Alla Permanente di Milano due importanti esposizioni, dall’antico al contemporaneo da collezioni private

di Francesca SARACENO

Dal 5 giugno scorso, al Museo della Permanente di Milano DART (Dynamic Art Museum), sono visitabili due mostre molto particolari, che espongono per la prima volta al pubblico circa 120 opere provenienti da collezioni private altrimenti impossibili da ammirare. Grazie al progetto DART ideato da Piergiulio Lanza e curato da Riccardo Manfrin, che si propone per l’appunto di valorizzare e rendere fruibili questi capolavori per lo più tenuti sotto chiave o comunque concessi alla vista di pochi fortunati, i visitatori delle due mostre “XX – Il grande Novecento italiano” e “I capolavori delle collezioni private” potranno finalmente scoprire un patrimonio artistico che spazia dalle prime espressioni dell’arte post medievale, alla più aulica e raffinata ritrattistica del Rinascimento veneto, fino alle avanguardie futuriste. Dai soggetti romantici alle visioni astratte, dalla pittura con finalità estetica e creativa a quella puramente concettuale.

Sono in esposizione opere dei più grandi artisti italiani e stranieri.

Giotto, Pontormo, Tiziano, Caravaggio, Rembrant; e ancora De Chirico, Balla, Boldini, Lucio Fontana, solo per citarne alcuni, in un percorso di espressioni che cavalca i secoli e racconta la storia attraverso le visioni di artisti diversi.

Il piano terra del Museo ospita uno spazio tematico con opere del Novecento italiano.

Un’ampia e variegata selezione di dipinti e sculture di assoluto prestigio, con pezzi di grande impatto, come la rivisitazione della “Guernica” di Picasso ad opera di Renato Guttuso, le mirabolanti visioni Futuriste di Giulio D’Anna con le “Acrobazie sul golfo di Catania” e quelle di Giacomo Balla con le “Insidie di guerra”, o le suggestioni oniriche di Giorgio De Chirico e le sue “Muse inquietanti”. Ma c’è spazio anche per riflessioni più strettamente estetiche e stilistiche, oltre che introspettive, con alcune figure femminili in mostra.

Diretto e implacabile lo sguardo pungente della “Augusta Popoff” di Umberto Boccioni che buca la tela e interroga l’osservatore. Distratta e indolente, invece, la posa in “modalità relax” della “Donna sdraiata in lettura” di Giovanni Boldini, opera notevolmente diversa dalle raffinate atmosfere dell’elegante ufficialità femminile della Belle Époque. In questo dipinto si coglie, infatti, un momento di assoluta quotidiana intimità, totalmente scevra da ogni formalismo borghese, con una espressione cromatica luminosa, carica di colore, spruzzata di audace disinvoltura. Per arrivare poi, attraversando epoche e stili diversi, alla geometrica purezza della donna di Mario Tozzi nell’opera denominata “Incontro”, dove l’essenzialità della forma sublima lo sguardo chiuso sul mondo per concentrarsi, invece, nella propria interiorità. E ancora, girando per gli spazi espositivi, è possibile trovare diverse espressioni di cromatismo estremo e ricerca formale, come le estroflessioni ritmiche di Enrico Castellani, per finire con la concettualità spaziale di Lucio Fontana.

Al piano di sopra, invece, sono esposte opere che, seguendo la filosofia del Dynamic Art Museum, di volta in volta verranno sostitute da altre. Si tratta di opere più antiche, espressione di epoche che hanno segnato il passo alla storia dell’arte. Dipinti di pregio assoluto, manifestazioni del pensiero e della creatività di artisti tra i più amati ed apprezzati al mondo. A partire da uno straordinario “Crocifisso” su tavola attribuito a Giotto (e bottega) nella cui rivoluzione pittorica affondano le radici dell’arte moderna e in cui trovano fondamento le espressioni realistiche e tridimensionali che si evolveranno, poi, nelle più compiute raffigurazioni naturalistiche dei grandi pittori veneti. Sono in mostra infatti, due dipinti attribuiti a Tiziano e Tintoretto ovvero le rispettive elaborazioni del “Ritratto di Caterina Sandella”, nelle quali è possibile scorgere affinità e differenze tra due diverse interpretazioni del medesimo soggetto; composta ed elegante, quella di Tiziano rivolge il suo sguardo all’osservatore, sereno come l’orizzonte con arcobaleno che le fa da sfondo. Più intrigante e disinvolta, invece, la “Caterina” del Tintoretto, in una posa simile e speculare alla prima, sebbene in atteggiamento più interlocutorio col riguardante. Quasi due anime dello stesso controverso personaggio. Bellissima ed intensa la “Sant’Agnese” del Guercino, ma sono di assoluto interesse anche un presunto autoritratto giovanile di Rembrant di notevole fattura ed una piccola tela attribuita al Pontormo che riprende un particolare del “Supplizio del fornaio” oggi alla National Gallery di Londra, quello della liberazione del coppiere del Faraone sulle scale. Originalissima rappresentazione che accentua ed esalta la sorprendente geometria dei gradini sui quali si svolge la scena, a testimoniare un desiderio di evoluzione nello stile rinascimentale, un tentativo di uscire dai rigidi canoni compositivi e iconografici del classicismo. Tentativo che troverà compimento ed esploderà letteralmente nel Seicento, con un artista che della “eterodossia” fece la sua cifra stilistica, ovvero Michelangelo Merisi da Caravaggio. La sua “Maddalena addolorata” in esposizione al DART, costituisce forse il pezzo di maggior attrattiva della mostra milanese, con tutto il suo carico di imponente fisicità. Una tela la cui figura di proporzioni in scala naturale, riproduce un soggetto ben noto ai cultori del maestro lombardo, quella “Maddalena senza volto” che si trova in basso a destra nella grande pala d’altare della “Morte della Vergine” oggi al Louvre. Questa figura così realistica ed estremamente drammatica, di fortissimo impatto emotivo, ruba la scena agli altri dipinti in mostra e rapisce gli sguardi dei visitatori, letteralmente ipnotizzati dall’assoluto, umanissimo, dolore che da essa emana. Una tela di attribuzione non unanime ma che recenti studi tendono a certificare autorevolmente come “creatura” del Caravaggio.

Di questa strepitosa “Maddalena addolorata” avrò modo di parlare in maniera più diffusa e particolareggiata in un mio prossimo articolo. Al momento posso dire con cognizione di causa, che da sola vale sicuramente una visita alla mostra DART.

Le esposizioni “XX – Il grande Novecento italiano” e “I capolavori delle collezioni private” al Museo della Permanente DART saranno visitabili fino al 1 agosto 2021, un’occasione imperdibile per ammirare tesori artistici altrimenti inaccessibili.

Francesca SARACENO  Milano 20 giugno 2021