Manoscritti medievali europei a prezzi stracciati sul web. Un appello per la tutela di beni culturali tra i più preziosi.

di Carla ROSSI

Lo scorso 18 settembre, dalle pagine di questa stessa rivista, nel presentare lo splendido Libro d’Ore Madruzzo [1], capolavoro dell’arte miniatoria fiamminga del Quattrocento, esemplato per una destinataria italiana, recentemente fatto a pezzi e venduto su eBay da un tristemente noto biblioclasta, lanciavo una sorta di appello disperato per la tutela di beni artistici estremamente fragili, quali sono i manoscritti medievali e rinascimentali miniati, che (per loro stessa natura) sono esposti, ben più di altre opere, ad atti di vandalismo a scopo di lucro.

Già Virgil Cândea, nel 1974, in una pubblicazione curata dall’Unesco, tentava (purtroppo senza alcun successo) di sensibilizzare i Governi al tema della vendita, in singoli fogli, di capolavori manoscritti unici, irrecuperabili nella loro integrità dopo che hanno subito lo smembramento. In cinquant’anni la situazione, se possibile, è solo peggiorata.

Dal punto di vista giuridico italiano, lo smembramento di un manoscritto è un’ipotesi di reato prevista dall’art. 178 del codice dei beni culturali e del paesaggio. Rientra tra la falsificazione di beni culturali, nella forma dell’alterazione. Va notato, inoltre, come lo stesso biblioclasta che ha venduto i fogli del codice Madruzzo, al momento stia vendendo fogli di un manoscritto francese spacciandolo per italiano.

Lo smembramento e la falsa provenienza è, sempre giuridicamente parlando, un intervento su un bene culturale, che lo modifica, per alterarlo e nasconderne la provenienza. Grazie al sostegno delle colleghe Lucinia Speciale (Università del Salento) e Francesca Manzari (La Sapienza Università di Roma), ho di recente segnalato al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, un altro reato commesso dallo stesso biblioclasta che andrebbe perseguito legalmente e non presentato su eBay come uno dei rivenditori più affidabili. La piattaforma di eCommerce si sta rendendo complice dei reati commessi da ex assistente universitario di origine tedesca, che vive negli Stati Uniti e che, dagli anni Ottanta, ha smembrato e rivenduto a pezzi migliaia di manoscritti medievali europei, in prevalenza Libri d’Ore riccamente miniati.

I clienti del biblioclasta sono principalmente università e centri di ricerca statunitensi, canadesi e australiani, che non possono permettersi l’acquisto di un codice integro, ma che desiderano possedere una piccola collezione di fogli di manoscritti di varie epoche e provenienza.

Solitamente questo rivenditore acquista, a prezzi inferiori ai 30’00 Euro, codici miniati messi all’asta in Germania o nel Regno Unito, li smembra e ne rivende le centinaia di fogli ad aste che partono da una base di un centinaio di Euro e arrivano a superare i diecimila per foglio miniato. Dal momento che i manoscritti che smembra si compongono solitamente di trecento sino a cinquecento fogli, il guadagno che ne ricava è enorme. Il modus operandi del biblioclasta è sempre lo stesso da una quarantina d’anni, ma da quando esistono piattaforme come eBay, la sua attività al limite della legalità ne ha molto beneficiato: le sue aste sono spesso clandestine, dal momento che utilizza eBay per avere i contatti dei clienti interessati alla sua “mercanzia” e poi si fa ricontattare privatamente, segnalando le sue aste.

Dopo una battuta d’arresto nel mese di settembre, in seguito (così ipotizziamo) all’attività di denuncia nei suoi confronti da parte del centro di ricerca che dirigo (il Research Centre for European Philological Tradition), il rivenditore è ricomparso online, mettendo all’asta fogli di un libro d’ore manoscritto italiano della seconda metà del Quattrocento.

Va sottolineato come già i Libri d’Ore italiani siano molto più rari rispetto a quelli francesi o fiamminghi, per questo l’uscita di un codice del genere dai confini nazionali andrebbe controllata. Ancor più grave, poi, il fatto che il manoscritto sia stato fatto a pezzi, soprattutto perché la sua provenienza da una biblioteca lombarda parrebbe certa.

Nell’aprile di quest’anno, la galleria antiquaria tedesca Reiss und Sohn ha venduto, a soli 5’500 Euro, un manoscritto catalogato come “Stundenbuch” (libro d’ore) italiano di piccolo formato (link al catalogo online della vendita: https://www.reiss-sohn.de/de/lose/9454-A208-132/), di oltre trecento fogli, originario di Milano, o più genericamente della Lombardia.

Sul dorso del manoscritto, alla vendita, si trovavano ancora le etichette con la segnatura del codice, proveniente con ogni evidenza da una biblioteca pubblica (figg. 1 e 2), in merito alla quale la galleria tedesca, da noi interpellata, non ha saputo fornire informazioni. Sempre sul dorso, in lettere dorate, compare la dicitura OFFICIUM B(eatae) M(ariae) V(irginis) e, in basso, MS GOTHICUM (manoscritto gotico, con riferimento al carattere, la gotica rotunda italiana, in cui il codice è vergato).

Fig. 1
Fig. 2

Infine, sul primo foglio di calendario (quello che solitamente, proprio perché si trova all’inizio dei manoscritti, è il più rovinato), al mese di gennaio, si nota un’aggiunta di mano cinquecentesca, o più tarda, che annota a penna nera anno 250 e, ruotando il foglio, si legge, erasa, la scritta Mundo mund… (fig. 3).

Fig. 3
Dettaglio Fig. 3

La legatura del codice risaliva al Settecento. L’indicazione di Milano come luogo di origine o di utilizzo è desunta dalla galleria Reiss und Sohn dall’iscrizione nel calendario della “Translatio b(ea)ti Petri M(artyris)” il 7 maggio. Si tratta di Pietro da Verona, o Pietro Martire, al secolo Pietro Rosini (Verona, 1205 circa – Seveso, 6 aprile 1252), predicatore appartenente all’Ordine dei domenicani canonizzato da Innocenzo IV il 24 marzo 1253 con la bolla Magnis et crebris. È sepolto nell’Arca di san Pietro Martire conservata all’interno della Basilica di Sant’Eustorgio a Milano, nella Cappella Portinari. La commemorazione liturgica di San Pietro martire fu inizialmente fissata il 29 aprile poi, durante la riforma liturgica, per evitare sovrapposizioni con la festa dedicata a santa Caterina da Siena (anticipata di un giorno dal 30 al 29 aprile), fu spostata al giorno della solenne traslazione, avvenuta nel 1340, nel sepolcro attuale.

Interessante anche, ai fogli 141r-144r, l’Ufficio della Croce di Papa Giovanni XXII, che fornisce un ulteriore terminus post quem per meglio collocare cronologicamente il codice, dal momento che il Papa Giovanni XXII (Jacques-Arnaud Duèze o d’Euse) era nato a Cahors nel 1244 circa e morto ad Avignone, il 4 dicembre 1334.

L’Ufficio dei Morti si apriva con una grande iniziale pittorica “D”, con l’immagine del Cupo Mietitore sul fol. 177v (fig. 4). Al momento della vendita mancavano almeno 5 fogli ai rispettivi inizi di testo, che probabilmente erano decorati in modo simile alla grande iniziale dell’Ufficio dei morti.

Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7

Nell’ambito del progetto Biblioclasm and digital reconstruction, che mira al recupero e alla ricostruzione digitale dei molti manoscritti smembrati negli ultimi anni e venduti a pezzi su eBay e altri canali (per consultare le varie ricostruzioni e sfogliarle liberamente, consultare il link: http://www.receptio.eu/mainproject ), il centro di ricerca da me diretto (Research Centre for European Philological Tradition) organizza una Scuola Invernale dal titolo Dal foglio al manoscritto (https://www.receptio.eu/eventi), da gennaio ad aprile: nel corso di 20 sedute, i partecipanti ricostruiranno il manoscritto smembrato qui presentato, i cui fogli sino attualmente all’asta su eBay. Imparando e mettendo in pratica il WayBack Recovery Method, gli studenti acquisiranno conoscenze pratiche e strumenti utili alla salvaguardia dei beni culturali.

Una prima ricostruzione del calendario del codice ci ha permesso di collocare il manoscritto con certezza in ambito domenicano.

Al termine della ricostruzione, il manoscritto digitalmente riassemblato verrà presentato al pubblico dal team che vi ha lavorato e messo a disposizione degli interessati in libera consultazione, insieme ad altri già ricostruiti dal nostro centro.

La ricostruzione permetterà di rispondere alle molte domande sulla provenienza del manoscritto, sulla biblioteca che nel Settecento lo possedeva e sulle circostanze che hanno portato all’alienazione del codice, oltre che al suo trasferimento all’estero, alla vendita e allo smembramento.