di Claudio LISTANTI
Lo scorso 14 ottobre il Teatro di Villa Torlonia ha ospitato lo spettacolo di punta del XIV Reate Festival, la rappresentazione del capolavoro comico Le astuzie femminili di Domenico Cimarosa.
Come è noto il Reate Festival orienta i suoi programmi verso la riproposta e la valorizzazione di quel repertorio altrimenti conosciuto come epoca del Belcanto che va dal ‘700 ai primi dell’800 accostandone, spesso, i capolavori a quelli di genere contemporaneo. Da qualche anno, inoltre, una parte del festival viene riproposto a Roma ampliando così la platea ed ottenere un riscontro di pubblico senza dubbio più consistente.
Anche quest’anno il Teatro di Villa Torlonia, già utilizzato per operazioni di questo tipo, ha ospitato lo spettacolo principale della rassegna individuato con la rappresentazione de Le astuzie femminili di Domenico Cimarosa.
La scelta del Reate Festival, guidato artisticamente da Cesare Scarton, si è rivelata del tutto valida perché orientata verso la riproposta di Domenico Cimarosa, un musicista molto importante nell’ambito della Storia della Musica e del Teatro in Musica del nostro paese. Compositore tra i più stimati alla sua epoca, saldamente seduto sul trono di miglior compositore fino all’avvento di Rossini, al quale la critica gli ha assegnato un ruolo di primaria importanza per lo sviluppo dell’opera lirica, stima che non è mai stata messa in discussione ma che, purtroppo, con il passare degli anni è venuta meno presso tutti i responsabili della programmazione artistica dei vari teatri che si occupano delle rappresentazioni liriche.
La produzione operistica di Cimarosa è impressionante. La Storia dell’Opera ci dice che è autore di poco meno di 100 opere prodotte dal 1772 al 1805, tutte andate in scena oltre che a Napoli, dove era illustre rappresentante di quella Scuola Napoletana che dominò la seconda metà del ‘700, anche in molti teatri europei. Nella sua epoca era tra compositori più stimati, se non il più stimato, per il suo stile compositivo, la sua eleganza di orchestratore e la sua abilità nel trattare i libretti da lui utilizzati che appartenevano non solo all’importante ramo dell’opera buffa, ma anche a quello non meno importante dell’opera seria.
Di questa copiosa ed imponente produzione che, ricordiamo, rispettava i canoni dell’epoca nella quale molti erano i rifacimenti ed adattamenti di opere delle stesso autore, i libri di storia sono quasi unanimi nel porre in evidenza diverse opere a partire da Il matrimonio segreto, che nel corso dei secoli è rimasta sempre in repertorio, per proseguire con Le astuzie femminili, Giannina e Barnardone, L’impresario in angustie, I due baroni di Roccazzurra, Li sposi per accidente, L’italiana in Londra, mentre tra le opere serie si annoverano Gli Orazi e Curiazi, Cleopatra, La Vergine del sole e L’Olimpiade.
Le astuzie femminili è considerata quindi una delle sue creature più importanti e rappresentative e la riproposta del Reate Festival assume una valenza artistica di grande importanza anche perché accompagnata da interessanti scelte esecutive.
Le astuzie femminili fu rappresentata con successo il 26 agosto 1794 al Teatro dei Fiorentini di Napoli. Cimarosa era tornato nella culla dell’opera da Vienna a seguito della morte dell’imperatore Leopoldo II. Il libretto di questo nuovo lavoro è di Giuseppe Palomba ed è un rifacimento di quello di Giovanni Bertati, poeta ufficiale alla corte di Vienna, utilizzato nel 1793 da Cimarosa per Amor rende sagace opera in un atto scritta per la capitale austriaca. Un accoppiamento questo, Bertati-Cimarosa, che condusse al grande successo nel 1792 Il matrimonio segreto.
Ne Le astuzie femminili Cimarosa ripropone buona parte della musica utilizzata per Amor rende sagace ma la nuova opera, che è pensata in due atti come molti altri capolavori buffi, riesce a superare l’evidente ‘semplicità’ della precedente rendendo la trama più ricca di episodi e con i contrasti nella caratterizzazione dei personaggi. Certo utilizza molti momenti convenzionali che caratterizzavano l’opera buffa di fine ‘700, come travestimenti, stratagemmi e quant’altro riesce a dare all’opera quelle verve che ne rende vivace l’azione alla quale si accompagna una più approfondita caratterizzazione dei personaggi principali (Bellina-Filandro) e dei loro sentimentalismi amorosi.
L’azione è caratterizzata da diverse situazioni teatrali, come già detto, secondo le convenzioni dell’epoca, e si può sintetizzate dicendo che Bellina è fidanzata con Filandro. I due non possono sposarsi perché il padre di Bellina nel testamento impone alla figlia di sposare Giampaolo, pena, per il rifiuto, l’esclusione dall’eredità. Il dottor Romualdo, tutore di Bellina, è innamorato della ragazza ed è ulteriore ostacolo al raggiungimento delle nozze. Solo grazie all’amica Ersilia e alla governante Leonora che mettono in atto una serie di stratagemmi si può giungere all’agognato sposalizio Bellina-Filandro.
Rispetto ad Amore rende sagace nelle Astuzie i personaggi hanno una connotazione più variegata. Il dottor Romualdo è una specie di antenato del Bartolo rossiniano. Al promesso sposo Giampaolo Lasagna viene affidata la parte in dialetto napoletano, seguendo la prassi in voga al Teatro dei Fiorentini di inserire nell’opera un personaggio che ne caratterizzi l’ambientazione. Anche il personaggio di Leonora, la governante, richiama ad altri personaggi analoghi dell’opera buffa così come il languido sentimentalismo della coppia Bellina-Filandro richiama alle diverse coppie di innamorati che nel teatro d’opera trovano i più disparati impedimenti per convolare a nozze cosa che avverrà nel consueto lieto fine.
L’altro elemento di attrazione di questo spettacolo del Reate Festival è che Le astuzie femminili di Domenico Cimarosa è stata proposta in prima esecuzione in tempi moderni fedele al manoscritto originale e su strumenti d’epoca.
A tal proposito il programma di sala, immaginiamo redatto dallo stesso Cesare Scarton, ha messo in evidenza quanto le varie rappresentazioni che le Astuzie hanno avuto in tempi moderni che da un lato dimostrano il valore musicale della partitura e la stima riscontrata per il suo autore ma, dall’altro lato, ci evidenzia che le esecuzioni sono risultate diverse dallo spirito originale.
Si parte dalla seconda metà dell’800 quando il famoso editore parigino Léon Escudier commissionò ad Enrico Golisciani la revisione del libretto e a C. Rossi l’orchestrazione di tutti i recitativi per una rappresentazione, nel 1871 al Teatro Filarmonico di Napoli. Nel 1920 l’Opéra di Parigi rappresentò le Astuzie affidando a Ottorino Respighi un rimaneggiamento della partitura del quale possiamo solo immaginare la portata con l’aggiunta anche di una parte coreutica la cui coreografia fu realizzata da Léonide Massine. Come sostiene Scarton fu trasformata in una specie di opéra-ballet all’ italiana che comunque riscosse un innegabile successo e che influenzò altre rappresentazioni nel nostro paese, come quelle del 1921 all’allora Teatro Costanzi di Roma nel 1921 e del 1939 al V Maggio Musicale Fiorentino.
Nel 1960 alla Piccola Scala fu rappresentata in una edizione curata da Barbara Giuranna sicuramente più in linea con l’originale, la cui regia fu affidata a Franco Zeffirelli. Questa edizione è stata utilizzata anche nel 1959 al Teatro di corte di Palazzo Reale di Napoli in collaborazione con il San Carlo e nel 1974 al Teatro Mediterraneo con la regia di Luca Ronconi, spettacolo trasmesso dalla Rai. Da ricordare anche l’edizione del 1984 a Martina Franca nell’ambito del X Festival della Valle d’Itria.
Per il Reate Festival 2022 Le astuzie femminili sono state rappresentate in maniera integrale e con rigore filologico, con l’esatta sequenza dei numeri musicali e utilizzando strumenti originali per essere, come specificano gli organizzatori, a tutti gli effetti una edizione in prima esecuzione in tempi moderni.
Lo spettacolo, che è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Alberto Sordi per i Giovani e con la collaborazione del Teatro dell’Opera di Roma, dell’Accademia Filarmonica Romana e del Teatro di Roma, è stato allestito sotto la guida di Cesare Scarton, come già detto Direttore Artistico del Reate Festival, che ha concepito uno spettacolo basato sulla semplicità della parte scenica, ovviamente scevra dalla bizzarrie e dalle presuntuose realizzazioni che noi spettatori siamo costretti ad assistere nei teatri di tutto il mondo, concependo un’azione efficace per la comprensione della trama ed attento alla descrizione dei caratteri dei personaggi, per un allestimento che si basava sulle scene di Michele Della Cioppa, sui costumi di Anna Biagiotti (tutti splendidi in special modo quelli relativi al travestimento finale) e le luci di Andrea Tocchio.
Nella realizzazione c’era anche una parte mimica affidata alle attrici Angelica Pisilli e Maria Clelia Enea e agli attori Alessandro Bartolini e Davide Calvo. Un allestimento senz’altro efficace anche se sottoposto ad un adattamento di quello utilizzato per le rappresentazioni reatine al Teatro Flavio Vespasiano, sede più adatta l’esecuzione di un’opera come questa, raggiungendo però, anche al Teatro di Villa Torlonia, una soddisfacente fruizione di tutto l’insieme.
Per quanto riguarda la compagnia di canto ha posto in buona evidenza le voci del soprano Martina Licari una Ersilia dalle emissioni eleganti che ha ben realizzato la linea vocale a lei destinata e l’affascinante voce del contralto Angela Schisano nella parte della governate Leonora, una voce calda dalle sicure note gravi in possesso anche di una certa duttilità nei passaggi di registro. Il basso Rocco Cavalluzzi ha interpretato con una certa sicurezza la parte, certo non facile, di carattere ‘napoletano’ di Don Giampaolo Lasagna risultando spigliato e simpatico così come l’altro basso della serata, il convincente Don Romualdo dalle sicure emissioni. Per quanto riguarda gli altri due personaggi, Bellina e Filandro dobbiamo esprimere qualche riserva per le loro interpretazioni. Il soprano Eleonora Bellocci e il tenore Valentino Buzza, i cantanti ai quali sono state affidate le due parti, dai loro curricula abbiamo appreso che sono in possesso di una consistente esperienza esecutiva che comprende anche parti importanti del repertorio lirico di tutti i tempi. A nostro avviso, ci sembra, trovino entrambi difficoltà con questo tipo di repertorio, soprattutto per le emissioni che risultano alle volte un po’ metalliche piuttosto che leggere e delicate come le immaginiamo trascurando la necessaria delicatezza per ruoli di questo genere. Potrebbe anche darsi che questo inconveniente possa essere la conseguenza dell’utilizzo di una sala piccola come il Teatro di Villa Torlonia che è all’opposto di quella più ampia e coinvolgente del Teatro Vespasiano, elemento che può aver influito sulle due voci più acute della compagnia di canto. Tutti i cantanti, però, hanno fornito una interpretazione del tutto in linea con l’impostazione registica contribuendo in maniera determinante al successo della serata.
Concludiamo con la parte strumentale che è stata altro elemento interessante, e di pregio, della serata. Alessandro De Marchi ha impresso all’esecuzione ritmi e tempi molto ‘teatrali’ che hanno valorizzato l’evoluzione della trama non tralasciando però il pathos dei momenti più lirici. Questo ottenuto grazie alla prestazione di De Marchi riconosciuto e apprezzato come specialista di tale repertorio ma, anche, per l’utilizzo della Theresia Orchestra una compagine internazionale composta da musicisti fino a 28 anni, provenienti dalle maggiori scuole europee di musica antica che ha utilizzato interamente strumenti originali.
La Theresia fa parte di un progetto filantropico della Fondazione ICONS di Lodi che nelle sue finalità ha anche quella del mecenatismo culturale fornendo sostegno artistico e finanziario a giovani musicisti di talento. Alcuni dei suoi elementi sono stati utilizzati qui al Teatro di Villa Torlonia tutti strumentisti che hanno messo in mostra il loro valore che, ci auguriamo, possa essere importante viatico per la loro carriera futura.
Alla recita (14 ottobre) ha assistito un folto pubblico convenuto in teatro al limite della sua capienza, ha seguito con interesse e partecipazione lo spettacolo, applaudendo a lungo e con convinzione tutti gli interpreti chiamati più volte al proscenio.
Claudio LISTANTI Roma 16 Ottbre 2022