“Gli SHINHANGA. Una Rivoluzione nelle Stampe Giapponesi”. Oltre 120 opere originali di alcuni dei più celebri maestri in mostra a Roma, nei Musei di San Salvatore in Lauro (fino al 15 Giugno)

di NIca FIORI

Con il termine Shinhanga (“nuova xilografia”) viene designato un movimento artistico giapponese della prima metà del XX secolo, che si è sviluppato durante il periodo Taishō (1912-1926) e nei primi decenni dell’era Shōwa (1926-1989), rivitalizzando la stampa xilografica tradizionale ukiyoe (“immagini del mondo fluttuante”), la cui massima espressione e diffusione si ebbe tra il XVII e il XIX secolo.

1 Locandina

Dopo alcune mostre di grande successo che hanno fatto conoscere ai romani i maggiori esponenti dell’arte ukiyoe (ricordiamo tra gli altri Hokusai, Utamaro e Hiroshige), e l’affascinante “Mangasia”, dedicata ai fumetti manga (“immagini in movimento”), è attualmente ospitata a Roma, nei Musei di San Salvatore in Lauro, la mostraGli Shinhanga. Una Rivoluzione nelle Stampe Giapponesi”, che riempie un vuoto nella nostra conoscenza dell’arte giapponese.

Curata da Paola Scrolavezza, tra le massime esperte di cultura nipponica, in collaborazione con Fusako Yoshinaga, direttrice della galleria Nihonlux di Tokyo, la mostra è ideata e realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con Il Cigno, con NipPop e con la Japanese Gallery Kensignton di Londra.

Gli Shinhanga, come si legge nel comunicato stampa

ritraendo paesaggi dai colori vibranti e splendide figure femminili, hanno saputo catturare l’essenza del paesaggio e dei fermenti del Giappone di quegli anni con quel tocco di nostalgia che accompagna la scomparsa di un mondo minacciato dal progresso

Ed è proprio sulla parola “nostalgia” che vorrei soffermarmi un attimo, forse perché ultimamente è diventata di moda, da gridare ai quattro venti (basti pensare alla canzone di OllyBalorda nostalgia”, vincitrice del festival di Sanremo 2025, che riecheggia il titolo di altre note canzoni quali “Celeste nostalgia” di Cocciante e “Nostalgia canaglia” di Albano e Romina Power), mentre la nostalgia è un sentimento che di norma tutti provano, ma in silenzio.

Così come gli artisti giapponesi delle prime decadi del Novecento, che, pur aprendosi alle novità che giungevano da Occidente, riescono a trasmettere con le loro opere un sentimento di rimpianto per il loro passato, anche noi davanti alle stampe shinhanga, che appaiono tanto diverse dalle immagini del Giappone attuale, il paese forse più tecnologico fra tutti, proviamo una sorta di nostalgia per quella silenziosa bellezza e serenità di altri tempi.

L’esposizione comprende più di 120 opere originali di alcuni dei più celebri maestri Shinhanga, tra cui Itō Shinsui (1898-1972) e Kawase Hasui (1883-1957), cui si devono soprattutto paesaggi, e Hashiguchi Goyō (1880-1921), maestro nella raffigurazione delle donne, oltre a fotografie storiche, preziosi kimono e oggetti d’arredo (tra cui un cofanetto in legno laccato con intarsi in madreperla, corrispondente al nostro beauty case).

2 Kawase Hasui, Matsushima Zaimoku, 1933
3 Goyo Hashiguchi, Woman Applying Make-up

Come viene raccontato dalla curatrice Scrolavezza, il movimento si sviluppa in un periodo di grande fermento, negli anni del primo Novecento caratterizzati da un’atmosfera di libertà e rinnovamento, che si respira anche in ambito culturale e artistico.

4 Kimono e cofanetto da toeletta

All’epoca il Giappone è in assoluto il paese più scolarizzato e la letteratura e l’arte sono alla portata di tutti.

A coniare il termine Shinhanga fu l’editore Shōzaburō Watanabe, che diede un grande impulso alla realizzazione e alla diffusione delle stampe Shinhanga. Stampe che, prendendo nettamente le distanze dalla corrente ukiyoe, intendevano rivitalizzare l’approccio all’arte, soprattutto nella scelta delle tematiche e dei soggetti rappresentati. Ma il passaggio da un tipo di stampa all’altro non fu immediato e, pertanto, per introdurre questo cambiamento, sono state inserite nella mostra alcune fotografie della scuola fotografica di Yokohama (vendute un tempo come souvenir del Giappone), la cui particolare tecnica era dovuta all’italiano Felice Beato (1832- 1909), che, collaborando con i giapponesi, portò alla realizzazione di stampe all’albumina, dipinte successivamente con dettagli colorati. Proprio l’approccio fotografico è evidente nei paesaggi Shinhanga che rispettano la prospettiva, in realtà introdotta già nella seconda metà dell’Ottocento nelle stampe ukiyoe, quando l’impero giapponese si aprì agli scambi commerciali con l’Occidente.

5 Una fotografia con suonatrici, 1890, Collezione privata

Mentre gli ukiyoe prediligevano i paesaggi raffiguranti celebri località conosciute, personaggi legati al mondo del teatro Kabuki, famose cortigiane e geisha, gli artisti Shinhanga scelgono di rappresentare scorci della provincia rurale o dei sobborghi cittadini, non ancora raggiunti dalla modernizzazione, rovine, templi antichi e scene notturne illuminate dalla luna. Quelle rappresentate sono atmosfere malinconiche, silenziose, che rispecchiano i cambiamenti delle stagioni, e infatti nel percorso espositivo troviamo le sezioni intitolate “Specchi d’acqua d’estate”, “I colori dell’autunno”, “La neve d’inverno”, “La nostalgia della primavera”.

6 Kawase Hasui, Snow in Shibapark
7 Kawase Hasui, Moon over Magome, 1930
8 Donna che si pettina i capelli

Al genere dei paesaggi si aggiungono anche i ritratti, i bijinga, che raffigurano donne reali, non più personaggi irraggiungibili come le precedenti antenate.

9 Ito Shinsui, Inizio di primavera a Yoshida, 1942-45

Le donne vengono ritratte nella loro quotidianità, mentre si pettinano i capelli o si applicano il trucco davanti a uno specchio, o anche appena uscite dal bagno, come la giovane nuda scelta come immagine guida della mostra. Le espressioni sono pensose e dagli sguardi sembrano trapelare sogni e rimpianti.

Ciò che resta invariato è l’uso del processo tradizionale dello hanmoto, ossia l’atelier – lo stesso utilizzato dai maestri dell’ukiyoe – che vede l’artista occuparsi dell’ideazione e del disegno, affidando però all’incisore, al tipografo e all’editore le fasi successive della produzione e diffusione delle stampe.

Afferma tra le altre cose la Scrolavezza:

I grandi maestri di questa corrente rivoluzionaria non solo fanno proprio il gusto per l’esotico dei viaggiatori stranieri, offrendo loro squarci estetizzanti del Sol Levante segreto, ma si trasformano essi stessi in viaggiatori curiosi, cristallizzando nelle stampe scorci d’occidente che conservano la freschezza della prima scoperta. E ai ciliegi in fiori e alle vedute del Fuji si affiancano con naturalezza le piramidi di Giza e i canali di Venezia”.

Per questo motivo alla sezione intitolata “La riscoperta del paesaggio” segue un focus dedicato a “La scoperta dell’Occidente”.

10 La scoperta dell’Occidente

Punto centrale nel percorso espositivo è il grande terremoto del settembre del 1923, il peggiore della storia del Giappone, che distrusse una vasta area intorno alla capitale, provocando la morte di oltre 100.000 persone.

Dalle ceneri del terremoto nacque una nuova Tokyo, sempre più proiettata verso il futuro. In questo contesto storico la produzione degli Shinhanga s’intensifica, assorbendo le nuove atmosfere di ricostruzione. Agli scorci caratteristici si affianca la riproduzione di angoli metropolitani, con strade deserte e case illuminate da luci artificiali. Nelle opere di questo periodo si nota la quasi totale assenza di figure umane, mentre prevalgono gli elementi atmosferici, come pioggia e neve, a simboleggiare l’eterna lotta tra l’uomo e gli elementi naturali. Quello che emerge da queste xilografie è il senso di smarrimento e di solitudine dell’uomo di fronte alla fragilità dell’esistenza.

Anche nei ritratti si affievolisce il legame con il mondo del teatro e dell’intrattenimento. Le donne raffigurate escono al di fuori delle mura domestiche: sono giovani lavoratrici, cameriere, insegnanti, infermiere, giovani donne indipendenti, istruite ed emancipate.

11 Allestimento mostra Shinanga

Il percorso espositivo, gradevolmente allestito e ben illuminato, offre uno spaccato vivido e intenso del Giappone tra le due guerre, fino ad arrivare agli anni ’50, anche grazie a brevi filmati e a riviste d’epoca, che sembrano quasi commentare certe atmosfere delle opere esposte.

12 Vetrina con riviste per ragazze

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Il Cigno, con testi di Paola Scrolavezza, Marco Fagioli, Eddy Wertheim, Marta Fanasca. Come per tutte le esposizioni curate da Vertigo Syndrome, è prevista una serie di eventi collaterali che comprendono workshop artistici, conferenze sulla storia dell’arte giapponese, laboratori per i bambini e altre varie iniziative culturali.

Particolarmente innovativo appare il Manifesto Vertigo Syndrome, che proclama 10 principi per rivoluzionare le mostre d’arte. Nel punto 7 si legge:

Sosteniamo che il rischio di insoddisfazione debba ricadere interamente sugli organizzatori. Promuoviamo il rimborso immediato e incondizionato dell’intero costo del biglietto per ogni visitatore scontento, senza bisogno di spiegazioni né giustificazioni”.

NIca FIORI   Roma 23 Marzo 2025

“Gli Shinhanga. Una Rivoluzione nelle Stampe Giapponesi”

Musei di San Salvatore in Lauro, Piazza di San Salvatore in Lauro, 15 13 marzo – 15 giugno 2025

Orari: dal martedì al venerdì 11 – 19,30; sabato – domenica e festivi 10,30 – 20,30

https://shinhanga.it