Parla Paola Mangia: “L’allestimento del 2009 della Galleria Corsini ha ricreato al meglio il volto della Quadreria settecentesca seguendo criteri scientifici e documentari e infatti è ancora in vigore. Le polemiche sono pretestuose”.

di Paola MANGIA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa Nota della dott.ssa Paola Mangia relativa all’intervento del Prof. Enzo Borsellino pubblicato sull’ultimo numero di About Art circa la storia degli allestimenti museali in particolare della Galleria Corsini. La dott.sa Mangia è stata Direttrice della Galleria Corsini dal 2008 al 2010.

Caro Direttore,

mi riferisco alla intervista al Prof. Enzo Borsellino apparsa sul numero di About Art dell’8 gennaio 2022 che partendo dalla mostra in corso presso la Galleria Corsini, Le stanze del Cardinale. Neri Maria Corsini protagonista della Roma del Settecento, passa a criticare la collocazione delle opere nel così citato “allestimento del 2009” che venne curato da me in qualità di responsabile della direzione della Galleria stessa negli anni 2008-2010, con l’approvazione e la collaborazione della Soprintendenza e del personale della Galleria.

La scelta dell’allestimento della Quadreria nel 2009 faceva seguito a una serie di accesi dibattiti tra gli studiosi sulla “missione del museo”, e la Galleria Corsini, per l’affluenza di pubblico non certa adeguata al prestigio della stessa, era al centro delle polemiche riguardanti sia questioni di metodo nella gestione sia problematiche legate al patrimonio della galleria stessa, tali da far proporre ad alcuni la chiusura o un’altra destinazione rispetto a quella espositiva[1].

Papa Clemente XII Corsini (da Accademia dei Lincei)

In particolare, il prof. Borsellino lamenta ancora oggi che la ricollocazione dei dipinti avrebbe dovuto far riferimento all’inventario del sec. XIX e non a quelli del  1771 e del 1784 ritenuti invece dalla sottoscritta come i più idonei a presentare al pubblico il momento più significativo della storia della famiglia, in quanto, il primo redatto a seguito della morte del cardinale Neri Maria junior (6 dicembre 1770), nipote di Clemente XII (1730-1740), e il secondo al passaggio dell’appartamento al nipote, il cardinale Andrea, mentre l’inventario del 1750 offriva la possibilità di risalire ai doni e agli acquisti sia del papa Clemente XII (1730-1740), già collezionista quando era cardinale, sia del cardinal nepote Neri Maria junior. L’inventario del 1784 completava la descrizione dei quadri nelle altre tre sale dello stesso appartamento sottoposta a trasformazioni. Infine, proprio questi inventari costituivano i riferimenti più vicini per ricreare al meglio il volto della Quadreria settecentesca nella cornice della reggia dei Corsini a Roma, in cui mirabilmente si coniugavano Appartamento nobile con Quadreria, Biblioteca e Giardino esteso fino alle pendici del Gianicolo. Non è un caso che le scelte della sottoscritta restino ancor oggi in vigore, a distanza di 14 anni e, aggiungo, con l’approvazione del Comitato tecnico scientifico per il patrimonio storico – artistico ed etnoantropologico del Ministero dei Beni Culturali, di molti studiosi e del pubblico[2].

In sostanza, i criteri dell’attuale allestimento della Quadreria fidecommissaria, eseguito in tempi ristrettissimi (marzo-settembre 2009), erano finalizzati a rispettare storicamente e valorizzare l’inizio della raccolta, il legame indissolubile tra Roma e Firenze attraverso la volontà collezionistica dei Corsini, finalizzata ad una rappresentatività nella città papale con scelte proprie della storia della famiglia e del gusto artistico di quell’età, scelte operate dal cardinale Neri Maria e dal pontefice Clemente XII e guidate da Monsignor Bottari, così, come detto, desunte dagli inventari più antichi, tra i quali i già richiamati del 1771 e del 1784.

Ho illustrato ampiamente i criteri e tutti gli aspetti di quest’allestimento in un articolo a conclusione dei lavori ma di tale articolo non v’è alcuna traccia, sia nel testo della citata intervista sia nella bibliografia finale che riporta i solamente gli scritti del prof. Borsellino riguardanti la collezione Corsini[3].

Appare inevitabile oggi rilevare anche come l’allestimento del 2009 si sia mantenuto pressoché inalterato dopo ben 14 anni e non sia stato modificato dai successivi responsabili del Museo e come non si sia trattato di “una operazione abbozzata” come affermato da Enzo Borsellino, ma di una consapevole “ricostruzione in forma di restauro in progress”, suscettibile di variazioni e arricchimenti nel futuro[4].

L’attuale mostra, incentrata sulla figura di Neri Maria Corsini e sulla storia della collezione di cui fu il primo artefice, rappresenta a mio parere l’ideale continuazione di quelle azioni di restauro e di valorizzazione intraprese in occasione dell’”allestimento del 2009” a cominciare dal mantenimento della collezione Corsini in situ, compiti primari indicati con chiarezza dal codice deontologico dell’ICOM.

Tanto ritengo di dover precisare con preghiera di consentirne la pubblicazione con la stessa evidenza data alle affermazioni della citata intervista.

Sentiti ringraziamenti.

Paola MANGIA  13 Gennaio 2023

NOTE

[1] L’allestimento della Quadreria rientrava in un più ampio progetto di valorizzazione e di rilancio della Galleria Corsini, approvata dal Soprintendente di allora, prof. Claudio Strinati e oggetto di una pubblicazione del dicembre 2008. P. Mangia, Galleria Corsini. Un modello di museo storico nella Roma di Trastevere, presentazione di Claudio Strinati, Roma 2008, p. 11
[2] Le registrazioni del 1771 e del 1784 descrivono con precisione il posizionamento delle opere negli ambienti citati : nell’inventario del 1771, coincidenti con le prime cinque sale della galleria denominati “Anticamera”, “Prima Galleria”, “Galleria del cardinale”, “Camera del Camino” e “Alcova”; in quello del 1784, il “Gabinetto verde” con la “Cappella” adiacente, la “Camera verde” e la “Sala dei Quadri di canonizzazione”. Le opere documentate venivano ricollocate in queste sale e ad esse venivano aggiunte quelle conservate all’epoca negli appartamenti del piano superiore e quelle del fondo donato nell’Ottocento da Luisa Scotto. Veniva delineato già allora un percorso di visita e di conoscenza per quella funzione alla “divulgazione” propria del Palazzo Corsini, entro la cornice classicista dell’ambientazione completata. Questi riferimenti documentari, supportati dai disegni di Tommaso Corsini, risalenti al sec. XIX, hanno guidato la ricostruzione filologica dell’allestimento, considerati anche altri diversi fattori di natura storico-artistica e museografica, come i dipinti già esposti, quelli in precario stato di conservazione, le acquisizioni di altre opere provenienti dal Deposito del Museo e di quelle assenti perché in deposito esterno presso istituzioni pubbliche o presso l’Accademia dei Lincei[2].
[3] La Quadreria Corsini. Il nuovo allestimento dagli inventari del sec. XVIII, in AA.VV. “Memoria identità luogo. Il progetto della memoria”, a cura di Davide Borsa, Milano 2012, pp.529-566, Maggioli editore, novembre 2012.
[4] Mangia, 2012, p. 552.