Richiami cortoneschi e di ambito centroitaliano in una poco nota “Gloria della Trinità” catanese.

di Maria BUSACCA

Un originale dipinto della Trinità in provincia di Catania che attinge da illustri modelli: da Pietro da Cortona a Pietro Antonio Meloni

Nella chiesetta secentesca della Trinità dal prospetto modesto, nel centro pedemontano di Mascalucia in provincia di Catania, è presente un interessante dipinto di formato mistilineo raffigurante la Gloria della Trinità su globo sorretta da angeli (fig. 1), opera collocabile a cavallo fra la fine del sette e l’inizio dell’ottocento di un ignoto pittore dalle scelte stilistiche raffinate.

FIG. 1 – Artista ignoto, Gloria della Trinità su globo sorretta da angeli, sec. XVIII fine, Chiesa della Trinità, Mascalucia (Ct)

La composizione impostata su un asse verticale vede sovrastanti le due figure di Cristo, con la croce e il torso nudo, le braccia aperte e lo sguardo rivolto in basso, e del Padre benedicente fra panneggi svolazzanti; fra loro in alto la Colomba dello Spirito Santo. Assise sul globo sorretto da due grandi angeli che riempiono la parte inferiore della tela, le figure si stagliano nello spazio aereo dalle tinte sfumate che si accendono di dorato per la luce irradiata dalla Colomba, mentre tutto intorno cherubini e angioletti popolano il cielo – uno sorregge la croce di Cristo e un altro affianca Dio Padre -. Nonostante siano presenti sul territorio catanese numerose rappresentazioni della Trinità con Angeli o Anime purganti o Santi, il disegno morbido, le tinte pastello e le figure assemblate in modo originale nella nostra tela fanno pensare a riferimenti stilistici non siciliani, in particolare emergono importanti analogie con la produzione di ambito del centro Italia.

La disposizione delle figure trinitarie nella nostra tela così come sopra descritta si ritrova in vari altri dipinti, alcuni presenti anche nel catanese ma con tratti più marcati, come ad esempio nel dipinto Madonna che intercede per le anime del Purgatorio presso la Trinità, di ambito siciliano di fine sec. XVIII – inizi XIX, collocato a Bronte (Ct), e catalogato nella scheda n. 1900184302 (fig. 2); l’angioletto che regge la croce è praticamente sovrapponibile al nostro, ma lo stile dell’intera opera se ne discosta del tutto, il Cristo ha una fisicità più dirompente ed una posa più decisa, i colori sono più accesi, il contrasto accentuato.

Fig. 2 Artista ignoto di ambito siciliano, Madonna che intercede per le anime del Purgatorio presso la Trinità, fine sec. XVIII – inizi XIX, Bronte (Ct)

Tale composizione figurativa largamente diffusa con varianti ripropone, in parte ricalcandola, quella più antica e di ben altro livello rintracciabile nel disegno con la Trinità con l’Arcangelo Michele che scaccia il drago, (fig. 3) eseguito su commissione del Papa Alessandro VII Chigi da Pietro Berrettini detto da Cortona, (Cortona, 1º novembre 1597 – Roma, 16 maggio 1669) insieme ad altre incisioni per illustrare il Nuovo Messale, di cui esistono tanti esemplari stampati in anni diversi: il “MISSALE ROMANUM EX DECRETO SACROSANTI CONCILII TRIDENTINI RESTITUTUM” di Alessandro VII venne stampato nel 1662 dalla Tipografia della Camera Apostolica e nuovamente in una splendida edizione romana del 1677 con lo stesso frontespizio.

FIG. 3 – Pietro da Cortona,  Inv.,  François Spierre Inc, Trinità con l’Arcangelo Michele che scaccia il drago, stampa in: Missale Romanum, 1662, Noviziato di Sant’Ignazio, Bologna
FIG. 4 – Pietro da Cortona Inv., De la Haye Inc., Trinità con l’Arcangelo Michele che scaccia il drago, stampa in: Missale Romanum, 1677, fondo religioso, Montespertoli (Fi)

L’edizione del 1662 è conservata a Bologna, nel Noviziato di Sant’Ignazio, nel gabinetto dei disegni e delle stampe della Pinacoteca di Bologna, quella del 1677 (fig. 4) a Montespertoli (Fi) presso un ente religioso non specificato nella corrispondente scheda di catalogo; nella prima edizione la traduzione in stampa è del disegnatore e incisore francese François Spierre (Nancy, 1639 – Roma, 1681), nella seconda invece dell’altro francese Charles De la Haye (Fontainbleau seconda metà sec. XVII – ?).

Individuato il riferimento per la fascia superiore del dipinto, passiamo ora alla fascia inferiore, alle figure dei due angeli reggi globo che già ad una prima osservazione appaiono realizzati secondo tagli di scorcio non congruenti: l’angelo di destra molto più scorciato in profondità, quello di sinistra al limite della tela; per entrambi sono individuabili i riferimenti, che il nostro ignoto pittore assembla con disinvoltura.

FIG. 5 – Francesco Ruschi Inv., Melchior Kuesel Inc., Trionfo della Trinità con angeli sullo sfondo di Venezia, stampa in: Missale Romanum, 1662, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia

Per la figura dell’angelo sulla destra dobbiamo riferirci al 1666, anno in cui si colloca la stampa di un altro frontespizio figurato del Missale Romanum di Alessandro VII, questa volta con il Trionfo della Trinità con angeli sullo sfondo di Venezia (fig.5) eseguito prima del 1661, anno della sua morte, dal famoso pittore romano Francesco Ruschi (Roma, 1598 (circa) – Treviso, luglio 1661), e tradotto in incisione per l’edizione VENETIIS : Ex Officina Brigoncia, M.DC.LXVI dal tedesco Melchior Kuesel (Augsbourg, 1626-1683 ca.).

Trasferitosi da Roma, dove si forma, a Venezia, a seguito dell’incontro con Giovan Francesco Loredan – il principe dell’Accademia degli Incogniti – Ruschi presta servizio come peintre-graveur, illustrando molte antiporte librarie [1]. Le copie del frontespizio conservate nella Raccolta Angelo Davoli alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia contemplano solo il foglio sciolto con la stampa, quindi il messale potrebbe non essere mai stato stampato interamente, visto che fino al 1677 si stampava ancora quello con il frontespizio di Pietro da Cortona.

FIG. 6 – Niccolò Falocco disegno, Trionfo della Trinità con angeli sullo sfondo di Venezia, terzo quarto del XVIII secolo, Museo Nazionale del Molise, Venafro

Tuttavia il disegno di Ruschi dovette circolare se fu copiato nel settecento da Niccolò Falocco (notizie 1691/ 1773) artista oratinese che si firma con la sigla NF, formatosi a Napoli presso la bottega di Francesco Solimena accanto al quale rimase come aiutante e maggiordomo.

Il disegno di Falocco databile al terzo quarto del XVIII secolo, (fig.6) conservato nella Collezione Giacomo e Nicola Giuliani presso il Castello Pandone Museo Nazionale del Molise  a Venafro (Is)[2], è in tutto e per tutto fedele a quello di Ruschi tranne che per il fatto che il globo al suo centro non ha alcuna scritta riferita al Missale.

Da questo momento in poi gli angeli del Missale vengono presi “in prestito” da vari artisti sia molisani che marchigiani ma trasposti in tutt’altro contesto iconografico, per illustrare l’episodio miracoloso legato alla Madonna di Loreto: secondo la tradizione nel 1291 schiere di angeli salvarono da Nazareth, ormai in mano ai mussulmani, la Casa dove Maria ebbe l’annunciazione del concepimento di Gesù e la portarono in volo fino alle rive dell’Adriatico da dove si diffuse la devozione.

La raffigurazione vede solitamente riproposto il modello iconografico dell’Itria, con la Madonna assisa sul tetto della casa e il Bambino in grembo, circondata da angioletti e sorretta da due o più angeloni. Così sceglie di fare Ciriaco Brunetti  (1723/ 1802), anch’egli nativo di Oratino, per la sua Madonna di Loreto (fig.7) databile tra il sesto e il settimo decennio del XVIII secolo, collocata a  Campodipietra (CB), catalogata dalla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Molise con il numero  1400000659.

FIG. 7 – Ciriaco Brunetti, Madonna di Loreto, sesto e il settimo decennio del XVIII secolo, Campodipietra (Cb)

Gli angeli che reggono la casa sono gli stessi del Falocco e, vista la comunanza geografica e di formazione, se ne deduce facilmente la derivazione. Brunetti, attivo nel Molise per tutto il XVIII secolo, si formò anch’egli a Napoli presso la bottega di Francesco Solimena, riproducendone lo stile in disegni, affreschi e tele, spesso con citazioni dirette di composizioni del maestro, come la visione di scorcio dal basso e i contrasti chiaroscurali che sono anche in questo dipinto [3].

Dal Brunetti il modello viaggia per l’Italia, ora rintracciabile in ambito marchigiano, dove  è ripreso da un ignoto pittore degli inizi del XIX secolo nella Parrocchia dei santi Stefano e Giacomo di Potenza Picena, in provincia di Macerata; la sua Traslazione della Santa Casa di Loreto (fig.8) proveniente probabilmente dalla Chiesa di San Marco un tempo proprietà del Santuario di Loreto, è stata restaurata entro Dicembre 2014, poi esposta all’interno della Collegiata, sua sede originaria[4].

FIG. 8 – Artista Ignoto, Traslazione della Santa Casa di Loreto, inizi sec. XIX, Parrocchia Ss. Stefano e Giacomo, Potenza Picena (Mc) Foto per gentile concessione di don Andrea Bezzini.
FIG. 9 – Pittore di ambito romagnolo, La traslazione della santa casa di Loreto, fine sec. XVIII, Loreto

Arriva quindi in ambito romagnolo, dove viene riproposto in un dipinto, di non eccelsa fattura, di autore ignoto del XVIII secolo col medesimo soggetto (fig.9), che è stato catalogato al numero 0800016271 dalla Soprintendenza per i beni culturali delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e si trova a Brisighella (RA), forse proveniente dalla soppressa chiesa di S. Maria dell’Ospedale, o del Rosario, dove la seconda cappella a sinistra era dedicata alla Madonna di Loreto.

Per rintracciare in ultimo il modello utilizzato per il secondo angelo reggi globo, quello sporto a sinistra, la cui figura ruotata diverge in tutto da quella della stampa secentesca, rimaniamo in ambito marchigiano con il pittore Francesco Foschi (Ancona, 1710 – Roma, 1780): dal 1746 visse a Loreto, dove realizzò al sua versione della Traslazione della casa di Loreto (fig.10) e dove, oltre che pittore, fu anche mercante d’arte.

FIG. 10 – Francesco Foschi, La traslazione della santa casa di Loreto, sec. XVIII seconda metà, Brisighella (Ra), s.l.

L’arte di Foschi si inserisce nell’ambito delle grandi scuole romane; oltre al suo primo maestro Francesco Mancini, i suoi modelli di riferimento furono il bolognese Guido Reni, il suo conterraneo Carlo Maratta e il romano Ciro Ferri.

FIG. 11 – Pietro Antonio Meloni, Madonna di Loreto, 1746 post, Chiesa parrocchiale di Zello (Bo)

L’angelo in basso a sinistra con la sua posa languida e la sola gamba destra che emerge dallo scorcio delle vesti svolazzanti, è successivamente ripreso nelle tinte e nella posa dal pittore  imolese Pietro Antonio Meloni, (Imola, 1761 – Lugo, 1835) ultimo tassello in questo nostro lavoro di  individuazione di modelli di riferimento; nella sua Madonna di Loreto (fig.11), fra gli angeli che reggono in volo la casa di Nazareth, quello in basso a sinistra ripropone lo scorcio della gamba e lo svolazzare delle vesti ma torce il busto e il viso verso la figura della Madonna, così come viene raffigurato anche dal nostro ignoto artista, autore della pala della Chiesa della Trinità, in Mascalucia, che predilige la morbidezza del tratto di Foschi alla durezza dei tratti del Meloni.

Se quindi egli guarda lontano rispetto ai modelli isolani, potrebbe desumersi anche la sua formazione o la provenienza geografica dall’Italia centrale, o attribuire tale visione più ampia alla sola committenza in possesso delle stampe o degli esemplari circolanti dei Messali sopra citati; non si può escludere la possibilità che o il pittore o il committente fossero a conoscenza “de visu” dei dipinti originali con la Traslazione della santa casa di Loreto.

FIG. 1 – Artista ignboto , Gloria della Trinità su globo sorretta da angeli,Chiesa della Trinità, Mascalucia (Ct)

La composizione sub juduce, risultante dall’assemblaggio delle singole porzioni, tutto sommato agli occhi risulta armoniosa ed equilibrata, nonostante l’incertezza nella posizione mal riuscita del piede di Cristo che incombe sulla testolina di Cherubino e l’assenza di profondità nella resa del globo celeste; un puzzle sicuramente intrigante sul quale si potranno aggiungere pezzi qualora si venisse a conoscenza di documentazione certa.

Al momento l’analisi stilistica è stata la mia sola fonte per l’indagine fin qui presentata.

Maria BUSACCA  Catania 4 Maggio 2025

NOTE

[1] Cfr. F. Cocchiara, 2010
[2] Catalogato con il numero di inventario 1400081042
[3] Il dipinto è stato esposto nella mostra dedicata agli artisti oratinesi del 1993 con scheda di catalogo curata da R. Lattuada
[4] Da I Santesi weblog, Paolo Onofri: “Parrocchia dei Santi Stefano e Giacomo di Potenza Picena. Proseguono i lavori di restauro delle antiche opere d’arte e si arricchisce di altre importanti testimonianze artistiche della nostra comunità”, 13 marzo 2015.

 BIBLIOGRAFIA

Berrettini, Pietro voce di Giuliano Briganti, in: Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 9 (1967)
Brunetti, Ciriaco cfr. Valentina Marino: Ciriaco Brunetti di Oratino. Pittore “alla moda” del Settecento molisano, tra gusto rococò ed evoluzione neoclassica, in: https://www.academia.edu
Cocchiara, F. Il libro illustrato veneziano del Seicento. Con un repertorio dei principali incisori e peintre-graveurs, Saonara 2010, pp. 201-203.
De La Haye, Charles cfr. voce in: Beweb
Foschi, Francesco voce: Foschi di Daria Borghese, in: Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 49 (1997)
Meloni (Melloni), Pietro Antonio in: Dizionario degli artisti, Istituto Matteucci
Ruschi, Francesco voce di Andrea Polati,  in: Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 89 (2017)
Spierre Francois, cfr. B. Ciuffa, François Spierre. Un incisore lorenese nella Roma barocca, Artemide, Roma 2021

referenze fotografiche

fig. 1 – foto dell’autore
fig. 2-11 – foto da web; 2,3,7,9 da schede catalografiche iccd online; 8 da articolo su sito I Santesi weblog