“Peregrinus” di Paolo Radi alla Fondazione VOLUME! (via San Francesco di Sales, Roma, fino all’ 11 Maggio)

di Luca BORTOLOTTI

PAOLO RADI, PEREGRINUS

Fondazione VOLUME!, via San Francesco di Sales, Roma. Fino all’11 maggio 2025 (solo su appuntamento).

Da spettatore dell’arte contemporanea occasionale e spesso perplesso, mi reco solitamente a esposizioni di artisti viventi accompagnato da un piccolo fardello di riserve mentali. Ammirando, però, da sempre il lavoro di Paolo Radi sono andato a visitare con genuino interesse la sua ultima, ambiziosa fatica: un complesso allestimento articolato in sei stanze, intitolato Peregrinus, da lui montato negli spazi oscuri e cavernosi della Fondazione VOLUME!, ubicati nel cuore di Trastevere, a Roma.

Ciascuno degli ambienti, attraverso una sapiente regia luministica, che rompe il buio e la penombra predominanti con studiate irruzioni di lame di luce, viene ad accogliere una tappa di una sorta di percorso iniziatico che ruota intorno al tema del pellegrino, inteso come ideale incarnazione del viandante, e del pellegrinaggio, assurto a più vasta categoria dell’interiorità inquieta ed errabonda, mirando a restituirne l’essenza spirituale e filosofica.

1 Paolo Radi, Peregrinus Fondazione VOLUME! 

Siamo così chiamati a reagire emotivamente e sin quasi a vivere un viaggio che si snoda e si precisa attraverso sei opere, ciascuna finita in sé stessa, ma intimamente connessa con le successive.

Le composizioni, nel loro lento susseguirsi, conducono il visitatore a immergersi in questo percorso e partecipare al mysterium che, a partire dal buio profondo che lo accoglie dapprincipio, lo conduce progressivamente verso la rivelazione finale: la luce spirituale, intensa ma brumosa, dell’ultima stanza, occupata da un’elaborata composizione dal titolo Il Sacello del paesaggio, ispirata al ritrovamento delle spoglie mortali di Santa Cecilia e al capolavoro scultoreo di Stefano Maderno che ne costituisce l’imperitura celebrazione.

2 Paolo Radi, Peregrinus Fondazione VOLUME! 

Paolo Radi è certo un artista, tra i più bravi che io conosca: ma è anche un artigiano formidabile, un tecnico sopraffino, un pensatore e, definitivamente, un visionario.

3 Paolo Radi, Peregrinus Fondazione VOLUME! 

Chi ha familiarità col suo lavoro ritroverà in questa installazione (sempre che sia del tutto appropriato qualificarla come tale) tutte le predilezioni di materiali e tematiche che ne hanno segnato la ricerca artistica: in primis, l’amata carta, tagliata, sagomata, colorata, sporcata, iscritta, trasformata; e poi il perspex, con la sua trasparenza, la sua volumetria immateriale, la sua natura di flebile diaframma che separa interno ed esterno, realtà e visione; la scrittura, come indice della memoria, traccia del passato, segno umano volto a fronteggiare l’oblio; e ancora il legno, il gesso, l’oro e ogni sorta di materiale di recupero che la sapiente manualità dell’artista riconosca utile all’attuazione del suo intento creativo.

Se il centro dichiarato di questo lavoro di Radi è il pellegrino che nel suo cammino attraverso i luoghi sacri riconosce il mezzo per dare sollievo alla sua inesauribile sete di Dio, nell’idea guida di Peregrinus egli rappresenta anche una figura metaforica dell’artista e della sua incessante ricerca del trascendente, di ciò che è posto dietro l’apparenza, sotto la buccia della realtà visibile, sempre impegnato nella scoperta e nella costruzione di nuovi mondi. Si potrebbe dire che l’opera di Radi si pone così nello stesso solco romantico tracciato dal Wilhelm Meister di Goethe, dal Winterreise di Schubert, dal Viandante sul mare di nebbia di Caspar Friedrich.

4 Paolo Radi, Peregrinus Fondazione VOLUME! 
5 Paolo Radi, Peregrinus Fondazione VOLUME!

Non so come la vede lui, ma a mio avviso, nei limiti della mia conoscenza di tutto il suo lavoro, Peregrinus è il suo opus magnum, il precipitato di decenni di ricerca che qui approdano a una sorta di compimento, sia dal punto di vista tecnico-materiale, sia sotto il profilo della poetica: e vorrei evitare l’impiego dell’abusata categoria di “concettuale”, perché tutto quanto vi è in questo lavoro di attentamente meditato, di lentamente elaborato, di accuratamente passato attraverso il setaccio dell’idea, di una progettualità chiara e potente, risulta felicemente traslato e infine reificato sul piano concreto dell’esito artistico, dell’esperienza sensibile: senza che il riguardante, estatico partecipe del viaggio iniziatico messo in atto da Radi, percepisca il giogo di un programma, di un “libretto” sovrapposto al testo visivo, senza il quale l’esperienza non possa compiersi o addirittura, come troppo spesso accade, non avere senso affatto. La non originalità (o perfino, volendo, la convenzionalità) del tema generale che impronta questo lavoro di Radi è così riscattata e sublimata dalla compiutezza del risultato, che la riconduce in ultima istanza a una risolta dimensione di universalità.

“Contemporaneo” torna qui ad essere a pieno titolo un aggettivo che designa una collocazione temporale, senza che debba inscrivere il lavoro di Radi all’interno di una qualsiasi corrente o tendenza dell’arte di oggi: laddove Peregrinus si situa consapevolmente proprio in una dimensione sottratta a un preciso legame con una temporalità definita. Siamo così calati dentro uno spazio artistico che è insieme contemporaneo e medioevale, romantico e barocco: sacra rappresentazione e apparato effimero, processione religiosa e percorso sapienziale, un po’ via crucis, un po’ giardino di Bomarzo. Perché Radi, come Caravaggio, Bernini, Borromini, pensa per immagini e vede chiaramente nei suoi pensieri, per complessi che essi siano, senza avere bisogno che qualcuno li spieghi a chi osserva le sue opere. E perché, grazie a Dio, egli crede nella tecnica.

Luca BORTOLOTTI  Roma 4 Maggio 2025

Foto: autore Paolo Radi, Peregrinus, Fondazione VOLUME! Roma