di Marco FIORAMANTI
ROMA, Teatro di Documenti
Esuli del tempo
Due atti unici di Stefano D’Angelo
con Maria Carla Generali, Tania Lettieri, Maurizio Castè e Simone Destrero
Regia Marco Belocchi
FARSI E DISFARSI DI VERITÀ E MENZOGNE
Atto primo. La guerra, quella mitica di Troia. Mentre su ogni parete della sala scorrono a più riprese scene dinamiche e musiche ad effetto di guerre di tutti i tempi, una sorta di kouros femminile – nella postura altera di una nudità eroica, immobile, lo sguardo fisso all’orizzonte, le braccia distese lungo i fianchi – attraverso il fluido gesto pittorico di Monica Argentino acquista lentamente le fattezze di un guerriero. L’iconografia delle striature verde scuro sul collo a mo’ di piume, i segni rossi a giro sulle spalle e sui seni rimandano alle pratiche rituali della Mesoamerica.
Alle sue spalle, su una panca, giacciono parti di armatura, un elmo, uno scudo dorato, una lancia. Le prime parole dell’intenso e poetico monologo della protagonista (una preziosa Maria Carla Generali nei gesti e nella voce) ci forniscono subito le coordinate spaziotemporali: quell’androgino impersonava un soldato troiano.

Avevo fatto un sogno. Sì, ne sentivo l’odore, del vento, dei giardini dopo la pioggia, nella villa all’ombra dei pini e cantavano d’un tempo liberato… So di essere un fossile. Qualcuno di voi occidentali, portatori di pace e prosperità, sollevò questa mia inutile maschera d’oro e tutto divenne polvere. No, non sono Agamennone…
Ma quel guerriero è solo il pretesto per ricordarci che la storia la scrivono i vincitori, i rappresentanti delle culture egemoniche, coloro capaci di smentire la verità, notizie false spacciate per vere
. … Invasi e invasori… quella che si dice “la par condicio”, Vi siete mai domandati i profitti di Omero? Voglio dire, quanto tirò in cassa con questa balla?
La sola verità è che la guerra continua, sotto diverse tuniche, tra popoli contrapposti sempre differenti. Burattini e burattinai si affrontano scaricando altrove e su altri le loro colpe. La conseguenza è che tutto è senza fine.
Atto secondo. La caccia. Terra vive il tempo di un’invasione aliena. L’atmosfera è quella distopica di una società in cui l’incertezza regna sovrana. Anche qui, come nell’atto precedente, il pubblico diventa arbitro e giudice e vive un conflitto di emozioni. Non entrerò nei dettagli di questa raffinata drammaturgia che sorprende a più riprese lo spettatore, facendolo parteggiare ora per uno ora per l’altro dei tre attori.


Tania Lettieri, Maurizio Castè e Simone Destrero interpretano magistralmente, e con diversi momenti di vera ilarità, ruoli con continui capovolgimenti di fronte.
La flessibilità dello spazio scenico del Teatro testaccino di Documenti, grazie alla botola che collega i due piani d’azione, conferisce pathos ad entrambe le storie. I testi concepiti da Stefano D’Angelo – editati e presenti nella hall – sono stati magicamente rappresentati dal regista Marco Belocchi. Le musiche d’atmosfera sono di Fabio Bianchini, scene e costumi molto ben congegnati, nonché foto di scena sono di Maria Letizia Avato. L’aiuto regia è di Grazia Rita Visconti, luci e fonica di Paolo Orlandelli.
Marco FIORAMANTI Roma 10 Maggio 2025