ll Palazzo Altemps, storie incrociate di nobili famiglie e grandi architetti.

di Francesco MONTUORI

Migranti su About

  1. M. Martini e F. Montuori

IL  PALAZZO  ALTEMPS

Il Palazzo Altemps fu costruito sulla via e piazza di Santa Apollinare nei pressi di Piazza Navona (fig.1).

Fig.1 Il Palazzo Altemps nella pianta di Giovanni Battista Nolli, 1748 ( Cfr. Frutaz, Le Piante di Roma Volume Terzo)

Il conte Girolamo Riario nipote di Sisto IV, appartenente al ramo napoletano di una nobile famiglia, verso il 1480 incaricò un architetto del progetto del palazzo romano della sua famiglia. Alcuni sostengono che l’architetto fosse Baldassarre Peruzzi, nato nel 1481 e deceduto nel 1536, ma potrebbero commettere un errore poiché il palazzo era già costruito quando nel 1484 venne saccheggiato.

Il primo nucleo del palazzo fu edificato nel XV secolo per volontà di Girolamo Riario, signore di Imola. Lo ereditò il figlio di Girolamo Riario, Ottavio Riario Sforza, che aggiunse al suo nome anche quello della madre Caterina, figlia naturale di Francesco Sforza, duca di Milano.

Intorno al 1520 il palazzo venne acquistato dal cardinale Francesco Soderini che ne fece dipingere la facciata da Polidoro da Caravaggio e da Maturino di Firenze; si ebbero le Storie di Venere e Giove di Giovanni Francesco Romanelli e Scene di battaglia di Francesco Allegrini; nel 1568 i nipoti del cardinale Soderini vendettero il palazzo al cardinale Marco Sittico Altemps, figlio di un nobile austriaco, Wolfang Altemps. L’Altemps dette l’incarico a Martino Longhi il Vecchio di ampliare il palazzo (fig.2),

Fig.2 Palazzo Altemps in un disegno di G. B. Cipriani del XIX secolo
Fig.3 Palazzo Altemps in un disegno del 1830

di creare un cortile con un portico ed eleganti logge e di innalzare una grande altana con arcate fra le lesene binate ornate da quattro obelischi (fig.3).

La nobile famiglia degli Altemps fu originaria di Emps, borgo del Voralberg in Germania dove si chiamava Hohenems. Un ramo di questa famiglia corresse il cognome in Altoembs e in Altaemps, fino a definirsi nell’attuale Altemps; fece fortuna nella città pontificia dopo il matrimonio di un Wolfango (1505.1536) con la sorella di Pio IV, Chiara Medici.

Uno dei cinque figli di Chiara e Wolfango, Marco Sittico, nel 1561 fu cardinale con la diocesi a Costanza, ma trascorse buona parte della sua vita nel palazzo romano di Santa Apollinare nonché nel palazzo di Montecompatri e nella villa di Mondragone a Monteporzio Catone. Sarà Marco Sittico Altemps a sistemare nel palazzo la magnifica collezione di antichità e la preziosa raccolta libraria, passata poi al Vaticano e in parte smembratasi in un’asta del 1908.

Alla sua morte i possedimenti furono ereditati dal figlio naturale Roberto che sposò una Cornelia Ursini. Dal loro matrimonio nacque Giovanni Angelo, grande mecenate, che ai primi del seicento conferì nuovo prestigio al palazzo romano; si impegnò nella raccolta di opere d’arte e costruì una rilevante biblioteca, acquisendo quella del cardinale Colonna.

Nel 1854 Lucrezia, erede del ducato, rimasta vedova, sposò il sottufficiale francese Giulio Hardouin; quest’ultimo restando unico erede del palazzo, diventò un Altemps e fu padre della duchessina Maria che sposò Gabriele d’Annunzio nella chiesa di Sant’Aniceto, una piccola cappella che faceva parte di palazzo Altemps.

Gli Altemps tennero il palazzo per circa tre secoli quando nell’ottocento fu acquistato dalla Santa Sede che lo destinò al Pontificio Collegio Spagnolo; infine nel 1982 fu steso il primo atto di acquisizione da parte dello Stato Italiano.

Fig.4 Il Galata che si uccide con la moglie. Collezione di Palazzo Altemps

Il palazzo, divenuto museo, aprì le sue sale nel dicembre 1997; alle statue e ai rilievi della collezione Altemps Boncompagni Ludovisi del Drago, si affiancò la vasta collezione archeologica di Evan Gorga, eccentrico collezionista d’inizio novecento, che unì la sua collezione alle raccolte cinquecentesche e seicentesche del palazzo.

Attualmente il palazzo è stato restaurato e rinnovato per essere destinato a sede del Museo Nazionale Romano. Della collezione Ludovisi si segnalano l’Ermes Ludovisi da un originale del V secolo a.C.; l’Afrodite di Cnido replica da Prassitele; Il Galata che si uccide con la moglie copia di una statua del I secolo a.C. (fig.4); l’Ares Ludovisi copia da Lisippo.

 

Fig.5 Il Palazzo Altemps e la sua altana

Il palazzo attuale ha le facciate che ricordano l’impianto quattrocentesco; il portale e i cantonali sono a bugne; la facciata che dà su via Sant’Apollinare, ai lati del grande portale, è impreziosita da due mensole a volute.

Appena superato il grande portale, si notano a destra e a sinistra due spaziosi ambienti uno dei quali, utilizzato come portineria, è coperto da uno splendido soffitto a vela. Grazie all’opera di Onorio Longhi l’altana appare armoniosa e slanciata, in angolo con la piazza di Sant’Apollinare. Ornata da lesene termina con un cupolino sormontato dall’ariete rampante, simbolo degli Altemps (figg.5 e 6).

Il cornicione è ornato dai simboli araldici dei Riario, la rosa, e degli Altemps, gli arieti e le croci; su via dei Soldati si nota una torre mozzata del settecento.

Fig.6 La piazza Santa Apollinare

La parte più riuscita del palazzo è il cortile, opera di Martino Longhi il Vecchio (fig.7).

Fig.7 Il cortile del palazzo

Consta di quattro arcate di tre ordini ciascuna, sorrette da pilastri e scandite da lesene doriche al piano terreno e ioniche al piano superiore. Nel lato destro del cortile si possono vedere una fontana con i mosaici colorati, conchiglie, un sarcofago con putti, un ovale con la Madonna e il Bambino, e ai lati due erme. Lungo le scale e nel cortile sono collocate alcune statue greche del V secolo, residuo attuale delle tante sculture della collezione degli Altemps (fig.8).

Fig.8 La collezione di statue greche e romane

La cappella, dedicata a sant’Aniceto che fu papa e martire, conserva sotto l’altare le reliquie del santo il cui corpo fu rinvenuto nelle catacombe di San Sebastiano. La cappella fu appositamente decorata dal Pomarancio e da Ottavio Leoni ed è qui che si svolgeva la vita religiosa della famiglia.

Nel palazzo il Polignac, allora ministro francese presso la Santa Sede, era solito offrire sontuosi banchetti. Fu l’epoca d’oro del palazzo; in due occasioni furono allestite, con apposite scenografie, feste e rappresentazioni teatrali; furono celebrate le nozze del re di Francia con Maria di Polonia e nel 1729 venne organizzata una grande festa per la nascita del loro primo erede maschio; fu anche eseguita una cantata del Metastasio scritta per l’occasione.

Per volere di Giovanni Angelo Altemps nei primi decenni del seicento fu costruito un teatro, lungo circa venti metri con una galleria su tre lati e una loggia. L’Altemps Goldoni fu uno dei teatri privati più antichi di Roma; nel seicento prese vita una vera stagione teatrale, come documentano i costumi e l’utilizzo di macchine da scena.

La vocazione teatrale degli Altemps continuò anche nel settecento quando il teatro fu affittato al Polignac; nella sala al piano terreno si rappresentarono le commedie di Goldoni grazie anche alla presenza di compagnie specializzate nel repertorio veneziano.

Fig.9 Il teatro Goldoni

In seguito gli Altemps non si occuparono più delle strutture del palazzo che cadde in lento degrado; nella seconda metà dell’ottocento al n.3 del vicolo dei Soldati aprì un nuovo teatro Goldoni, forse nello stesso ambiente dello scomparso teatro Altemps; aveva un repertorio scadente e per questo fu soprannominato La trappola; il teatro restò in funzione fino al 1911. Nel 1958 al n.9 di via dei Soldati aprì un secondo teatro Goldoni, proprietà dell’attrice inglese Frances Lillian Reilly che vi recitò per vent’anni finché il figlio Persichetti non lo trasformò in piano bar. I due teatri Goldoni sovrapposti l’uno all’altro, sono molto probabilmente coincidenti con la struttura del settecentesco teatro di Giovanni Angelo Altemps (figg.9 e 10).

Fig.10 Il teatro Goldoni

Il teatro chiuse nei primi mesi degli anni ottanta quando la Santa Sede vendette il palazzo; alla fine del 1999 il teatrino Goldoni diventò una moderna sala al servizio del museo, con circa ottanta posti foyer e bar. Malgrado le esigentissime leggi di sicurezza anche il palco in legno si salvò e lo spazio scenico rimarrà uguale a quello delle lontane origini.

Francesco MONTUORI   Roma 13 Marzo 2022