Il “Compianto di Cristo ai piedi della Croce con il frate Antonio Pagani” dell’Oratorio di Villa Margherita ad Arcugnano (VI)

di Francesco CARACCIOLO

Nel coro dell’Oratorio di Villa Margherita ad Arcugnano si può ammirare un dipinto di straordinaria qualità che ha una storia critica piuttosto scarna: il Compianto di Cristo ai piedi della Croce (fig. 1-2).

1-2.  Giambattista Maganza il giovane (e aiuti) Compianto sul Cristo morto ai piedi della Croce

La pala, un olio su tela di cm 250 x 150, proviene dall’antica chiesa di Santa Margherita, che risale probabilmente al XIV sec. ed è impreziosita da un ciclo di affreschi di Battista da Vicenza (primi anni del XV sec.). Nel 1830 la chiesa e il convento di Santa Margherita vengono venduti al conte Carlo Rambaldo con il conseguente trasferimento della suddetta pala presso Villa Margherita, attualmente in uso come clinica privata.

Per quanto riguarda le fonti documentarie che riportano la tela in questione, dobbiamo risalire innanzitutto alla citazione di Barbarano de’ Mironi, nella sua Historia ecclesiastica della città, territorio e diocese di Vicenza, che la vide nel coro di Santa Margherita. La stessa segnalazione la fornisce il Maccà nel 1813, mentre dopo di lui la pala non è più a Santa Margherita per le ragioni di cui sopra. Altre notazioni in merito all’opera sono state scritte dall’Arslan nel 1956, dal Cevese nel 197, dalla Dossi nel 1991-92 e dal Marchioro in: Boschini (1677), edizione 2000.

La vicenda della pala di Villa Margherita (fig. 3) si intreccia con la storia della fondazione nel 1579 della Compagnia dei Fratelli della Santa Croce da parte del venerabile Antonio Pagani (fig.4), frate minore osservante e figura fondamentale della Controriforma a Vicenza.

3. Villa Rambaldo ad Arcugnano, ora casa di cura Villa Margherita, assetto attuale XIX sec.
4. Anonimo seicentesco, Ritratto del Venerabile Antonio Pagani, Vicenza, Collezione IPAB,

Essa, composta da uomini celibi, desiderosi di seguire Cristo più da vicino, con cuore indiviso, si insediò in un convento accanto all’antica chiesa di Santa Margherita, sulla strada che dal Santuario di Monte Berico va ad Arcugnano. Il 25 aprile 1810 la Compagnia di Santa Croce viene soppressa sotto il dominio napoleonico con la conseguente vendita di molti dipinti della vecchia chiesa, esclusa la pala in questione che divenne proprietà del conte Rambaldo nel 1830.

Il Compianto è un’opera davvero di grande interesse sia per la sua qualità compositiva che per la sua cromia molto ricca che è arrivata intatta fino a noi. Campeggia al centro una grande croce, vista in tralice, la quale sovrasta il gruppo degli astanti formato dalla Vergine con le braccia aperte e con i palmi delle mani rivolti verso l’alto, il corpo di Cristo più in basso sorretto, a sinistra, da Maria Maddalena, e, a destra, da San Giovanni; in secondo piano, a sinistra, Nicodemo, e una figura tagliata le cui mani si possono vedere davanti a Nicodemo.

Quindi l’opera ha subito delle importanti decurtazioni tali da far supporre che in origine fosse una pala centinata (la forma ad arco la si può indovinare in alto perché c’è un’aggiunta posticcia che delimita l’arco). Completa la composizione invece la figura inginocchiata del venerabile Antonio Pagani con le mani intrecciate in atteggiamento di meditazione e di preghiera.

Il Boschini descrive tale figura come San Francesco ma credo sia più plausibile che l’artista abbia inserito il fondatore della Compagnia dei Fratelli della Santa Croce, sia perché la croce che incombe sui personaggi sacri richiama puntualmente la Compagnia da lui fondata sia perché il fraticello ritratto a destra, inginocchiato, è una ripresa puntuale del ritratto di Antonio Pagani che compare in una pala della bottega dei Maganza, conservata ancora oggi a Vicenza presso la chiesa di San Giuliano in Corso Padova.

Ma chi ha dipinto la pala di Villa Margherita?  Il Boschini giustamente fa riferimento all’ambito di Alessandro Maganza, a cui risale la tipica impostazione del tema del Compianto sul Cristo morto di ascendenza controriformistica. Tuttavia, s’intravede la maniera pittorica di Giambattista Maganza il Giovane, figlio di Alessandro, soprattutto per l’evidenza coloristica di una pittura più lisciata e smaltata ma anche per un certo allungamento delle figure tipiche del primogenito del capo bottega vicentino.

Altri elementi però sono estranei al suo modo di eseguire le figure: una certa convenzionalità e ripetitività nella fisionomia dei personaggi suppone almeno l’intervento di un altro aiuto. Discussa è ancora oggi la ricostruzione del catalogo di Giambattista il Giovane di cui ho tentato di tracciare un profilo adeguato ed esaustivo nella monografia che è uscita nel mese di aprile del 2024. Quando si parla di distinguere l’intervento di un membro della bottega dei Maganza da un altro bisogna stare attenti a non incorrere in errori attribuzionistici, in quanto queste opere sono quasi sempre frutto dell’intervento di una bottega che lavorava in squadra e con un risultato sempre riconducibile agli intenti del capo bottega, ovvero Alessandro Maganza, che era il membro più famoso di questa industriosa famiglia di artisti vicentini.

Altri dettagli dell’opera sono di un intenso lirismo, soprattutto il corpo di Gesù deposto, la cui postura sembra flettersi in avanti tale da formare una leggera curvatura. Il forte risalto plastico e la compostezza classica di tale figura ricordano vagamente un disegno michelangiolesco (fig. 5).

5. Michelangelo, Cristo morto e due particolari del braccio sinistro, pietra nera, Parigi, Louvre

Attualmente il dipinto, che ha un formato rettangolare leggermente stretto in senso verticale, si trova nel coro dell’Oratorio di Villa Margherita, contesto di una bellezza straordinaria soprattutto per il ricco apparato decorativo sia plastico che pittorico (fig. 6).

6. Chiesetta della S. Croce, Arcugnano, Villa Rambaldo, ora casa di cura Villa Margherita

L’edificio seicentesco vanta opere di Angelo Marinali (1654- 1702), con il Polittico scultoreo della Crocifissione, e alcune tele di straordinario valore, prima fra tutte la pala di Pietro Damini (1592- 1631), raffigurante la Vergine col Bambino in braccio, la gloria degli angeli e, in basso, l’incontro tra i Santi Antonio Abate e Paolo l’Eremita in età avanzata (fig. 7), episodio raccontato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.

7. Pietro Damini (inizi ‘600), Madonna col Bambino, gli angeli e incontro tra S. Antonio abate e Paolo l’eremita nel deserto

Francesco CARACCIOLO  Vicenza  22 Giugno 2025

Bibliografia

  1. Barbarano de’ Mironi, Historia ecclesiastica di Vicenza, 1761
  2. Maccà, Storia del Territorio vicentino, 1813
  3. Boschini, I Gioeli Pittoreschi, 1676
  4. Avanzo, Storia e immagini di Villa Santa Margherita dei Berici, 2015