Quando “Andrea del Gobbo milanese” dipinse l ‘”Assunzione di Nostra Donna ma imperfetta per la morte che li sopravvenne” (G.Vasari). Uno studio di Beatrice Tanzi sui “Labirinti della Certosa di Pavia”.

di Luca BORTOLOTTI

Beatrice Tanzi, Nei labirinti della Certosa di Pavia. Affondi, riflessioni, divagazioni, Edizioni Del Miglio, Cremona 2024.

Come il titolo rende subito chiaro, questo prezioso volumetto non intende costituire una monografia sulla Certosa di Pavia e nemmeno su una specifica porzione di essa all’interno delle varie fasi produttive e decorative che nei secoli ne hanno segnato lo sviluppo storico.

Assumendo al centro delle sue ricerche solo poche rilevanti opere d’arte commesse dai certosini per il venerabile monumento, Beatrice Tanzi, giovane storica dell’arte, già autrice di importanti pubblicazioni in particolare sull’arte e sulla pittura lombarda del Cinquecento, mette sul piatto una molteplicità di ingredienti, in parte non ancora condotti a piena compiutezza, tesi a far luce su alcuni problemi aperti posti da quel grandioso cantiere artistico che fu la Certosa di Pavia, di particolare rilievo nel quadro dei cambiamenti che vi furono operati nel corso del XVI secolo.

Si tratta di materiali di lavoro che la studiosa, pervenuta a un certo grado di elaborazione, ha voluto fissare e proporre alla comunità scientifica, per mettere a terra una serie di argomenti che ella stessa, con ogni probabilità, aspira a sviluppare in modo più approfondito. Il suo lavoro, per l’intanto, aiuta a focalizzare con maggiore precisione e spiegare meglio la fitta trama di intrecci e convergenze, non sempre scontate, che mettono in stretta connessione la fabbrica della Certosa con una pluralità di contesti extra-lombardi (Firenze, Siena, Venezia, Napoli, ma anche la Chartreuse di Grenoble, casa madre dell’ordine dei Certosini), coinvolgendo maestranze di alto livello sui fronti architettonico, scultoreo, pittorico e decorativo, ma anche, come viene qui adeguatamente messo in luce, sul versante dell’attività della tipografia certosina.

Andrea Solario, Assunzione della Vergine, ante 1524, Certosa di pavia, sagrestia nuova

Il volume prende le mosse dalla grande pala d’altare di Andrea Solario, non ultimata dall’autore e oggi conservata in sagrestia nuova.

Andre Solario, Tre apostoli (a e b) Certosa di Pavia, sagrestia nuova

Viene così fatto ordine sulla purtroppo scarna e lacunosa documentazione che la riguarda, nel tentativo di far luce sui temi sollevati dal monumentale polittico: dalla sua committenza alla sua più che probabile collocazione originaria sull’altare maggiore; dai suoi successivi spostamenti all’interno della Certosa, in relazione col meraviglioso trittico eburneo eseguito intorno al 1400 dalla bottega degli Embriachi (oggi nella sagrestia vecchia),

Bottega di Baldassarre degli Embriaghi, Trittico eburneo, 1400 ca, Certosa di Pavia, sagrestia vecchia

all’intervento di integrazione da parte di Bernardino Campi delle parti non ultimate da Solario.

Andrea Solario – Bernardino Ciampi, Ricostruzione fotografica dei dipinti mobili dell’ancona dell’Assunzione della Vergine, già nella chiesa della Certosa di Pavia nel 1576
Altare dell’Assunzione della Vergine nell’attuale collocazione seicentesca, 1610, Certosa di Pavia, sagrestia nuova

Con l’occasione, l’autrice mette in rilievo anche la figura del grande ebanista e scultore cremonese Paolo Sacca (al quale dedica un utile e sia pur sintetico profilo biografico in appendice), autore degli stalli lignei del coro della basilica di Sant’Andrea a Vercelli e di San Giovanni in Monte a Bologna e già attivo per l’ordine certosino nel 1496 nel coro della Certosa di Valmanerio, presso Asti.

Paolo Sacca, Coro, 1511, Vercelli, Sant’Andrea

Viene quindi proposto, direi con ottimi argomenti, di assegnare al Sacca anche l’esecuzione dell’originaria carpenteria, oggi perduta, del polittico solariano (nonché, en passant, di varie altre per importanti polittici tra Lombardia, e Piemonte) sulla scorta dei documenti che, fra il 1519 e il 1521, attestano pagamenti a lui indirizzati “pro fabrica anconae fratrum Certosiae papiensis”.

Particolarmente promettente in prospettiva appare anche il pur breve capitolo dedicato all’attività della tipografia certosina, qui indagata con specifica attenzione alle incisioni ivi prodotte a corredo di libri devozionali derivate dal pannello centrale con l’Assunzione della Vergine del polittico di Solario. Il volume si chiude su un’apertura in chiave veneta, legata a un polittico inaspettatamente commissionato dai certosini a Bartolomeo Vivarini, per il quale Beatrice Tanzi – arditamente, in verità, ma con l’opportuna cautela – avanza una non facile ipotesi di riconoscimento di uno dei pannelli laterali nella tavola con S. Francesco e S. Giovanni Battista oggi nella Pinacoteca Malaspina di Pavia, nonché della cimasa nel Cristo in pietà Lazzaroni oggi in collezione privata.

Incisore certosino, Assunzione della Vergine, in Missale secundum ordinem Certusiensium 1561
Alvise Vivarini, San Franxesco e San Giovanni Battista, 1485 – 1490 ca, Pavia, Pinacoteca Malaspina

Scritto fra qualche anno, il volumetto di Beatrice Tanzi, con ogni probabilità sarebbe stato più ampio, più circostanziato, più ricco di risposte certe che non di intelligenti proposte più o meno pienamente verificate.

Per contro, però, avrebbe inevitabilmente perduto la freschezza, la concisione, lo slancio diretto quand’anche non privo di azzardo che anima questa sorta di coraggioso backstage, che conduce il lettore dentro i ragionamenti e i dubbi che guidano e vivificano il lavoro dello storico dell’arte.

Luca BORTOLOTTI   Roma 18 Maggio 2025