di Francesco PETRUCCI
Ricordo di Vittorio Casale
Ho appena saputo lo scorso giovedì da Liliana Barroero, con grande dispiacere, della recente scomparsa dello storico dell’arte Vittorio Casale (Castelvecchio Subequo, 17 novembre 1938 – Roma, 24 marzo 2025), che vedo segnalata soltanto da qualche rivista online di Chieti. Nell’assenza di altre comunicazioni da parte di studiosi che lo hanno conosciuto sicuramente meglio di me, mi è sembrato doveroso ricordarlo con queste poche righe, sebbene da alcuni anni avessimo perso i contatti, anche per i suoi frequenti soggiorni in Abruzzo.
Fine storico dell’arte e stimato professore universitario, Vittorio Casale ha educato con passione e generosità speciale generazioni di allievi dalla sua cattedra di storia della critica d’arte dell’Università degli Studi di Roma Tre.
Molti di essi, tra cui Valeria Di Giuseppe Di Paolo e mio fratello Daniele, lo ricordano con affetto per rara disponibilità umana, schiettezza e capacità di trasmettere con chiarezza in una visione generale, senza mai cadere nel nozionismo, i contenuti profondi del linguaggio mutevole dell’arte. Motivi che lo distinguevano da molti suoi colleghi.
Collaborammo assieme nel 2007 alla mostra e al catalogo della donazione Lemme a Palazzo Chigi in Ariccia. Avevo pensato di coinvolgerlo per la stima che nutrivo nei suoi confronti, condivisa da Fabrizio Lemme suo caro amico, soprattutto per le conoscenze che aveva sul multiforme e capzioso – almeno così lo era per me – Settecento romano. Per l’occasione coinvolse nella schedatura delle opere due suoi promettenti allievi, Alessandro Agresti e Maria Antonia Nocco, donando poi nel 2008 al museo del “Barocco romano” di Ariccia un disegno di Marco Benefial (Il dono della reliquia di San Pietro Ragalado alla principessa Isabella di Castiglia).
Ci siamo di nuovo incontrati alle riunioni organizzate dall’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Terni, diretto da Don Claudio Bosi, per una mostra e varie iniziative su Girolamo Troppa, artista su cui aveva pubblicato alcuni contributi, compreso l’importante ritrovamento di un ciclo di tele a Boville Ernica.
Numerosi e fondamentali i suoi studi sulla storia dell’arte romana del ‘600 e ‘700, con diffusione tra Lazio, Umbria e Abruzzo, maturati anche attraverso le conoscenze capillari maturate nel gruppo di Roma Tre, coordinato, con inedita visione dei contesti e della cosiddetta ‘geografia dell’arte’, da parte di Bruno Toscano, approdate nei preziosissimi volumi “Ricerche in Umbra”. Casale ha così fatto riemergere dall’oblio o approfondito, con saggi e articoli su riviste scientifiche, figure poco studiate o in quegli anni addirittura ignorate, come Agostino Masucci, Lazzaro Baldi, Pietro Bianchi, Michelangelo Cerruti, Giuseppe Bartolomeo Chiari, Liborio Coccetti, Marcello Leopardi, Biagio Puccini, Michelangelo e Niccolò Ricciolini, Girolamo Troppa e molti altri ancora.
Gli studi sul 700 romano e le sue ramificazioni territoriali, hanno un punto fermo nell’ampio saggio La pittura del Settecento in Umbria, pubblicato nell’opera La pittura in Italia, il Settecento, a cura di Giuliano Briganti (1990). Numerose anche le ricerche a tutto campo, tra pittura, scultura e arti decorative, sulla sua terra natale, l’Abruzzo, soprattutto nella provincia di Chieti.
Nel 1973 aveva pubblicato un’edizione critica del Trattato della pittura, e scultura di Giovan Domenico Ottonelli e Pietro da Cortona, l’unica vera codificazione teorica dell’estetica barocca, di cui era molto orgoglioso e di cui mi donò una copia.

Fondamentali i suoi approfondimenti sulle espressioni artistiche connesse ai processi promozionali delle “canonizzazioni”, ove ha aperto un nuovo e inesplorato settore di ricerca, in parallelo con quelli sull’effimero barocco di Maurizio Fagiolo dell’Arco, culminati nel libro L’arte per le canonizzazioni (Allemandi, Torino 2011).
Nell’ambito degli studi berniniani, il clamoroso ritrovamento, suffragato su base documentaria, nel Duomo di Foligno dei busti dei coniugi Roscioli, pubblicato nel 1988 in “Paragone”, cui sono seguite attente letture critiche sulla Cattedra e sul Baldacchino. Punto di riferimento negli studi maratteschi rimane il volume da lui curato, assieme a Liliana Barroero, su Niccolò Berrettoni, talentuoso e sfortunato allievo di Carlo Maratti, a complemento degli atti del convegno sul pittore (1998). Nel 2008 ha curato con Giovanna Sapori il volume La Collezione d’arte della Cassa Depositi e Prestiti, dedicandosi poi prevalentemente negli ultimi anni ad iniziative abruzzesi.
Francesco PETRUCCI Roma, 29 Marzo 2025