I nuovi ritratti della dinastia Giulio-Claudia all’Ara Pacis. dalla Fondazione Sorgente Group

di Nica FIORI

Sei calchi in gesso tratti da originali appartenenti alla Fondazione Sorgente Group arricchiscono la serie dei ritratti della famiglia di Augusto nel Museo dell’Ara Pacis

Il Museo dell’Ara Pacis, già notevole per il suo apparato didattico, permette di approfondire ulteriormente la conoscenza dell’epoca augustea grazie a un nuovo allestimento, che si arricchisce delle copie in gesso di sei ritratti della gens Giulio-Claudia appartenenti alla Fondazione Sorgente Group. Da qualche giorno queste immagini plastiche completano la serie di ritratti della famiglia imperiale, esposti dal 2006. Si tratta di una scelta accurata di pezzi che Valter e Paola Mainetti (Presidente e Vicepresidente della Fondazione Sorgente Group) hanno reperito nell’arco di venti anni sul mercato antiquario e riportato in Italia. Il progetto, fortemente voluto da Paola Mainetti e interamente a spese della Fondazione Sorgente Group, è stato coordinato dalla curatrice per l’Archeologia della Fondazione, Valentina Nicolucci, con la direzione scientifica della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Il prof. Eugenio La Rocca, grande esperto dell’età augustea, ha illustrato nel corso della presentazione i sei ritratti e la travagliata storia della famiglia imperiale. Quando nel 13 a.C. l’imperatore Augusto decise di erigere lAra Pacis (dedicata nel 9 a.C.), al suo ritorno dal viaggio nelle province occidentali dell’impero, voleva trasmettere ai posteri l’idea di un principato contrassegnato, dopo decenni di guerre civili, da nuovi valori, quali la pace, la concordia, la religiosità. Il rilievo principale, raffigurante una lunga processione, mostra l’imperatore accolto dopo il suo viaggio dai magistrati e dai componenti della sua famiglia, ovvero la moglie Livia, la figlia Giulia con il marito Agrippa, la sorella Ottavia e i nipoti. Tutto appare aulico e insieme festoso, ma in realtà l’imperatore era tutt’altro che tranquillo perché non godeva di buona salute e, non avendo avuto nessun figlio maschio, si poneva il problema della successione.

L’amatissimo nipote Marcello (figlio di Ottavia), che aveva fatto sposare con la sua unica figlia Giulia (avuta dalla seconda moglie Scribonia) e che aveva designato come successore, era morto prematuramente nel 23 a.C. e Giulia era stata quindi data in sposa al generale M. Vipsanio Agrippa, grande amico di Augusto. Da Agrippa, Giulia avrebbe avuto cinque figli e, tra questi, Gaio e Lucio Cesari erano stati adottati da Augusto e designati per la successione, ma sarebbero morti entrambi molto giovani (il primo a 24 anni nel 4 d.C. e il secondo a 19 anni nel 2 d.C.). Tra il 13 e il 9 a.C. una serie di disgrazie familiari a catena colpirono profondamente l’imperatore, prima la morte di Agrippa, quindi di Ottavia e poi di Druso (figlio secondogenito di Livia, cui Augusto era affezionato), tant’è che alcune figure (in particolare una vecchia che morde un panno) in secondo piano, alle spalle di questi personaggi raffigurati nella processione, sembrano alludere alle tragedie avvenute.

Alla morte di Augusto l’impero sarebbe passato a Tiberio, figlio primogenito della moglie Livia Drusilla, ma come soluzione estrema perché Tiberio, costretto a divorziare dalla sposa che amava e a sposare Giulia (per lei erano le terze nozze), si era ritirato a Rodi e fu richiamato dal suo esilio volontario a Roma e adottato da Augusto solo dopo le penose vicende che videro Giulia accusata di adulterio e di congiura, e quindi relegata nell’isola di Pandataria (attuale Ventotene). Tiberio, inoltre, fu costretto ad adottare Germanico, nipote di Ottavia, in quanto figlio di Antonia minore (nata dal matrimonio di Ottavia con Marco Antonio) e di Druso, e quindi appartenente per sangue alla gens giulio-claudia. In realtà anche Germanico, designato alla successione imperiale, non sarebbe diventato imperatore, mentre toccherà a uno dei suoi figli, Caligola.

Il primo dei sei ritratti della Fondazione è quello di Marcello, il nipote preferito di Augusto, che prima era assente dalla sequenza dei volti imperiali del Museo; si prosegue con i ritratti di Gaio e Lucio Cesari; si aggiungono, inoltre, i volti di Antonia Minore, di Germanico e di Gaio adulto. In particolare, il ritratto di Marcello è considerato il migliore esemplare del volto del giovane principe ed è stato oggetto di studio per Valerio Massimo Manfredi nel libro “Marcello, un principe nell’era di Augusto” (Roma 2008), pubblicato in occasione dell’esposizione al pubblico della testa nella mostra “Scopri il Massimo”, nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo.

Come ha evidenziato La Rocca, i principi destinati alla successione si adeguano nei ritratti a quelli dell’imperatore, per questo troviamo somiglianze fisiognomiche e acconciature simili a quelle di Augusto, relative agli anni dei ritratti. Gaio Cesare adulto presenta una “barbula” e basette, che fanno pensare a un ritratto post mortem, in quanto probabili segni di una eroizzazione, alla maniera di quelli che troviamo nell’iconografia di Achille e di altri eroi greci.

Anche il ritratto di Antonia minore dovrebbe essere posteriore alla sua morte, perché mostra la donna divinizzata, ovvero con i capelli trattenuti da un cercine di alloro sormontato da una corona decorata a rilievo. Notevole è la somiglianza con la cosiddetta Testa Ludovisi, conservata a Palazzo Altemps e con l’altro suo ritratto nel fregio meridionale dell’Ara Pacis, dove è raffigurata girata indietro verso il marito Druso, mentre tiene per mano il piccolo Germanico.

Il ritratto di Antonia minore acquistato da Sorgente Group si trovava in una collezione americana e, come ha ricordato Valter Mainetti, è stata presa a modello nel 1881 (e prodotta fino al 1913) per la moneta da 5 cent raffigurante la Libertà con serto e diadema.

Grazie alla donazione di questi calchi, la famiglia di Augusto, il primo grande imperatore di Roma, si può dire dunque ricongiunta. Ben cinque di questi ritratti sono relativi a figure designate come successori. Sono immagini di giovani che, per il Sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce, sono “emblema di quella difficoltà che ha avuto Augusto nel voler creare da subito un sistema dinastico”, sul modello di quello greco-egiziano, che pure aveva combattuto.

Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta, Roma

Orario: 9,30-19,30 (la biglietteria chiude un’ora prima)  http://www.arapacis.it