Per i Modigliani “falsi” del Ducale, sequestrati in mostra nel 2017, la Procura di Genova ha chiesto cinque condanne e un’assoluzione.

di Gloria GATTI

Dopo il sequestro “col botto di Capodanno” del Rubens, di dubbia autografia, nelle cronache si torna a parlare di Genova. La Procura della città della lanterna ha chiesto cinque condanne e un’assoluzione per i Modigliani sequestrati in mostra nel 2017,

La condanna più severa di sei anni è stata richiesta per Rudy Chiappini, curatore della mostra, perché secondo il Procuratore

tutte le opere sono state scelte da lui, che era consapevole dei dubbi su alcuni quadri”.

Cinque anni invece sono stati chiesti per Joseph Guttmann, proprietario prestatore, di diverse opere esposte; otto mesi per Nicolò Sponsilli, direttore di Skira che organizzò l’evento e per Rosa Fasan, dipendente della società, sei mesi invece per Pietro Pedrazzini, proprietario prestatore del “Ritratto di Chaim Soutine”. È stata, invece, chiesta l’assoluzione invece per Massimo Zelman, presidente di Mondo Mostre Skira.

Dadamaino

A supportare la tesi della falsità delle opere sostenuta dalla Procura, c’è anche l’ennesima perizia della onnisciente dott.ssa Mariastella Margozzi, storica dell’arte che aveva bollato come false le opere esposte alla mostra di “L’impossibile è Noto” dissequestrate nel 2020 e i Volumi di Dadamaino che il Tribunale di Milano ha ritenuto autentici e che ora troviamo in vendita in tutte le fiere dell’arte.

Se ripercorriamo la giurisprudenza in  materia a partire dal precedente espresso dal Tribunale di Milano nella “sentenza Manzoni” dell’11 Ottobre 2018 che aveva portato ad una assoluzione degli imputati con formula dubitativa non essendo

«possibile addivenire ad un giudizio di sicura falsità delle tele di cui è processo, attesa l’estrema soggettività dei criteri utilizzati dai due esperti, che si basano sostanzialmente nella valutazione soggettiva ed artistica ai fini della decisione circa la genuinità delle opere»

e la più recente “sentenza Dadamaino” dell’8 luglio 2020 in cui tutti gli imputati sono stati assolti perché il fatto non sussiste non essendo stata provata con certezza la falsità delle opere sequestrate, attendiamo a breve l’ennesima assoluzione con formula piena per tutti.

Ma ripercorriamo i fatti. La mostra del Ducale è una di quelle tanto ben raccontate da Tommaso Montanari e Vincenzo Trione in Contro le mostre, una di quelle: ”brutte, mal fatte, furbe, sciatte, approssimative, raccogliticce” e soprattutto frettolose.

Palazzo Ducale non è esattamente il Centre Pompidou di Parigi, la Tate di Londra, il Reina Sofia di Madrid, il MoMA di New York, il Rijksmuseum di Amsterdam e neppure il Kunsthistorisches di Vienna.

Lì si fanno, mostre di cassetta, mostre blockbuster, per vendere dei biglietti, cataloghi e magliette ai turisti; una mostra non di ricerca ma a base commerciale e promozionale, di quelle quasi sempre affidate a società di servizi dove più che la voglia manca il tempo di studiare.

Una mostra ticket non può accedere ai prestiti museali perché i tempi per gli accordi di prestito con i Musei internazionali sono lunghi e soprattutto legati all’autorevolezza dell’istituzione che richiede il prestito. Si espongono, quindi, in massima parte opere prestate da privati collezionisti e, essendo il ruolo del curatore ridotto all’osso, non c’è tempo per studiare e non si può far altro che prendere per “buone” le dichiarazioni sulle provenienze e i percorsi espositivi dati dai prestatori.

Bisogna, infatti, ben tenere a mente il disposto dell’art. 64 del Codice dei Beni Culturali e quel “o almeno la probabile attribuzione e la provenienza delle opere medesime”

Modigliani, però, è, maledettamente pericoloso. Da tempo immemorabile, una serie di esperti Chiristian Gregori Parisot, Marc Restellini e Carlo Pepi si litigano, senza successo, la pretesa di essere l’oracolo di Modigliani, e ciclicamente a turno sono vinti o vincitori di querelles anche giudiziarie che li vede contrapposti e talvolta alleati. Il mercato a differenza delle Procure, li ignora e vende soltanto quanto è pubblicato sui cataloghi di Ambrogio Ceroni.

Come da copione, coloro che hanno denunciato la falsità delle opere del Ducale, infatti sono Carlo Pepi e Marc Restellini, che versano in un tanto palese quanto imbarazzante conflitto d’interessi.

Oggi, però, l’affare “più grosso” che si può fare con Modigliani non è acquistare un suo dipinto, ma diventarne l’unico certificatore autorevole, l’unico erede “spirituale” che, dopo Ambrogio Ceroni, possa distinguere il vero dal falso, a ciò legittimandosi anche attraverso la detenzione esclusiva dell’archivio della sua memoria, quale strumento imprescindibile che consenta di decriptare il suo pensiero e le sue opere.

Proprio per questo Marc Restellini ha anche citato davanti al Tribunale di New York il Wildenstein Plattner Institute Inc. (WPI) che aveva pubblicamente dichiarato la sua intenzione di “digitalizzare l’intero suo archivio e di metterlo online gratuitamente“, mettendo fine al regime di monopolio sulle fonti primarie di cui godono gli Archivi non notificati, ma così minacciando di privare Restellini del “suo” monopolio consistente nell’“accesso diretto agli archivi « primari », come quelli di Roger Dutilleul, Paul Guillaume, Jonas Netter, tra gli altri” – ciò è quello che si legge sul suo sito – , accesso che farebbe di lui il soggetto più autorevole a rilasciare expertises a pagamento e a firmare il nuovo Catalogo Ragionato.

Di cosa si componga l’archivio di Restellini oggetto della contesa non è dato sapere, né quindi si può esprimere un’opinione sulla lamentata lesione dei suoi diritti di proprietà intellettuale da parte del Wildenstein. Non riconoscendo, peraltro, la normativa americana alcun copyright alle banche dati, rectius anche agli archivi, alle stesse assimilabili, la causa potrebbe al più riguardare taluni singoli documenti e non certo l’universalità degli stessi.

Amedeo Modigliani

Amedeo Modigliani, è morto a Parigi il 24 gennaio 1920 senza lasciare beni, disposizioni testamentarie e neppure archivi.  La figlia Jeanne, nata dall’unione con l’amata Jeanne Hébouterne, divenuta una storica dell’arte, dopo aver raccolto e catalogato ogni documento che potesse avere una valenza testimoniale della vita del padre (lettere, cartoline, fotografie, timbri, calchi e lastre) ne costituì post mortem nel 1983 l’Archivio a memoria d’artista, il Modigliani Intitut Archives Legales Paris-Roma.

Jeanne ne assunse la Presidenza alla costituzione nominando archivista lo storico dell’arte Chiristian Gregori Parisot, e morì, in circostanze misteriose, un anno dopo la creazione.

Anche sulla reale consistenza degli Archives, però, non si hanno dati attendibili e neppure una pubblica schedatura del materiale che li componga.

Se è certo che Jeanne avesse copia delle “novantatre splendide pagine su Modì” scritte dalla nonna poiché alcuni stralci sono riprodotti nella pubblicazione “Modigliani incontra Modigliani”, taluni ritengono che l’originale del manoscritto si trovi, invece, nelle mani di un collezionista privato che non intenda darne pubblica diffusione.

La proprietà dei beni costituenti l’archivio ha, invece, formato oggetto di un’azione legale di rivendicazione promossa da Laure Nechschein, una delle due figlie di Jeanne, contro Chiristian Gregori Parisot che ne era il detentore in forza di un singolare “acte de donation”, privo di solenni forme e decisa dal Tribunale di Roma con sentenza n. 51.2014 del 4 gennaio 2014.

Una pronuncia difficilmente condivisibile e finanche bizzarra.

Il Giudice capitolino rilevato che

“la cessione dei beni non era stata una donazione nulla per difetto di forma ma il conferimento di beni per la costituzione di una persona giuridica per la tutela del nome dell’artista”,

la qualificò come un mandato giuridicamente valido anche a valere post-mortem “conferito alla persona che potesse farne il miglior uso possibile”, Parisot, per l’appunto.

Il Tribunale di Roma ritenne altresì che tra Jeanne e Parisot fosse stato validamente concluso un contratto atipico postulando che

l’archivio Modigliani della figlia Jeanne avesse valore come raccolta di creazioni dell’artista sulle quali potesse esercitare il diritto d’autore sia sotto il profilo morale che patrimoniale dovendosi considerare prevalente il valore artistico rispetto al valore degli oggetti in sé”.

La definizione data dal giudice non collima con quella del Glossario della Direzione Generale per gli Archivi del Ministero per i beni e le attività culturali che indica il complesso dei documenti prodotti o acquisiti da un certo soggetto e da quest’ultimo ritenuti meritevoli di conservazione, consistenti nella
raccolta ordinata e tendenzialmente completa degli atti di un ente o individuo che si costituisce durante lo svolgimento della sua attività ed è conservata per il conseguimento degli scopi politici, giuridici e culturali di quell’ente o individuo”
e neppure convince la tesi della prevalenza del valore artistico dell’universalità dei beni su quello venale, soprattutto in assenza dell’apposizione di un vincolo come bene culturale.

E ancor meno convince la tesi del mandato alla tutela del nome.

Il diritto al nome, infatti, spetta a tutti i familiari dell’artista iure proprio in virtù dell’art. 8 del cod. civ. ed è un diritto personalissimo, irrinunciabile e incedibile e la morte del mandante è causa subiettiva di estinzione del mandato ai sensi dell’art. 1728 cod. civ., e il mandato avrebbe dovuto essere ritenuto perento alla morte di Jeanne e al tempo di causa.

Il corpus materiale degli Archivi Modigliani trasferiti nel porto franco di Chiasso e ceduti a tale Maria Stellina Marescalchi da Parisot, è stato sequestrato nel 2020 dalla Procura di Bellinzona; la loro sede legale, invece, dopo molte peregrinazioni, è giunta sino a Milano, proprio a due passi da casa mia, e risiede in un’anonima e brutta palazzina con a pian terreno un negozio di parrucchieri, senza neppure il fascino bohemien della soffitta di Montparnasse ove avevano vissuto Jeanne e Modì e si propone ancora come oggetto sociale la
“concessione dei diritti di sfruttamento sui beni costituenti l’archivio legale dell’artista anche nei confronti di terzi”,
ma nessuno nemmeno ritira la posta.

Intanto, mentre noi siamo fermi al bianco di zinco, è stato, finalmente pubblicato (luglio 2022) Les Secrets De Modigliani Techniques et pratiques artistiques d’Amedeo Modigliani da  Marie-Amélie Senot, Michel Menu e altri , un volume che raccoglie gli esiti degli studi scientifici  condotti dal C2RMF (Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France) e il LaM  su un numeroso corpo di opere dell’artista in collezioni pubbliche francesi.

Gloria GATTI   Milano 19 Marzo 2023