Architetti, scultori e il libro d’arte; la ‘messa in pagina’ al tempo del web. Riflessioni di Massimo Martini (parte 2^)

di Massimo MARTINI

Migranti sull’About

di M. Martini e F. Montuori

Due libri d’arte, nel formato editoriale dell’ e-book, degli artisti Patrizia Nicolosi e Enzo Rosato passati sotto silenzio a un anno dalla loro pubblicazione

IL LIBRO D’ARTE: QUANDO IL TRANS E’ NELLA MESSA IN PAGINA

(con una riflessione su cosa sia l’e-book)

(La prima parte dell’articolo è stata pubblicata il 06.05.19 su About Art on Line cfr https://www.aboutartonline.com/gli-architetti-e-il-libro-darte-la-messa-in-pagina-al-tempo-del-web-riflessioni-di-massimo-martini-parte-1/)

PARTE SECONDAGLI ARTIFICI DI PATRIZIA NICOLOSI

Patrizia Nicolosi imposta la sua strategia di messa in pagina a partire da un ottimo equilibrio delle immagini in suo possesso. Condizione favorevole che nasce nel fatto (del tutto fuori dal comune), dell’essere lei scambievolmente sia un’architetta che una fotografa (non siamo in una dimensione amatoriale, attenzione!, bensì del tutto professionale). Per cui, sotto la protezione del cosiddetto scatto d’autore, vengono a placarsi in una stessa immagine due ragioni che nascono invece come distinte. Quella del fatto costruttivo (lungo e tortuoso) e quella del fatto fotografico (breve e assoluto). Ora le cose si fermerebbero qui, a un’impaginazione tranquilla, a una reificazione dell’Immagine due volte Regina, se PN non avvertisse, da artista, tutti i rischi di uno stato delle cose privo di conflitti. Anche perché questo magico equilibrio molte ombre in effetti le nasconde. Le foto, piene di sfumati inquietanti, non cercano né trovano rifugio in qualche consolante still life. Lo studio Grau sembra proteggere, in realtà spariglia con molti individualismi molto assertivi. Ma soprattutto le foto di PN sono troppo numerose rispetto alle architetture di PN, (inevitabile, ovvio). E questo fatto determinare uno forte sbilanciamento nel momento di dare le carte. Qualcuno facendola semplice le consiglia di separare i campi, di stare di volta in volta in una disciplina o nell’altra, di rinunciare al doppio piano di lettura. Lei decide di tenersi la contraddizione in casa! E così facendo elabora un suo primo medium: moltiplica i rapporti fra i campi attraverso un bombardamento sistematico della Sacra Immagine con altre immagini! (ce ne sono tante e belle a disposizione…). Mettendosi in cammino verso un’inedita forma di e-book d’arte. Uno scavo nella Logica. Una partita a scacchi solitaria. Un solitario per menti appuntite. (fig 1)

Figura 1- P. Nicolosi, C. Placidi: Villa Horti Cortesi, Ferrara (’80) – foto P. Nicolosi

La Sacra immagine coincide ora con un campo di manovra totale e disponibile. Patrizia Nicolosi cerca un suo ordine moltiplicando i punti di vista. In un sistema di lettura multiplo che pone a dura prova la messa a fuoco dell’assieme, (ammesso che la parola assieme preveda un senso superiore delle cose). Una forma di cubismo… però senza frammenti da ricomporre, (quei frammenti che in una lettura anche solo distratta ti dicono sempre che, bene o male, un totale esiste, che puoi stare tranquillo). Difficile su questa strada avere una percezione unitaria anche perché (idea geniale – secondo medium) la foto piccola che si infila nel campo della foto grande mantiene sempre la sua unità originaria di scatto. Non arriva sulla pagina nessun particolare, sofisticato e significante. Quello che ognuno si aspetta! (Nelle foto in b.n. questa volontà è denunciata dal bordo nero. Che nella convenzione dice che il fotografo sta usando  il fotogramma intero. Non un ritaglio fatto a posteriori … insomma che lui (o lei) ha l’occhio fotografico). Tutti gli strumenti di PN sono quelli del disegno di architettura, con strategie di impaginazione chiare, evidenti, come teoremi. C’è un vagare, nel campo, di altri campi. Dentro rapporti formali sempre irrisolti, in bilico fra la pesantezza della tettonica e la mutevolezza della luce. Ora immaginate cosa succede quando dal rapporto tra foto e foto si passa al rapporto tra foto e disegno, poi a seguire fra disegno e disegno. Dilatati nella dimensione onnivora dell’immaginario grafico dello studio Grau. Si stenta a credere a quello che si vede. E parliamo di artifici d’arte lo ricordo, non di poetiche … che da questo punto di vista tutto potrebbe apparirvi anche assolutamente indigeribile. (fig 2)

Figura 2- M. Martini, P. Nicolosi: Festival Eurovisioni “Memo”,Palazzo delle Esposizioni, Roma (‘91) – foto P. Nicolosi

L’e-book di Patrizia Nicolosi è diviso in tre tomi. Quanto descritto fin qui riguarda i primi due, per un totale di 428 pagine, pari a 214 quadri nella dimensione assimilabile all’A4 orizzontale, (poco meno dello schermo di un normale p.c.). Calcolando la presenza media di 2/3 immagini a quadro (siano essi foto o disegni) siamo immersi in un caleidoscopio di 500 riquadri assoluti. Ognun per sé. Tante, tantissime le strategie fra di loro. La messa in pagina come sperimentazione continua. La messa in pagina come rischio calcolato. La messa in pagina come difesa strenua della libertà stessa del mettere in pagina. Materia per un dottorato di ricerca nella repubblica delle ranocchie nevrotiche e libertarie … La sintesi del fenomeno, qualora avesse senso farla, in un pensiero che mi sfugge, che memorizzo ma non inseguo. Poi, nel terzo tomo, le cose cambiano. Ci sono 236 pagine per 118 quadri. L’architettura fa un passo indietro. Lo scatto libero un passo avanti. La messa in pagina si attenua, essendosi i contendenti come allontanati. Così, di fronte a una materia artistica che diviene di figura in figura sempre più incandescente, il mio compito di decodifica sembra esaurirsi. Anche perché il bello arriva proprio adesso. (fig 3)

Figura 3- P. Nicolosi: Fred Astaire, you tube, 23.09.14 ore 15,39

 

PARTE TERZA – GLI ARTIFICI DI ENZO ROSATO 

Le condizioni di partenza di Enzo Rosato sono molto diverse da quelle di Patrizia Nicolosi. Lui scultore nasce come colui che dà forma all’opera attraverso una materia segnata dalle proprie mani. Come ci si aspetta nel sentire comune. E ancor più si rafforza questa identità quando ER si rivela anche ceramista, prima per nascita, poi per scelta maturata e consapevole. Le sue opere quindi, secondo l’iconografia dei libri sulla scultura, te le aspetti immerse in quello spazio indefinito proprio delle foto che non-sono-d’autore. Tipo Alinari, tanto per intenderci. Atmosfere grigie, fondali neutri, la materia chiamata a descrivere se stessa. Perché Lei, la divina materia, è del tutto in grado di assolvere questo compito da sola. Tutto si tiene. A parole. Nei fatti anche ER può vantare le sue contraddizioni, per fortuna! E così: dagli architetti che lo tirano per un braccio, dalle occasioni di lavoro che lo fanno uscire dallo studio, dal vagare nella materia-materia dell’informale poi nella materia-colore del marmorizzato, dall’idea stessa di scultura che viene mutando dal sodalizio con Leoncillo a oggi … di buon grado si lascia tentare da un’avventura collettiva. Acconsente a fare il passo. Che è molto per chi, beato lui, può trovare la misura nella propria tecnica. Ma veniamo alla messa in pagina. Che non è un manifesto programmatico come per PN. Bensì la conseguenza, senza un particolare format grafico, di una scelta che ER compie all’inizio, nelle prime 13 pagine, molto lucide. Libere, dirette, senza fronzoli. Lui dice: “… Ora provo una necessità inattesa, quella di crearmi un modello. Avere un punto di riferimento cui rendere conto con l’obbiettivo di condizionare il mio istinto… Questo desiderio… si materializza in un oggetto che, per semplicità, chiamo vaso. E vaso sarà, non aspettatevi altro…. Mi sento scultore e come scultura guardo al vaso: nel suo rapporto chiaro, cristallino, inequivoco, fra interno ed esterno.” I vasi di Enzo sono in giro da tempo, vanno ovunque, alla Biennale, al Maxxi, dentro opere di architettura, in mostre sia personali che collettive, in collezioni private, ovunque ma proprio ovunque. E questi ovunque sono quelli che creano il medium, dissolvendo i fondali grigi Alinari. Perché la scultura non è più la materializzazione di un’idea di mondo assoluta, bensì il fare di un attore che sta lì disposto a recitare assieme ad altri. Magari una comparsa. Ma in scena! (… e questo non essere né meglio né peggio. Diverso dal solito e comunque di ricerca, però sì. (fig 4)

Figura 4- E. Rosato, Legno bruciato 180x150x4 (’62) – Tempera su carta 40×30 (’59)

L’e-book di Enzo Rosato è una tranquilla passeggiata fra le sue opere. Lui apre una porta dopo l’altra, poi accuratamente tutte le richiude, facendoti intravedere quel tanto e non di più. Però, nelle varie stanze, l’osservatore trova materiali eterogenei, lasciati come lì come per caso. Sembrano solo informazioni, in realtà spostano l’asse di lettura su piani inattesi, facendo emergere altri medium. Medium appena accennati, non approfonditi, non aggressivi sul piano figurativo, tantomeno su quello concettuale. Dopo li descriveremo. Per ora conviene soffermarci sulle differenze con PN, che il confronto aiuta… Lei è assertiva, prende di mira un obbiettivo e non lo molla. Non cambia soggetto, per cui emerge la sua abilità nel manipolare l’oggetto stesso. Ti fa stare dentro un meccanismo di pensiero simile al procedere di una musica di Bach. Ogni passaggio è sottoposto a misura. Vince la misura, non il canto. ER al contrario è ondivago, entri nella stanza delle stelle e trovi un foratino con testa di caprone, passi alla stanza dei calchi di antiche murature e lì sta muto un efebo di nome Matteo. Mentre cerchi il bandolo di un linguaggio ti viene suggerito di assimilare una scultura al suo essere (anche) progetto! La musica questa volta scivola via dentro a un motivo che, senza soluzioni di continuità, passa a un secondo poi ad altri. Finché il tempo non finisce e il direttore d’orchestra depone la bacchetta. Nel fascinoso percorso che porta alla dissoluzione della tonalità, una sinfonia di Bruckner arriva a durare ben più di un’ora. Ti perdi. Non sai bene cosa è successo. Così accade di tutto quando si ripone nell’armadio la coperta di Linus, nel caso il fondo neutro Alinari… E si potrebbe aggiungere, andando un poco oltre, che qualsiasi oggetto posto vicino un altro, ne può divenire (volendolo!) il medium di lettura. Ma, questa, una riflessione che voglio tenermi buona per un qualche articolo futuro. (fig 5)

Figura 5- E. Rosato, Ritratto di Matteo con Foratino d’Arte e altri oggetti. Terracotta 30×25 (’78) – Maiolica 26x16x10 (’09) – foto P. Nicolosi

Quali medium emergono o, meglio, sembrano emergere dal lungo tortuoso viaggio nell’e-book d’arte di Enzo Rosato? Molti, differenti, alcuni del tutto inattesi. Senza un particolare ordine d’importanza. Sarò schematico, anche criptico e me ne scuso. a- Una scultura di ER osservatela come disposta sugli scaffali dello studio-museo di Sir John Sloane a Londra, va bene pure via Flaminia 58 a Roma. Il tempo senza tempo della Storia. La gipsoteca dei sogni…. b- Una scultura di ER osservatela come appoggiata su un tavolino, stando voi con il punto di vista un poco al di sopra, altri oggetti sistemati lì a caso, tutti in posa a recitare dentro l’icona universale della natura morta. La condizione meno conflittuale, più consolante che ci sia…. c- Una scultura di ER osservatela come opera progettata meticolosamente a tavolino, ben fornita di tutte le proiezioni di Monge, la materia domata dal disegno. Dentro un trans di umiltà e di onnipotenza insiemed- Una scultura di ER, (per una sorta di proprietà transitiva della logica progettuale), osservatela anche in ciò che scultura non è ! nella nuda pennellata manganese su carta del 1963 (pg 84-85) e del 1961 (pg 334-335). Invidia totale dell’architetto che questo sogno si vede negato poi in coda ci sarebbe pure il problema dell’identità, sollevato e non risolto dai volti senza rughe. Ma, come per PN, sembra proprio arrivato il momento di fermarmi qui, tanto… (così è se vi pare – suggerì Pirandello). (fig 6)

Figura 6- E. Rosato, “trans formosi” (particolare Installazione), Mostra Arte a Roma (’97). Studio dell’artista, (particolare interno) (’97) Roma

Un fiume di parole, forse troppe, ha accompagnato la presentazione di questi due inattesi e-book d’arte. Così mi sono detto se sarebbe stato possibile trovare un’immagine capace, da sola, di dire tutto (o quasi). L’ho trovata in un recente scatto di Patrizia Nicolosi. Contiene anche una bella circolarità di intenzioni, di modi di essere. Una libertà dalle convenzioni. Una curiosità contagiosa. Siamo nello studio di Enzo Rosato. La protagonista è sua nipote Virginia. Grazie dell’attenzione e grazie a PN e ER. (fig 7)

Figura 7- P. Nicolosi, Lo studio di Enzo con Virginia e busto di Virginia, Roma (2019)

Massimo MARTINI   Roma   maggio 2019