di Silvana LAZZARINO
Sono nuovamente visibili un gruppo selezionato di opere di Sergio Vacchi a Siena presso Santa Maria della Scala, nella Sala Galgano
Le opere de pittore originale e indipendente descrivono un mondo visionario e profetico
Tra informale e figurativo con incursioni in certi stilemi espressionisti si orienta l’arte di Sergio Vacchi (Cartenaso di Bologna 1925 -2016) tra i pittori più indipendenti e originali del secondo dopoguerra, all’apice del successo negli anni Cinquanta e Sessanta, che ha saputo raccontare un mondo visionario e profetico sul destino dell’uomo in rapporto al pianeta. Sulle tele di grandi dimensioni viene restituito un immaginario cupo e desolato dove però non manca una certa ironia unita ad una simbologia contemporanea in cui lo spettatore può proiettare le proprie sensazioni tra smarrimento e meraviglia, dubbi e attese.
Diverse opere selezionate della mostra a lui dedicata “Oltre la profezia Sergio Vacchi 1952 – 2006” a Siena presso Santa Maria della Scala, chiusa a pochi giorni dell’apertura dello scorso 7 marzo in Piazza Duomo per via dell’emergenza coronavirus, sono nuovamente visibili nell’esposizione presso la Sala Galgano fino al 1° novembre 2020 in seguito all’accordo tra il Comune di Siena e la Fondazione Sergio Vacchi.
Questa selezione di grande tele, mostrano ancora una volta le tappe della vita artistica di Vacchi, trasferitosi a Roma alla fine del 1959 che ha conosciuto periodi di notorietà ampi e brillanti tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. E’ in questi anni che emerge la capacità combinatoria e citazionista dell’artista, che frequenta la cultura del XX secolo con una disinvoltura tipica di un personaggio che si sente a proprio agio solo conversando con Pablo Picasso, Marcel Proust, Mikhail Bulgakov, Greta Garbo e Giorgio De Chirico.
Inizialmente influenzato dal post cubismo di Picasso e per una breve fase dalla tradizione impressionista di Cézanne in particolare per le raffigurazioni di paesaggi e scene di vita emiliana, giunge passando attraverso l’informale dove utilizza corposo colore e viva materia, ad uno stile figurativo che personalizza in modo sempre più originale traendo spunto da nomi importanti dell’arte europea come Marx Ernst, Otto Dix, Bacon, De Chirico. Le sue opere di grande formato, che risentono fortemente dell’espressionismo, si presentano misteriose e per certi aspetti esuberanti, per raccontare la sua visione del mondo in cui l’uomo avverte un senso di smarrimento e incertezza proprio in relazione al suo presente e al futuro che si palesa come enigmatico. I dipinti di grandi dimensioni su cui si susseguono scene in cui lo sguardo rischia di perdersi, intendono attraverso riferimenti alla storia e al potere, al mito e al fantastico, compresa la leggenda e la simbologia, entrare nel tessuto quotidiano per parlare dell’uomo e della sua ricerca di un senso a questa vita che non dà certezze.
Il suo discorso legato al potere attraverso tematiche sociali e reali assume un tono di rivolta con il ciclo del “Concilio” del 1962 che si sofferma sul potere della Chiesa e sulla storia del passato, con il ciclo “Morte di Federico II” del 1966 sul potere dello stato e della storia, mentre con il ciclo “Galileo Galilei sempre” del 1967 tratta il potere della scienza. Alle visioni surreali e al sogno è dedicato il “Ciclo del Pianeta”: sono visioni fantastiche in cui entro uno scenario deserto e abbandonato sono uomini, donne, animali e strani corpi contorti. Sensualità ed erotismo entro visioni immaginarie caratterizzato l’altro ciclo “Piscine lustrali” del 1974 in cui si evince una figurazione positiva e vitale. Il ritratto è un tema che lo ha molto affascinato: accanto a ritratti di personaggi ammirati e mati tra cui Samuel Beckett, Franz Kafka, Alberto Savinio, Otto Dix, Francesco Arcangeli sono quelli di Moravia, Ponti. Vittorio De Sica e poi Morandi, De Chirico.
Il curatore Marco Meneguzzo ha sottolineato come l’urgenza di dipingere su grandi dimensioni sia stata presa in considerazione a partire dal Ciclo dedicato al Pianeta quando Vacchi
“ha utilizzato molto spesso dimensioni fuori dal comune anche per un pittore contemporaneo” questo perché “i quadri di Vacchi si guardano, ma soprattutto si leggono. Lo sguardo fa fatica ad abbracciare la grandezza orizzontale di certe tele e quindi le scorre, da sinistra a destra, e anche nelle grandi campiture quadrate l’occhio percorre la tela alla ricerca di una storia.”
Le opere proiettano entro un mondo che parla dell’uomo all’uomo, presentandogli sotto forma di simboli il suo domani in cui sono indicate quelle che potrebbero essere le sorti future dell’umanità in rapporto al pianeta. Sono rappresentazioni di visioni cupe e desolate, mescolate a una simbologia contemporanea tutta da interpretare, dove affiora una certa ironia.
Così accanto a “Progetto per una cena cosmica” del 1962 e “Giove con Olimpia (da Giulio Romano)” del 1962, sono “Omaggio a Giovanni” ed “ll trono di Paolo” entrambi del 1963 e “Brindisi a Guido Reni” del 1964,). E poi “Leonardo codice verso, incontro col Paracleto” del 1994, “Leonardo codice verso, Leonardo non c’è più” del 1997, “Comunicazione urgente di Margherita al suo maestro” del 2000 e “Comunicazione travestita” del 2000.
Diverse e numerose le mostre personali e collettive che lo hanno portato all’attenzione del pubblico e della critica, tra queste citiamo: la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1964, la collettiva “Itinerario mitologico” con Boecklin, De Chirico e Savinio, alla Galleria dell’Oca di Roma nel 1974, la personale nelle Sale del Palazzo Comunale di San Gimignano, e nell’1981 la personale “Vacchi in Atlantide Praeco” alla Galleria Cà d’Oro di Roma, seguita nel 1983 da “Delle porte iniziatiche per una settimana”, vere porte che sono allo stesso tempo supporto di pittura, luogo di culto e di passaggio. E ancora “Caos, Informale, Eros. Opere 1948/1990, alla Galleria d’Arte Moderna di Paternò” antologica organizzata dal Prof Francesco Gallo alla Galleria d’Arte Moderna di Paternò nel 1991, la collettiva “Subsidenze. Maledetti e Romantici” a Santa Croce sull’Arno sempre nel 1991 e l’antologica “Sergio Vacchi. Itinerario nei suoi miti 1948-1993″ alla Permanente di Milano nel 1994 voluta da Giovanni Testori. Da sottolineare anche la mostra a New York presso lo Spazio Italia Sergio Vacchi. Virtual Life” nel 1996 e quella successiva a Miami in Florida al Boca Raton Museum. Dal 13 dicembre 2003 al 22 febbraio 2004 la città di Cesena gli dedica una grande antologica con quadri dagli anni cinquanta al 2000: “Greta Garbo e Sergio Vacchi nel Palazzo del Ridotto di Cesena”. Nel 2005 si tiene ad Ancona presso la Mole Vanvitelliana una mostra con testi a cura di Armando Ginesi “(Omaggio a Vacchi in Pittori figurativi italiani della seconda metà del XX secolo”).
Nel 2013 viene organizzata a Santa Sofia (FC), in occasione della 55ª edizione del Premio Campigna, una grande mostra monografica intitolata “Sergio Vacchi una vita contigua”, presentata da Enrico Crispolti e Philippe Daverio.
La profezia come la descrive Vacchi si manifesta impetuosa, come ha affermato dal Sindaco Luigi De Mossi che sostiene come
“la profezia è sempre di là dal venire, mentre la pittura di Vacchi ha un’accelerazione, un’urgenza che supera le terre ed i castelli vinti e perduti ad un tempo, ma che parla con lampi diretti e traccianti all’uomo del momento. Nessuno si sottrae all’ipnosi delle opere di Vacchi, nessuno attende una risposta, ma un segno, un linguaggio, un monito che dal basso si irradia nella mente e nel cuore di chi osserva, non da spettatore, ma da protagonista dialogante con l’autore”.
Eike Schmidt, direttore della Gallerie degli Uffizi che ha contribuito alla riscoperta di questo artista tra i più affermati della pittura contemporanea italiana, firma il saggio presente nel catalogo della Silvana Editoriale.
Silvana LAZZARINO 4 ottobre 2020
SERGIO VACCHI
Oltre la profezia (1952 – 2006)
Siena, Complesso Museale Santa Maria della Scala, opere in mostra presso la Sala Galgano
24 luglio -1° novembre 2020. Ingresso libero