“Elektra” di Strauss; apre con un trionfo la Stagione 2022-2023 di Santa Cecilia. Ovazioni per Pappano e la protagonista Ausrine Stundyte

di Claudio LISTANTI

Una splendida esecuzione in forma oratoriale di Elektra di Richard Strauss ha aperto, presso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, la Stagione Sinfonica 2022-2023 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Questa inaugurazione raccoglieva in sé diversi e particolari elementi di interesse. Innanzi tutto c’è da porre in risalto che il capolavoro straussiano era la prima volta che veniva eseguito nei concerti dell’Accademia di Santa Cecilia, fatto di grande rilievo perché nei concerti della prestigiosa istituzione musicale romana proposte di grandi capolavori del teatro d’opera sono frequentemente inseriti nei programmi e questo concerto ne arricchisce l’ampiezza del repertorio eseguito.

Altro punto di interesse era l’attesa per l’esecuzione e gli interpreti chiamati a realizzarla. Ad iniziare dall’interessante compagnia di canto scelta per l’esecuzione che necessita di interpreti vocali di straordinaria potenza e di una certa facilità ad affrontare le impervie linee vocali create da Strauss per i suoi personaggi. Infine un’attenzione particolare era rivolta alla prova di Antonio Pappano non solo nell’attesa dell’ascolto della sua visione del capolavoro di Richard Strauss, la cui poetica ci sembra particolarmente affine alle sue ‘corde’ emozionali ma, soprattutto, perché questa inaugurazione sarà l’ultima del lungo periodo che ha trascorso alla direzione musicale dell’Accademia di Santa Cecilia, alla quale è stato nominato nel 2005 e che lascerà dopo 17 anni di attività per andare a ricoprire, dal settembre del 2023, un altro incarico prestigioso come quello di direttore principale della London Symphony Orchestra. In questo arco di tempo a Santa Cecilia è stato indiscusso protagonista della valorizzazione dell’ Orchestra dell’Accademia, complesso artistico che con la sua cura è riuscito a crescere in maniera esponenziale per entrare a pieno titolo nella élite musicale europea e mondiale. Questo non solo grazie alle sue innumerevoli interpretazioni nell’ambito delle diverse stagioni concertistiche all’interno delle quali ha affrontato un repertorio musicale di ampio spettro ma, anche, grazie alle numerose incisioni che hanno arricchito il mercato discografico di interpretazioni innovative e moderne e, in special modo, per le diverse tournée che hanno consentito a questi complessi artistici di essere conosciuti, e apprezzati, nel resto d’Italia e in buona parte del mondo.

Fig. 1 Una immagine di Richard Strauss dei primi del ‘900. Autore Franz Leximeliaman

Inizialo la disamina di questo concerto evidenziando alcune notizie di carattere storico che ci aiutano a comprenderne più facilmente l’importanza.

Elektra fu composta nel periodo 1906-1908 e rappresentata per la prima volta il 25 gennaio 1909 al Königliches Opernhaus Dresda. Strauss aveva da poco intrapreso la via dell’opera lirica con le due prime esperienze di Guntram e Feuersnot (1894 e 1901) e nel 1905 con Salomè. L’esperienza operistica, quindi, entrò nella sua vita di compositore dopo l’iniziale e proficua attività musicale che lo vide autore di diverse composizioni per orchestra tra le quali il Concerto per violino e orchestra Op. 8 nel 1881 e il primo Concerto per corno n. 1 in mi bemolle maggiore op.11 dell’anno successivo. Ma la sua esperienza ‘sinfonica’ più importante fu nei cosiddetti ‘poemi sinfonici’ conosciutissimi ed anche oggi tra i più ascoltati al mondo: Morte e Trasfigurazione del 1889, I tiri burloni di Till Eulenspiegel del 1895, Così parlò Zarathustra del 1896, Don Chisciotte del 1897 e Una vita d’eroe del 1898.

Fig. 2 Una immagine di Hugo von Hofmannsthal del 1893

La sua riconosciuta abilità di orchestratore, soprattutto maturata in un genere musicale come il ‘poema sinfonico’ dove sono determinanti le descrizioni, sia di ambienti che di sensazioni e stati d’animo, costituisce un’ottima base per la creazione di opere liriche nelle quali la descrizione è altresì importante in quanto sostenuta dall’azione e dalla scena.

Con Salomè, e poi con Elektra, Strauss giunge ad importanti traguardi espressivi perché riesce a produrre una felice sintesi tra azione e musica finalizzata ad una vigorosa ed incisiva fusione di questi elementi per raggiungere una intensa capacità espressiva. Con queste due opere il compositore bavarese raggiunge il punto di vertice della sua carriera di compositore d’opera. Con Elektra, inoltre, inizia la collaborazione con Hugo von Hofmannsthal lo scrittore e drammaturgo austriaco che ne scriverà il libretto derivato dal suo omonimo dramma del 1903, ispirato ad Elettra di Sofocle e che, negli anni successivi, produrrà diversi e significativi libretti per il musicista bavarese come quello per Il cavaliere della rosa, Arianna a Nasso, Arabella, La donna senz’ombra e Elena egizia.

Elektra di Strauss si svolge in un atto unico nella città di Micene e, al contrario della tragedia sofoclea, è interamente ambientata all’interno del palazzo, elemento che dona all’opera un drammatico senso claustrofobico, tragica cornice che contiene il dramma di Elettra con il suo morboso odio nei confronti di Clitennestra e del suo amante Egisto, uccisore di Agamennone, al quale Elettra era visceralmente attaccata. Elettra è reclusa assieme alla sorella Crisotemide che però è animata dal forte desiderio di uscire da questa costrizione mentre Elettra vive nella spasmodica attesa della vendetta che sarà compiuta con l’uccisione dei due amanti ad opera del fratello Oreste. Una volta ottenuta vendetta è però scossa dal dispiacere di non aver dato ad Oreste l’arma con cui suo padre fu assassinato che lei non è riuscita a dissotterrare. Elettra entra infine in uno stato delirante che la conduce ad una danza sfrenata per poi morire a terra stremata.

Fig. 3 Un momento dell’esecuzione di Elektra di Strauss. © Accademia di Santa Cecilia

Per questo dramma a forti tinte Strauss ha concepito una partitura grandiosa utilizzando un’orchestrazione magistrale e allo stesso tempo monumentale. La partitura, che possiede un ricchissimo organico strumentale rispetto a molte altre opere, prevede, oltre ad un nutrito gruppo di archi, l’utilizzazione di 4 flauti e 2 ottavini; 3 oboi e 1 corno inglese; 1 heckelphone; 4 clarinetti e 1 clarinetto in Mib; 1 clarinetto basso; 2 corni di bassetto, 3 fagotti e 1 controfagotto. Poi anche 8 corni che suonano anche 4 tube di Wagner; 6 trombe; 1 tromba bassa; 2 tromboni tenori; 1 trombone basso; 1 trombone contrabbasso; 1 basso tuba: celesta e 2 arpe. Nutrito anche il settore delle percussioni. 6-8 timpani, tamburo, grancassa, piatti, triangolo, tam-tam, tamburello, nacchere e glockenspiel.

Richard Strauss è riuscito a dare alla partitura una straordinaria unità drammatica realizzando a pieno l’illustrazione degli stati d’animo dei personaggi e la particolare ambientazione mettendo in risalto la personalità ed il travaglio interiore di ogni personaggio dove però Elettra assume funzione baricentrica e dominante, concependo uno stile di canto orientato verso un recitativo di straordinaria  efficacia per la comprensione del dramma ricorrendo anche ad una linea di canto del tutto impegnativa con continui passaggi di registro dove abbondano, ma in senso espressivo, le note acute. Monologhi e duetti si alternano con frequenza a scapito della coralità che è introdotta praticamente solo nella scena iniziale.

Nella musica è spesso evidente l’influenza di Wagner, soprattutto nella fusione tra strumenti e voci con l’introduzione di diversi ‘leitmotiv’ che qui, però, sono intrecciati in maniera, forse, più complessa tale da renderli a volte irriconoscibili sebbene entrino incisivamente nel tessuto connettivo della partitura conservando però il loro ‘effetto’ sull’ascoltatore. Nel complesso si può dire che Elektra è una grande affresco dove tutti i particolari sono ben calibrati per rendere fruibile il dramma nel suo significato e nella sua totalità.

Fig. 4 Il soprano lituano Ausrine Stundyte durante l’esecuzione di Elektra di Strauss. © Accademia di Santa Cecilia.

Nella compagnia di canto era molto attesa la prova del soprano lituano Ausrine Stundyte specialista ‘straussiana’ molto apprezzata a livello internazionale anche per le sue interpretazioni di Elektra. Qui alla Sala Santa Cecilia non ha deluso le attese di tutti noi in quanto voce eccellente in grado di dare al personaggio la necessaria centralità. Riesce a dominare le emissioni che risultano sempre chiare e naturali senza forzare la voce per una linea di canto affrontata con estrema sicurezza nei continui passaggi di registro, squillante ma non stridente negli acuti, rotonda e spessa nelle note più gravi. Nella sua prova appare con grande chiarezza la preparazione che è stata alla base della costruzione di questo personaggio mito della Storia dell’Opera che le ha consentito di inserirsi alla perfezione nell’impronta interpretativa imposta da Pappano a tutta l’esecuzione. Per lei, al termine della recita, un successo personale travolgente da un pubblico entusiasta per l’esecuzione.

Fig. 5 In primo piano il soprano svedese Elisabet Strid (Crisotemide) durante l’esecuzione di Elektra di Strauss © Accademia di Santa Cecilia.

L’altra parte importante in questa opera e quella di Crisotemide, sorella di Elettra, con la quale divide il dramma dell’uccisione di Agamennone. Anche per questo personaggio la tessitura è particolarmente impervia e il soprano svedese Elisabet Strid si è rivelata ideale per questo ruolo. Nel suo curriculum leggiamo che nel repertorio, oltre a Strauss c’è molto Wagner, una esperienza che ha giovato all’interpretazione di questo personaggio dalla cui linea di canto emerge con forza un po’ dello stile wagneriano. Anche la Strid ha mostrato sicurezza nell’impegnativa vocalità del personaggio che spesso raggiunge le alte vette della parte per soprano anche se alle volte ci è sembrato che giungesse al traguardo al limite delle forze. Comunque la sua interpretazione è stata di straordinario spessore vocale che ha consentito anche di far brillare tutti i frequenti ed impegnativi duetti con Elektra elementi che l’hanno condotta ad ottenere un vistoso successo personale.

Fig. 6 In primo piano il mezzosoprano Petra Lang (Clitennestra) durante l’esecuzione di Elektra di Strauss © Accademia di Santa Cecilia.

Nella terza delle tre parti principali femminili, c’era la Clitennestra del mezzosoprano tedesco Petra Lang, particolarmente apprezzata nel repertorio wagneriano nel quale ha fornito interpretazioni di grande livello, delle quali si ricorda la sua Ortrud nel Lohengrin. Anche per lei l’esperienza wagneriana ci sembra fondamentale per il personaggio a lei assegnato, interpretato con intensità e convinzione, arricchito all’ascolto da una voce calda e rotonda riuscendo così a valorizzare le peculiarità del personaggio. Buon successo personale anche per lei.

Fig. 7 Il soprano Ausrine Stundyte (Elektra) e il baritono Kostas Smoriginas (Oreste) Strauss © Accademia di Santa Cecilia.

Molto efficaci anche le tre parti principali maschili con il tenore Neal Cooper un Egisto preciso e convincente, il baritono Kostas Smoriginas dalla voce calda e calibrata nelle emissioni per un Oreste molto ben interpretato ed il basso Nicolò Donini un preciso precettore di Oreste.

In Elektra sono molto importanti le cinque ancelle parti qui affidate a cinque valide cantanti che hanno saputo dare spessore ai loro ruoli: il contralto Ariana Lucas, i mezzosoprani Anne Schuldt e Monika-Evelin Liiv, ed i soprani Katrin Adel e Alexandra Lowe (I, II, III, IV e V ancella)

Nelle altre parti secondarie c’erano il tenore Leonardo Cortellazzi (Un giovane servo) ed una serie di cantanti scelti tra gli artisti del coro dell’Accademia di Santa Cecilia: il basso Andrea D’Amelio Un vecchio servo, i soprani Maura Menghini La sorvegliante, Marta Vulpi La confidente e Bruna Tredicine L’ancella dello strascico mentre a Cristina Cappellini, Sara Fiorentini, Antonella Capurso, Roberta De Nicola, Federica Paganini, Tiziana Pizzi sono state affidate le voci delle Sei serve. Per la parte vocale, inoltre, va ricordato il breve ma efficace intervento nel finale del Coro dell’Accademia di Santa Cecilia diretto da Piero Monti.

Fig. 8 Elektra di Strauss. Le cinque ancelle e la sorvegliante © Accademia di Santa Cecilia.

Antonio Pappano ci ha regalato una interpretazione formidabile e indimenticabile quanto a resa sonora di tutta l’orchestra che ha prodotto un suono sfolgorante e delicato a seconda del procedere dell’azione, elementi che ancora una volta dimostrano l’elevato grado di professionalità dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia che può essere oggi collocata senza dubbio tra le più importanti d’Europa. In Elektra, come in molte opere straussiane, la magnificenza dell’orchestrazione può portare ad esecuzioni che possono evidenziare squilibri tra la parte strumentale e quella vocale.

Pappano è riuscito a calibrare alla perfezione questi due elementi riuscendo ad integrarli con estrema abilità per una fusione che si è rivelata determinante per la fruizione di questo capolavoro. Le voci non sono mai state sovrastate dall’orchestra risultando limpide e chiare nonostante il corposo volume dell’orchestra che non ha mai perso lo smalto sonoro per un ascolto del tutto godibile e coinvolgente.

L’esecuzione, come già accennato, in forma oratoriale ed in lingua originale tedesca, è stata realizzata in maniera ottimale per rendere intelligibile la trama. Accanto ai tradizionali soprattitoli c’erano alcune didascalie che ne descrivevano ambiente e azione ed inoltre gli interpreti hanno adottato dei movimenti risultati incisivi nell’integrare quanto narrato dal testo.

Al termine della recita (ci riferiamo a quella del 22 ottobre) il pubblico ha tributato all’esecuzione un vero e proprio trionfo con la sala interamente in piedi ad applaudire vivacemente e sonoramente tutti gli interpreti con molti cantanti che sono giunti al termine visibilmente provati ‘emotivamente’ per l’interpretazione di questa straordinaria tragedia in musica.

Fig. 9 Applausi per tutti gli interpreti al termine di Elektra di Strauss © Accademia di Santa Cecilia.

A raccogliere gli applausi Antonio Pappano ha chiamato sul palco la prima viola dell’Orchestra Raffaele Mallozzi che nella serata è stato impegnato nell’ultima esecuzione a Santa Cecilia, e che lascia l’incarico per raggiunti limiti di età. Pappano lo ha voluto ringraziare personalmente per il suo impegno nell’orchestra ma anche come grande esperto del suo strumento che ha contribuito a valorizzare.

A margine della nostra recensione vogliamo ricordare che in occasione di questa Elektra è stata allestita nel foyer della Sala Santa Cecilia una interessante mostra, Richard Strauss a Santa Cecilia, dedicata al rapporto artistico, durato dal 1908 al 1936, tra l’istituzione romana ed il compositore bavarese, con locandine, documenti e fotografie che testimoniano la grandezza del compositore e la straordinaria storia culturale ed artistica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.La mostra resterà aperta ancora per diverse settimane ed è un’occasione per tutti gli appassionati per rafforzare la loro passione musicale e per ampliare le proprie conoscenze.

La mostra potrà essere visitata ad ingresso libero dal lunedì al sabato dalle 11 alle 18 e la domenica dalle 10 alle 18.

Claudio LISTANTI  Roma 23  Ottobre 2022