Al Palaexpo in esposizione il “Paradise Garage” di Jeff Bark

di Nica FIORI

Foto d’interni, ritratti e nature morte dove l’illusione è di casa.

Luoghi strani con una miriade di oggetti che, fissati dallo scatto fotografico, diventano opera d’arte: sono queste le immagini molto ricercate che Jeff Bark propone nella sua mostra “Paradise Garage”, ospitata nel Palazzo delle Esposizioni dal 7 giugno al 28 luglio. Una vera novità per Roma perché il fotografo statunitense, nato nel 1963 nel Minnesota e residente a New York, espone per la prima volta in Italia oltre 50 immagini di grande impatto visivo, che raccontano in modo originale un moderno Tour nel nostro Paese, un viaggio sognato, più che compiuto. Come ha dichiarato Clara Tosi Pamphili, vicepresidente dell’Azienda speciale Palaexpo, questa mostra è “l’espressione contemporanea del racconto di un viaggiatore”, che rimanda a un romanticismo scientifico e ci va vedere cose che, forse, “noi non riusciamo a vedere”.

La mostra, a cura di Alessio de’ Navasques, è il frutto degli ultimi due anni di lavoro dell’artista, che ha avuto l’ispirazione per questo progetto dopo un breve soggiorno a Roma. Il titolo trae spunto dal garage, dove l’artista ha realizzato tutte le sue opere. Un luogo improprio come un garage si presta, in effetti, a essere trasformato in un atelier e nel caso della foto gigantesca Closed set sembra un set cinematografico con una bellissima donna in verde seduta di profilo.

Jeff Bark, Closed Set, 2018

L’ambientazione fa pensare a qualcosa di barocco, ma un secchio per le pulizie richiama la vita di tutti i giorni. È come se qualcuno avesse lasciato delle tracce di una scena ormai finita tramite una serie di oggetti, che si prestano a raccontare una loro storia. Perché la donna tiene una croce tra le mani? Considerato che indossa i guanti, forse la sta pulendo. Eppure questo particolare, che mi ricorda un dipinto di Francesco Hayez (La meditazione), rende il tutto misterioso e poetico.

Jeff Bark, Little Romeo, 2019

Nel ricco universo di immagini prevalgono gli oggetti simbolici e allegorici: a volte si accenna a un dramma (ci sono riferimenti a Shakespeare in Seated Youth e in Little Romeo), più spesso al barocco italiano e alla pittura del secolo d’oro olandese e ancora ai film di Fellini e di Visconti. Il tutto è reso con colori splendenti e sorprendenti effetti pittorici. Come ha dichiarato nel corso della presentazione, Jeff Bark parte dall’idea di far rivivere qualcosa, come per esempio il marmo o il velluto, o anche da un colore, per ottenere un’atmosfera sensuale e allo stesso tempo straniante. Compra i suoi oggetti nei mercatini delle pulci newyorkesi e li mette insieme ad arte, provando e riprovando vari accostamenti, per creare un mondo immaginario fatto di finzione, come nel caso dei fiori di plastica, dei souvenir, di statue e statuine, di caravelle, ma anche di carnosi coloratissimi frutti, vetri, tovaglie e broccati.

Jeff Bark, The Conversation Piece, 2018
Siccome non sono bravo con le parole, mi servo della fotografia per far parlare gli oggetti ed esprimere i sentimenti, come per esempio l’amore

ha dichiarato. Tra le opere esposte alcune scene ci parlano, in effetti, di amore, come per esempio Excavation, dove l’ambientazione è quella di uno scavo archeologico con un fondale di parete affrescata, dove due ragazze sono colte, durante una pausa dal lavoro, in un atteggiamento intimo, appena accennato.

Jeff Bark ha iniziato il suo percorso artistico nel campo della moda, dalla quale ha attinto presumibilmente l’attenzione ai dettagli, e le sue opere, apprezzate per l’estetica sensuale e la padronanza tecnica che le fa sembrare quasi scultoree, sono conservate in musei americani e internazionali. La cosa che ci colpisce maggiormente nelle sue fotografie è l’atmosfera un po’ irreale, fuori dal tempo, che pervade lo spazio e i corpi che, quando sono presenti, si fondono nell’ambiente creando un humus sensoriale. A volte, più che di corpi, si tratta di ricordi, o, chissà, di spiriti che aleggiano nel suo garage.

Alcune immagini trasmettono una loro potente fisicità. Sono deliziose le foto di bambini e fanciulle con la loro innocenza (come Not Yet Thirteen) e allo stesso tempo emblematiche di un cambiamento in corso.  Una fanciulla (The Favourite) ha in mano una statuina di divinità egizia (che potrebbe rimandare forse alle tombe e alla morte). Una tartaruga, pur vera, sembra quasi uno stravagante animale mitico (tant’è che viene chiamato Gryphon), in procinto di compiere un viaggio fantastico nel passato.

Roma è richiamata nell’opera intitolata Hash da una statua dell’arcangelo Michele che, però, non si libra nel cielo, come a Castel Sant’Angelo, ma poggia su un pavimento domestico accanto a un arancio in vaso. Anche una statuina di Venere Callipigia in una cucina è accostata a un banale televisore e posate di plastica in Overtime.

Le composizioni barocche con fiori, felci, rami e farfalle si offrono alla vista come se fossero corpi seducenti.

Jeff Bark, Joy, 2019

Per l’autore è importante muovere gli oggetti finché non arriva a una scena che lo soddisfi. L’accuratezza della giustapposizione – in cui l’apparente coerenza è incrinata da dettagli imprevedibili, come una rana in Early Sunday morning o una mela utilizzata come porta bastoncini d’incenso in Slow Burn – rivela un approccio che è meticoloso, senza perdere l’intrinseca componente poetica.

Jeff Bark, David (Maria), 2018

Ovviamente per dar vita a tutto questo è fondamentale lo studio della luce. Quando poi l’artista fotografa le persone, come i ritratti della serie David – un uomo non più giovane che è stato trasformato in tante diverse donne con trucco, acconciatura e abbigliamento particolare – la posa dura almeno mezz’ora, perché prevede tantissimi scatti con la stessa posa: e qui bisogna riconoscere che Bark è abilissimo nell’evidenziare lo sguardo del modello, che buca sempre lo schermo.

Il percorso espositivo è allestito con le foto sistemate a una certa altezza, per dare l’idea delle grandi quadrerie dei palazzi nobiliari romani. La prima sala riunisce soggetti differenti, anche per formato, rifacendosi alla tradizione della Wunderkammer, ovvero delle eterogenee collezioni seicentesche: il visitatore viene immerso da subito nella dimensione sospesa tra verità e finzione che caratterizza il lavoro del fotografo; i dettagli ingigantiti, le inaspettate proporzioni aprono nuove possibilità di lettura, mettendo in discussione le convenzioni temporali e stilistiche. Nonostante l’apparente diversità tra un’immagine e l’altra, alcuni elementi ricorrenti svelano all’osservatore attento la comune ambientazione di tutte le foto.

La seconda sala, luminosissima, è una singolare sequenza di ritratti femminili, tutta giocata sui temi del grottesco, del “doppio” e della metamorfosi uomo-donna. Nella terza sala, tenuta in penombra, prevale la natura agreste (del resto anche nel Grand Tour era d’obbligo visitare l’Agro Romano), e in particolare un sottobosco fitto, umido, idilliaco e allo stesso tempo malinconico, tant’è che in una grande foto troviamo la Passiflora, quel fiore che richiama non la passione amorosa, bensì gli strumenti della Passione di Cristo.

Jeff Bark, Just After Hour, 2018

Nell’ultima sala sono raccolte le nature morte che ricordano le vanitas fiamminghe e una elegantissima scena conviviale (Dinner Party); il percorso espositivo si conclude idealmente con la presenza di un’installazione, che evoca lo spazio del garage dell’artista grazie ad alcuni elementi e oggetti presenti nelle immagini in mostra.

Nica FIORI    Roma   giugno 2019

Jeff Bark –Paradise Garage

 Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale, 194,  Roma.7giugno –28 luglio 2019

Orari: domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso.Biglietti: Intero € 10; ridotto € 8

Informazioni e prenotazioni: tel. 06 39967500; www.palazzoesposizioni.it

Ufficio Stampa dell’Azienda Speciale Palaexpo

Piergiorgio Paris, T 06 48941206 – p.paris@palaexpo.it

Francesca Spatola T 06 48941212 – 3280842098 – f.spatola@palaexpo.it

Segreteria: Dario Santarsiero T 06 48941205 – d.santarsiero@palaexpo.it

Ufficio Stampa mostra Jeff Bark -Paradise Garage 

Maria Cristina Bastante -T.3395853057 – cristina.bastante@virgilio.it