“Omaggio a Carlo Levi”. Alla Galleria d’Arte Moderna di Roma un protagonista della pittura figurativa del Primo Novecento

di Nica FIORI

Omaggio a Carlo Levi”. La mostra affianca i dipinti di Levi a quelli dell’amico Piero Martina e presenta opere inedite della collezione De Lipsis Spallone

Carlo Levi, nato a Torino nel 1902 e morto a Roma nel 1975, è probabilmente più conosciuto come scrittore che non come uno dei protagonisti della pittura figurativa del Novecento; eppure per tutta la sua vita egli si è sentito principalmente un pittore. Renato Guttuso nel 1970 lo definì in suo scritto

un pittore che dipinge organicamente alla sua vita, con la stessa naturalezza di come vive, e la cui pittura matura con lui, con il suo pensiero, la sua saggezza, la sua capacità di capire il mondo”.

Per comprendere la sua arte, che racconta, a volte con immediatezza e altre volte con distaccato lirismo, persone, oggetti e paesaggi, dobbiamo penetrare nella sua vita ricca di esperienze culturali e politiche ed è ciò che fa la mostra “Omaggio a Carlo Levi”, che si tiene a Roma, a 50 anni dalla sua morte, nella Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, privilegiando, in particolare, il rapporto di amicizia con Piero Martina (Torino 1912-1982), come evidenziato nel sottotitolo “L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo”.

Sono in mostra oltre sessanta opere – provenienti da istituzioni e collezioni pubbliche e private – che risultano accomunate dal desiderio di indagare la realtà del nostro Paese, con un atteggiamento di umana partecipazione.

1 Mostra Omaggio a Carlo Levi

Carlo Levi è stato prima di tutto un intellettuale antifascista, sempre profondamente legato alla giustizia sociale, alla libertà e alla difesa degli ultimi, come testimoniano le sue opere letterarie e artistiche, caratterizzate da grande potenza narrativa e visiva. Pensiamo, in particolare, a come egli sia riuscito a descrivere l’esperienza del suo confino in Lucania, nel paese di Aliano, tra il 1935 e il 1936. Quella che inizialmente venne vissuta come una punizione si trasformò in un incontro decisivo per la sua arte. I calanchi argillosi di Aliano, con la loro spaesante aridità, e la vita disagiata dei suoi abitanti ispirarono le riflessioni pittoriche e letterarie di Levi e nacque il suo capolavoro letterario “Cristo si è fermato a Eboli”, pubblicato nel 1945 e divenuto il romanzo manifesto della Questione Meridionale, in quanto denuncia l’abbandono delle regioni del Sud Italia e restituisce dignità alla cultura contadina.

2 Carlo Levi, Tonino o ragazzo lucano, 1935, Fondazione Carlo Levi

Alla base del progetto espositivo della mostra romana c’è la collaborazione tra la Fondazione Carlo Levi di Roma e l’Archivio Piero Martina di Torino, che ha permesso di ricostruire oltre tre decenni di sodalizio fra i due artisti, basato sulle esperienze condivise in ambito artistico, politico e sociale, come la battaglia per un’arte europea, la dissidenza nei confronti del fascismo, l’approdo a Roma nel periodo della ricostruzione post-bellica.

3 Carlo Levi, Autoritratto con fornello, 1935 , Fondazione Carlo levi
4 Piero Martina, Autoritratto, 1943, collezione privata

Nei primi anni Trenta, quando Martina si affaccia sul panorama artistico torinese, Levi, più grande di dieci anni, era un pittore già affermato e lo incoraggia a continuare, alla ricerca di un linguaggio autonomo in rapporto all’ambiente dei “Sei pittori di Torino.” Così viene chiamato il gruppo che si era riunito negli anni 1929-31 attorno alla personalità carismatica di Felice Casorati e alle figure di Lionello Venturi ed Edoardo Persico. Sono loro a suggerire e tratteggiare una sorta di “civiltà pittorica del tono”, secondo le parole dello stesso Venturi, incentrata sul colore e ispirata dalle ricerche impressioniste e postimpressioniste d’oltralpe.

Tornando a Levi e Martina, una sorta di “rispecchiamento” reciproco è riscontrabile nella loro produzione artistica, pur con le dovute differenze legate ai temperamenti individuali. Entrambi raffigurano ritratti di familiari e di amici (tra l’altro ognuno esegue il ritratto dell’altro), nature morte e scorci paesaggistici, con un particolare interesse per la città delle periferie operaie e per i mutamenti stagionali.

5 Piero Martina, Ritratto di Carlo Levi, 1942, Collezione Privata
6 Carlo Levi, Ritratto di Piero Martina, 1942, Archivio Martina

Nella sezione intitolata “Da Torino a Roma” vediamo come negli anni Quaranta e dopo la Liberazione i due pittori continuino a distanza un fertile dialogo. Levi ha consolidato una pittura irrobustita dalla “pennellata ondosa” e poi approdata a un naturalismo esistenziale carico di umori espressionisti. Martina ha via via abbandonato la dimensione intimista e schiva per un più vigoroso confronto con i linguaggi contemporanei. La tragica realtà della guerra impone a tutti un serrato confronto con la realtà.

7 Carlo Levi, Torino, la Gran Madre, 1933, Fondazione Carlo Levi
8 Piero Martina, Torino d’inverno, 1954 Collezione privata

Centrale appare nella mostra il legame di Levi con Roma, città dove visse stabilmente dal 1945 fino alla morte e che rappresentò una fonte d’ispirazione continua, oltre che luogo d’impegno civile da ritrarre come il simbolo di un’Italia in trasformazione.

Se nei dipinti esposti ci colpisce in particolare l’immagine di Anna Magnani, una sorta di Mamma Roma che ci guarda col suo sguardo penetrante e l’espressione tragica, dal punto di vista letterario non possiamo non pensare a L’Orologio, il suo secondo romanzo, pubblicato nel 1950, che ci fa percepire “il respiro della città, fra le sue cupole nere e i colli lontani”, una città dove di notte “par di sentire ruggire leoni”, e soprattutto il fluire del tempo:

“Quel tempo era davvero lunghissimo, fermo, pieno di cose, di ogni cosa del mondo, e, in un certo modo, quasi eterno, come quello del paradiso Terrestre, che è insieme un mito dell’infanzia e dell’eternità. Ma poi il tempo si accorcia, lentamente dapprima, negli anni della giovinezza, poi sempre più in fretta, una volta passato quel capo dei trent’anni che chiude il vasto oceano senza rive dell’età matura”.
9 Carlo Levi, Ritratto di Anna Magnani, 1954, Fondazione Carlo Levi

Rispetto a Cristo si è fermato a Eboli, che rivelava la vita in un luogo fuori dal tempo e dalla storia, nell’Orologio si scopre un mondo nel quale tutti i tempi e tutte le storie sono presenti contemporaneamente. E anche nei dipinti della fase romana sembrano mescolarsi varie atmosfere e sensazioni, e soprattutto l’entusiasmo dell’immediato dopoguerra. Un entusiasmo che si ritrova nelle opere dell’amico Martina, che pure si stabilì a Roma nel 1950, ma vi rimase poco più di un anno.

La stagione dell’impegno civile è la sezione che vede entrambi rivolti verso il sociale negli anni successivi al conflitto mondiale. Per Levi, in realtà, l’impegno era già cominciato nei mesi del suo confino in Lucania, ma è nello studio romano di Villa Strohl Fern che egli immortala storie e sentimenti della gente del Sud. Ed è proprio un dipinto ispirato al Meridione, intitolato I due fratelli (dal ciclo Cristo si è fermato a Eboli, 1953, Gam di Torino), quello che ci colpisce maggiormente. Sullo sfondo appare una figura di donna con un velo nero in testa, così come nero è il fazzoletto della contadina dal volto rugoso nella coeva tela Vecchia e il monacello (Patrimonio artistico Gruppo Unipol).

Più macabro appare il dipinto di Levi Contadine rivoluzionarie (1951, Fondazione Carlo Levi), caratterizzato dai volti quasi scheletrici delle donne e dei bambini raffigurati, mentre di Martina sono presenti un dipinto intitolato Tessitrice 2 del 1952, con i relativi bozzetti, e disegni come La fonderia e Sciopero, entrambi del 1950.

10 Carlo Levi, Contadine rivoluzionarie, 1951, Fondazione Carlo Levi
11 Piero Martina, Tessitrice n 2, 1952, Direzione nazionale CGIL

Il nudo e il paesaggio, protagonisti di una sezione, sono due temi coinvolgenti che vengono ripresi più volte dai due pittori, ognuno a modo suo. In Levi la pittura relativa a questi soggetti è levigata e perlacea negli anni giovanili, drammatica negli anni Trenta e Quaranta, visionaria e trasfigurata nelle forme del mondo vegetale negli anni Sessanta.

12 Carlo Levi, due nudi della collezione De Lipsis

In Martina il nudo, inizialmente riferibile alla cultura figurativa torinese, diviene rappresentazione del profondo rapporto tra luce e colore.

Per quanto riguarda in particolare il paesaggio, la loro ultima stagione pittorica li porta a rifugiarsi nella visione di una natura come luogo privilegiato, in cui fluisce un’interna energia che crea e trasforma la realtà.

13 Piero Martina, Albero con nuvola bianca, 1967, Roma Ministero Affari Esteri
14 Carlo Levi Paesaggio classico con falò, 1954, collezione De Lipsis

Il sottotitolo della mostra allude anche al collezionismo, in particolare quello di Angelina De Lipsis Spallone, nota collezionista romana che, dalla morte del pittore, ha arricchito la propria raccolta privata (oltre 300 quadri) con l’acquisizione di diciannove dipinti inediti di Levi, oggi finalmente visibili in una speciale sezione. La scelta di acquistare tali dipinti è indubbiamente legata al forte legame di amicizia tra la De Lipsis e Linuccia Saba, figlia di Umberto Saba e compagna di Carlo Levi. La De Lipsis era comunque amica dello stesso Levi, in quanto accomunati dagli stessi studi di medicina, anche se Levi non esercitò la professione di medico, mentre Angelina fu una pediatra.

Questa raccolta inedita racconta cronologicamente il percorso dell’artista: dagli esordi (con la Natura morta con noci del 1926, il piccolo Nudo del 1928 e un giovanile Autoritratto), agli anni Trenta, segnati dall’esperienza dei “Sei di Torino” (La Donna sul divano, il Ritratto sulla sedia a sdraio e la Donna col cagnolino) e dall’influenza espressionistica su alcuni suoi lavori (La Raccoglitrice di Conchiglie, il Nudo di Palazzo Altieri e una Natura Morta). Di questo periodo è anche Il Nudo di donna che reca sul verso Donna con il cappellino, un intenso ritratto di Paola Levi Olivetti.

15 Carlo Levi, Madre, 1960 c. Collezione De Lipsis

Si passa quindi alla svolta neorealista degli anni Cinquanta con il Ciclo della Lucania rappresentato dall’intenso La Madre, per poi concludere con le ultime fasi pittoriche degli anni Sessanta e Settanta, rappresentate dagli alberi e dalle vedute del Ciclo di Alassio (tra cui La Vigna e Il Paesaggio di Alassio con falò), caratterizzate da una natura lussureggiante, e dai quadri della serie degli Amanti, con i profili di un uomo e di una donna che si fondono in un abbraccio.

La mostra, arricchita dall’omonimo catalogo edito da Silvana Editoriale, è a cura di Daniela Fonti e Antonella Lavorgna (Fondazione Carlo Levi) e Antonella Martina (Archivio Piero Martina), con la collaborazione di Giovanna Caterina De Feo per la sezione dedicata alla Collezione Angelina De Lipsis Spallone. Sarà visitabile fino al 14 settembre 2025, in contemporanea con un’altra retrospettiva che la GAM dedica a Nino Bertoletti (Roma 1889-1971), svelando la complessità artistica e intellettuale di un eclettico artista di grande talento.

Nica FIORI  Roma 27 Aprile 2025

Omaggio a Carlo Levi. L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo”

Galleria d’Arte Moderna, via Crispi, 24 – Roma

Orario: da martedì a domenica ore 10-19

Ingresso gratuito per i possessori della MIC card

Info: tel. 060608 (dalle 9 alle 19)

www.galleriaartemodernaroma.it

www.zetema.it