Carlo Foresi, quando l’arte del passato trova nuove narrazioni nel presente.

redazione

Carlo Foresi, quando l’arte del passato trova nuove narrazioni nel presente.

Carlo Foresi è passato attraverso vari percorsi artistici per approdare, ormai diversi anni or sono, alla pratica e alla professione del restauratore, specializzandosi in particolare nel restauro dei dipinti antichi, dove senza dubbio mostra eccellenti capacità, ma non solo.

La sua formazione artistica risale agli anni Ottanta ed è avvenuta all’Accademia di Belle Arti di Roma nelle aule dove si praticava il disegno dal vero, da modelli o da rilevi di statue di gesso, in ogni caso con ottimi maestri e altrettanto ottimi colleghi. Non c’è dubbio alcuno che la sua competenza nel ramo del restauro sia dovuta in larga parte agli anni della formazione e alla pratica del disegno, poi sperimentata e infine arrivata sul cavalletto dove da tempo lavora. Ma la pratica del disegno è certamente qualcosa che resta oltre ogni approdo professionale ed era perciò probabilmente normale che arrivasse anche il giorno che proprio grazie ad essa Caro potesse dar luogo a performances pittoriche, in cui la mano educata alla linearità, all’attenzione al minimo dettaglio, alla scorrevolezza del testo, si producesse nel tentativo di elaborare un proprio percorso.

Da questo punto di vista va considerato il dipinto che è stato realizzato, prendendo a modello, è il caso di dire, non più la ragazza in posa nell’Aula del nudo né il calco o la statua dell’Accademia di Belle Arti, ma un dipinto, un dipinto che credo costituisca un passaggio significativo nel suo percorso individuale. Si tratta di Mattina a Cape Cod, noto dipinto di Edward Hopper, realizzato dall’artista nel 1950, che esprime bene quanto sull’artista statunitense la critica ha scritto e che può farci intendere come anche Carlo Foresi debba aver avuto personale attrazione per quella figura che può apparire decontestualizzata anche se è la protagonista della scena ma avvolta in una fredda solitudine.

Carlo Foresi, da Edward Hopper

E’ una sorta di richiamo che il nostro artista (Foresi) fa al ruolo dei personaggi che appaiono in un dipinto, come nel nostro caso la ragazza di Hopper, da lui scelti, evidentemente, dal momento che si muovono in senso figurato e teatrale sul palcoscenico del mondo, laddove appare chiara la volontà di affrontare il tema dell’esistenza e di raccontarla per interposta persona (Hopper in questo caso) trasposta e trasfigurata.

Importa tanto a questo punto che i personaggi possano apparire reali, concreti, al punto di poter identificare quasi una sorta di senso comune, una condizione esistenziale presente, che li fa precipitare dalla immortalità dell’opera d’arte alla cruda verità del reale, di comuni esseri mortali, di individui vulnerabili. E’ un gioco, se possiamo dire così, che Carlo Foresi conosce alla perfezione e che applica in modo estremamente consapevole e nello stesso tempo fascinoso, anche considerando la resa stilistica che non farebbe invidia ad un professionista dell’arte pittorica.

Egli si muove lungo un filo rosso che va oltre la mera visione esplorando l’aspetto emozionale contenuto in ogni testo preso in esame, che sia Hopper, che sia Savinio o che siano altri significativi artisti, di altre epoche e tendenze, laddove cioè sia possibile interpretare il  messaggio celato e che l’osservatore può riscoprire.

Nelle sue tele che rivisitano realizzazioni famose di artisti straordinari, pare dunque proprio che Carlo si concentri sull’annullamento della temporalità tra il passato e il presente, come se i soggetti e le tematiche trattate nei capolavori dei grandi del passato acquistassero nuova visione in epoca contemporanea. Nella esposizione che propone, insomma egli dimostra che l’attività artistica presuppone un tempo di attesa per godere dell’arte e svelare lo statuto comunicativo delle sue narrazioni

Roma 19 gennaio 2021