redazione
Le Gallerie Antiquarie Canesso Galerie, Parigi e Milano, e Antonacci La Piccirella di Roma, reduci dalla rassegna “Arte e Collezionismo a Roma” tenutasi recentemente a Palazzo Barberini dal 18 al 23 settembre, hanno cortesemente accettato di rispondere ad alcune domande sulla condizione attuale e sui possibili sviluppi di questo importante settore che muove ogni anno l’interesse e l’attenzione di migliaia di collezionisti e amanti delle belle arti, oltre a commercianti e operatori. Ringraziamo Francesca Antonacci e Maurizio Canesso per la cortese collaborazione.
Domande
1 La tua galleria è presente nelle mostre antiquarie più importanti a livello internazionale; la prima cosa che ti chiederei dunque è cosa hai riservato per questa mostra romana in termini di top lot e magari se la scelta è stata meditata (considerato cioè il contesto) o casuale
F. Antonacci: R: Abbiamo presentato una selezione di opere che, come da consuetudine, si distingue per l’eclettismo, la raffinatezza e l’alta qualità della proposta, con dipinti scelti tra la prima metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Tra gli highlight di questa edizione figuravano due ritratti e due paesaggi, opere di grande qualità e interesse storico-artistico, che testimoniano ancora una volta il nostro impegno nella valorizzazione della pittura italiana ed europea tra XIX e XX secolo. Naturalmente abbiamo studiato le scelte considerando la sede museale e la città che ospitava l’evento privilegiando quindi opere di respiro museale e soggetti romani. Una delle opere protagoniste del nostro stand era infatti una Veduta di Villa Medici dipinto in cui Jean-Achille Benouville nel 1864 celebra la bellezza di Roma. Perciò quale cornice migliore se non presentare quest’opera proprio a Roma?
M. Canesso: Ho scelto di portare a Roma opere legate alla Classicità. L’opera più d’impatto, per le sue ampie dimensioni e i suoi cromatismi giocati sui bianchi-grigi-azzurri è indubbiamente quella del Cavalier d’Arpino (1568 – 1640) ambientata nei pressi del Ponte Milvio, a nord di Roma. Questo dipinto dal disegno nitido e dinamico, forse l’ultimo capolavoro del Cavalier d’Arpino, rappresenta la vittoria di Costantino su Massenzio. L’intricata coreografia dei corpi, dipinta con la fluidità e capacità di sintesi di un maestro che sa dominare pienamente la materia, crea una sorta di danza sospesa nel tempo. Da un lato richiama i rilievi dei sarcofagi dell’antica Roma, dall’altro anticipa le forme metafisiche e sintetiche della pittura del Novecento. Si distingue poi per la sua originalità dal sapore surrealista l’opera di François De Nomé (1593-1640), Agrippina parte da Antiochia per portare a Roma le ceneri di Germanico. In questa tela il pittore francese tanto amato e riscoperto da André Bretonrappresenta un’Antiochia immaginaria che sorge dall’acqua. Edifici di fantasia che rimandano alle cattedrali nordiche e alle architetture della Roma barocca sono dipinti con tratti rapidi, sintetici, densi di spessa materia pittorica. Tra questi volumi architettonici decine di figure dipinte con brio da Agostino Tassi(1578 – 1644), animano la scena. Più introspettivo il Catone di Giovanni Peruzzini (1629 – 1694). Questo pronipote di Catone il Sapiente fu senatore, stoico e difensore della Repubblica. Si suicidò a Utica dopo la sconfitta di Thapsus. È un esempio antico di nobile morte, quella del vinto che, non volendosi sottomettere al vincitore, sceglie di togliersi la vita. Da segnalare è la prestigiosa provenienza di questo dipinto che nel 1678 era collocato nell’appartamento del Cardinale Sigismondo Chigi (1649-1678) nel Palazzo Chigi di Piazza Colonna a Roma, (oggi residenza del presidente del Consiglio. ) Infine, sempre di carattere introspettivo, un raro Domenico Marolì (1612 – 1676) con un Archimede dallo sguardo limpido e indagatore.
2 Questa iniziativa romana, com’è noto, è la seconda (dopo quella dello scorso anno a Palazzo Brancaccio) dopo un decennio circa di mancanza di eventi nella capitale; pensi che sia stato giusto ripristinare la mostra dell’antiquariato a Roma?
F. Antonacci: Sì, assolutamente. Ritengo fosse fondamentale ripristinare una mostra dell’antiquariato a Roma di alto profilo. La capitale, con la sua storia e il suo patrimonio artistico senza pari, non poteva rimanere priva di un appuntamento di tale prestigio per così tanto tempo. Roma è non solo un centro culturale di importanza mondiale, ma anche un luogo in cui il collezionismo ha radici profonde e consolidate. Ridare alla città una manifestazione di respiro internazionale dedicata all’antiquariato significa restituirle un ruolo naturale di protagonista sulla scena dell’arte, offrendo al pubblico, ai collezionisti e agli studiosi l’occasione di incontrarsi e confrontarsi in un contesto di grande qualità e in una sede prestigiosa come Palazzo Barberini. Inoltre, la presenza di una fiera a Roma contribuisce a rafforzare il tessuto culturale ed economico della città, creando un legame virtuoso tra tradizione e mercato contemporaneo.
M. Canesso: Penso che un’alternanza annuale tra Firenze e Roma possa giovare alle due fiere e al mercato. Avere un appuntamento fisso con l’arte italiana in due città così belle e amate in tutto il mondo sarà moltoattrattivo per i collezionisti, anche internazionali. Un’occasione per trascorrere un week end di settembre immersi nell’arte italiana.
3Te la senti di dare un giudizio sui tuoi colleghi? Se si, vorrei da te un giudizio su come ti è sembrata l’ “offerta” che viene proposta a Palazzo Barberini? Mi riferisco in generale alla qualità ed anche ai prezzi di quanto esposto. Inoltre mi piacerebbe sapere che ne pensi delle gallerie antiquarie che presentano anche opere d’arte contemporanea.
F. Antonacci: Mi sento senz’altro di dire che tutti abbiamo messo un grande impegno nel selezionare opere di qualità nel proprio campo d’interesse.Per quanto riguarda le gallerie antiquarie che presentano anche opere d’arte contemporanea, sono assolutamente favorevole: trovo molto stimolante il dialogo di epoche e generi. Io stessa, in altre occasioni, ho presentato opere d’arte contemporanea o di artisti del secondo ‘900. L’importante, a mio avviso, è che ci sia sempre un dialogo coerente tra le opere, così che il confronto tra linguaggi diversi risulti arricchente e non forzato.
M. Canesso: A Palazzo Barberini abbiamo condiviso lo stand con la Galleria Bacarelli. É stata una bellissima esperienza. Noi esponevamo dipinti e loro sculture. Lapo Bacarelli, che ha progettato lo stand, ha saputi mettere in splendido rapporto i diversi pezzi. Tra questiuna imponente Asta Cielare di Arnaldo Pomodoro che dialogava meravigliosamente con gli obelischi e le architetture del dipinto di De Nomè. Accostare opere contemporanee con quelle antiche può essere molto interessante ma bisogna sperimentare a piccole dosi poichè è un’alchimia difficile da realizzare.
5 In una intervista al Giornale dell’Arte sul mercato degli Old Master e in genere dell’antiquariato hai affermato che “I pezzi importanti, i capolavori, seppur lentamente, trovano sempre una collocazione eccellente in collezioni private o pubbliche”. E’ una affermazione che effettivamente trova riscontro nella realtà; il problema è dunque quello di attrarre di nuovo l’attenzione delle fasce medie di possibili acquirenti letteralmente spariti o quasi che però nelle vostre gallerie non si avvicinano neppure, perché hanno paura dei prezzi. Hai qualche suggerimento in proposito? Cosa si può fare? Oggi sembra – almeno a leggere i report sui giornali specializzati- che tra i collezionisti interessati agli old master (ma non solo) si preferisca seguire case d’aste anche di piccolo cabotaggio dove però si può comprare ancora qualcosa di buono a prezzi concorrenziali e magari fare qualche ‘scoperta’; qualcuno parla di concorrenza scorretta ma io ti chiedo invece se non trovi che dovreste prendere in esame anche voi titolari di gallerie importanti una soluzione del genere?
F. Antonacci: In un periodo così complesso, segnato da incertezze socio-politiche ed economiche c’è più cautela ma è anche vero che le opere di qualità sono considerate come beni su cui investire. Ultimamente c’è stato un maggior interesse da parte di collezionisti piccoli e medi, spinti non tanto da logiche speculative quanto dal puro piacere di possedere e vivere le opere. Per questo nella nostra selezione espositiva abbiamo scelto di affiancare ai capolavori di maestri affermati anche opere di artisti meno noti che abbiamo riportato alla luce e valorizzato con studi, capaci di coniugare qualità e unicità con una maggiore accessibilità, così da mantenere vivo il dialogo con un pubblico più ampio. Il nostro lavoro è proprio quello, grazie alla nostra conoscenza, di riscoprire o in alcuni casi scoprire per la prima volta, opere d’arte: riportarle alla luce, restituire loro una storia, valorizzandole attraverso gli studi e offrirle a un nuovo mercato. Oggi le aste rappresentano senza dubbio i nostri principali concorrenti; la vera vittoria di un antiquario, tuttavia, resta quella di riuscire a intercettare un dipinto prima che venga messo in vendita all’asta. Comprare in asta è certamente un modo più semplice e comodo di acquistare un’opera, ma non sempre il più fruttuoso economicamente: dietro al lavoro del gallerista c’è una ricerca, una selezione, una valorizzazione e soprattutto una garanzia per ciò che vendiamo. Tutti aspetti che difficilmente un meccanismo d’asta riesce a dare.
M. Canesso: Per una Galleria, il lavoro che c’è dietro ad ogni singola opera è molto più impegnativo e approfondito di quello di una casa d’aste. Il nostro è un lavoro di selezione, di studio e di ricerca. Chi viene ad acquistare in una Galleria lo fa perché vuole una garanzia di qualità. Le Case d’Asta lavorano sui grandi numeri, noi sui piccoli numeri. Sono due lavori molto diversi. Le Gallerie non sono dei semplici negozi ma sono promotrici di studi scientifici, mostre, giornate di studi, conferenze. Attraverso le fiere fanno viaggiare gli oggetti d’arte rendendoli fruibili algrande pubblico. Basta pensare alle iniziative appena conclusesi a Palazzo Barberini a Roma o a Panorama Pozzuoli con Italics. Il lavoro del mercante è quello di promuovere un’opera, è un lavoro lungo e paziente che richiede molti anni.
7 Infine ti chiedo come vedi lo sviluppo del settore antiquario; recentemente com’è noto è stata introdotta l’aliquota IVA agevolata al 5% sull’acquisto di opere d’arte: un provvedimento senza dubbio positivo che però non è affatto risolutivo senza una revisione organica e profonda delle norme che regolano la circolazione delle opere d’arte in Italia, oggi anacronistiche e penalizzanti rispetto al resto d’Europa. Voi operatori del settore non pensate di fare pressione a livello politico per una soluzione soddisfacente?
F. Antonacci: l’Associazione Antiquari d’Italia sta lavorando in modo assiduo, a stretto confronto con il Ministero dei Beni Culturali, per cercare di arrivare a una soluzione più risolutiva e agile per tutti noi. Occorrerebbe semplificare l’esportazione delle opere d’arte, snellire le pratiche, ridurre drasticamente i tempi, alzare le soglie di valore e soprattutto introdurre una sorta di “passaporto” per le opere, che eviti continui rinnovi e scadenze, così da garantire una circolazione più fluida e al passo con quanto già accade nel resto d’Europa.
M.Canesso: Esiste già un gruppo di lavoro del mondo del mercato dell’arte: è l’Associazione Gruppo Apollo. Si deve soprattutto a loro, al loro ottimo lavoro e al dialogo che sono riusciti a tessere con il Governo se si è ottenuto l’abbassamento dell’IVA al 5%. Sono costantemente attivi e confido che nel futuro potranno esserci anche delle maggiori aperture sul regolamento della circolazione delle opere d’arte a livello europeo.
Roma 5 Ottobre 2025

