Il Cardinale Girolamo Veralli nel ‘Ritratto’ di Siciolante da Sermoneta alla Galleria Spada

di M. Lucrezia VICINI

Esposizioni: Mostra: L’uomo del Concilio. Il Cardinale Giovanni Morone tra Roma e Trento nell’età di Michelangelo. Trento, 4 aprile-26 luglio 2009

Girolamo Siciolante (Sermoneta 1521 – Roma  1575). Ritratto del cardinale Girolamo Veralli, olio su tela, cm 87,7x 87,4. Inventario : N. 162 Collocazione , seconda sala. Provenienza: coll. cardinale Fabrizio Veralli

Il dipinto proviene dalla collezione Veralli, famiglia originaria di Cori, località della Diocesi di Velletri, cui apparteneva la marchesa Maria Veralli (1616 – 1686) che il 6 gennaio del 1636 sposò Orazio Spada (1613 – 1687), nipote ed erede del cardinale Bernardino Spada (1594- 1661) (1).

Il casato, trasferita la residenza a Roma per volere del cardinale Alessandro Farnese, poi  papa Paolo III, legato da amicizia con il capostipite e medico Giovan Battista Veralli (2), aveva acquisito prestigio nell’arco di un secolo grazie anche alla nomina a cardinale dei due  suoi componenti Girolamo Veralli (1497 – 1555) e suo nipote Fabrizio (1570 – 1625), le cui ricchezze per mancanza di primogeniture maschili,  andranno a poco a poco a riversarsi sulla giovane sposa Veralli fino ad un loro pieno possesso nel 1643, quando diventerà l’erede universale della famiglia (3).

Con il matrimonio Maria aveva di fatto portato in dote agli Spada la metà di un Feudo, il marchesato di Castel Viscardo,  nei pressi di Orvieto, rilevanti cifre di denaro e ancora la metà del palazzo di famiglia situato in via del Corso, davanti alla chiesa di San Carlo. A tutti questi beni si erano aggiunti nel 1641, alla morte del padre, anche lui di nome Giovan Battista, il palazzo Colonna che era stato di proprietà del cardinale Fabrizio e nel 1643 le rimanenti quote spettanti a Giulia, unica sorella nubile di Maria, morta prematuramente il 7 febbraio di questo anno. Nell’eredita di Maria rientrava pure un’importante raccolta di opere d’arte, proveniente anch’essa dagli zii cardinali.

Il dipinto in esame era appartenuto a Girolamo Veralli, e da questi trasmesso in un secondo tempo al fratelllo Fabrizio insieme ad altre sue opere. Diversamente da un primo nucleo di opere passato a Palazzo Spada contemporaneamente al matrimonio del 1636,  il ritratto di Girolamo Veralli con altri dipinti e sculture, era rimasto esposto nelle abitazioni di via del Corso almeno fino agli anni 1641 – 1643, alla scomparsa degli ultimi congiunti di Maria.

In un inventario del fondo Veralli non datato che descrive questa ultima serie ancora giacente in Palazzo Veralli, il dipinto è ricordato come: un quadro del Cardinale Girolamo Veralli vecchio (4).

Non rintracciabile nell’inventario dei beni mobili della famiglia Spada del 1759, in quanto confuso tra gli innumerevoli ritratti genericamente descritti, può essere identificato in quello che nel fidecommesso del 1823 viene elencato nella terza sala del Museo, con l’attribuzione al Tiziano, così descritto: Altro ritratto di un cardinale, del Tiziano (5). L’appendice al fidecommesso del 1862 lo riporta sempre in terza sala, con l’assegnazione al Tiziano, e più precisamente sotto il titolo di Paolo Spada, come: Ritratto del Cardinale Paolo Spada, Tiziano (6). Con la stessa intitolazione ma con il diverso riferimento a Scipione Pulzone è registrato nella ricognizione inventariale di Pietro Poncini del 1925, amministratore della famiglia Spada, e nella coeva stima di Hermanin che valuta lire 25.000 (7). Nel 1951, durante il riassetto del Museo per la sua riapertura al pubblico, fu da Zeri trasferito nella seconda sala del Museo, dove è tutt’ora visibile.

Il dipinto è attribuito ancora al Tiziano dal De Montault (8) che riconosce anche lui nel personaggio effigiato, il cardinale Paolo Spada, porporato mai esistito. Paolo Spada risulta essere semmai il padre del cardinale Bernardino, tesoriere di Romagna (1541 – 1631).

Cavalcaselle e Crowe (9) negano ogni rapporto con Tiziano e lo riferiscono a Scipione Pulzone, pittore preso in considerazione oltre che al citato Hermanin (10) che vede anche lui  nell’effigiato l’inesistente personaggio cardinale Paolo Spada, da Porcella (11) che vi nota influssi anche di Iacopino del Conte e da Venturi (12) che elenca l’opera come Ritratto incognito.

Girolamo Siciolante da Sermoneta Ritratto di cardinale Galleria d’Arte antica di Palazzo Barberini

Federico Zeri (13) nel rifiutare entrambe le attribuzioni, restituisce l’opera a Girolamo Siciolante in base al confronto con quelle certe del pittore, come il Ritratto di Cardinale della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma, e la pala con la Madonna col Bambino e santi della chiesa di San Martino Maggiore a Bologna. Per lo studioso la datazione al 1550 appare la più verosimile. I tratti dell’effigiato lo conducono giustamente a Girolamo Veralli, facendogli quindi supporre l’ingresso del dipinto alla Galleria con la fusione delle famiglie Spada Veralli.

Più recentemente Bruno (14) conferma l’attribuzione al Siciolante, spostando la datazione al 1555-60. Nel ribadire le affinità strutturali con il dipinto barberiniano, evidenzia soluzioni e referenze pittoriche orientate sia verso riproduzioni raffaellesche, dal Ritratto di Leone X degli Uffizi a quelli di Giulio II e del Cardinale Bibbiena di Palazzo Pitti, sia verso soluzioni di Sebastiano del Piombo, vicine in particolare al Ritratto del Cardinal Reginald Pole (olio su tela cm. 112×95) dell’Ermitage di San Pietroburgo.

Sebastiano del Piombo, Ritratto del Cardinale Reginald Pole, Ermitage, San Pietroburgo

Allievo di Perin Del Vaga, il Siciolante è documentato a Roma nel 1643. La sua arte risente di altri vari influssi, da Iacopino del Conte a Pellegrino Tibaldi, con i quali collaborò nelle decorazioni con le Storie  di Clodoveo nella chiesa di San Luigi dei Francesi, a Baldassarre Peruzzi, al quale si ispira negli affreschi con Storie della Vergine della cappella Fugger in Santa Maria dell’Anima. In città, dove abitava in Piazza Farnese,  rimase in contatto con le maggiori famiglie, i Caetani, i Colonna, i Massimo, i Fugger (15) e in particolare con il cardinale Gerolamo Capodiferro (1502-1559), per il quale  negli anni 1550-55 esegui decorazioni nel suo palazzo,  e con ogni probabilità  anche il Ritratto di Giulio III, ad olio su muro, successivamente staccato dalle pareti dell’appartamento nobile del palazzo e riportato su masonite, ed ora esposto nella seconda sala del Museo (16). Quasi sicuramente il Siciolante doveva intrattenere rapporti anche con il Veralli, che al pari del Capodiferro, era uno dei cardinali più in vista delle corti papali, strenuo difensore dell’ortodossia cattolica nella dialettica del Concilio di Trento, al fianco dei Papi Paolo III e Giulio III (17)

Girolamo Veralli era figlio di Giovanni Battista Veralli e di Giulia Jacobacci, parente di quel Giovan Battista Castagna che nel 1590 diventerà papa col nome di Urbano VII. Si sa che erano suoi fratelli certi, Paolo Emilio, pure ecclesiastico, e Matteo, dal cui matrimonio con la nobile romana Giulia della Cervara nacquero il cardinale Fabrizio e Giovan Battista, il padre di Maria Veralli. Conseguiti gli studi giuridici, dal 1530 al 1540 ottenne da papa Paolo III vari importanti incarichi, come quello di Referendario del Tribunale Apostolico, di Revisore dei Conti della Sacra Rota e del Palazzo Apostolico, infine fu da lui nominato prima vescovo di Bertinoro, poi di Caserta. Dopo aver ottenuto l’Arcivescovato di Rossano nel 1544, ed essersi mostrato parte attiva nelle sedute del Concilio di Trento, gli fu affidata la nunziatura di Venezia e poi di Vienna, presso Ferdinando I e Carlo V.

Proprio per il coraggio e lo zelo manifestati in quelle difficili sedi, nel sostenere i dogmi e i principi proclamati dal Concilio di Trento, Paolo III lo premiò creandolo cardinale l’8 aprile del 1549 col titolo dei SS. Silvestro e Martino ai Monti, inoltre gli conferì l’amministrazione della chiesa di Capaccio, nel Regno di Napoli, che accettò, rinunciando a quella di Rossano, ceduta al fratello Paolo Emilio. Nel 1549 – 50 partecipò al lungo e contrastato conclave che elevò al soglio pontificio Giulio III, e l’anno successivo lo stesso papa, lo inviò in missione alla corte di Parigi come Legato Pontificio, quale portavoce della sua politica indirizzata alla pacificazione dei grandi stati cattolici, per supplicare Enrico II a mettere fine alla guerra di Parma e della Mirandola.

Compiuta la legazione, nel 1552-1553 divenne Prefetto della Segnatura e membro del Tribunale dell’inquisizione. Morì nel 1555 dopo aver partecipato ai conclavi che elessero Papi, Marcello II e Paolo IV, e fu sepolto nella cappella di famiglia della chiesa di S. Agostino a Roma, dove ancora oggi, nel terzo pilastro a destra campeggia un suo busto in marmo policromo, insieme a quello del nipote Fabrizio, nel secondo pilastro, sempre a destra, entrambi eseguiti dallo scultore Egidio Moretti (c.1585- c.1631) tra il 1627 e il 1631(18) .

Nel dipinto il pittore si concentra sulla sola figura del cardinale, evitando con il fondo verde ogni citazione ambientale.

Raffaello, Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, Firenze, Uffizi

Siede imponente di tre quarti verso lo spettatore, con l’espressione sottilmente compiaciuta e piuttosto irrigidito nella poltrona, secondo quella formula compositiva cinquecentesca improntata a compostezza e decoro, inaugurata da Raffaello proprio con il Ritratto di Leone X con due cardinali degli Uffizi. E’colto con cappello cardinalizio e mozzetta scarlatti, realizzati mediante una stesura pittorica morbida e vibrante, mentre raffinati giochi di trasparenze rossicce della veste sottostante, definiscono la cotta plissettata di organza che fluisce candida nelle maniche e nel resto del corpo, increspandosi sulle ginocchia e contro i braccioli. Il disegno è rapido ma minuzioso. Un flash di luce illumina il volto, descritto con cura nella resa della barba, dei capelli e dell’incarnato, levigato e di tono rasato. Anche la sedia rivela una puntualità descrittiva nella passamaneria e nei motivi orientaleggianti che rivestono la sagoma. Un ritratto ufficiale e di rappresentanza con palesi intenti celebrativi, con il quale il Siciolante ha voluto commemorare il ruolo dell’effigiato al momento stesso della nomina a cardinale nel 1549 o subito dopo, con realismo e sapiente accordo di forma e colore, qualità artistiche che caratterizzano la sua fase giovanile.

M. Lucrezia VICINI  Roma 30 Marzo 2025

NOTE

1)Vicini M.L. La Famiglia Spada Veralli. Ritratto della Marchesa Maria Veralli e di cinque suoi figli, Roma 1999, pp. 1-16;  Vicini M.L. in Abaut Art, Le politiche matrimoniali del cardinale Bernardino Spada,  dir. Pietro di Loreto, Febbraio 2019
2)Cardella L., Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, Tomo IV, Roma 1793, pp. 292-293
3)Vicini M.L., Orazio Spada e l’Eredità Veralli, in Cannatà, Vicini, La Galleria di Palazzo Spada .Genesi e storia di una collezione,Roma 1992, pp. 91-103
4) Vicini M.L., in Cannatà, Vicini 1992 cit. p.103
5)Cannatà R., Vicini M.L., La Galleria di Palazzo Spada. Genesi e storia di una Collezione, Roma 1992, p. 187
6) Cannatà R., Vicini M.L., 1992, cit. p. 190
7) Cannatà R., Vicini M.L. 1992, cit. pp. 194, 198
8) Barbier De Montault X, Les Musées et Galeries de Rome, Roma 1870, p. 445
9) Cavalcaselle G.B., Crowe J. A. ,Tiziano, la sua vita e i suoi tempi, Firenze 1878, p. 268
10)Hermanin F., Inventario di stima per l’acquisto della Galleria Spada da parte dello Stato Italiano, 12 settembre 1925, in Cannatà, Vicini, La Galleria di Palazzo Spada. Genesi e storia di una collezione, Roma 1992, pp. 193-196
11)Porcella A., Le pitture della Galleria Spada, Roma 1931, pp. 35, 158
12)Venturi A., Storia dell’Arte Italiana, Vol. IX, La Pittura del Cinquecento, Milano 1934, p. 781
13)Zeri F., La Galleria Spada in Roma, Firenze 1954, pp. 125-126
14)Bruno R., Girolamo Siciolante revisione e verifiche ricostruttive 2 in Critica d’Arte n.133, gennaio-febbraio 1974, pp. 75-77
15)Moscone L. Ad vocem, Girolamo Siciolante,Dizionario Enciclopedico Bolaffi, Vol.X, 1975 , p.295; Amadio S. ad vocem Girolamo Siciolante, Dizionario Biografico degli Italiani, V.92 2018;Ulisse A., Girolamo Siciolante da Sermoneta nella cultura artistica della maniera moderna: opere, committenze e cronologia. Università degli Studi di Padova. Corso di Dottorato di Ricerca in Storia Critica e Conservazione di Beni Culturali, coordinatrice Prof.ssa  Vittoria Romani.  Ciclo XXXI,
16) Vicini M.L. La complessa vicenda attributiva del Ritratto di Papa Giulio III Ciocchi dal Monte alla Galleria Spada in Abaut Art dir. Pietro di Loreto, 2 marzo 2025;
17) Cardella L.,  cit. Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, Tomo IV, Roma, 1793, pp. 292-293
18)Cardella L.,  cit. Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, Tomo IV, Roma 1793, pp. 292-293;Moroni G., Dizionario di erudizione storico ecclesiastica, Venezia Vol. 93, 1859, pp. 224-226;Guerrieri Borsoi M.B., I restauri romani promossi dal cardinale Fabrizio Veralli in Sant’Agnese e Santa Costanza e la Cappella di Sant’Agostino, in Bollettino d’Arte, n.137-138, 2006, pp. 88-89; Brunelli G., ad vocem Girolamo Veralli,  Dizionario Biografico degli Italiani, V. 98, 2000; Cannatà R., Galleria di Palazzo Spada, Roma 1995, pp. 68-69; Vicini M.L. Guida alla Galleria Spada, Roma 1998, pp. 43-44
19)Vicini M.L. in L’uomo del Concilio. Il cardinale Giovanni Morone tra Roma e Trento nell’età di Michelangelo, catalogo della Mostra a cura di Roberto Pancheri e Domenico Primerano, Trento, 2009