Colonnata, Colossea, Panthean, le “Teche Lignee” di Antonio Bruni e la tangibilità della conoscenza

di Vitaliano TIBERIA

LA CULTURA CONTEMPORANEA SI SMATERIALIZZA: LE “TECHE LIGNEE”, ovvero le SCULTURE-LIBRERIE, DI ANTONIO BRUNI, EVOCANO LA TANGIBILITÀ DELLA CONOSCENZA.

Seconda di una suggestiva e originalissima trilogia estetica di Antonio Bruni, comprendente anche Colossea (2016) e Panthean (2022), Colonnata (2018) induce alla meditazione sull’essere all’interno della città: perché è in questo spazio che vive, declinata in forme di architettura lignea aperta, la dignità della persona futuristicamente libera di capire e perfino di sognare senza coartazioni esistenzialistiche, derive spiritualistiche, ottimismi apodittici anche le realtà impossibili.

Colonnata, per ammissione dello stesso Bruni, è «metafora dell’invito universale del sapere», rivolta soprattutto ai giovani, cui suggerisce un pensiero artistico come fonte di verità bella, concreto e autenticamente conoscitivo della città. Le colonne ispiratrici del colonnato berniniano in piazza San Pietro, che sono sculture ideali e non architetture, divengono agli occhi di Bruni elementi di codice per una composizione che fa balenare un abbraccio ideale rivolto al mondo intero, contrassegnato da tante civiltà. Colonnata, dunqueculminante in una struttura cupolare dal valore di sintesi architettonica, evoca una dimensione spaziale che si rispecchia nella libertà, in cui i valori filosofici dell’essere e del divenire si universalizzano nella bellezza della conoscenza e della fede.

A. Bruni, Colonnata di Fronte Panthean

La ricezione di questo messaggio avviene, come in Colossea e Panthean, attraverso il veicolo materico del legno, che, evocando il modulo colonnare berniniano, ne sopravanza la lapidea solennità, traducendone il significato in termini semplificatori e intimistici. Perché la scultura è costituzionalmente lapidea e dunque ponderosa, evocativa con la sua piena matericità, che la distingue dall’illusionismo della pittura e dall’astrazione sublime della musica che non ha linguaggio, ma è anche leggera e amichevole quando è fatta di legno lavorato dall’abilità magisteriale di un ebanista come Leonardo Ciccarelli, perfetto esecutore delle idee di Antonio Bruni.

ESTETICA ARCHITETTONICA, ETICA E STORIA IN Colonnata E IN ALTRE SCULTURE-LIBRERIE.

A. Bruni e V. Tiberia Colonnata di fronte

Colonnata, dunque, al pari di Colossea e Panthean, possiede un’ulteriore caratteristica concettuale collegata inevitabilmente alla spazialità architettonica, che non si esaurisce nell’idea spirituale dell’abbraccio ecumenico evocato dal colonnato berniniano. Quest’ultimo infatti non è una struttura architettonica tout court, ma piuttosto la realizzazione di un’astrazione urbanistica, che amplifica lo spazio ideale della basilica retrostante per recuperare soprattutto la visibilità della cupola, progettata emisferica da Michelangelo e quindi penalizzata dall’allungamento della navata centrale realizzata da Carlo Maderno per volontà di Paolo V, al secolo Camillo Borghese e dunque rampollo di spicco di una delle più potenti famiglie romane. Un papa che, a completamento della Riforma cattolica, pensò che il vescovo dovesse svolgere il suo magistero pastorale nella trionfale scenografia di una navata centrale allungata, come era stato realizzato esemplarmente nell’aula ancor più sintetizzante perché priva di navate laterali, della chiesa romana del Gesù consacrata nel 1584.

Per questo Paolo V volle che la basilica petriana fosse dotata di una navata dalla rilevante lunghezza tale che evocasse il cammino allegorico che i fedeli avrebbero compiuto nell’ascolto della parola di Dio declamata dal vescovo di Roma, ma in un numero superiore a quello consentito in una chiesa a pianta centrale secondo la croce greca, vocata invece a raccogliere in un reciproco abbraccio cristocentrico i fedeli in preghiera. Sarebbe dovuto avvenire insomma quanto progettato da Michelangelo e condiviso anche da Bramante e Peruzzi per l’originaria San Pietro, in analogia con quanto era stato progettato per due insigni templi, anch’essi cinquecenteschi, esemplari del modello a pianta centrale: San Biagio a Montepulciano e Santa Maria della Consolazione a Todi rispettivamente progettati da Antonio da Sangallo il Vecchio e da Donato Bramante.

Bruni, dal punto di vista estetico si ispira sì al Colonnato del Bernini, ma sa che quell’opera, oltre ad essere una suprema dilatazione idealmente irenica, è l’atto finale di un percorso “figurativo” di recupero virtuale  della precedente struttura ecclesiastica  centralizzata del XVI secolo perdutasi nell’allungamento della navata centrale petriana; un recupero soprattutto della visibilità della cupola michelangiolesca,  cui non bastò per tornare ad ergersi sulla piazza l’esser stata resa più acuta nel sesto, per altro per motivi statici, dall’intervento finale (1586-90) dell’espertissimo architetto  Giacomo Della Porta, il quale orgogliosamente volle lasciare la sua firma sulla  sfera di coronamento della lanterna: IACOBUS A PORTA ARCHITECTUS/ALEXANDER EIUS FILIUS/ PATRITII EQUITESQUE ROMANI.

A. Bruni, Colonnata edizione ridotta

Confermano il ritorno di Bruni alla simbolica pianta centrale petriana le sue costruzioni ideali di cupola e lanterna che si ergono al di sopra dell’intera composizione di Colonnata, un vero e proprio «abbraccio universale della spiritualità», che richiama l’idea della perfezione divina configuratasi nella natura, di cui anche il tempio di Agrippa e l’anfiteatro Flavio costituiscono una variante archetipica. Una chiave di lettura coltissima per reinterpretare la pianta a croce greca di valore mistico, come quella petriana pensata da Bramante, Peruzzi e Michelangelo; ma anche un’antitesi alla croce latina progettata da Raffello e Antonio da Sangallo per una predicazione spettacolare che sarebbe stata ripresa dal ricordato Maderno parecchi anni dopo in piena epoca barocca, quando la fede fu esaltata in forme artistiche e architettoniche talora estremamente pietistiche nella raffigurazione dei misteri della fede.

Nel caso di Colonnata, dunque, la struttura centralizzata pensata da Bruni non ha intenzionalità astratte o divulgativamente installative, ma è un atto di fede in una cultura che ricapitola un’estetica del pensiero libero per favorire la meditazione e quindi un incontro ecumenico: per questo è una composizione strutturata non su linee rette su fondo chiuso, come le librerie tradizionali, ma in una sorta di spirale avvolgente ed aperta, senza l’unicità scontata di un punto di fuga, perché il sapere reca in sé una circolarità perfetta, polivalente, trasparente come una filigrana e inesauribile. Non casualmente, in Colossea, che è immagine del sapere al pari di Colonnata e di Panthean, Claudio Strinati ha visto

«una metafora della mente, un cervello tutto fatto di connessioni, una costruzione intellettuale positiva…»;

un giudizio transitivo e complessivo sulle tre creazioni bruniane assurte ad emblemi domestici di scienza, sapienza, universalità.

A. Bruni Panthean

UNA SINTESI APERTA.

In conclusione, queste tre originalissime Sculture-Librerie lignee costruiscono spazialità virtuose, aperte e concluse ad un tempo, come sono le tante culture che hanno segnato nei millenni, talora anche tragicamente, le coscienze degli uomini e il volto della terra, che i Nativi americani, ritenendola Madre, non sottoponevano alla pratica dell’agricoltura per non violarla ferendola nel ventre; una convinzione paradossale per l’uomo contemporaneo, disabituato a pensare una fede che spiritualizzi la materia.

Le Sculture-Librerie di Bruni sono dunque spazialità che evocano sul piano dello strutturalismo estetico le indimenticabili suggestioni della dialettica interno-esterno di Cesare Brandi riferita alla vitalità dell’architettura, soprattutto quella barocca, per cui un interno possiede una sua esternità non coincidente con quella fisica, così come un esterno è dotato di un’internità concettualmente analoga. Si tratta di spazialità che accolgono in un’interazione continua liberatrice di idee e fantasie che si concretizzano e si diffondono attraverso i libri viventi nelle librerie: in queste, come ricorda Bruni, si riversano e si rendono conoscibili «mondi di idee […], pareri distanti […], frementi discordie ideali // rivali poteri e contrasti», tutte sensazioni che ispirano «l’anima al volo». Perché queste composizioni sono un invito sommesso ad “abitare” la cultura.

A. Bruni, Panthean Coro

In conclusione, Colonnata è un’originale allegoria contemporanea del valore spirituale dei libri assimilati alla sapienza della pianta centrale architettonica recuperata virtualmente attraverso il Colonnato berniniano; una centralità iconologica che è anche ricapitolativa in chiave umanistica di monumenti antichi come il Pantheon e il Colosseo: una sorta di vagheggiamento filosofico ed elegiaco delle civiltà trascorse, con la voglia di offrire uno spazio virtuoso alle coscienze di chi, nel mondo contemporaneo, incombendo l’incognita dell’Intelligenza artificiale, crede ancora che nella vita possa esserci un autentico significato antropologicamente umanistico  poggiante sulla convinzione che l’uomo non può essere altro che faber fortunae suae.

Antonio Bruni ha esposto Colonnata e Panthean, due opere della trilogia Pensando a Roma, nel Congresso CODWAYEXPO, sulla cooperazione internazionale, indetto dal Ministero degli Esteri, tenutosi alla Nuova Fiera di Roma dal 14 al 16 maggio 2025. Colonnata è stata esposta in versione ridotta; Panthean in versione integrale. Le opere sono state presentate da Vitaliano Tiberia e Antonio Bruni; il Coro ALTAVOCE, diretto dal maestro Federico Capranica, ha eseguito, con arrangiamenti inediti, una suggestiva ed evocativa antologia di musiche d’ogni parte del mondo.

Colossea, è stata precedentemente esposta nel 2019 nella casa dell’Architettura a Roma; Colonnata, in versione integrale è stata esposta nella Galleria Alberto Sordi, Roma 2019; Panthean è stata esposta come scenografia di Se una vedova in penombra…nel Teatro dei Ginnasi, a Roma nel 2024.

Antonio Bruni (Roma 15 novembre 1946) è autore di opere uniche in masselli pregiati (noce, ulivo, ciliegio, olmo, frassino) progettate ripensando la visione tradizionale del mobile. Opere che si sviluppano dalla bellezza intrinseca della materia, costruite in asimmetrie modulari senza tradire l’uso e la fruibilità dell’oggetto. Del 1968 è la prima libreria Coda di Rondine. Ha realizzato 12 librerie, 19 tavoli, 6 armadi, 9 letti, 2 scale, una cucina.  Scultore di 68 figure lignee, secondo l’espressività dei movimenti e delle venature del legno, esposte in mostre, lavora il legno con il maestro ebanista Leonardo Ciccarelli, nel laboratorio di Monsoreto di Dinami in Calabria, seguendo direttamente tutte le lavorazioni, dal taglio delle essenze alla lucidatura. Ha lavorato in RAI dal 1967 al 2011 come autore, conduttore in video, produttore e dirigente di programmi televisivi: Storia e Volontariato (anni 70) Regionali del Veneto (anni 80) Scienza, Spettacolo, Globalizzazione; è stato assistente del Direttore di RaiUno (anni 90), e quindi responsabile di Relazioni e Festival Internazionali. Poeta quotidiano, in diretta Tv a UnoMattina (2003-2004) sulla vita normale e nella prima pagina di IL POPOLO sull’attualità (2001-2003). Autore del poema MI SVELO MA IN ANIMO NUDA, storie di sessualità femminile da interviste, interpretato da 60 attrici (2002-2018), di STORIE DELLA NATIVITÀ anno per anno dal 1991, e di altri 12 poemi teatrali.

Editore e redattore dal 2004 di ELETTROLETTERA, periodico per posta elettronica, con una poesia e inviti culturali. www.elettrolettera.it

www.antoniobruni.it  posta@antoniobruni.it

Vitaliano TIBERIA  Roma 25 Maggio 2025

Le foto nel testo sono di Jean Mathieu Domon.