Inaugurata la 74ma edizione del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. A Trevi lunghi applausi per un’opera di Francesco Gnecco.

di Claudio LISTANTI

L’opera ha inaugurato la 74ma edizione del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. La direzione musicale Luca Spinosa e la regia di Gabriele Duma. Valida la compagnia di canto nella quale spiccava la Corilla del soprano Tosca Rousseau

Fig. 1 L’interno del Teatro Clitunno di Trevi

La 74ma edizione del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto è partita venerdì 4 settembre presso il Teatro Clitunno di Trevi con una rappresentazione de La prova di un’opera seria di Francesco Gnecco, composizione risalente ai primi anni dell’800.

L’emergenza Covid ha influenzato notevolmente l’edizione di quest’anno della manifestazione musicale umbra, costringendo gli organizzatori non solo a limitare il numero dei biglietti in vendita ma ad adattare le realizzazioni sceniche e le esecuzioni alle stringenti norme di contenimento dell’epidemia modificando anche il tradizionale assetto delle esecuzioni del teatro lirico. A seguito di tutto ciò la rassegna di quest’anno ha dovuto rinunciare a portare in regione lo spettacolo che, storicamente, è dedicato all’opera di grande repertorio proprio per la difficoltà di adattare l’allestimento per i vari teatri dell’Umbria garantendo il rispetto completo delle disposizioni in materia sanitaria.

Ma lo Sperimentale non ha rinunciato al suo importante ruolo di diffusore dell’arte lirica nel territorio regionale, dedicando a questa attività l’allestimento de La prova di un’opera seria di Francesco Gnecco che ha preso il via proprio dal teatro di Trevi che poi proseguirà il cammino in altri importanti cittadine come Bevagna, Spello e Montefalco. La scelta ha dimostrato, in assoluto, di essere condivisibile anche perché pone in risalto la figura di un musicista, Francesco Gnecco, oggi piuttosto sconosciuto al grande pubblico ma, all’epoca molto attivo ed apprezzato.

Fig. 2 Una immagine di Domenico Cimarosa

Non molto certi sono i dati biografici di Gnecco. Nato a Genova, con ogni probabilità nel 1769, secondogenito di quattro figli di Giambattista che auspicava per lui l’inserimento nell’attività commerciale. Ma il giovane Francesco dimostrò fin da piccolo una particolare attrazione per la Musica e la Poesia elementi che convinsero il padre a concedere il permesso di prendere lezioni in questo campo. Sembra quasi certo che prese lezioni di contrappunto da L. Mariani a Savona e G. Carbonino a Genova anche se la tradizione vuole che tra i suoi maestri ci fu anche Domenico Cimarosa. Morì a Milano in un periodo compreso tra gli anni 1810 e 1811.

Gnecco alternò lo studio della Musica all’attività di verseggiatore e di attore presso compagnie di dilettanti. E’ del 1792 il suo esordio in campo operistico con il dramma giocoso Auretta e Masullo ossia Il contratempo, di cui scrisse anche il libretto, rappresentato con buon successo al teatro di S. Agostino.

Il suo catalogo è pressoché sterminato ma ad oggi poco conosciuto. La più gran parte della sua attività si rivolse all’opera con lavori rappresentati in molte importanti piazze italiane. Già l’anno successivo, nel 1793 scrisse per la Scala di Milano Lo sposo di tre e marito di nessuna su libretto G. Palomba e per il Teatro degli intrepidi di Firenze I filosofi in derisione utilizzando un libretto proprio.

Per la Fenice di Venezia scrisse Vonima e Mitridate (1803) e Arsace e Semiramide (1804), nello stresso anno collaborò con il Teatro S. Giovanni Grisostomo con Il Finto fratello. Poi Bologna, nel 1802 con Il nuovo podestà, il Teatro Valle di Roma con Carolina e Filandro nel 1804, il Teatro degli Avvalorati di Livorno con  I riti dei bramini nel 1806 e, ovviamente, Napoli con Il pignataro nel 1799 e Argete nel 1808.

La sua fama valicò i confini del nostro paese: Le nozze di Lauretta opera prodotta per il teatro Valle nel 1804 fu rappresentata a Lisbona al teatro San Carlo e a Madrid, teatro Los Caños del Peral, rispettivamente nel 1807 e 1808.

Fig. 3 Un momento dell’esecuzione de La prova di un’opera seria ©Riccardo Spinella

Per avere un’idea più precisa della fama di Gnecco riportiamo quanto citato nell’Enciclopedia Treccani a proposito del musicista genovese che dopo la prima della sua opera Auretta e Masullo ossia Il contratempo il critico de Gli Avvisi, a proposito di questa rappresentazione scrisse:

“I replicati evviva poi, che si fecero alla musica, furono un attestato sincero di universal gradimento e di stima al suo compositore Sig. Francesco Gnecco nostro concittadino, che in questa sua prima fatica teatrale, trovandosi nella fresca età di 23 anni ha confermato il pubblico nella giusta opinione, che avevasi de’ superiori di lui talenti e della singolar perizia”.
Fig. 4 Una immagine del compositore Johann Simon Mayr

Oltre al teatro d’opera del quale abbiamo dato un elenco irrimediabilmente parziale anche musiche di ispirazione varia. Citiamo Tre trii concertanti per clarinetto, violino e violoncello, Trois quatuors concertans pour deux violons e la cantata Tuona a sinistra il cielo per soprano, tenore, coro e orchestra. Ma anche Musica Sacra. Le cronache ci dicono che Johann Simon Mayr, di passaggio a Genova nel 1812, apprezzò una sua messa da Requiem

Ma la fama di Francesco Gnecco è legata al dramma La prima prova dell’opera Gli Orazi e i Curiazi  su libretto di G. Artusi, rappresentato a Venezia, teatro di S. Giovanni Grisostomo l’ 8 luglio 1803, opera che ha consentito al musicista genovese di reggere alla sfida del tempo e giungere fino ai nostri giorni. Successivamente fu rimaneggiata e proposta in due atti alla Scala di Milano il 16 agosto 1805 con il titolo La prova di un’opera seria. Sul palcoscenico milanese ottenne un grande successo, rivelatosi poi anche piuttosto duraturo, occupando le scene italiane ed estere per più di cinquanta anni. Si ricorda la prima londinese nel 1831 al King’s theatre, interpretata da Giuditta Pasta e L. Lablache per essere apprezzata poi fino al 1860.

Il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto ha scelto quest’opera per inaugurare la 74^ Edizione della rassegna che è una delle più significative e durature nell’ambito dello spettacolo musicale italiano. La decisione è maturata dalle necessità del particolare momento sanitario di oggi come ha dichiarato Luca Spinosa direttore musicale dello spettacolo:

“E’ una edizione che nasce proprio per far fronte alle restrizione dovute alla pandemia. Infatti presenta un organico ridotto. Per la parte musicale sono stati utilizzati cinque musicisti, due violini, una viola e un violoncello, praticamente un quartetto d’archi per realizzare laa parte strumentale con l’aggiunta di un pianoforte (per l’occasione utilizzata una tastiera elettronica)”

Limitata è stata anche la parte vocale, ma come sottolineato dallo stesso Spinosa “rispettando quanto contenuto in partitura. Assenza di coro e solo sei cantanti utilizzati.”

Fig. 5 Il compositore Benedetto Marcello in una immagine di Vincenzo Roscioni

Per quanto riguarda il contenuto La prova di un’opera seria è una sorta di satira del mondo teatrale di allora. Un genere che a partire dal ‘700 ebbe molta fortuna nel mondo dell’opera. Basti pensare al delizioso scritto di Benedetto Marcello, Il teatro alla Moda, che il musicista veneziano scrisse nel 1720 nel quale descrive con eleganza e straordinario senso dell’humor quanto avveniva nei teatri tra impresari, pubblico, primedonne, cantanti e tutti coloro che gravitavano nel variegato microcosmo che era il teatro d’opera. Un argomento, questo che ha stimolato la creatività di molti artisti. Basti pensare a capolavori come l’intermezzo la Dirindina che Alessandro Scarlatti scrisse su un testo di Girolamo Gigli che ebbe anche illustri seguaci come Pergolesi, Piccinni e Salieri.

Fig. 6 Il frontespizio del libello satirico Il Teatro alla Moda di Benedetto Marcello

Come già accennato prima, La prova di un’opera Seria fu scritta da Gnecco sulla base de La prima prova dell’opera Gli Orazi e i Curiazi. Con questa ‘revisione’ il musicista genovese volle favorire quell’attività di ‘improvvisazione’ che otteneva il favore dei cantanti del 7-800, con la quale materializzavano quel loro desiderio di libertà nei confronti dell’esecuzione da ottenere attraverso brani da loro stessi scelti che mettessero in luce con efficacia le singole doti e le peculiarità di ogni singola voce. Giulia Bondolfi nel saggio che accompagna il programma di sala cita cantanti di grande calibro come la Giuditta Pasta, Henriette Lalande e la mitica Malibran.

Con La Prova di un’opera seria, Gnecco, lascia molto spazio a queste improvvisazioni, che possono essere avvicinate alla tradizionale pratica delle ‘Arie da baule’. Ci sono testimonianze che ci informano che furono utilizzate soprattutto del repertorio coevo o antecedente ma con cantanti che si sono spinti fino al repertorio ‘posteriore’ quello romantico ottocentesco.

Nell’edizione ascoltata a Trevi sono state utilizzate i brani ‘consigliati’ da Gnecco e provenienti dalla cimarosiana ‘Orazi e Curiazi’ ma regalando al personaggio di Corilla la possibilità di cantare l’aria Sposa son disprezzata dalla ‘antecendente’ opera di Vivaldi, Bajazet.

Fig. 7 Un momento dell’esecuzione de La prova di un’opera seria. In primo piano il baritono Luca Bruno (Campanone) ©Riccardo Spinella

La trama de La prova di un’opera seria è in linea con quanto già anticipato. Ci sono i capricci delle prime donne, la tirchieria dell’impresario, le manie di protagonismo del direttore d’orchestra, i ‘flirt’ amorosi tra il tenore e il soprano, le presunte (e reali) inefficienze del copista che portano ad un finale sospeso con la presa di coscienza dell’impossibilità di andare in scena.

Per l’occasione è stato approntato un nuovo allestimento che è stato guidato da Gabriele Duma con la collaborazione di Clelia De Angelis per i costumi, plasmato per evidenziare le caratteristiche dell’opera e soddisfare l’esigenza dettata dal Covid.  Come ci ha spiegato lo stesso Duma

…il covid ha influito in vario modo perché abbiamo sofferto per evitare contatto e relazione per rispettare le distanze. Il tutto ci  ha costretto all’essenzialità, un elemento che io amo perché mi piace andare al origine del lavoro. Ho pensato ad una regia pensata sul lavoro dell’attore, sulla verità che si mette a nudo racconta e ride di se. Ma fa anche pensare come questo finale basato sull’impossibilità di andare in scena ma con una forte determinazione e promessa reciproca tra pubblico e artista. Questa alla luce del covid è stata una riflessione importante. Per me la cosa importante era creare una regia che non cercasse di dare un valore aggiunto all’opera ma che sia al servizio dell’opera per evidenziare il valore intrinseco”.
Fig. 8 Un momento dell’esecuzione de La prova di un’opera seria. In primo piano il soprano Tosca Rousseau (Clorilla) e il tenore Marco Rencinai (Federico) ©Riccardo Spinella

Concludiamo con la compagnia di canto composta dai vincitori del concorso di quest’anno e degli anni passati, rivelatasi del tutto funzionale alla realizzazione dello spettacolo, sia sotto il profilo prettamente vocale sia per la piena aderenza all’impronta scenica impressa dl regista.

Fig. 9 Il soprano Tosca Rousseau (Clorilla) in un momento dell’opera ©Riccardo Spinella

 

Tra tutti è emersa la prova del soprano Tosca Rousseau, una convincente Clorilla Tortolini, parte di spicco della partitura. La Rousseau ha messo in evidenza una buona linea di canto basata una emissione del tutto sicura ed una voce ‘corposa’ con una certa facilità a frequentare il registro acuto, risultata ‘autorevole’ nell’esecuzione. Analizzata in prospettiva è una cantante che potrebbe dare in futuro piacevoli sorprese.

Fig. 10 Il soprano Chiara Boccabella (Violante) in un momento dell’opera ©Riccardo Spinella

Di rilievo anche l’altra parte femminile, il soprano Chiara Boccabella vincitrice del concorso 2020 che ha dato spessore alla parte della seconda donna Violante Pescarelli anch’essa dotata di un buon impianto vocale di base. Il tenore Marco Rencinai ha messo a disposizione la sua già collaudata esperienza per darci un credibile Federico Mordente, tenore della compagnia. Nelle altre parti il baritono Luca Bruno ha affrontato con sicurezza la parte di Campanone, maestro e compositore di musica; il basso Giordano Farina efficace Don Grilletto Pasticci poeta per concludere con il tenore Giacomo Leone credibile Fischietto, suggeritore, copista e capo dei coristi. Tutta la compagnia di canto ha messo in evidenza una buona dizione che ha consentito una efficace intelligibilità dello spettacolo.

Convincente la direzione di Luca Spinosa che ha messo in risalto tutti i pregi della partitura anche grazie alle scelte di carattere musicologico.

Lunghi applausi hanno sottolineato il gradimento del pubblico per questo piccolo capolavoro musicale che ha avuto nell’elegante salta del Teatro Clitunno di Trevi una cornice ideale per questo genere di spettacolo pur in presenza di un pubblico falcidiato dalle disposizioni anti-covid adottate alla lettera da parte degli organizzatori che hanno permesso la presenza di poche decine di spettatori lasciandoci con le speranza che questa contingenza sanitaria venga al più presto, e con successo, superata.

Claudio LISTANTI   Trevi 6 settembre 2020