbia, opere in vetro” che vede in queste settimane, protagonista l’installazione di Chiara Dynys sesta artista che espone nel ciclo dei 12 appuntamenti a cadenza mensile a cura di BUILDING, in collaborazione con Jean Blanchaert iniziati lo scorso ottobre 2019 e che hanno ripreso dopo l’interruzione per l’emergenza sanitaria.

Installazione di Chiara Dynys

Chiara Dynys nata a Mantova, ma attiva a Milano, protagonista di mostre internazionali, espone per questo progetto la sua grande installazione site specific “Enlightening Books” (2019) proprio rivolta alla città di Milano. L’opera intende sottolineare questo momento di incertezza che apre al cambiamento. Per raccontare l’aspetto metafisico, l’artista utilizza materiali quali vetri, specchi, luce, ceramica, tessuti, video e fotografia, così da segnare il passaggio di questa soglia oltre il visibile. Infatti la sua installazione realizzata da una libreria bianca dove sono riposti alcuni libri in vetro, sabbiati e dipinti a mano con diverse tonalità di bianco, va letta oltre la visione attuale, entro il suo flusso, in cui si intravede il legame tra l’arte, la città di Milano e la strada dove sono tornate a passeggiare le persone.

Un modo per sottolineare come il libro possa essere visto quale strumento di sopravvivenza anche in questo contesto difficile di ripresa. Non solo, ma i libri illuminati dall’interno, accendendo lo spazio incolore della vetrina, suggeriscono semanticamente la luce della conoscenza.

Silvana LAZZARINO    Roma 28 giugno 2020

“Telescope 13 Racconti da lontano”

L’archivio completo di Telescope è disponibile sul sito www.larafacco.com