Luca Signorelli e Roma, l’importante mostra ai Musei Capitolini (fino al 3 novembre)

di Nica FIORI

Se non ci fossero stati Raffaello e Michelangelo, forse Luca Signorelli (Cortona, 1450 ca. – 1523) sarebbe visto oggi come il più importante pittore del Rinascimento. Le sue figure possenti, con una particolare attenzione all’anatomia umana e un carattere e un’energia poco comuni per l’epoca, continuano a stupirci, come devono aver stupito i suoi contemporanei, tanto che, come scrisse Giorgio Vasari

fu ne’ suoi tempi tenuto in Italia tanto famoso e l’opere sue in tanto pregio, quanto nessun altro in qualsivoglia tempo sia stato già mai; perché nell’opere che fece di pittura, mostrò il modo di fare gl’ignudi, e che si possono sì bene con arte e difficultà far parer vivi”.

Questo grande pittore cortonese viene celebrato per la prima volta a Roma nei Musei Capitolini (nella sale di Palazzo Caffarelli) con la mostra Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte. L’intento, come dichiarano i due curatori Federica Papi e Claudio Parisi Presicce, non è quello di offrire una rassegna completa dell’attività del maestro, peraltro improponibile a Roma, perché autore soprattutto di affreschi dislocati tra Umbria, Marche e Toscana, ma quello di evidenziare

quanto l’impatto con le antichità romane e soprattutto con la statuaria classica, ammirate nei suoi brevi e molteplici soggiorni romani, contribuirono a fargli acquisire quel particolare talento nella resa in pittura delle figure nude, in scorcio, in movimento e ben disposte nello spazio, per le quali divenne famoso e che da Michelangelo furono sempre sommamente lodate”.

La statua di un giovinetto nudo di gusto ellenistico, in particolare, è al centro dell’esposizione con due esemplari disposti in sequenza in due sale consecutive: si tratta del celebre Spinario capitolino in bronzo (II metà del I secolo a.C.) e dello Spinario Medici in marmo (prima età imperiale, Firenze, Uffizi). Da quando, nel 1471, lo Spinario capitolino giunse in Campidoglio con la donazione al popolo romano dei bronzi lateranensi da parte di Sisto IV, divenne uno dei capolavori più noti delle collezioni capitoline, insieme alla Lupa, al Camillo e ai frammenti della statua colossale di Costantino.

Luca Signorelli, Battesimo di Cristo, Arcevia

Si tratta di un’opera che, per la raffinata freschezza del tema trattato – il dolore dovuto a una spina, che potrebbe anche essere visto come metafora delle pene d’amore – ha incuriosito e continua a incuriosire gli studiosi e gli artisti, che l’hanno riprodotta in innumerevoli repliche. In pittura è proprio Signorelli che imita la sua posa in due dipinti esposti in mostra: lo troviamo infatti come “neofita” nella pala del Battesimo di Cristo (pala di Arcevia, 1508), mentre ha un piede in acqua e l’altro sollevato a calzare un sandalo.

Luca Signorelli, Tondo di Monaco

Lo ritroviamo pure raffigurato a destra nello sfondo della Madonna con Bambino (1494-1496) dell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, un tondo di rara bellezza con il Bambino in piedi e la figura della Madonna seduta, grande e maestosa come una dea classica. Ricordiamo che l’invenzione della tavola tonda è attribuita proprio al maestro cortonese che l’ha riproposta più volte ed è stata poi ripresa tra gli altri da Michelangelo nel Tondo Doni e da Raffaello nella Madonna del libro, detta anche Conestabile.

Luca Signorelli, Martirio di San Sebastiano, Città di Castello, Pinacoteca

Oltre alla statuaria classica, antichità e monumenti pagani e cristiani osservati a Roma dal Maestro, rivivono o vengono rievocati nel Martirio di san Sebastiano (1498, Pinacoteca Comunale di Città di Castello), dove si vedono su due colli un arco a tre fornici e un rudere di fantasia che ricorda il Colosseo, e nella Crocifissione con la Maddalena (1496-1498, Firenze, Uffizi),

Luca Signorelli, Crocifissione con la Maddalena, part. (Uffizi)

che presenta il titolo della Croce di Cristo (ovvero l’iscrizione “Gesù Nazareno Re dei Giudei” riportata in ebraico, in greco e in latino), che era stato clamorosamente ritrovato a Roma nel 1492 nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme.

P. Pierantoni, Erma di Luca Signorelli (con volto non vero)
Pietro Tenerani, Busto di Luca Signorelli

Il percorso della mostra, organizzato in sette sezioni, parte da un’introduzione sull’errore vasariano del vero volto dell’artista, rappresentato nelle due diverse sembianze dai busti realizzati da Pietro Pierantoni (marmo, 1816, Musei Capitolini, Protomoteca) quello sbagliato e da Pietro Tenerani (gesso, 1848 ca., Museo di Roma) quello con la vera effigie, basata sull’autoritratto di Signorelli nel duomo di Orvieto.

Plastico con l’Ospedale di santo Spirito

Segue la rievocazione della Roma del pontefice Sisto IV (1471-1484), con un bel plastico raffigurante l’Ospedale di Santo Spirito in Sassia rinato a nuova vita sotto il suo pontificato, un dipinto a tempera su pergamena di Gaspar Van Wittel (Veduta di Ponte Sisto, 1682-1688), monete, piante e vedute dell’epoca (tra cui una preziosa miniatura con la Lupa e i gemelli Romolo e Remo, dalla Biblioteca Reale di Torino) e i riferimenti alla Cappella Sistina, dove è riconosciuto l’intervento di Signorelli nel riquadro raffigurante Il testamento e la morte di Mosé (1482), realizzato con Bartolomeo della Gatta e presentato in mostra attraverso un’incisione ottocentesca.

Le Antichità Capitoline sono rievocate con un felice allestimento che riprende in particolare un’incisione del Campidoglio con il celebre Marforio, la gigantesca statua di divinità fluviale passata alla storia per le sue “conversazioni satiriche” con Pasquino e con le altre statue parlanti dell’Urbe.

Da Roma ci spostiamo, per così dire, all’interno della Cappella Nova del Duomo di Orvieto, ricostruita attraverso un gioco di riproduzioni retroilluminate. La cappella, detta anche di San Brizio, è il lavoro della piena maturità, quello che ha dato maggiore celebrità a Luca Signorelli. Il ciclo di affreschi, iniziato nel 1447 dal Beato Angelico (che dipinse solo due vele della volta), proseguito dal suo allievo Benozzo Gozzoli ma ben presto interrotto, venne affidato nel 1499 a Signorelli, che si impegnava a dipingere di sua mano tutti i personaggi dalla cintola in su e che vi lavorò fino al 1504.

Il tema è quello del Giudizio Universale, la cui rappresentazione, che prima era sempre stata unitaria, viene suddivisa in una serie di scene indipendenti (La Resurrezione della carne, I Dannati all’Inferno e Gli Eletti in Paradiso) e vi si aggiungono inoltre dei motivi insoliti come i Fatti dell’Anticristo, Profezie e il Finimondo. La straordinaria forza creativa di Signorelli ebbe qui modo di esprimersi, come scrive Vasaricon bizzarra e capricciosa invenzione” tra angeli, demoni, rovine, terremoti, fuochi, miracoli dell’Anticristo, e tutti quei nudi dalla muscolatura possente che costituiscono il leit motiv della sua produzione pittorica.

Anche alcune incisioni esposte in mostra sono tratte dagli affreschi di Orvieto. Voglio citare in particolare quella raffigurante la Caduta di Simon mago (1880, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, che è di ambientazione romana,

Duomo di Orvieto, Atti dell’Anticristo, Caduta di Simon Mago, part

perché secondo la leggenda Simon Mago, che al tempo di Nerone si esibì in un volo magico, sarebbe caduto sulla via Sacra per effetto della preghiera di San Pietro, tanto che a Roma si conservano le impronte delle ginocchia del Santo impresse in una pietra presso la basilica di Santa Francesca Romana (un tempo Santa Maria Nova).

La mostra prosegue con alcuni suoi capolavori sul tema della grazia e dell’amore materno, fra cui il tondo, poi trasformato in ovale, del Musée Jacquemart-André di Parigi con Madonna col Bambino, San Giovannino e un uomo anziano (olio su tavola 1491-1493),

Luca Signorelli, Sacra Famiglia, Museo Jacquemart André, Parigi
Luca Signorelli, Vergine col Bambino, N.Y. Metropolitan

la Vergine col Bambino (1505-1507, Metropolitan Museum of Art di New York), che era appartenuta alla famiglia di Signorelli, e la preziosa tavola della Galleria Pallavicini di Roma (1487-1489). Seguono poi le sezioni dedicate al soggiorno di Signorelli a Roma sotto il pontefice Leone X (1513-1521) e ai suoi rapporti con Bramante e Michelangelo, raffigurati in due busti. A Roma Signorelli non ottenne quel riconoscimento che gli fu tributato in Umbria, nelle Marche e in patria, neppure quando nel 1513 fu eletto al soglio pontificio Leone X Medici, presso la cui famiglia era stato ‘a servizio’ a Firenze.

Ma, anche se Roma non fu generosa con lui, fu proprio in seguito alle sue esperienze romane che Signorelli elaborò il linguaggio pittorico originale che contraddistinse sia la produzione giovanile sia quella matura, con la sua particolare simbiosi tra classicità e cristianesimo.

L’ultima parte della mostra è dedicata alla sua riscoperta tra Ottocento e Novecento nell’arte (soprattutto con le correnti puriste e preraffaellite), nella letteratura e nel mercato antiquario, con la Flagellazione (1509-1513, Venezia, Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro), Santo Stefano lapidato (1500-1510, Cassa di Risparmio di Perugia) e la Madonna col Bambino fra quattro santi e angeli (1515-1517, Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo).

Franco Gentilini, Giovani in riva al mare, GAM Roma

Risalgono all’Ottocento numerose riproduzioni e incisioni delle opere più note di Signorelli, mentre nel Novecento i suoi nudi maschili suggestionarono alcuni pittori, tra cui Franco Gentilini (Giovani in riva al mare, 1934, Roma Galleria comunale d’arte moderna) e Corrado Cagli (I neofiti, 1934, Roma, Archivio Cagli).

La Corte di Pan (fotografia 1928_33)

La mostra ricorda anche una dolorosa perdita: quella dell’Educazione di Pan (o La Corte di Pan), del Kaiser Friedrich Museum di Berlino, andata distrutta negli ultimi giorni della II guerra mondiale nel corso di due successivi incendi che devastarono la Flakturm di Friedrichshain, dove erano state riposte molte casse piene di opere d’arte dei musei berlinesi (tra cui anche due dipinti di Caravaggio, un Botticelli, un Tintoretto e un Ercole De Roberti, solo per citare i pittori italiani).

Luca Signorelli Pia donna in pianto, frammento della pala di Matelica, Bologna, Musei Civici Arte Antica

Anche la pala col Compianto sul Cristo dipinta a Cortona nel 1504 per la chiesa di Sant’Agostino a Matelica, nelle Marche, ha avuto “una sorte infelice”, come scrive nel catalogo Federica Papi. “Rimasta nella sua collocazione originaria almeno fino al 1736,  fu disgraziatamente rimossa, sezionata  e venduta pezzo a pezzo”. Due dei pochi frammenti rintracciati sono esposti in mostra: ci colpisce in particolare quello della Pia donna in pianto, probabilmente Maria Maddalena, la cui figura ricorre più volte nelle opere signorelliane.

 

Nica FIORI  Roma luglio 2019

Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte

Musei Capitolini, Piazza del Campidoglio, 1 – Roma (19 luglio – 3 novembre 2019).

Orario: tutti i giorni 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima). Biglietto integrato Mostra + Musei Capitolini per i non residenti a Roma: € 16,00 biglietto integrato intero;  € 14,00 biglietto integrato ridotto. Biglietto integrato Mostra + Musei Capitolini per i residenti a Roma: € 14,00 biglietto integrato intero; € 12,00 biglietto integrato ridotto.. Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Catalogo De Luca Editori d’Arte

Tel. 060608; http://www.museicapitolini.org  ;  www.museiincomune.it