Le “Cantate” di Giuseppe Corsi, un capolavoro poco conosciuto del Barocco in prima registrazione assoluta.

di Claudio LISTANTI

Da pochi giorni è disponibile sul mercato discografico un nuovo Cd edito dalla Brilliant Classics che arricchisce il panorama delle incisioni dedicate alle composizioni del cosiddetto periodo barocco, un’epoca fervida della storia della musica che ha prodotto numerosi capolavori per costituire un sostanzioso ‘corpus’ che, purtroppo, è conosciuto in maniera del tutto parziale anche per un certo inspiegabile disinteresse della critica musicale che ritiene superfluo orientare la lente di ingrandimento su quel periodo ‘aureo’ della storia della musica per di più molto significativo dell’Arte e della Cultura italiana.

Fig. 1 Il musicista e musicologo Lorenzo Tozzi.

Lo studio, ed in molti casi anche la riscoperta, di capolavori del periodo barocco, è lasciato alle volenterose e appassionate, ma anche esperte mani, di pochi diligenti musicisti e musicologi che hanno a cuore tutti gli aspetti legati al periodo barocco. Tra questi c’è Lorenzo Tozzi, studioso, musicologo e musicista di grande esperienza e valore, che riesce a dare un contributo essenziale alla riproposta di questo repertorio che si è materializzato con diverse pubblicazioni tra le quali la fondamentale Edizione Critica della Cantate di Carlo Rainaldi e con numerose incisioni discografiche indispensabili all’approfondimento dei contenuti storici e musicali di questo specifico repertorio. Un lavoro fatto con dedizione e passione soprattutto per porre in evidenza quanto sia importante la città di Roma tra ‘600 e ‘700 nell’ambito della Storia della Musica.

L’ultima sua ‘fatica’ in tal senso è la pubblicazione di questo cd della Brilliant Classics dedicato alle cantate di uno dei musicisti di quel periodo, Giuseppe Corsi, artista di una certa rilevanza per la musica di quell’epoca ma al giorno d’oggi praticamente sconosciuto ai più, per cui l’uscita di questo disco rappresenta un importante documento per approfondire i contenuti di questo periodo storico.

Giuseppe Corsi, detto anche il Celano, o Celani a causa delle sue origini abruzzesi, fu uno dei compositori di una certa fama della cosiddetta scuola romana operanti nella Città Eterna nella seconda metà del Seicento. Di lui non si sa molto, come afferma anche Giovanni Tribuzio che oltre ad essere curatore del catalogo delle opere è anche autore delle esplicative note contenute nel cofanetto, evidenziando che non si conosce con precisione l’anno della sua nascita che sembra avvenuta tra il 1631 e il 1632, certamente in Abruzzo, con ogni probabilità in Celano, da qui l’altro suo cognome, o in un altro centro non definito ma sempre nella Marsica.

Fig. 2 La copertina del Cd dedicato alle Cantate per basso di Giuseppe Corsi

La sua formazione avvenne nell’ambiente musicale della città di Roma dove fu puer cantor presso la Cappella Giulia ed anche allievo di Giacomo Carissimi al Collegio Germanico-Ungarico. Presso la Basilica di S. Maria Maggiore, dal 1657 al 1659 fu successore del suo maestro Antonio Maria Abbatini per proseguire il suo operato come maestro di cappella alla Basilica di S. Giovanni in Laterano (1661-1665) e presso la Chiesa di S. Maria Maddalena nel 1658. Dopo una nuova esperienza alla Santa Casa di Loreto dove rimase fino al 1675,  nel 1677 lo troviamo di nuovo a Roma maestro di Cappella nell’Oratorio di San Marcello e in S. Maria in Vallicella dove compose alcuni oratori.

Come mette in evidenza Giovanni Tribuzio, nelle cronache del tempo Giuseppe Ottavio Pitoni scrisse nella sua opera Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica che Corsi (o Celani) “ebbe moglie e figlioli, quali premorirono et anco fu prete”. Ma nello stesso 1677 fu accusato per lo stupro di una “zitella che, come si disse, saltò per paura la finestra” fu arrestato, torturato e incarcerato presso la Rocca Albornoziana di Narni. Dopo l’esilio a Parma dove ricoprì l’incarico di maestro di cappella della Basilica di S. Maria della Steccata si hanno notizie di un suo spostamento ad Ancona dove con ogni probabilità ottenne il magistero della Cattedrale di S. Ciriaco. Luogo e data della morte sono tuttora non conosciuti.  Sappiamo solo che il 26 dicembre 1690 Ferdinando de’ Medici gli commissionò un Miserere e ventisette responsori per la Settimana Santa. Il 10 marzo del successivo 1691 Corsi (o Celani) rispose all’invito. È questo l’ultimo documento di cui disponiamo sul compositore.

Tra queste composizioni, le cantate per basso pubblicate nel Cd sono le uniche superstiti scritte da Corsi/Celani per questo organico. Esse fanno parte di un’antologia della Biblioteca Estense Universitaria di Modena comprendente anche tre cantate per soprano. Come sottolinea Tribuzio l’appartenenza di queste composizioni alla collezione di Francesco II d’Este, riferibile ad un manoscritto che si può presumere datato tra il 1684 e il 1690, ci fa dedurre che le opere in questione sono ascrivibili al mecenatismo estense ma non a quello farnesiano ed alimenta la notizia esposta dal prima citato Pitoni che Corsi sarebbe morto a Modena lasciando “l’opere nel medemo loco”.

Nel Cd, quindi, si possono ascoltare quattro cantate per basso che assumono posizione baricentrica per in contenuto generale di tutto il disco.  Nello specifico si tratta della cantata Dalle balze sicane (TriCo 58) ha ispirazione mitologica rievocando la storia di Encelado uno dei Giganti (per la mitologia greca i figli della Terra) secondo la quale fu colpito con il fulmine da Zeus e sotterrato da Atena sotto l’Etna. Si struttura con un’alternanza di arie e recitativi che ne mettono in risalto la terribile storia di grande presa all’ascolto come le lamentazioni espresse con la suggestiva aria Li ciechi abissi.

I contenuti della cantata seguente, Cruda legge del mio fato (TriCo 57), possono essere considerati autobiografici visto il riferimento alle sciagure e alle pene d’amore che caratterizzano parte della vita del Corsi/Celani. In essa i recitativi sembrano evolversi in veri e propri ‘ariosi’ di più grande e efficace espressività come nel finale con Or se pena il piacere. Segue un’arietta, brano dalle dimensioni più contenute, Me lo volete dire (TriCo 63a), che taluni attribuiscono a Corsi/Celani mentre la studiosa Elisa Goudriaan addirittura individua il Carissimi, che del musicista fu maestro.

La quarta cantata contenuta dal cd è Abbandonato e solo (TriCo 49), basata su un testo musicato anche da Alessandro Scarlatti, una successione di recitativi e arie per un incisivo monologo con il quale l’imperatore Nerone mette al corrente l’ascoltatore dei suoi incubi e delle sue preoccupazioni che alimentarono quelle paranoie che caratterizzarono l’ultima parte della vita, conseguenza dei sospetti su Seneca, sulla madre Agrippina e la moglie Poppea e che si conclude auspicando la morte come liberazione. In questa cantata è molto evidente una linea vocale molto più virtuosistica rispetto alle precedenti, particolarmente efficace nel rappresentare i turbamenti e le angosce della vita, per certi versi infelice, del quinto imperatore di Roma.

Fig 3 Anonimo del XVIII sec. Ritratto di Giacomo Antonio Perti, Bologna Museo internazionale e biblioteca della musica

Completano il cd altri brani di musicisti coevi di Corsi. Innanzi tutto Giacomo Antonio Perti, che di Corsi/Celani fu allievo prediletto del quale è proposta la cantata Pompe, voi che ascondete anche se la paternità, a detta dello stesso Tribuzio, non è possibile certificare nel suo insieme, in quanto per alcune fonti si tratterebbe piuttosto di un ‘pasticcio’, un brano composito opera di mano ignota il cui recitativo introduttivo è tratto da un oratorio di Perti al quale è attribuibile anche l’aria centrale mentre quella conclusiva  fu scritta da Antonio Vivaldi per l’Orlando furioso di Giovanni Alberto Ristori. Ma nell’insieme la cantata dimostra certamente assonanze con la musica del Corsi/Celani.

Ad arricchire ulteriormente il cd ci sono anche due brani di carattere strumentale di Giovanni Battista Vitali che, Renato Criscuolo, strumentista dell’Ensemble Romabarocca, ipotizza, pur in assenza di prove, che Corsi possa aver conosciuto durante il suo soggiorno a Parma. Vitali, infatti, era virtuoso del basso della famiglia del violino, strumento più conosciuto con il nome di violone, antenato del violoncello dei nostri giorni. Considerando anche che i due compositori parteciparono alla celebre disputa, datata 1685, sulle quinte parallele della Sonata op. II n. 3 di Arcangelo Corelli, la conoscenza reciproca può essere pensabile. La sonorità di tale strumento è molto ben visibile in queste cantate di Corsi, per cui i due brani provenienti Partite sopra diverse sonate per il violone di Vitali, Suite n. 1 e n. 2, risultano essere del tutto complementari all’ascolto e al godimento di tutto il disco.

Per quanto riguarda gli interpreti Lorenzo Tozzi, direttore e maestro al cembalo ha diretto con la sua consueta chiarezza ed efficacia tutti i brani proposti restituendo alle opere il fascino e la seduzione che emanano queste splendide musiche. Un risultato ottenuto anche grazie ai due componenti di Romabarocca Ensemble, Andrea Damiani arciliuto e chitarra barocca e il già citato Renato Criscuolo violone. Per quanto riguarda la parte vocale c’è stato il contributo del baritono Mauro Borgioni uno degli artisti più apprezzati oggi per il repertorio barocco, cha esibisce la sua possente voce molto ben preparata per superare tutte le difficoltà di questa particolare linea vocale che riesce a realizzare efficacemente grazie anche alla sua chiarissima pronuncia dei testi cantati.

La registrazione di queste quattro cantate di Giuseppe Corsi/Celani è da considerarsi a tutti gli effetti la prima incisione assoluta e, nella sua interezza è stata registrata a Roma presso l’Oratorio dei Barnabiti dall’11 al 13 marzo 2022. Pur rilevando con piacere (e lodando) la presenza nell’opuscolo del cd delle note esplicative redatte in italiano, purtroppo non è così per i testi che non figurano nell’opuscolo pur essendo, per una proposta come questa, indispensabili.  Nonostante l’opuscolo stesso reciti che i testi sono reperibili su www.brillantclassics.com, connettendosi ciò non avviene. Invitiamo i responsabili della Brillant ad eliminare questo spiacevole inconveniente per un doveroso rispetto non solo verso gli ascoltatori ma anche verso i protagonisti di questa pubblicazione alla quale hanno dedicato il proprio lavoro, gli studi, le conoscenze, la competenza e l’entusiasmo e, in definitiva, anche per la musica barocca stessa che per essere compresa pienamente ha bisogno di questi strumenti.

Claudio LISTANTI  Roma 23 Aprile 2023