Svelati i misteri di Leonardo ? In un volume in uscita una rilettura ‘rivoluzionaria’ di due capolavori del genio di Vinci

di Franco PALIAGA

Presentiamo volentieri un’anticipazione delle tesi -da molti già definite ‘rivoluzionarie’- con cui Franco Paliaga ha creduto di poter sciogliere gli enigmi che -possiamo dire da sempre- circondano due tra i massimi capolavori dell’arte di tutti i tempi dipinti da Leonardo, secondo una nuova interpretazione che unisce il contesto religioso e il pensiero stesso del genio di Vinci. Del libro, in uscita per i tipi della Campano Edizioni (Pisa, aprile 2018), parlerà l’autore in una conversazione che apparirà prossimament su About Art

La Gioconda e il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci e il pensiero del Beato Amadeo.

Premessa

Alcuni anni fa due illustri storici italiani, Salvatore Settis e Carlo Ginzbug nel tentativo di spiegare i significati simbolici sottesi a due capolavori della pittura italiana del Rinascimento, la  Tempesta di Giorgione e la Flagellazione di Piero della Francesca, avevano proposto una metodologia interpretativa che, in assenza di testimonianze scritte e certe, i cosiddetti documenti, motivassero le ragioni che avevano spinto i due pittori ad eseguire quelle opere. Una metodologia di approccio che è tornata utile anche per lo studio di due altrettanti capolavori di Leonardo da Vinci conservati oggi al Louvre: la cosiddetta Gioconda e il San Giovanni Battista, di cui non sono assolutamente note né le ragioni della loro esecuzione, né tanto meno i tempi in cui furono realizzati e la loro destinazione. Il fascino e l’attrazione di queste due opere risiedono proprio nel loro carattere enigmatico, nell’essere immagini misteriose e ambigue che sembrano sfuggire a comprensioni univoche e assolute. E’ per questo motivo che moltissimi sono stati gli studi e le ricerche condotte su queste due celebri tavolette: alcune stimolanti, altre non convincenti o addirittura fuorvianti, ma nessuna completamente esaustive. Ciò appare inevitabile- come ricordava Ginzburg – poiché la disordinata sequela di ipotesi iconologicamente gratuite che si sono susseguite nel corso del tempo ha fatto presa su congetture e supposizioni che sono risultate prive di riscontri certi, così che il rischio di costruire catene interpretative circolari basate su allusioni e presupposti è risultato molto forte. In tal modo le opere d’arte hanno finito col diventare un pretesto per una serie di libere associazioni, basate generalmente su una presunta decifrazione simbolica.

Un rischio che ho tentato di evitare come autore di questo libro cercando di spiegare le due opere attraverso l’elaborazione di strumenti interpretativi che fossero coerenti sia alla consistenza iconografica dei due soggetti, sia al contesto religioso in cui visse Leonardo, ma soprattutto alla luce del suo pensiero.

I due dipinti, ma soprattutto la Gioconda sono stati infatti al centro di numerosi equivoci, spesso alimentati da errate interpretazioni fornite dalle fonti e le cattive percezioni- come ricordava Marc Bloch– si propagano e si affermano solo a condizione che le menti siano già preparate ad accettarle come vere. Ci piace a questo proposito ricordare un episodio citato da Lina Bolzoni in un libretto scritto insieme a Mino Gabriele dal titolo Immagini simboliche e metamorfosi di idee (Milano, Booktime 2017) nel quale il poeta Giovanni Aurelio Augurelli nel 1475 commentava la famosa giostra vinta da Giuliano de’ Medici, poi resa celebre nelle Stanze del Poliziano. Durante la giostra, Giuliano recava con sé un bellissimo stendardo probabilmente dipinto dal Botticelli, oggi perduto. Alla domanda posta da Bernardo Bembo sul perché, nello stendardo, Amore avesse le mani legate, l’arco e la faretra spezzati sotto i piedi, o sul motivo per cui la figura di Minerva trionfante recasse in mano lo scudo con la Medusa, Augurelli scriveva: «sul significato di queste immagini ognuno dice la sua, molti propongono numerose interpretazioni, nessuna dello stesso parere, ma tutto ciò è più bello delle immagini dipinte», come a dire che la bellezza e la varietà delle interpretazioni che vengono fornite supera di gran lunga il valore delle immagini stesse.

La logica con cui si è sviluppato il presente studio ha in sostanza aderito a quelle regole fondamentali per le quali – come ricordavano i due studiosi italiani – le ipotesi interpretative, a dispetto della comune tradizione, irta di stridenti contraddizioni, sono apparse alla fine credibili e convincenti poichè tutti i pezzi del puzzle iconografico sono andati – a nostro parere – a posto e questi hanno formato un disegno coerente e funzionale al pensiero dell’autore.

Le interpretazioni fornite non sono comprovate da documenti, se con questo termine vogliamo riconoscere prove indiscutibili, ma in tale contesto -come ricordava ancora Ginzburg– dobbiamo prendere atto che a parità di condizioni, l’interpretazione che implica meno ipotesi deve essere considerata in generale, la più probabile, anche se la verità, non bisogna mai dimenticarlo, è talvolta improbabile e a volte irraggiungibile. Ciò risulta vero e a maggior ragione se l’oggetto dello studio sono state due opere di Leonardo, il cui universo mentale si presenta per certi versi ancor oggi inafferrabile e il cui pensiero non può essere circoscritto entro un’epistemologia fissa e immutabile. Come affermava Mino Gabriele, nel libretto sopra citato, il limite delle immagini è la sua enigmaticità, che è insita proprio perché è volubile, e quindi sfugge sempre.

Consapevoli di non aver esaurito l’identificazione dei significati sottesi a queste due opere, ci si augura comunque che questo lavoro possa aver fornito utili stimoli alla comprensione sempre più approfondita della mente di quel genio indiscusso che fu il maestro di Vinci. Ai posteri l’ardua sentenza.

Riassunto

Da più di un secolo la critica si interroga sull’affascinante mistero che circonda la Gioconda, certamente il dipinto più famoso del mondo. Numerose sono state le ipotesi di identificazione della donna, ma nessuna di esse ha mai fornito la prova inconfutabile che si tratti di Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo, come sostenuto da Giorgio Vasari, oppure di una certa donna fiorentina dipinta su commissione di Giuliano de’ Medici (identificata  poi plausibilmente con Pacifica Brandani),come riferisce il segretario del cardinale Luigi d’Aragona, Antonio de’ Beatis nel 1517.

In realtà lo svelamento della donna misteriosa va ricercato nel dipinto stesso.

Da un’ attenta lettura della tavola emerge che il paesaggio impresso sullo sfondo, allude simbolicamente ai quattro elementi, Aria, Acqua, Terra e Fuoco, corrispondenti, nel pensiero leonardesco e all’ambiente culturale e pseudo-scientifico di natura neo-platonica (sul quale il maestro di Vinci aveva fondato la sua formazione), ai princìpi essenziali costituenti la base e le fondamenta della vita. La figura, complice anche l’abbigliamento umile e dimesso che non trova alcuna corrispondenza nell’iconografia femminile cinquecentesca e l’emblematico sorriso, assurge così ad entità astratta, immagine simbolica accostabile alla figura classica di Sophia [dal greco Σοφία ], simbolo di eccellenza, per la filosofia gnostica cristiana, della sapienza e della conoscenza, madre da cui hanno origine tutte le cose, dalla natura al genere umano. Sophia costituisce l’elemento femminile della comprensione cosmologica dell’universo fondato sui quattro elementi.

Tale concezione filosofica, che vede accostabile Sophia alla figura di Maria Vergine, era stata in parte diffusa dal pensiero del beato Amadeo da Silva, il monaco francescano che morì a Milano nello stesso anno in cui Leonardo approdò nella città lombarda (e da cui avranno origine i cosidetti amadeiti) e di cui Leonardo doveva certamente conoscere il pensiero, il quale influenzò non solo il maestro di Vinci nell’esecuzione della Gioconda, ma anche un’altra opera, il San Giovanni Battista anch’essa oggi al Louvre che si accompagnava simbolicamente al dipinto ora in Francia.

Il volume sviluppa dunque questa complessa trama culturale fornendo una chiave di lettura nuova e originale di due dei più importanti dipinti eseguiti da Leonardo.

Franco PALIAGA   Pisa  aprile 2018