di Francesco CARACCIOLO
La chiesa arcipretale di Santa Maria Maddalena sorge nella località di Longare (Vicenza), in una zona corrispondente all’ampia campagna ad est del capoluogo berico. C’è da dire, innanzitutto, che l’attuale chiesa è la terza in ordine di tempo nel comprensorio di Longare e zone limitrofe dato che prima di essa ne sono state erette addirittura altre due, a partire dall’Alto Medioevo: la prima parrocchiale delle origini affonda le sue radici nel X secolo quando i monaci Benedettini eressero una primitiva parrocchiale nella frazione di Saecula, sul lato sinistro del fiume Bacchiglione, con dedicazione ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia.
Successivamente, a causa del crescente aumento della popolazione, si decise di costruire una seconda parrocchiale, a partire dal 1302, in un luogo corrispondente questa volta alla destra del Bacchiglione dove sorge l’attuale centro di Longare. Questa seconda chiesa venne intitolata a Santa Maria Maddalena, divenendo la nuova parrocchiale del borgo di Longare con la conseguente demolizione dell’antica chiesa di Saecula. Quest’ultima era provvista di un cimitero che venne poi trasferito altrove.

Infine, la terza chiesa è quella che possiamo ammirare ancora oggi: progettata dall’architetto Ottone Calderali (Vicenza, 1730- 1803), essa fu eretta tra il 1796 e il 1804, in stile neoclassico ma di matrice neo-palladiana.
L’esterno mostra una facciata neo-palladiana scandita da due semicolonne corinzie e da altrettante lesene, poggianti su un alto basamento (fig. 1). Sempre in facciata si aprono due nicchie contenenti due statue della Maddalena e del Battista che provengono dalla parrocchiale precedente.
La rigorosa impostazione architettonica dell’esterno ha una sua continuità altresì all’interno dell’unica navata scandita da lesene di ordine corinzio, da cornici e festoni in stucco. In corrispondenza della zona presbiteriale trova posto una pala d’altare di Alessandro Maganza (1548-1632) e figli con la raffigurazione della Cena in casa di Simone il fariseo (inizi del Seicento) in cui la Maddalena è rappresentata nell’atto di ungere i piedi di Gesù (fig. 2).

Il dipinto, un tempo collocato nell’antica chiesa della Maddalena, si presenta attualmente molto scuro a causa della riemersione dello strato di preparazione scura bituminosa sottostante che ha irrimediabilmente offuscato le velature chiare un tempo emergenti.
La pala è affollata di figure dal saldo impianto classicheggiante: la composizione si contraddistingue chiaramente per il ritmo serrato e compatto delle figure che sembrano sovrapporsi l’una sull’altra senza respiro; la Maddalena, dai capelli biondi e lisci le cui ciocche scendono fino al petto, appare sulla sinistra in procinto di ungere i piedi al Cristo con il vaso sistemato per terra in primo piano.
Più a destra si intravede un uomo con il turbante e dal profilo rubato; alle spalle di Cristo un servitore con un piatto e più a destra altre due figure di servitori; sullo sfondo si erge un muro alto e nel margine destro s’indovina un arco a tutto sesto (fig.3).

Accanto all’intervento di Alessandro Maganza, potrebbe essere stato plausibile anche la partecipazione del figlio Marcantonio in quanto alcuni dettagli della composizione, oltreché la resa anatomica dei personaggi, sarebbero riferibili viepiù all’intervento di questo pittore appartenente alla bottega dei Maganza.
La famiglia dei Maganza ha lavorato tantissimo nell’ambito vicentino attraverso una bottega molto efficiente che durò circa 50 anni, estendendo il suo raggio di azione anche in altre zone del Nord Italia. L’arte dei Maganza si contraddistingue particolarmente per l’aspetto legato alla trasmissione e alla ricezione del messaggio evangelico mediante un linguaggio figurativo semplice e didattico. Mentre a Bassano si sviluppava negli stessi anni l’esperienza molto stimolante dell’arte di Jacopo Da Ponte e dei figli, a Vicenza saranno proprio i Maganza ad aggiudicarsi le commissioni artistiche più importanti.
La loro pittura è in parte devozionale e in parte ancora legata alla cultura del tardo Manierismo con esiti i cui riflessi si potranno cogliere nei principali cicli di pale d’altare presenti in città, quali la decorazione dell’oratorio del Gonfalone e della chiesa di San Filippo e Giacomo, eseguite entrambe tra il 1596 e il 1602. Alessandro Maganza è famoso altresì per aver affrescato alcuni ambienti della Villa Almerico Capra, detta la Rotonda, tra cui l’intradosso della cupola del salone circolare della villa palladiana.
All’interno della sua fiorente bottega, Alessandro Maganza operò per i nuovi cantieri religiosi della città di Vicenza caratterizzati dal pieno fervore edilizio in concomitanza con le nuove prescrizioni dell’arte sacra, promosse dalla riforma tridentina, esprimendosi compiutamente attraverso un linguaggio chiaro e persuasivo affinché il popolo fosse in grado di comprendere facilmente sia i profondi misteri della passione di Cristo che le vite dei santi martiri, costituendo fondamentalmente un modello di insegnamento etico per tutti i fedeli. Una pittura estremamente chiara e semplice in cui prevaleva decisamente una composizione calibrata e serena ma nello stesso tempo priva di tutte le artificiosità e ampollosità tipiche dell’arte manierista fiorentina.
Sicuramente il contributo maggiore di questo artista lo abbiamo nel cantiere del Duomo, nella chiesa di Santa Corona (cappella del Rosario), nell’oratorio del Gonfalone e in San Domenico; un suo dipinto lo possiamo ammirare anche presso la Galleria Palatina a Firenze. Ma numerosi dipinti sono nelle varie chiese di Vicenza e di Padova nonché a Palazzo Chiericati, sede della Pinacoteca civica. Molti non sanno però che alcuni ritratti di Alessandro sono conservati presso la Pinacoteca civica di Vicenza. Figurano ritratti di poeti, magistrati, armigeri ed esponenti dell’Accademia Olimpica.
Infine, nella navata della chiesa di Santa Maria Maddalena si aprono pure delle nicchie, così come all’esterno, inquadrate dalle lesene: all’interno di esse sono sistemate alcune statue sia di santi che di evangelisti realizzate in pietra di Costozza, tra cui quella di San Giovanni evangelista (fig. 4). In una cappella laterale della chiesa è conservata pure una statuetta settecentesca raffigurante Sant’Antonio da Padova di ottima fattura (fig. 5).


Realizzata in pietra di Costozza, essa riflette gli stilemi della bottega dei Marinali, oppure eseguita da Giovanni Calvi, scultore locale anch’egli della bottega di Orazio Marinali, il quale operò moltissimo in questo territorio della riviera berica, come ad esempio nella pieve di Costozza. La chiesa è dotata finanche di uno slanciato campanile in pietra sormontato da una lanterna a guisa di cupoletta poggiante su un tamburo poligonale.
Francesco CARACCIOLO* Vicenza 1 Giugno 2025
*Le foto sono dell’Autore. Si ringrazia il Parroco Don Paolo Facchin per aver concesso la riproduzione
Bibliografia
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Previtali, Oratori Vicentini, Palladio Industrie grafiche Cartotecniche di Vicenza, 2003;
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Caracciolo, Alessandro Maganza, pittore eccellentissimo della Controriforma a Vicenza, Di Nicolò Edizioni, Messina, 2023