di Claudio LISTANTI
Lo scorso 23 giugno è partita la rassegna Estate a Santa Cecilia 2025 con un concerto di grande interesse che prevedeva l’esecuzione delle musiche di scena che Felix Mendelssohn-Bartholdy compose per la tragedia Antigone di Sofocle. Il concerto, affidato alla direzione di Francesco Lanzillotta, è stato coprodotto dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con il Teatro di Roma-Teatro Nazionale ed inserito nell’ambito del Teatro Ostia Antica Festival ed ha avuto l’eccellente prova di Massimo Popolizio nel ruolo del narratore e dei complessi dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra e Coro maschile diretto da Andrea Secchi.

Una occasione, quindi, veramente speciale e stimolante per il pubblico romano in quanto questo capolavoro della musica mancava dai programmi dell’Accademia di Santa Cecilia dal lontano 1986 ed è espressione di un genere musicale, quello delle musiche di scena, molto frequentato da Mendelssohn che svolge un ruolo importante nell’ambito del cospicuo catalogo del compositore tedesco.
Ad iniziare dalle universalmente conosciute Musiche di scena per il Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare op. 61 per soliste, coro femminile e orchestra del 1843, Mendelssohn si cimentò anche, nel 1845, con quelle per Athalie di Jean Racine op. 74, per narratori, soli, doppio coro e orchestra ed Edipo a Colono di Sofocle op. 93 per narratori, soli, doppio coro maschile e orchestra.
Antigone è la prima partitura composta per questo genere musicale. Risalente al 1841 ed eseguita la prima volta presso lo Schloßtheater di Potsdam nell’ottobre dello stesso anno, queste musiche di scena sono state scritte per tenore, basso, doppio coro maschile, voce recitante, orchestra ed è il primo gradino di questa serie di musiche di scena commissionate da Federico Guglielmo IV re di Prussia che salì al trono nel 1840.
Mendelssohn, considerato dalla critica uno dei musicisti del periodo romantico più orientati verso il classicismo, ha la particolarità di essere artista ideale per garantire quella rara connessione tra musica e teatro classico che riesce a consolidarsi, come in questo caso, con il testo e il contenuto sofocleo ma, anche, con le altre sue musiche di scena che poco prima abbiamo citato. Per questa edizione ceciliana Gianni Garrera ha curato un adattamento del testo recitato.

Del testo di Sofocle, utilizzato nella traduzione tedesca di Jacob Christian Donner, Mendelssohn ha creato una introduzione orchestrale e ha musicato tutte le parti corali, in pratica gli intermezzi tra i vari episodi che derivano dal parodo, dai cinque stasimi e dall’esodo finale.
Il contenuto di Antigone è in definitiva noto a tutti e si basa sulla decisione della protagonista di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice nonostante Creonte, il nuovo re di Tebe, l’abbia esplicitamente vietata. Questo perché Polinice, morto dopo un cruento duello con il fratello Eteocle, entrambi in contrasto e duellanti dopo che Polinice rimase sconfitto per la conquista di Tebe. Il duello fu talmente feroce che portò alla morte entrambi. Creonte volle che solo Eteocle fosse sepolto mentre per Polinice, considerato traditore, non furono previsti onori funebri e il suo corpo lasciato come cibo per gli uccelli. Antigone non obbedisce a questi ordini ed è condannata dal re a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta.
Ma le profezie dell’indovino Tiresia e le suppliche del coro portano Creonte a liberare Antigone ma troppo tardi perché intanto si è impiccata. Dopo ciò si uccidono anche Emone, figlio di Creonte e promesso sposo di Antigone, ed Euridice moglie Creonte. Il dramma del re è quindi completo: disperato, invoca la morte anche per sé.

La partitura concepita da Mendelssohn risulta essere davvero incisiva nel sottolineare quanto avviene nella storia rappresentata. Già l’Introduzione, un Andante maestoso dal carattere spiccatamente tragico, ci introduce a questo conflitto tra Creonte e Antigone che poi si insinuerà durante il proseguo dell’azione a partire dal primo coro, un Maestoso che fa pensare ad una sorta di grande corale che evoca il feroce editto di Creonte riguardo al divieto di sepoltura per Polinice. Poi una serie di interventi musicali di grande effetto, l’Andante con moto seguente e soprattutto il terzo coro, Moderato, nel quale dominano le riflessioni del basso. Poi il quarto intervento, Adagio non troppo, che all’interno contiene il toccante racconto di Antigone che accetta la propria sorte. A seguire il quinto brano un Allegro assai che vede protagonista il coro che ricorda quei personaggi la cui sorte li portò ad essere imprigionati, con il successivo brano numero sei un brillante Allegro maestoso con la danza propiziatrice della cacciata della maledizione di Tebe dove si affaccia anche uno dei culmini della tragedia, la crudele morte di Antigone seguita dal suicidio di Emone. Poi il brano finale introdotto da un Andante alla marcia evocativo di una marcia funebre che ne sottolinea l’evoluzione della tragedia dalla quale viene preso commiato tramite uno scintillante Andante con moto maestoso straordinario suggello.

L’esecuzione musicale è stata affidata a Francesco Lanzillotta, direttore romano molto stimato oggi, che è in è possesso di apprezzabile curriculum caratterizzato da diverse convincenti prove nel campo del teatro d’opera come abbiamo felicemente e personalmente constatato con un delizioso Elisir d’amore di Donizetti ascoltato poco tempo fa al Teatro dell’Opera. Oggi con Mendelssohn ha offerto una prova del tutto valida dimostrando così anche una indiscutibile propensione al sinfonico. Era al debutto a Santa Cecilia ed ha mostrato al pubblico una personalità musicale di spicco. Ci auguriamo di rivederlo in futuro in tale contesto così come nell’ambito del teatro d’opera.
Sotto la sua bacchetta è risultata buona la prova dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e della parte maschile del Coro dell’Accademia di Santa Cecilia diretto come sempre con sicurezza da Andrea Secchi. Il complesso corale ceciliano ha fornito anche gli interpreti per i due ruoli vocali solisti, i bassi Patrizio La Placa e Hyunmo Cho e per il Quartetto con i tenori Federico Piermarini e Antonio Sapio e i bassi Hyungkoo Kim e Federico Benetti. Tutti hanno assolto con sicurezza e professionalità al loro compito.

Qualche riserva per la parte recitata. A parte Massimo Popolizio oggi uno degli attori sulla cresta dell’onda per il teatro di prosa italiano, al quale è stato affidato il ruolo del narratore, ovviamente in lingua italiana, per far comprendere l’evoluzione del dramma, compito che ha svolto, come suo solito, con grande passionalità e notevole intensità drammatica. Per gli altri attori Alessandro Budroni (La guardia, Il servo, Corifeo), ma soprattutto Christo Hülsen (Creonte) e Simonetta Solder (Antigone) ci sembra abbiano fornito una prova opaca certamente non inerente alla particolare drammaticità dei loro ruoli. Non conosciamo la lingua tedesca, questo potrebbe aver influito il nostro giudizio, ma ci è sembrato che la loro interpretazione mancasse di intensità e di quel piglio drammatico senza dubbio indispensabile per la resa dell’insieme.
Il concerto (23 giugno) è stato salutato da serrati applausi dal numeroso pubblico convenuto presso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.
Claudio LISTANTI Roma 29 Giugno 2025