redazione
E’ scomparso qualche giorno fa Achille della Ragione, noto ginecologo, collezionista di pittura antica partenopea oltre che instancabile divulgatore delle bellezze artistiche della città. Famose le sue ‘visite guidate’ nelle chiese napoletane con al seguito anche centinaia di appassionati cui regalava ore di spiegazioni precise e puntuali, sugli architetti, sugli artisti, sulle storie e sulle vicende che erano dietro i complessi di San Domenico Maggiore, Gesù Nuovo, San Lorenzo Maggiore, Sant’Anna dei Lombardi, San Giovanni a Carbonara, ma anche del Duomo, o della Cappella Sansevero, come della Certosa di San Martino solo per citarne alcuni di maggior rilievo. Da ginecologo ebbe l’idea di importare per primo nel nostro paese il metodo anticoncezionale detto Karman o per aspirazione, che oltre che salvare un numero determinante di donne dai rischi degli aborti che venivano effettuati prima con incisioni e interventi chirurgici e che portavano spesso a episodi di setticemia e perfino alla morte delle malcapitate, gli valse l’ostilità della lobby del settore (e non solo), fin quando non cadde in una trappola propabilmente preparate appositamente a i suoi danni e finì per essere condannato, rimanendo in carcere a Regina Coeli per un paio di anni.
Autore di un numero impressionante di pubblicazioni sui pittori napoletani in particolare del XVII secolo (il ‘secolo d’oro della pittura napoletana’, in dieci volumi è infatti uno dei suoi bets seller) tanto da arrivare a definirsi ‘il maggior esperto di pittura nepoletana del Seicento’ Achille è stato anche un fautore di incontri e momenti di riflessione e discussione: famoso è stato il cenacolo che radunava nella sua bella villa di Posillipo in cui erano ospiti sovente politici, intellettuali, studiosi che si intrettattenevano con lui e con la sua adorata moglie Elvira.
Per noi è stato un caro amico con cui era possibile scherzare e che spesso mi piaceva contraddire in certi suoi intenti storico artistici; ricordo che mi venne a trovare a Roma molti anni fa senza sapere neppure di preciso dove abitassi (dalle parti di Monte Sacro, gli avevo detto, senza pensare che mi avrebbe voluto incontrare) ma, come mi confessò, chiedendo a destra e a manca fino ad arrivare alla meta.
Aveva – è il caso di sottolinearlo- una grande concezione di sè e delle sue conoscenze, tanto da sfidare a volte i più rinomati storici dell’arte esperti in pittura napoletana che non di rado o lo ignoravano o arrivavano a irriderne le ‘scoperte’ o le ‘attribuzioni’; ma lui non se la prendeva: “E’ tutta invidia; ce l’hanno con me -.rispondeva- perchè non mi faccio pagare !”.
E adesso se ne andato, credo per una grave malattia al cuore che lo attanagliava da tempo. Quando mi telefonava per sapere se mi era arrivata l’ultima delle sue pubblicazioni, era sempre ironico, perfino giocoso, e terminava con la classica frase “Ok, stamme ‘n coppa ‘o velluto!”. Nell’ultima telefonata invece – ai primi di maggio- lo sentii molto provato, mi chiese se era previsto un mio viaggio a Napoli e in effetti gli diedi un sorta di appuntamento per metà maggio, ma non mi rispose con la solita frase, anzi sentii che scoppiò a piangere, nè feci in tempo a chiedere cosa succedesse, che attaccò il telefono. Era chiaro: se la sentiva vicino …
P d L Roma Giugno 2025