di Francesco MONTUORI
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M.Martini e F. Montuori
L’opera di Wright dalla Grande Depressione alla Seconda guerra mondiale
USONIAN HAUSES
Dal 1932 alla seconda guerra mondiale l’opera di Frank Lloyd Wright è caratterizzata da profondi cambiamenti che riguarderanno la committenza e le dimensioni delle sue proposte.
Il crollo della Borsa del 1929 e la conseguente depressione economica costrinsero Wright a valutare con maggiore attenzione i costi delle sue proposte destinate alla costruzione di abitazioni alla portata di una media famiglia americana.
Il termine Usonia comparve per la prima volta negli scritti di Wright nel 1929; era un semplice acronimo di United States of America e Wright lo usò per definire in modo più preciso il tipo di costruzione per il nuovo strato sociale per cui aveva ora occasione di lavorare, la nuova classe di americani che emergeva dalla grave crisi economica.
Nei primi anni della Depressione vi fu una forte contrazione degli incarichi per progetti edilizi e questo permise a Wright di sviluppare due importanti iniziative: la creazione di un programma di specializzazione in progettazione architettonica, la Taliesin Fellowschip, nel 1932, e il progetto di Broadacre City, nel 1934. Fin dal 1911 Wright aveva trasformato, a Spring Green nel Wisconsin, un cottage di sua proprietà per creare una scuola di formazione per giovani architetti; in questo nuovo contesto sociale, rilanciò con coraggio la sua idea che lo porterà a costruire nel 1938 la scuola d’architettura di Taliesin West a Maricopa Mesa, nella Paradise Valley, presso Poenix in Arizona.
Taliesin West
Wright cominciò a lavorare ai progetti di Taliesin West, dove il gruppo di giovani che chiamò a collaborare, avrebbe avuto la sua sede di invernale. Nella Paradise Valley, a una quarantina di chilometri da Phoenix aveva trovato un terreno ideale. L’unica strada per giungervi era poco più di una pista battuta. Era rimasto colpito dal carattere e dalla bellezza del luogo, tra i cactus e le rocce bruciate dal sole. Nel deserto le linee erano selvagge, nette e chiare: per costruire Taliesin West utilizzò le pietre del deserto, le travi di sequoia, e per avere la luce naturale coprì gli ambienti con grandi teli di canapa. I materiali dovettero essere trasportati sul luogo prescelto lungo la pista appena tracciata.
Gli allievi ammassarono pietre del deserto, quarzi dorati verdi e rosa. Quando furono completate le mura avevano un aspetto di rassicurante solidità e l’aria di aver fatto parte del deserto da centinaia di anni.
Qui si contornò di giovani architetti convenuti da tutti i paesi. Taliesin costituì una tappa obbligata per ogni giovane architetto che volesse prendere coscienza dell’architettura e del corretto modo di costruire edifici (fig.1)
Broadacre City
Con Broadacre City, Wright propose una città agricola e urbana, strutturata da arterie ampie e veloci che univano fra loro i nuclei di fattorie, di fabbriche, i centri commerciali, le scuole-giardino, le case d’abitazione; propose di trasferire i centri vitali delle caotiche città statunitensi nel più salubre ambiente di campagna e di studiare per tale comunità usoniana nuove soluzioni abitative che migliorassero la qualità della vita dei suoi abitanti e che nello stesso tempo si integrassero nel paesaggio naturale dei grandi deserti americani (fig.2).
Oggi la proposta di frazionare la popolazione in comunità agricole appare del tutto fuori scala con i problemi che poneva la trasformazione in metropoli delle città americane. Broadacre City non sarà solo un grande plastico realizzato dai suoi studenti a Taliesin, ma fu l’occasione per Wright di un nuovo approccio adeguato alle nuove abitazioni delle famiglie uscite impoverite dalla grande crisi..
Per tutto un decennio Wright fu preso da due importanti progetti: la “Casa sulla cascata” per Edgar j. Kaufmann e l’edificio per gli uffici amministrativi della Johnson & Son Company; ma studiò anche con entusiasmo le nuove proposte per numerose case residenziali di cui fu incaricato.
Wright contrastò l’abitudine alla banale lottizzazione e tentò di proiettare a scala urbana l’istanza di una concezione continua dello spazio, concretamente articolato in comunità di uomini liberi. Ritenne con convinzione che il problema principale dell’architettura americana era divenuto quello di costruire, ad un costo moderato, case d’abitazione con caratteri originali ed innovativi. Chiamò le nuove residenze “usonio”, e lavorò per definire in modo più preciso la tipologia architettonica che intendeva proporre in stretta relazione con l’ipotesi urbana di Broadacre City. Rimase tuttavia coerente ai suoi principi che aveva sperimentato nelle Praire houses: gli edifici dovevano integrarsi con la natura, essere organici, cioè conciliarsi con la vita di chi vi avrebbe abitato. Si organizzò con l’ottimismo abituale per progettare case meno costose e spesso ad un solo piano.
La casa Usoniana
La casa usoniana doveva essere costituita intorno ad un unico grande ambiente, delimitato in diverse zone per le varie attività domestiche. Bassi muretti o divisori mobili anziché vere e proprie pareti, avrebbero dato maggior senso di libertà; lo spazio destinato alla cucina era in un vano separato ma possibilmente continuo con gli spazi comuni. Nel 1933 nei disegni per la casa di Malcon Willey (fig.3) comparvero nuovi elementi che avrebbero caratterizzato le Usonion Houses:
prevedevano la cucina separata da scaffalature più vicino alla sala da pranzo-soggiorno, vicino al camino, progettati in un unico spazio articolato. Nella Robert Lusk House, nel Sud Dakota sviluppò ulteriormente il tema: la cucina, chiamata non casualmente “laboratorio”, occupa un angolo completamente aperto verso il living-room. L’obiettivo era quello di abbassare radicalmente i costi, riducendo gli spazi, eliminando quanto non fosse indispensabile e risparmiando sui materiali da costruzione.
Nella casa usoniana gli elementi portanti sono costruiti in pietra, mattoni o blocchi prefabbricati di cemento; per rafforzare le pareti Wright usò l’accorgimento di piegare i muri portanti, così come si ripiega un foglio di carta per farlo stare diritto. Ecco perché molte case usoniane hanno un impianto a forma di L.
Grazie alla collaborazione con la comunità degli studenti e giovani architetti di Taliesin Wright, dal 1932 fino al 1959, anno della sua scomparsa, produsse un numero rilevante di case a costi sostenibili. Utilizzò abilmente un gruppo di sei, sette giovani allievi come una squadra di produzione con il compito di rappresentare il maestro nella supervisione dei lavori nei diversi stati del paese. Il mondo era cambiato e di conseguenza Wright adeguò i suoi obiettivi, pur sempre saldamente ancorati alla sua concezione dell’architettura organica.
Durante questo periodo Wright scrisse “An Organic Architecture”, dove ribadiva la sua adesione ad un’architettura organica che corrispondesse alla natura dei materiali impiegati, di volta in volta progettata per un particolare luogo, un particolare momento storico, e un particolare cliente, seppur appartenente alla media borghesia.
Quando nel 1936 un giovane giornalista Herbert Jacobs volle gli costruisse una prima casa a Westmoreland, presso Madison nel Wisconsin, Wright pensò a un progetto pilota a basso costo (fig.4).
La pianta ad L prevedeva una sala di soggiorno in un’ala e le stanze da letto in un’altra con uno spazio comune destinato allo studio del giornalista e al pranzo. Nella zona di lavoro il soffitto era più alto che nel resto della casa e le vetrate lasciano entrare luce ed aria. Non essendoci più i domestici, la padrona di casa, quando lavorava in cucina potette godere della vista del giardino e di un facile accesso alle due ali della casa. Il “salone” e la “sala di ricevimento” sono spariti per lasciare posto al living room, lo spazio della vita familiare. Inoltre la forma ad L permise di dislocare il fabbricato in un angolo del terreno così che anche le camere ed il soggiorno si potessero affacciare sul giardino esterno.
Per diminuire i costi Wright e Jacobs concordarono di utilizzare pareti prefabbricate di compensato. Usando tre spessori di legno, le mura avrebbero avuto un alto grado di isolamento e sarebbero state quasi a provo d’incendio. L’uso del legno per le pareti interne trattate con uno strato di olio di resina rendeva superfluo l’intonaco o la vernice. Il riscaldamento sarebbe stato realizzato con elementi sottostanti il pavimento di legno. Nel soggiorno non poteva mancare un camino, costante elemento centrale dell’abitazione.
Avendo economizzato sui materiali della costruzione Wright poté permettersi di realizzare vetrate di cristallo. La casa servì da modello pilota per la casa usoniana. Con creatività e tenacia professionale Wright riuscì così a reinserirsi nel mercato edilizio americano e le occasioni non mancarono.
Lo stesso Wright affermò che Wingspread, “Ali distese”, (fig.5)
l’abitazione che aveva progettato per Herbert F. Johnson nel 1937 a Racine nel Wisconsin, assomigliava ad una delle case nella prateria che aveva realizzato nel passato. Rappresentò un’eccezione nel panorama “discreto” delle usonian houses. Wright con sua abilità proverbiale, convinse un ricco cliente che gli permise di rinnovare i successi delle Prairie houses. Il luogo, prima di diventare un affascinante paesaggio inquadrato dalla nuova casa, era una piatta distesa senza neppure un albero, ma aveva una particolarità: si sviluppava lungo le rive di un laghetto e vicino ad una gola tortuosa erosa dall’acqua. Proprio questa gola fu per Wright l’elemento caratteristico a cui addossare la costruzione.
La struttura centrale della casa è uno spazioso padiglione centrale che si alza per tre piani e definisce le quattro ali della croce che si sviluppano ortogonalmente ad accogliere le diverse funzioni abitative: per i figli e per gli ospiti, mentre la casa padronale è situata al secondo livello al di sopra di un vasto magazzino. E’ dotata di una vasta terrazza che termina con una stretta balconata in legno. Il soggiorno centrale, fu definita la “grande sala”: ospitava un imponente camino centrare che divideva l’ampio spazio in ingresso, soggiorno, biblioteca e sala da pranzo (fig.6).
Wright si mise a lavorare assiduamente a progetti di abitazioni in diverse località degli Stati Uniti: la residenza di Hanna Honeycomb, dislocata nel Campus dell’Università di Stanford (fig.7) del 1937;
la casa Bernard Schwartz a Two Rivers del 1938, nel Wisconsin (fig.8);
la casa Stanley Rosenbaum a Florence del 1938 (fig.9),
la Afflek House ad Oakland County del 1941 (fig.10);
la casa Goetsch-Winckler ad Okemos mel Michigan nel 1940 (fig.11),
la casa di Rose Pauson del 1940 (fig.12)
Quest’ultima bruciò nel 1943; ne rimasero solo le rovine che, nel 1979, Wright trasformò monumento permanente. Realizzerà nel 1939 anche il progetto Suntap Homes, un edificio a quattro appartamenti a forma di un quadrifoglio; ciascuna delle quattro parti comprendeva sei stanze, un deposito e una tettoia per la macchina (fig.13)
Dopo la seconda guerra mondiale l’economia statunitense ebbe un forte rilancio; i programmi finanziari del governo per case destinate alla classe media a basso costo favorirono nuovi modelli insediativi e Wright potette perseguire con tenacia i suoi obiettivi. Nel dopoguerra diede forma ufficiale alla comunità che aveva creato interno a sé: Usonia Homes venne riconosciuta, in forma di Cooperativa, nella legislazione dello stato di New York e si procedette all’acquisto di circa 40 ettari di campagna, nei pressi di Pleasantville per la realizzazione di strutture residenziali. Per Wright occasione di nuovi progetti.
Tenne saldi e non modificò i suoi principi; favorì nella comunità che aveva creato l’ideale democratico di cooperazione e la concretizzazione della visione urbana di Broadacre City che trovò concretezza nel tipo di abitazione e nella comunità solidale delle Usonia Homes. Nell’Usonia Historic District furono edificati 47 lotti fra i quali molte progettate e costruite da Frank Lloyd Wright.
Le ultime case di Wright, anche costi ridotti, sono altrettanto interessanti di quelle vaste e lussuose del periodo delle Praire houses. Lui stesso lo sostenne apertamente: “Vi assicuro che nulla è più interessante e importante del portare nelle case in cui vivono i nostri migliori cittadini qualcosa delle qualità di una vera opera d’arte”, che solo lui poteva garantire.
La lotta professionale e culturale per affermarsi fu durissima; fu attaccato violentemente da tutti i suoi oppositori per i suoi atteggiamenti di fanatico predicatore. Realizzò grandi opere e fra queste gli uffici della Johnson Wax a Racine e il Museo Gugghenheim di New York. Ad Hitchcock, un noto critico d’arte che lo giudicò “superato”, replicò in modo apparentemente scherzoso:
“Io avverto Henry-Russel Hitchcock ora e per sempre che … non solo intendo di essere il più grande architetto che sia vissuto finora, ma anche il più grande che mai vivrà. Si, io voglio essere il più grande architetto di ogni tempo.”
Francco MONTUORI Roma 3 maggio 2020