La “domanda” di Kosuth; una indagine sulla sperimentazione linguistico-visiva del padre dell’arte concettuale alla Galleria Lia Rumma (Napoli, fino al 28 Giugno).

di Giulio de MARTINO

La domanda di Kosuth. Una mostra da Lia Rumma a Napoli

La Galleria Lia Rumma di Napoli ha inaugurato, giovedì 10 aprile 2025, la nuova mostra personale di Joseph Kosuth (Toledo/Ohio, 1945) dal titolo ‘The Question’. La mostra segna il ritorno dell’artista con una esposizione a Napoli.

Nel 1971 Lia Rumma inaugurò la sua galleria proprio con una installazione di Kosuth dedicata alla temporalità: L’Ottava Investigazione (A.A.I.A.I.) proposizione 6.

Da allora, proseguendo in un rapporto professionale e di amicizia, Kosuth ha esposto le sue opere più volte sia nello spazio napoletano di Lia Rumma sia in quello di Milano (Via Stilicone 19 – 20154, Milano).

Fig. 1 Joseph Kosuth, L’ottava Investigazione (A.A.I.A.I.) proposizione 6′, 1971, Photo credit: Mimmo Jodice, Galleria Lia Rumma Napoli (Pannello fotografico all’ingresso).

Kosuth – uno dei pionieri dell’Arte Concettuale, firma autorevole del percorso novecentesco della sperimentazione linguistica e visiva – ha da poco festeggiato il suo ottantesimo compleanno con mostre tra Europa e America. L’esposizione di Napoli giunge a confermare la solida e durevole collaborazione con Lia Rumma e la sua galleria.

L’arte concettuale a cui Kosuth ha dedicato il suo lavoro segna una linea di ricerca autonoma dalle tendenze «pop» degli anni ’60 variamente diffuse alla giuntura fra il mondo delle imprese e della pubblicità e il mondo delle arti. Ha proseguito piuttosto le tendenze oggettuali, analitiche e minimaliste delle avanguardie dada e surrealiste.

Fig. 2 Joseph Kosuth, The Question (Gertrude Stein, II), 2025, Clock and Vinyl, diameter 175 cm

‘The Question’ – il titolo della mostra – si riferisce ad una specifica opera del 2025: un grande orologio a parete su cui compare la frase “Suppose no one asked a question, what would be the answer (Se nessuno facesse una domanda, quale sarebbe la risposta)” citazione del 1928 della scrittrice americana Gertrude Stein).

Con istallazioni apparentemente semplici, ma, in realtà, molto complesse, il tempo è rappresentato sia oggettivamente (con le lancette che segnano un’ora scelta dall’artista) sia concettualmente (attraverso il rimando ad un breve testo letterario o filosofico offerto ad una lettura visuale).

La presenza di un orologio analogico fermo (nell’installazione del 1971 ce n’erano 12) si ritrova anche nella serie “Existential Time” (2019) e rimarca la distinzione – e la sovrapposizione – fra tempo matematico e tempo esistenziale.

Fig. 3 Joseph Kosuth, Texts for Nothing # 4, 2010 Warm white neon, dipped in matt black, mounted directly on the wall 39,8 x 339,4 cm “Qualunque cosa stiano cercando, non è quella” (Samuel Beckett, 1955)

Nella mostra – poste in congiunzione e disgiunzione con il tempo – appaiono citazioni al neon tratte da testi di George Eliot (con un orologio fermo) e di Samuel Beckett, che evidenziano la natura tautologica del linguaggio umano.

L’elemento linguistico è rappresentato anche da testi di Jorge Luis Borges:

“Se lo spazio è infinito, siamo in qualsiasi punto dello spazio. Se il tempo è infinito, siamo in qualsiasi punto del tempo”

e di Simon de Beauvoir e Jean Paul Sartre (1950):

“SARTRE: Sì, tutto il racconto era fatto di elementi che si corrispondevano. L’inizio creava una situazione che alla fine si dipanava con gli stessi elementi dell’inizio. Così la fine ripeteva l’inizio e l’inizio consentiva già di concepire la fine”.
Fig. 4 Joseph Kosuth, Existential time #8, 2019 Warm white neon, clock neon 12 x 375 cm, clock ø 30 x 7 cm “Ogni limite è un inizio tanto quanto una fine” (George Eliot, 1871)

Il testo riprodotto dai neon sollecita la lettura e il pensiero come forme di riflessione automatica del visitatore che è posto davanti ad un enigma interpretativo. Il fatto che gli orologi siano fermi indica la sospensione del tempo che si verifica durante la fruizione concettuale delle opere.

Nelle installazioni di Kosuth il «tempo» è visto come una caratteristica intrinseca delle cose e come una diacronia celata all’interno del linguaggio e quindi come un elemento disponibile per la tensione umana al cambiamento.

Fig. 5 Joseph Kosuth, Illumination (Exitential Time # 1) 2019 UV print, Warm white neon, 223 x 273, 2 overall 167 x 250 cm, image panel, 42, 5 x 150 cm text panel “La culla dondola sopra un abisso, e il buon senso ci dice che la nostra esistenza non è che un breve lampo di luce tra due eternità di buio” (Vladimir Nabokov, 1967)

L’«urobòro» è il simbolo che raffigura un serpente che si morde la coda formando così una figura circolare in movimento. Simbolo arcaico, presente in molte culture e in diverse epoche, rappresenta il tempo che, per rigenerarsi, divora sé stesso: apparentemente immobile, ma in lento e inesorabile movimento.

Fig. 6 Joseph Kosuth, One and Three Rakes, 1965 Rake, photograph, definition of rake. Rake 105 x 26 cm, photograph: 121 x 42 cm, definition: 61 x 76 cm

Il progetto espositivo di Kosuth propone lavori realizzati in altri momenti della sua carriera.

In mostra vi è anche “One and three Rakes” (1965) con il quale si fa un salto indietro nel tempo e si ritorna alle “Proto–Investigazioni” degli anni 1965-’66. Un oggetto d’uso comune negli States che si offre come icona della parola.

Fig. 7 “Joseph Kosuth”, Portait by Peter Lindbergh

Il lavoro presenta, accostati, l’oggetto (il rastrello), una fotografia del rastrello e la sua definizione tratta da un dizionario. L’istallazione assembla così un oggetto reale (referente), una fotografia di quell’oggetto (immagine significante) e una definizione tratta da un dizionario (significato linguistico).

Kosuth mette lo spettatore di fronte alla complessità di un sistema linguistico che si confronta con lo spazio estetico dell’arte:

«L’arte che chiamo concettuale è tale perché si basa su un’indagine sulla natura dell’arte – ha sottolineato più volte – fondamentale per questa idea di arte è la comprensione della natura linguistica di tutte le proposte artistiche, siano esse passate o presenti, e indipendentemente dagli elementi utilizzati per la loro costruzione».

La oltre che cinquantennale indagine di Kosuth sul rapporto tra linguaggio e arte si è manifestata attraverso installazioni, mostre in musei e pubblicazioni in Europa, nelle Americhe e in Asia. Kosuth ha partecipato tra l’altro a sette Documenta Kassel e a quattordici Biennali di Venezia una delle quali presentata al Padiglione Ungherese (1993).

Giulio de MARTINO   Napoli 13 Aprile 2025

La Mostra

Joseph Kosuth

‘The Question’

10 aprile – 28 giugno 2025

“Galleria Lia Rumma Napoli”, Via Vannella Gaetani, 12.

T +39.081.19812354; F +39.081.19812406

La Galleria è aperta dal martedì al sabato, dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.00.

Per ulteriori informazioni, scrivere all’indirizzo di posta elettronica: info@liarumma.it