di Chiara GRAZIANI
In fila dall’alba, un cordone di fedeli costeggia Santa Maria Maggiore in attesa dietro le transenne.
Quando le barriere cadono alle 7 inizia per loro il passaggio della Porta Santa dalla quale la strada è diritta per passare davanti alla tomba di Francesco che davvero, solo ora, è consegnato alla storia come gli altri sette pontefici che l’hanno preceduto nella basilica.
Sta sulla soglia della cappella a lui tanto cara, quella della Vergine Salus Populi Romani, dove si celebra la Messa mattutina. Il definitivo transito di Bergoglio da presenza di carne a ricordo devoto, si consuma ora dopo giorni di lutto e commozione. Dalla pietra scolpita non si torna indietro, tutto è compiuto. La gendarmeria vaticana fa scorrere rapidamente il flusso dei pellegrini davanti alla lastra bianca con la scritta Franciscus e la sola indicazione sullo status del defunto suggerita dalla croce pettorale papale che lui aveva voluto di semplice argento.
Una presenza aliena, verrebbe da pensare, nella magnificenza di una basilica che i reali di Spagna coprirono di oro delle Americhe, bottino coloniale da terre nuove dove l’evangelizzazione si accompagnò alla violenta presa di possesso di risorse e vite umane. L’argento del pettorale, l’oro delle volte. C’è l’abisso tra due Chiese che hanno camminato nella storia, quella data al momento agli uomini del momento.
Dall’oro delle Americhe all’argento del Papa che nel 2022 fece il viaggio di Colombo per andare a chiedere il perdono dei nativi per il “genocidio” che li aveva colpiti (e non certo solo per responsabilità della Chiesa): anche per questo stamane a Santa Maria Maggiore si capiva cosa intendesse Bergoglio quando parlava di “cambio d’epoca”. Il punto fermo, il baricentro immobile, resta la Salus Populi Romani davanti alla quale pregò Ignazio di Loyola con i suoi compagni missionari, accanto alla quale riposa Clemente VIII, papa re che usava il fuoco con gli eretici ed ora giace anche Francesco, che quella icona espose al
mondo per intercessione durante una drammatica preghiera solitaria in tempo di epidemia. A Santa Maria Maggiore è arrivato il papa della misericordia. E non perché, volesse prendere le distanze dal Vaticano o dalla Curia disdegnando le grotte Vaticane (tra l’altro tecnicamente Santa Maria Maggiore è Vaticano, la basilica e tutti gli annessi sono extraterritoriali). Lo aveva deciso nel 2022 su ispirazione, così confidò, della Madonna. E la scelta, il primo giorno dell’apertura ai fedeli, sembra assumere un orizzonte di significato, aggiungere un capitolo ad un libro di storia scritto nella pietra e che si scrive sotto i nostri occhi.
La Basilica, alla fine della giornata ha dovuto prolungare l’orario per smaltire la fila dei pellegrini.
Chiara GRAZIANI Roma 27 Aprile 2025