Si rinnova la storia di Tancredi e Clorinda, capolavoro assoluto di Claudio Monteverdi, al 44° Cantiere d’Arte di Montepulciano

di Claudio LISTANTI

Sul palcoscenico un dittico composto da Il combattimento di Tancredi e Clorinda, capolavoro di Monteverdi, e dalla recente opera Tancredi appresso al combattimento di Claudio Ambrosini. Interpreti convincenti ma riserve per la realizzazione scenica-musicale. Lunghi applausi al termine della recita

Il dittico di opere composto da Il combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi e Tancredi appresso al combattimento di Claudio Ambrosini era uno degli eventi più attesi del 44° Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano soprattutto perché rappresenta una combinazione ‘operistica’ di grande fascino con la quale ad un capolavoro assoluto di tutta la Storia della Musica si contrappone una pagina contemporanea di grande interesse che può indicare nuove vie per la musica di oggi e del futuro.

Fig 1 Il compositore Claudio Ambrosini ed il drammaturgo Vincenzo De Vivo ©Michele Vino

Per riferire di questo spettacolo che è stato molto apprezzato dal pubblico convenuto presso la splendida sala del Teatro Poliziano occorre, prima di tutto, fare riferimento agli eventi dai quali è scaturito. Nel 2017, per le celebrazioni dei 450 anni dalla nascita del grande Monteverdi, su iniziativa del Festival OperaInCanto e del Reate Festival, fu commissionato a Claudio Ambrosini un lavoro da abbinare al ‘Combattimento’ di Monteverdi. Su una drammaturgia di Vincenzo De Vivo, ricavata dallo stesso Canto XII della Gerusalemme Liberata dal quale Monteverdi, nel 1624, trasse il suo Combattimento, e più esattamente dai versi 70, 75-77, 80-83, 90-93, 96-97, per giungere ad un ‘possibile’ seguito degli esisti del turbolento e violento duello fra Tancredi e Clorinda, e focalizzato sulla disperazione di Tancredi nell’aver perso la sua amata.

Fig 2 Anonimo, Ritratto di Torquato Tasso

Ambrosini approntò una partitura che all’ascolto risultò particolarmente efficace ed acuta riuscendo a creare una inconsueta ‘solidità’ tra passato e contemporaneo, nella quale i due elementi si amalgamavano in maniera del tutto sorprendente; una solidità ottenuta grazie all’utilizzo di una strumentazione simile a quella utilizzata per eseguire Monteverdi con una linea vocale che, seppur basata su uno stile inequivocabilmente di natura contemporanea, riusciva a creare una sorta di ‘ponte’ coerente e comprensibile che unisse due stili distanti tra loro per un vasto periodo della Storia della Musica lungo poco meno di 400 anni ed indicare, con ogni probabilità, una via per il futuro, un effetto ottenuto drammaturgicamente anche grazie ad una azione che non prevedeva soluzione di continuità essendo i due contenuti teatrali rappresentati di seguito e con gli stessi cantanti, con la medesima scena, come se le due opere fossero un corpo unico.

Fig 3 Il musicista Claudio Monteverdi in un ritratto d’epoca
Fig 4 Una pagina dello spartito de Il Combattimento di Tancredi e Clorinda

Qui a Montepulciano è stato deciso di rappresentare le due opere con una sequenza inversa, Ambrosini e poi Monteverdi, basando il tutto su un ipotetico flashback e separando i due lavori oltre che da scenografie diverse anche da una ventina di minuti di intervallo cosa che in effetti, a nostro giudizio, ha tolto tensione drammatica allo spettacolo, compromettendo quella particolare unitarietà che abbiamo poc’anzi descritto.

Inoltre c’è anche da dire che il Combattimento monteverdiano è stato eseguito affidando ad un unico interprete tutte e tre le parti previste dalla partitura (Testo, Clorinda e Tancredi) soluzione esecutiva spesso adottata oggi soprattutto per esecuzioni in forma di concerto, o in forma semiscenica, compromettendo però l’intelligibilità dell’azione, tradendo anche la volontà di Monteverdi che, in una nota introduttiva, definisce il combattimento di Tancredi e Clorinda madrigale in ‘genere rappresentativo’ fornendo anche delle dettagliatissime indicazioni per la scena e l’azione mettendo in evidenza, anche, la distinzione vocale tra i tre personaggi protagonisti. Sono notazioni straordinarie che ci fanno capire l’immensità creativa di Monteverdi che ci portano a considerare questo musicista vero e proprio genio teatrale, inequivocabile ‘fondatore’ del genere ‘opera’.

Fig 5 Ginevra Schiassi e Claudio Zazzaro in un momento di Tancredi appresso al combattimento. Cantiere 2019 ©Michele Vino

Certamente la sperimentazione è un elemento fondamentale (ed anche auspicabile) per un Festival, in special modo per uno dalla lunga tradizione come il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, e questa decisione, crediamo adottata in collegialità da tutti responsabili dello spettacolo, è sicuramente in linea con questo orientamento di base ma, forse, la sperimentazione deve tenere presente anche la volontà ed il pensiero dell’artista creatore senza timore di uscire dai canoni costitutivi della sperimentazione stessa.

Fig 6 Ginevra Schiassi, Claudio Zazzaro e Christian Federici in un momento di Tancredi appresso al combattimento. Cantiere 2019 ©Michele Vino

Per quanto riguarda l’esecuzione da noi ascoltata (27 luglio) dobbiamo dire che la realizzazione è stata senz’altro funzionale alla visione generale che abbiamo analizzato prima, uno spettacolo nel complesso incisivo grazie alla regia di Matelda Cappelletti, alle scene, minime ma efficaci e realizzate nei Laboratori della Fondazione Cantiere, di Lorenzo Bergamini, ai costumi di Massimo Poli ed alle suggestive luci di Gianni ‘Giaccio’ Trabalzini.

Per quanto riguarda la parte musicale il cembalista e direttore Roger Hamilton ha donato all’esecuzione le necessarie intensità e coesione con l’impostazione dello spettacolo coadiuvato alla perfezione dagli archi del Royal Northern College of Musicdi Manchester, da Silvia Magagni (clavicembalo), Stefano Maiorana (tiorba), Sara Salloum (arciliuto e tamburo a molla), Omar Cecchi (percusioni), Irene Cervantes Montero e Bernardo Messeri (tamburo a molla).

Fig 7 Il baritono Alvaro Lozano in un momento de Il Combattimento di Tancredi e Clorinda. Cantiere 2019 ©Michele Vino

Per la parte squisitamente vocale tutti i cantanti utilizzati hanno ben figurato non solo nella parte canora ma anche in quella propriamente scenica. Nell’opera di Ambrosini c’era il soprano Ginevra Schiassi le cui delicate emissioni ci hanno offerto una convincente Clorinda così come è stato convincente il Tancredi di Claudio Zazzaro, un tenore dalla voce di sicura intonazione che qui a Montepulciano è già stato apprezzato, qualche anno fa, ne L’impresario in Angustie di Cimarosa ed il baritono Christian Federici voce autorevole per l’autorevole parte de il Testo. In Monteverdi si è distinto il baritono Alvaro Lozano titolare, come già riportato prima, non solo della difficilissima parte de il Testo ma anche di quella di Tancredi e Clorinda. Per quest’ultima però la commovente frase finale ‘S’apre il ciel: io vado in pace’ è stata affidata ad un soprano, non indicato nella locandina ma che, salvo nostro errore, pensiamo sia stata affidata alla stessa Ginevra Schiassi. E’ bastato questo piccolo intervento per comprendere la validità dell’utilizzo di cantanti diversi per il grande capolavoro di Claudio Monteverdi.

Fig 8 Un primo piano del baritono Alvaro Lozano protagonista Il Combattimento di Tancredi e Clorinda. Cantiere 2019 ©Michele Vino

 

Complessivamente, però, questa rappresentazione ha onorato a pieno la dedica del 44° Cantiere, Amore Passione Follia, ed il pubblico l’ha salutata applaudendo a lungo tutti gli interpreti, sia cantanti, strumentisti e direttore, sia tutti i responsabili dell’allestimento dimostrando ampia soddisfazione per quanto visto ed ascoltato.

Claudio LISTANTI    Montepulciano  Agosto 2019