Le derive planetarie del contemporaneo. Alla GNAMC l’arte in Cina e in Italia tra XX e XXI secolo

di Giulio de MARTINO

La bella mostra “East and West” curata da Gabriele Simongini e Zhang Xiaoling – che si visita alla GNAMC di Roma fino al 14 settembre – propone in forma nuova e attuale un tema e un problema che hanno investito l’arte americana ed europea per tutto il Novecento.

Mi riferisco al dialogo degli artisti occidentali con le forme artistiche e culturali del mondo orientale (Giappone, Cina, India) e – per converso – all’attrazione che i percorsi delle arti occidentali novecentesche hanno esercitato sul lavoro degli artisti orientali (qui: i cinesi), in particolare, negli ultimi 50 anni.

La lontananza esotica fra i due mondi dell’East e del West è ormai un ricordo lontano. Se nel 1905 Henri Matisse poteva ritrarre la moglie «in abito giapponese», Alan W. Watts nel 1957, in California, avrebbe pubblicato “The Way of Zen” per parlare ai giovani di San Francisco. Ai tempi della “Rivoluzione culturale” (1966-1976), il Partito Comunista Cinese avrebbe adottato il linguaggio “pop” del fumetto americano per propagandare le imprese di Mao Tse Dong e di Lin Piao, Renato Mambor dipinse negli anni ’80 i suoi “Mandala” statistici, mentre Manga, “Kagemusha. L’ombra del guerriero” – film del 1980 diretto da Akira Kurosawa – e la Fantascienza cinese di “The Three-Body Problem” (Liu Cixin, 2006) sono diventati i serbatoi di un immaginario planetarizzato[1].

Giunti a valle della globalizzazione di fine Novecento e dei primi decenni del sec. XXI, non è più possibile distinguere l’Oriente e l’Occidente della Terra: la medesima civilizzazione scientifica, tecnologica ed economica unifica il Pianeta. Le differenze linguistiche e culturali rappresentano le distopie e le discronie interne alla «World Culture».

Fig. 1 Zhai Qingxi, “Viaggio Solitario”, 2023, Acciaio inox, 60 × 70 cm Studio dell’artista.

L’UK e gli USA hanno svolto un ruolo decisivo nell’ideare e costruire la «World Culture» – a partire dall’epoca coloniale di fine ‘800 e dalla Rivoluzione industriale – ma, da svariati decenni, le intelligenze orientali occupano posti importanti nel «Nuovo Mondo» della civilizzazione globale.

Con questo presupposto ben chiaro in mente abbiamo visitato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma la mostra “2025 East and West: International Dialogue Exhibition – From Shanghai to Rome, a cura di Gabriele Simongini e Zhang Xiaoling, organizzata dal Ministero della Cultura, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, dalla Shanghai Academy of Fine Arts e dalla Shanghai Artists Association.

L’assunto che emerge è che non soltanto gli artisti occidentali hanno sempre dialogato con quelli orientali e con le loro tecniche, ma anche che gli artisti orientali (qui i cinesi) sono stati influenzati in profondità dall’immaginario artistico americano ed europeo (e quindi italiano) tanto da decostruirne e rielaborarne molti elementi all’interno del loro lavoro e del loro mondo sociale.

Fig. 2 Feng Yuan, “The World”, 2022, chinese painting, 242×49 cm, Studio dell’artista

Nella mostra alla GNAMC si vedono settanta opere di quaranta autori. Sono state selezionate per mettere a confronto gli artisti cinesi di Shanghai e la collezione storica della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.

Gli artisti italiani del ‘900 in esposizione sono Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Amedeo Modigliani, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Gino Severini, Marino Marini, Giorgio Morandi, Alberto Burri, Lucio Fontana, Jannis Kounellis, Mario Schifano: come dire: dalle avanguardie storiche alle neo-post-trans avanguardie di ieri e oggi, passando per un breve «ritorno all’Ordine».

Gli artisti contemporanei italiani – di rilievo internazionale e globale – in mostra sono: Maurizio Cattelan e Rudolf Stingel. Tra gli emergenti: Daniela De Lorenzo, Alessandro Piangiamore, Emanuele Becheri, Davide Rivalta, che sembrano già vivere in un Pianeta Unico.

Fig. 3 Carlo Carrà, “Ragazzo a cavallo”, 1936, Olio su tela, 70 x 90 cm, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma

Molto nutrito è il campo degli artisti di Shanghai. Di loro abbiamo opere che citano letterariamente la tradizione medievale cinese, ma che si spingono linguisticamente ben oltre di essa con una sensibilità planetaria che non ha nulla da invidiare ai nostri «artisti globali». Citiamo: “Il passero vola verso il sole” di Jiao Xiaojian, il “Sogno di Dunhuang – Gaunyin dalle Mille Mani” di Tang Yongli e il misterioso cavaliere in acciaio riflettente del “Viaggio Solitario” di Zhai Qingxi.

Fig. 4 Tang Yongli, “Sogno di Dunhuang – Guanyin dalle Mille Mani”, 2003, Colore su seta, 140 x 220 cm, Studio dell’artista

Tra le opere vediamo le sculture della “Serie degli Eroi di Liangshandi Zeng Chenggang, gli scenari ispirati alle ipercontemporanee metropoli cinesi: “Impressione moderna” di Gao Chuan, “Serie Vista Mare – Da nuvoloso a sereno”, di Mao Donghua. L’arte planetaria di consapevolezza ambientale ed ecologica si ritrova in: “Ascoltando la voce della Terra 1” di Li Lei, “Tracce della vita” di Wei Ping,”. Il rapporto contemplativo con i paesaggi e la natura è in: “Ondeggiare n.35” di Bai Ying, “Piccolo Arcobaleno Volante – 1” di Ding Beili, “Immagine Primordiale n.3” di Jin Qing, “Tra Monti e Acque” di Ni Wei, “Cercando la Via tra i Monti e i Ruscelli” di Wang Tiande, “Nella Fitta Vegetazione n.3” di Xiao Min.

La curatela della mostra – peraltro ottima – non poteva ovviamente esimersi – siamo a Roma – dal ricercare genealogie museali e macro-confronti storici tra classico e contemporaneo, ma risalta comunque – al di là delle narrazioni accademiche – il fatto che il 2025 non sia il 1935 e che l’«immaginario globale» in circolazione nei mass-media e su internet abbia bypassato da tempo ogni frontiera.

Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, ha pedagogicamente osservato:

La mostra è una preziosa occasione per conoscere l’arte di un grande Paese come la Cina, lontano ma protagonista sulla scena internazionale, e paragonarla con le coeve espressioni creative italiane. L’arte si sviluppa grazie alla contaminazione e per questo un museo pubblico deve favorire e promuovere il confronto con culture diverse”.
Fig. 5 Giorgio Morandi, “Natura morta con zuccheriera, limone, pane”,1921, carta, acquaforte, 85 x 100 cm, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma

Dall’altra parte, Zeng Chenggang, Presidente dell’Associazione degli Artisti di Shanghai e Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Shanghai, ha osservato:

“‘East and West’ è una mostra animata dall’intento di superare i confini geografici e culturali, esplorando come l’arte contemporanea possa rispondere alle urgenze del nostro tempo. In un contesto globale segnato da profondi cambiamenti, Cina e Italia condividono la sfida del rinnovamento culturale e dell’identità: è su questa base che prende forma il progetto espositivo, come piattaforma per un dialogo autentico attraverso il linguaggio universale dell’arte”.

Come dire che l’arte italiana di oggi è ben poco occidentale e che l’arte cinese di oggi è ben poco orientale.

Fig. 6 Zeng Chenggang , “Loto · Acqua, 2000”, Acciaio inox, 240 × 400 × 200 cm., NordArt, Kunst in der Carlshütte gGmbH, Büdelsdorf, Germania

Come ha scritto il curatore Gabriele Simongini:

“Le opere degli artisti legati a Shanghai ci portano ad attraversare un mondo in divenire, compreso fra due confini. Il primo è la tradizione, il secondo è una proiezione nel futuro, specchio di un Paese che nel corso degli anni ha compiuto una crescita economica e tecnologica impressionante. Tecniche artistiche antiche «come la pittura ad inchiostro, sono al contempo valorizzate con rispetto ma anche spinte a varcare i limiti della tradizione per affrontare le sfide del presente, sia formalmente che tematicamente, con nuovi scenari visionari».
Fig. 7 Maurizio Cattelan, “Sunday, 2024”, 2 pannelli di acciaio dorato 24 carati colpiti con armi di differenti calibri, due elementi 135,6×135,6×3,8 cm, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma

Andando agilmente oltre il “gap” tra istituzioni accademiche e creazioni artistiche e smarcandosi dal sempre risorgente anti-americanismo italiano, il team curatoriale cinese ha sottolineato:

“‘East and West’ non rappresenta soltanto un atteggiamento aperto al dialogo e al reciproco arricchimento, ma si fa portatore di una riflessione continua sulla modernità, sulla costruzione dell’identità e sulla complessità culturale del mondo globale. In un’epoca in cui la globalizzazione e l’omologazione culturale avanzano rapidamente, la sfida principale di questa curatela è costruire un meccanismo di dialogo interculturale profondo […]. L’intento è quello di superare le tradizionali delimitazioni geografiche e culturali, esplorando, […] a partire dalla soggettività culturale e dalla dimensione interattiva del linguaggio visivo, il significato sociale dell’arte contemporanea nel contesto globale.”
Fig. 8 Ding Yi, “Dieci Segni 2019-14”, 2019, Tecnica mista su tavola di legno di tiglio, 120 x 120 cm, Studio dell’artista

La Mostra è suddivisa in tre nuclei tematici: “Riflessi dello Spazio-Tempo”, “Espansione del Pensiero”, “Generazione dell’Immaginario”. Attraversandola, in varie occasioni, il visitatore si chiede se si trovi di fronte all’opera di un artista cinese o di uno italiano.

Il primo nucleo, “Riflessi dello Spazio-Tempo”, intende analizzare come, dal XX secolo ad oggi, gli artisti cinesi e italiani abbiano affrontato i processi di nuova modernizzazione e di globalizzazione, di sparizione dell’identità culturale nazionale, attraverso il cambiamento del linguaggio artistico.

Fig. 9 Gao Chuan, “Impressione Moderna 2023”, Sigillo di pietra in bianco e nero su carta di riso, 144 x 76 cm, Studio dell’artista
Fig. 10 Jannis Kounellis, “Senza titolo”, 1966, Collage su cartoncino, 91 x 67.5 cm.

Icuratori sembrano innamorarsi un po’ troppo della parola “tradizione” e parlano eufemisticamente di «collisioni visive contemporanee con la continuità spirituale della tradizione». In realtà, è solo all’interno del passato remoto della classicità e dell’epoca assiale che può costruirsi la narrazione che separi le antiche «Civilizations» di cui parlano gli storici e gli archeologi. La «World Culture» che – a più riprese e in varie epoche – (Atene e Roma, Gengis Kahn e Marco Polo, Colombo e Magellano, Marx e Lenin, Steve Jobs e Bill Gates) le ha unificate ha anche interiorizzato le contrapposizioni e le scissioni intra-culturali in esse presenti.

“Espansione del Pensiero” è la sezione dedicata alla trasformazione dei materiali, dei media e dei linguaggi artistici. Attraverso sculture, installazioni e pitture gli artisti hanno trasformato la “materia” in pensiero e l’immaginario nel “reale”.

Nella Sezione “Generazione dell’Immaginario”, le opere si radicano nell’esperienza locale, nella storia urbana e nel racconto individuale, generando paesaggi e scenari che – lungi dal differenziare le culture e le civilizzazioni – approntano i linguaggi e i codici comuni dell’estetica e dell’arte post-moderna. Viene, a volte, il dubbio che qualcuno abbia sottovalutato la potenza e la pervasività planetaria della «pop culture» americana lungo tutto il corso del ‘900. Il Paese che si affaccia «sui due Oceani» ha dato eguale importanza all’«Indo-Pacifico» e alla «Old Europe».

Giulio de MARTINO  Roma 20 Luglio 2025

LA MOSTRA

“2025 East and West: International Dialogue Exhibition – From Shanghai to Rome”

15 luglio – 14 settembre 2025

Curata da: Gabriele Simongini e Zhang Xiaoling

Realizzazione: Zhong Art International

Patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, dell’Accademia di Belle Arti di Roma e della RUFA – Rome University of Fine Arts, con il supporto della Shanghai University.

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Viale delle Belle Arti 131, Roma.

[1] Vedi: AA.VV., “I fumetti di Mao”, Bari, Laterza, 1971; AA.VV., “Science Fiction from China”, a c. di Wu Dingbo and Patrick D. Murphy, Praeger Press, NY, 1989; Giulio de Martino, “Lo spettatore turbato”, Milano, Mimesis, 2023; Giulio de Martino, “Le promesse dell’intelligenza artificiale”, in “Dromo”, 2024: https://www.dromorivista.it/le-promesse-dellintelligenza-artificiale/