La scultura a Berlino nel XIX sec. e la chiesa-museo di Karl Friedrich Schinkel, l’architetto che cambiò il volto della capitale prussiana.

di Nica FIORI (foto di Francesca LICORDARI)

La chiesa-museo di Karl Friedrich Schinkel a Berlino. La mostra di scultura berlinese del XIX secolo e il focus sulla vita e l’opera del grande architetto ottocentesco che cambiò il volto della capitale prussiana.

A Berlino si dice che ci siano più musei che giorni dell’anno. Ovviamente si tratta di un’ironica esagerazione, ma la capitale tedesca si distingue, più che per le sue bellezze architettoniche e paesaggistiche, per le numerosissime raccolte d’arte e di curiosità varie. Un affascinante museo a ingresso gratuito, dedicato alla scuola di scultura ottocentesca berlinese e intitolato Ideal und Form, merita assolutamente una visita, soprattutto perché, al di là della bellezza delle opere esposte (della collezione dell’Alte Nationalgalerie), è ospitato nella Friedrichswerdersche Kirche, una chiesa centralissima (di fronte all’Humboldt Forum nell’Isola della Città) progettata da Karl Friedrich Schinkel (1781-1841).

1 Friedrichswerdersche Kirche

Parliamo del più celebre architetto tedesco ottocentesco, la cui poliedrica attività artistica è illustrata nella galleria superiore della stessa chiesa nella mostra Fokus Schinkel. Ein Blick auf Leben und Werk (Focus Schinkel. Uno sguardo sulla vita e sull’opera).

Ritratto di Karl Friedrich Schinkel, eseguito da C.F.L. Schmid nel 1832

Schinkel non era propriamente di Berlino (era nato a Neuruppin, nel Brandeburgo), ma nessun altro come lui ne avrebbe costruito il mito di città moderna, grazie a uno stile architettonico che si distaccava dalla pesantezza del barocco teutonico, privilegiando la sobrietà delle linee classiche con colonne, frontoni, esedre e rotonde.

Proprio a due passi da questa sua chiesa-museo si erge lo splendido colonnato della facciata dell’Altes Museum, il museo più antico di Berlino (dedicato alle antichità classiche) che è considerato uno dei capolavori più significativi di Schinkel, tanto che dopo la sua morte altri architetti s’ispirarono al suo stile. Ricordiamo in particolare il Neues Museum e la Alte Nationalgalerie sull’Isola dei Musei, entrambi progettati dal suo allievo Friedrich August Stüler.

3 Altes Museum

Tra le opere berlinesi di Schinkel si ricorda il mausoleo commissionato dalla regina Luise nel giardino dello Schloss Charlottenburg: una piccola ed elegante costruzione che risulta decisamente austera, se accostata allo sfarzo barocco del palazzo.

Uno dei progetti più noti è quello del 1818 della Neue Wache (Nuova Guardia), l’edificio neoclassico sul viale Unter den Linden, che doveva servire da sede per la Guardia reale, e che oggi è un memoriale contro le guerre. Pure celebri sono lo Schlossbrücke, il ponte sulla Sprea presso il Castello di Berlino (il c.d. Schloss, sede dell’Humboldt Forum, ricostruito recentemente combinando l’antico con il contemporaneo; vedi https://www.aboutartonline.com/il-castello-di-berlino-humboldt-forum-lultima-novita-architettonica-della-capitale-tedesca/) e il Teatro Nazionale (Schauspielhaus) inaugurato nel 1821 in Gendarmenmarkt, la piazza più monumentale della capitale tedesca.

Tra gli edifici più innovativi si ricordano il Gewerbeinstitut Berlin (1829) in Klosterstraße, costruito con Peter Beuth e caratterizzato da una struttura semplice con ampie finestrature, e la Bauakademie (1832-1836), purtroppo non più esistente: una costruzione, caratterizzata da una facciata in mattoni e pannelli artistici in terracotta, che con la sua modularità e semplicità funzionale anticipò i principi formali del Bauhaus.

4 La Bauakademie in un dipinto del 1868 di E. Gaertner

Oltre agli edifici che plasmarono la nuova Berlino, la fama di Schinkel è legata anche al mondo teatrale, tanto che la sua apprezzatissima scenografia del Flauto magico di Mozart, in particolare l’apparizione della Regina della Notte, viene ricordata nel soffitto a volta della metropolitana (fermata Museumsinsel) con il suo cielo blu stellato.

5 Scenografia di Schinkel per Il Flauto magico, 1815

Come scopriamo leggendo la biografia di Schinkel, egli non si recò mai in Grecia, patria ideale del classicismo, mentre si lasciò influenzare profondamente dall’architettura italiana. A partire dal 1803, egli esplorò il nostro paese nel corso di più viaggi da Trieste fino alla Sicilia, lasciandosi ammaliare da città come Venezia, Roma e Napoli, dai templi della Magna Grecia, dalle architetture medievali e rinascimentali e dai paesaggi rurali.

Pur essendo stato un protagonista del neoclassicismo prussiano, non rimase sempre fedele agli stilemi neoclassici, e si lasciò ammaliare dal romanticismo e dal ritorno in auge del nuovo stile gotico, che ebbe modo di studiare nel corso dei suoi viaggi in città tedesche, in Inghilterra e perfino a Milano, dove riprodusse il Duomo.

Come è ben illustrato in uno dei pannelli della mostra, la passione per il gotico si nota soprattutto nei suoi dipinti, più che nei progetti architettonici effettivamente realizzati. Soprattutto da giovane, percepì un legame profondo tra il gotico e la natura intesa come simbolo di libertà. La stessa architettura gotica era vista come libera e indisciplinata, assolutamente soggettiva, mentre il neoclassicismo incarnava al contrario una necessità oggettiva e un senso del dovere categorico, più funzionale e rigoroso.

6 K.F. Schinkel, Chiesa Gotica su una roccia sul mare, Alte Nationalgalerie

Oltre all’importanza di Schinkel come pittore, ricercato scenografo e designer (è esposta anche una sedia da lui disegnata), viene evidenziato nella mostra il suo impegnativo ruolo di funzionario edile e di artista di corte presso l’Oberbaudeputation (la massima autorità edilizia della Prussia dal 1804 al 1850), la sua funzione di urbanista e di conservatore di monumenti e il suo interesse per un progetto artistico onnicomprensivo, come espresso da questa sua celebre affermazione:

L’uomo si fa bello in ogni cosa, così che ogni azione che emana da lui diventa bella in tutto e per tutto nei motivi e nell’esecuzione. (…) Ogni azione è per lui un compito artistico”.

Tra le frequentazioni di Schinkel si ricorda quella con Johann Wolfgang von Goethe, con il quale s’incontrò, in particolare, per illustrargli i disegni per il nuovo Teatro Nazionale, che venne inaugurato nel 1821 con l’Ifigenia in Tauride dello stesso Goethe. Schinkel ebbe rapporti con diversi artisti coevi, tra cui gli scultori Johann Gottfried Schadow, Christian Daniel Rauch, Christian Friedrich Tieck, August Kiss, e fu amico del naturalista e geografo Alexander von Humboldt, il cui nome è legato all’Università cittadina e ora anche al rinato e già citato Schloss. Tra l’altro un suo ritratto in marmo, realizzato nel 1808 da Bertel Thorvaldsen, è esposto nella galleria superiore della chiesa, insieme a quelli di altri personaggi di spicco, tra cui Guglielmo I, ritratto in gesso da Angelica Facius nel 1830, e Otto von Bismarck, eseguito in marmo dalla nota scultrice Elisabet Ney nel 1895-96.

La Friedrichswerdersche Kirche, usata da più anni come spazio espositivo dell’Alte Nationalgalerie, è stata costruita tra il 1824 e il 1830 in stile neogotico, su precisa richiesta del principe ereditario Friedrich Wilhelm (IV) che la voleva “più tedesca” rispetto al coevo Altes Museum di forme neoclassiche. La facciata in mattoni è caratterizzata da due alti campanili e da un doppio portale a medaglioni in ghisa sormontato dall’arcangelo Michele.

7 Interno della Friedrichswerdersche Kirche
7 bis, interno visto dalla Galleria superiore

All’interno la navata unica con le sue volte a costoloni è un vero gioiello architettonico illuminato da alte finestre, le cui vetrate sono state disegnate dallo stesso Schinkel per proiettare la luce con giochi di colore.

La pianta a navata unica si rivelò nel tempo la carta vincente di un’architettura, più volte negli anni riproposta. La “purificazione attraverso l’antico”, richiesta dal committente, venne messa in opera con l’accorgimento dell’uso di larghe lesene, che si rivelò utile ad assorbire gli urti del terreno, particolarmente fragile per via della vicinanza al fiume.

La chiesa è stata riaperta nel 2020 dopo l’ultimo restauro che si era reso necessario a causa delle conseguenze di un’eccessiva attività edilizia praticata a Berlino dal 1989 in poi. A ridosso del lato ovest della chiesa in quegli anni è infatti sorto un alto edificio i cui lavori di scavo per il getto delle fondamenta hanno causato allarmanti scosse che costoloni e lesene della chiesa sono stati in grado di contrastare, ma che hanno comunque provocato consistenti crepe e fessurazioni; l’eccessiva vicinanza di moderni edifici, inoltre, altera con la loro ombra la luce dell’interno. L’ultimo intervento sul capolavoro schinkeliano ha messo in sicurezza le parti portanti e restaurato l’insieme architettonico; l’altezza degli edifici vicini è stata ridotta in alcuni punti e la parziale mancanza di luce all’interno della chiesa è ora compensata da un’illuminazione artificiale atta a mettere nel giusto risalto le sculture che vi sono esposte.

Queste opere, per lo più ottocentesche, sono quelle della scuola di scultura berlinese, che si forma a partire dalla seconda metà del Settecento con Federico il Grande di Prussia. Prima che si affermasse il grande scultore tedesco Johann Gottfried Schadow (1764-1850), autore dell’opera più iconica del museo, il Doppio ritratto delle principessine Luise e Friederike di Prussia, realizzato in gesso nel 1795 (la versione successiva in marmo è esposta nell’Alte Nationalgalerie) e da poco restaurato, furono tre artisti francesi, o comunque di formazione francese, ad avere l’incarico di scultori di corte. Si tratta di François-Gaspard Adam, Sigisbert-François Michel e Jean-Pierre-Antoine Tassaert, le cui tecniche di lavorazione del marmo e del bronzo furono fondamentali per formare i talenti locali, come Emil Wolff, cui si devono la ricostruzione di un’antica statua di Ermes (post 1824) e opere a tema mitologico come Circe e Nereide con tridente, Heinrich Kümmel, del quale è esposto il Giovane pescatore, dal particolare atteggiamento contemplativo, il già citato Johann Gottfried Shadow e il figlio Ridolfo Schadow, tutti artisti influenzati dal neoclassicismo teorizzato da Johann Joachim Winckelmann.

8 E. Wolff, Nereide con tridente
9 J. G. Schadow, Doppio ritratto delle principessine di Prussia
10 H. Kummel, Giovane pescatore, marmo e ottone, 1839-40

Come era stato per Winckelmann, anche per questi artisti fu Roma il maggior polo di attrazione per ammirare la statuaria antica e alcuni di essi, come Wolff e Ridolfo Schadow rimasero in Italia a lungo, copiando e restaurando sculture antiche e traendone ispirazione per nuove opere. Ricordiamo che Ridolfo Schadow morì a Roma nel 1822, all’età di 36 anni, e venne sepolto nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte.

Mentre all’inizio del secolo XIX era ancora la scultura classica il modello di riferimento principale per qualsiasi composizione, dalla metà del secolo in poi gli aspiranti scultori che si recavano in Italia si orientarono maggiormente verso le opere potenti e drammaticamente commoventi di Michelangelo e Bernini. Scultori come August Kiss, Adolf Brütt, Albert Wolff, Louis Tuaillon, Reinhold Begas introdussero una sensuale dinamica neobarocca, evidente in alcune composizioni in mostra.

11 L. Tuaillon, Frine, bronzo, 1 884

Le esposizioni universali, i concorsi internazionali e gli interessi dei collezionisti privati favorirono la diffusione della scultura tedesca anche al di fuori della Germania, tanto che negli Stati Uniti si trovano calchi di opere celebri della scuola di scultura di Berlino, come l’Amazzone a cavallo di August Kiss e il Lottatore con il leone di Albert Wolff, così come numerose opere della scultrice Elisabet Ney, che nel 1871 era emigrata in Texas.

Intorno al 1890, una generazione di scultori (tra cui Adolf von Hildebrand, Paul Peterich, Artur Volkmann, August Kraus) rispose all’emotività neobarocca delle opere dei precedenti maestri con un nuovo approccio.

12 R. Begas, Eva con i suoi figli, marmo, 1909
13 August Kraus, Frau Arnthal, marmo 1905-1912

Invece di ricorrere all’enfasi della scultura monumentale, essi si concentrarono sempre di più sulla riduzione in termini di forma e di contenuto.

Nella chiesa sono esposte anche quattro statue-ritratto che si trovavano un tempo nel portico dell’Altes Museum. A causa dei danni subiti nella II guerra mondiale, ma anche per proteggerli dagli effetti del vento e delle intemperie, i quattro ritratti non sono stati riportati nella loro sede originaria, e dal 1987 sono esposti come pezzi chiave della mostra di scultura. Tra questi ricordiamo il ritratto di Winckelmann, realizzato nel 1848 di Ludwig Wichmann, e ovviamente quello di Schinkel, che in realtà è una copia di quello iniziato da Tieck nel 1894 e terminato da Hermann Wittig nel 1899, gravemente danneggiato durante la guerra.

14 Statua ritratto di Winckelmann
15 Statua ritratto di Schinkel

Proprio a due passi dalla chiesa, ci si imbatte nel monumento a Schinkel, collocato nell’omonima centralissima piazza (Schinkelplatz), che è stata completamente ricostruita nel 2007-2008 nella sua forma storica. Come un nume tutelare, sembra rivolgere il suo sguardo verso le architetture più emblematiche della città, comprese quelle recentissime che continuano a trasformare il suo vivacissimo volto.

Nica FIORI Berlino 21 Settembre 2025