Candidiamo il “genius neapolitanus” come “Patrimonio universale dell’Unesco”

Rita Da Ponte

Napoli patrimonio immateriale dell’umanità.

About Art vorrebbe lanciare, in questi tempi in cui varcare il confine fra vita ed arte, annullandolo,  è la via maestra per salvare entrambe – vita ed arte – una candidatura.

Quella del genius neapolitanus a patrimonio Unesco dell’intero genere umano.

 Da  un paio di giorni girava via Whatsapp un audio-meme, al primo ascolto solo spassoso in tempi da panico mediatico e caccia al nuovo untore. Quello ormai noto come ‘o cinese ca tosse (per adottare l’impropria trascrizione accettata, nella loro inadeguatezza,  dai motori di ricerca). Poi, ieri in prima serata tv,  un intelligente lavoro di sovrapposizione a scopo ludico – ci riferiamo a Propaganda su la Sette – ha operato il piccolo miracolo dell’auto generarsi di un micro-capolavoro la cui bellezza potrebbe salvarci nell’ora del buio e del disorientamento: e diteci se questa, volontaria o no, non è  arte. Convinti, come siamo, che questo sia l’arte e non altro, vi invitiamo a seguirci nella lettura del significato della video-installazione proposta in tv, frutto della sovrapposizione fra due video ed un audio raccolti dalla Rete.
Il primo rientra nella categoria “vergognamoci per lui”. Un passante dal marcato accento fiorentino riprende una comitiva di cinesi sul Lungarno ed intanto vomita insulti che – per carità di patria – speriamo i turisti non abbiano compreso. L’approccio alla realtà di questo signore è cattivo, livoroso, ed è frutto di paura, buio ed una notevole dose di ignoranza – per la quale  l’ignorante ha sempre una quota di responsabilità soprattutto se  davvero nato in una città come Firenze.
 Il secondo riprende l’attimo in cui un’ambulanza attrezzata come nella celebre scena in cui la Nasa cerca di rapire Et l’extraterrestre, preleva da un hotel di Roma la coppia di turisti cinesi ammalati di Coronavirus: “Eccaallà. O sapevo” dice il genius romanus riprendendo dall’auto il via vai delle bianche figure scafandrate “Semo fatti”. Approccio fatalista. rassegnato. Troppo disincantato, da secoli, per attendersi altro.
 Il genius neapolitanus. il terzo, fa seguire al lampo dell’intuizione la semplicità di un audio whatsapp
“Gennaro a Forcella, vico Zuroli, o’ cinese c’a toss’, ‘o cinese ‘c’a toss’.. se non volete fare  ‘a fila alle poste, solo 15 euro. Se volete stare tranquilli ‘ncopp ‘a metro 15 euro. Se ci sta folla al ristorante ‘o cinese c’a toss’ costa 50 euro...”
e via così prezzando. Quando hai finito – se finisci, a noi non è ancoa sucesso – di ridere, ti rendi conto di quanto bene queste tre “perle” del web incastonate in sequenza ti abbiano fatto. Nell’audio napoletano, e nei due video c’è tutto: la malattia e la cura. la paura ed il realismo, il panico disordinato e l’approccio solido con ciò che esiste – la paura del contagio – ma anche la capacità di dargli, con una risata, la giusta dimensione umana; che è poi la maniera  migliore di farsi trovare preparati, solidali ed efficaci per combattere – ce ne fosse bisogno – quaunque contagio. In definitiva, ci spiega che il contagio peggiore, quello destinato a trasmettere la malattia dell’intolleranza dalla quale può non esserci guarigione, viene dal coronavirus della paura e del’ignoranza. Senza per questo sottovalutare quello incubato in Cina. Un approccio che consente di dire, senza livore o supponenza,  al sedicente fiorentino in caccia di untori: “Ma va la’, bischero”.  E dargli una caritatevole pacca sulla spalla.
Torniamo, dunque, all’idea di partenza. Napoli, patrimonio immateriale dell’umanità. Nessun’altra città sa mettere nel pentolone dell’umana paura per un destino da definire, il granello di sale, che rimette tutto in ordne, alleggerendo i carichi, rendendo tollerabile il peso di ogni giorno. A nostro avviso questa è l’arte di un popolo intero. Andrebbe riconosciuta, studiata ed amata. Parimonio del passato, via per salvarci insieme, nel futuro. Grazie, Gennaro.
Rita Da Ponte   Napoli 2 febbraio 2020